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Autore: Atemlos    04/10/2012    3 recensioni
«Se n'era andato, dopo quella unotte. Non una parola, non una spiegazione, non un fottuto biglietto, nulla di nulla. Tu, con ancora il suo sapore sulle labbra, avevi capito fin dal primo secondo; avevi capito che non sarebbe tornato mai più, asapore sulle vevi percepito la sua paura nei vostri baci famelici, nelle sue labbra sul tuo collo, nella sua pelle bollente incollata alla tua, in lui che si faceva strada dentro il tuo corpo e dentro la tua anima.»
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Wolf & I'
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                                                                                               'Wolf & I: Where you end, I begin.'

                                                                                                   



Once...
 
Sei cambiato, Stiles Stilinski. Questo non sei più tu, non sei più lo stesso ragazzino che parlava troppo e -quando lo faceva- si limitava ad esprimersi come tale, un ragazzino sfigato e con  mente e bocca pronte a rigurgitare battute sarcastiche, parole insensate. Non sei più lo stesso, quello che ficcava il naso negli affari altrui, in particolar modo in quelli di tuo padre e dei suoi casi, con l'unica intenzione di dare una mano e non sentirti inutile. No, non sei più tu il ragazzo cotto come nessuno di una ragazza che mai ti ha preso in considerazione, che mai ti ha rivolto la parola se non per un 'Togliti di mezzo' o un 'Fammi passare e non farmi perdere tempo prezioso che potrei spendere altrove, tipo un negozio d'abbigliamento di moda'. 
Non sei più tu... da quella notte. 
 
You dreamed of me...
 
L'aria sfiora la tua pelle, sulla quale vi è riflessa la luce lunare, quel disco pieno e dolce. L'osservi incantato, le sue linee perfette, i suoi fori più scuri e le sue stelle a farle compagnia, brillanti e minuscole. Se qualcuno osservasse quelle lenti, ammirerebbe la Luna nei tuoi occhi senza dover nemmeno squadrare l'oggetto in questione; essa ne occupa gran parte, quel piccolo limite finale di un colore verde scuro e la pupilla più nera che mai. La scia d'ossigeno continua a sfibrare sulla tua pelle, poggiata su una morbida e tiepida distesa di sabbia; la schiena e le gambe ne provano la consistenza, donandoti una sensazione di casa e pace. Quei piccoli granelli che, se potessero, si unirebbero alla tua pelle fino a farvi diventare un tutt'uno. Il sapore del mare viene mastiscato dalle tue labbra, nel tuo corpo si riversa tutto il suo sale, facendoti sentire appesantito ed assonnato; sul tuo petto nudo si possono immaginare le sue onde, i riflessi di una luce fioca. Il capo immerso in una piccola fossa, le dita a toccare quella sabbia calda facendola scorre sopra e sotto di esse, l'essenza dell'acqua che raggiunge il suo limite per poi ritornare nel suo accogliente letto. 
 
Twice...
 
C'era la luna piena, la notte in cui sei cambiato. Sei stato deformato e rimodellato, morto e rinato in modo radicale. Non sei più quello stesso ragazzo, sei diventato qualcos'altro. Un qualcuno in cui -in un certo senso- non ti riconosci, ma ti sai accettare; non sai per quale motivo, forse perché sei sempre tu ma -al posto di esternare una determinata parte di te- hai imparato ad esternarne una nuova, nascosta. O forse sei stato costretto, sei sottomesso ad essa, evitando che l'altra parte non diventasse eccessiva o -perfino- che ne venisse creata una nuova, più devastante dell'attuale. La tua vita potrebbe essere raccontata dai tuoi modi di fare, di parlare o pensare. Da bambino eri un soggetto sempre sorridente, socievole e piuttosto intelligente; non avevi paura di nulla, non avevi timore di dire ciò che la tua mente pensava o di fare ciò che essa esprimeva, eri un essere puro e vi era coerenza fra apparenza ed essere. Dopo la morte di tua madre l'apparenza ha preso il sopravvento, lasciando che l'essere venisse assopito; il sorriso è rimasto, perfino l'intelligenza ma ne rimase poco del tuo essere sociale, di esprimere quello che veramente la tua mente pensava o di quello che il tuo cuore urlava, il suo dolore e la sua paura. Ora, l'apparenza è stata repressa proprio come lo è il tuo essere; le tue labbra non sorridono e anche quando lo fanno, dentro te vi è tutt'altro che un sorriso. Non vi escono più tutte quelle parole, adesso sono poche e -per la maggior parte- quelle che vorresti veramente esprimere, trascorri il tuo tempo steso su un morbido letto, di materasso o sabbia che sia, e rimani a fissare l'alto. E' questo che succede nel momento in cui si cresce? Nel momento in cui si cambia, in cui si vorrebbe urlare ma le tue labbra non si muovono? E' questo che accade quando il dolore è tanto paralizzante da far fatica a camminare, parlare, guardare negli occhi una persona o perfino metabolizzare un qualsiasi alimento commestibile? Domande, domande, domande e nessuna risposta. 
 
You wished that I'd pull you out... 
 
Hai quel perenne peso sul lato sinistro del petto, quella pietra che non permette al tuo cuore di battere, che non ti permette di respirare, che non ti permette di urlare o piangere al punto di cadere in un abisso. E' doloroso, è opprimente, ti soffoca in un modo tale che non avresti mai potuto immagine potesse fare. Ti è già capitato -certo- ma questa volta è diverso, questa volta è apparso in modo brusco ed istantaneo. Non è più quella sensazione di affogare, questa è come se stessi sprofondando nel vuoto, l'ossigeno è una massa che non riesci a cogliere, ti senti sospeso fra la vita e la morte, probabilmente più sull'ultima. Sei un ammasso di sangue e carne che gironzola per la sua vita, non riconoscendosi e -nonostante la continua battaglia- non riuscendo a vivere. Non è come quella famosa citazione, non sei senza cuore, ti è stato strappato di botto, preso fra le fauci e morso fino a farlo sanguinare, fino a dissolversi.

You chose your life...
 
Se n'era andato, dopo quella unotte. Non una parola, non una spiegazione, non un fottuto biglietto, nulla di nulla. Tu, con ancora il suo sapore sulle labbra, avevi capito fin dal primo secondo; avevi capito che non sarebbe tornato mai più, asapore sulle vevi percepito la sua paura nei vostri baci famelici, nelle sue labbra sul tuo collo, nella sua pelle bollente incollata alla tua, in lui che si faceva strada dentro il tuo corpo e dentro la tua anima. 
Dopo quella notte non è stata rabbia, non è stato rancore, non è stato dolore, è stata morte. 
Sai il perché del suo gesto, conosci tutto di Derek: le sue paure, il suo passato, le sue emozioni, i piccoli segni che gli saranno rimasti nei punti in cui hai mordicchiato la sua pelle, il sapore inspiegabile della sua bocca e della sua pelle, quel suo profumo così appagante e quegli occhi così dannatamente blu; conosci ogni suo muscolo, il loro movimento e la loro possente forza, conosci ogni vena dentro la quale scorre il suo sangue, conosci ogni sfumatura delle iridi, ogni delineatura delle labbra, ogni piccolo particolare segno del suo volto, i suoi capelli morbidi e quella barba accennata che -la senti tutt'ora- scorreva sul tuo collo e sulla punta del tuo naso. 

 And put me down...
 
Dopo quella notte, se n'era andato da Beacon Hills. Da solo, non aveva neppure preso la sua auto di lusso e nemmeno chiuso la porta di casa Hale. La mattina dopo, eri sul suo portico con la vana speranza di poterlo trovare, ma l'abitacolo era vuoto, deserto, esanime come il tuo cuore. Ti sei rifugiato nella sua macchina, lì dove il suo odore era ancora ben presente, invasivo; era come sentirlo addosso, chiudendo gli occhi e lasciandosi trasportare da quell'essenza infernale. 
Forse hai pianto, forse le tue lacrime hanno invaso il tuo viso in un leggero languore di speranza, d'illusione, sperando fosse tutto frutto delle vostre paure. Sperando di vederlo accanto a te, di baciarlo, di assestargli un pugno sulla guancia, di prenderlo in giro e farlo arrabbiare almeno per l'ultima volta. Ma non è stato così, non è successo. Derek non è più tornato da te, tu non sei più tornato da lui, le vostre anime non si sono più sfiorate. Ed ora, la tua vita è così priva di signficato, priva di qualsiasi senso. 
 
What you have dreamed is not what I am...
 
Non sei nulla, d'un tratto. Sei un ammasso di carne e sangue che cammina, con lo sguardo a terra e le iridi vuote, con le braccia penzolanti sui fianchi, con i piedi che strascicano sulla sabbia, con nulla da offrire. Non eri niente prima, non sei niente adesso. Sei arido dentro, non scorre acqua nel tuo corpo, fatichi perfino a pensare che vi scorra del sangue. 
Sposti il tuo corpo, rannicchiandoti sul quel caldo letto; l'odore della sabbia è secco, acre. E' così diverso dal suo, ogni singolo odore o profumo è tanto diverso dal suo. Poteva essere il tuo cibo, il tuo ossigeno, il tuo riposto; lui poteva essere tutto per te, ma tu? Cosa saresti potuto essere per lui? Niente, se non un intralcio e un bastone fra le ruote. Non sei abbastanza, Stiles Stilinski; e non lo sarai mai. 
 
I'm tired of being alone...
 
Chiudi gli occhi, lasciandoti cullare dalle onde marine che -una ad una- fanno a gara per sovrastarsi, così piene di vita... così diverse da te. E sei stanco, di essere sempre così stanco. Così stanco di vivere in una realtà senza le sue mani, i suoi occhi, il suo dolore. Perché, a volte, un salto nel vuoto è l'unica via di fuga: una morte veloce è molto meno dolorosa di una morte lenta, vissuta in apatia.
Cadi in un sonno tormentato, che per quanto possa esserlo è l'unico modo possibile per toccarlo un'ultima volta, per baciarlo e assaporarlo, per poterlo veder morire... per mano tua.

Where you end, I begin.

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'Wolf & I' è ufficialmente diventata una serie e -dopo le due precedenti oneshot- il sottoscritto ne ha sfornato una terza, che nel corso degli eventi dovrebbe sostare in mezzo. Non è molto dettagliata per quanto riguarda fatti, luoghi, date o situazioni varie perché volevo sfogare i pensieri di Stiles, e sono consapevole sia alquanto drammatica. Sono momenti che quasi tutti -almeno una volta nella vita- viviamo realmente e volevo dare il giusto spazio a questa fatto, spero venga apprezzato. Il titolo è una frase dal testo ''Arrivi tu'' di Alessandra Amoroso, invece soggetto di questa song-fic (se così possiamo definirla) è ''Tired of Being Alone'' di Tarja Turunen ft. Schiller.
Ringrazio chi mi ha seguito, chi mi sta seguendo, chi mi seguirà e chi continuerà a farlo.  Per chi lascerà una recensione, ringrazierò di persona.
Buona lettura (anche se, probabilmente, avete già letto).
Alla prossima follia.

Atemlos.
   
 
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