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Autore: Columbrina    04/10/2012    0 recensioni
Ami non sopporta che Taiki la superi in ogni materia.
Storia partecipante all'iniziativa "Staffetta in piscina" indetta su LiveJournal, dove mi presento col nome di savusilakke.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Taiki | Coppie: Ami/Taiki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta serie, Contesto generale/vago
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Sana competizione
 

 
Le sessioni d’esame mettevano a dura prova anche i credo più incrollabili, escluso quello della diligente Ami Mizuno che, a discapito delle aspettative, sfruttava la tensione consequenziale per temprare gli incentivi allo studio.
Ami ha sempre retto sulle spalle pesi più grandi di sé e cercava di sgravarli con piccole soddisfazioni che stuzzicavano quell’ego compiacente, che ha magistralmente nascosto negli anni con quel temperamento mite e la piacente scaltrezza che le permetteva di individuare anche le più insignificanti sottigliezze nei volti delle persone che scandivano le sue giornate o quei pochi spiragli in cui poteva respirare aria buona invece di quel claustrofobico aroma di carta.
Era stata questa acuta sottigliezza verso la vita a stuzzicare l’attenzione di Taiki Kou, uno di quei ragazzi che, a detta di Minako, non dovevano sfoggiare i loro talenti a ignaro beneficio delle compagne che pendevano dalle sue labbra, aggrappate con le unghie e coi denti pur di non cadere e avere a portata di un palmo di mano quella machiavellica bellezza che poteva fargli fare quello che voleva. Anche Ami pendeva dalle sue labbra e iniziò a studiarlo silenziosamente, nel piccolo cantone che si era sempre ritagliata come osservatorio efficace, per saggiare ogni, minuzioso punto di vista; la sua era una mera curiosità intellettuale e ciò intrigava ulteriormente Taiki, anche se non lo dava a vedere.
Fu quel “Andiamo a prendere qualcosa insieme? E’ da giorni che voglio parlarti” a unirli sistematicamente in un amore razionale, a farli diventare Ami e Taiki. Fu lui a prendere l’iniziativa, ovviamente; lei era troppo felice perfino per rispondere.
Sebbene fossero oggetto di melliflue carinerie da parte dei professori e degli studenti, Ami e Taiki non presero mai la loro storia su toni leggeri, anzi avevano fatto voto di parlarsi sempre chiaro poiché entrambi volevano questo.
Una mattina, a quindici minuti esatti dall’inizio delle lezioni, Ami si presentò con largo anticipo in classe e prese posto al banco che fungeva da punto contemplativo, poiché Taiki Kou era seduto al banco di fronte alla cattedra, quasi a farsi ghigliottinare con lo sguardo anche se erano spesso i suoi di occhi ad avere la meglio su quelli dei professori sovente troppo indulgenti; era una posizione strategica quella di Ami, seduta nella fila accanto a quella di Taiki, poiché i suoi scrutinatori sarebbero sempre caduti sul profilo ben definito del ragazzo e sulla sua innata compostezza che le aveva sempre messo soggezione.
Non c’era nessuno in classe, così prese un libro e iniziò a ripassare.
Nemmeno cinque minuti buoni che un tonfo sfaldò la coltre di silenzio che distolse l’attenzione di Ami dal testo scritto a piccoli caratteri; fece in modo di recuperare al più presto il suo contegno e arrossì quando si accorse di aver appena emesso un respiro di sollievo. Taiki si scusò con lo sguardo e le andò vicino, elargendo un sorriso intriso di un’implicita tenerezza che comprometteva ulteriormente la timidezza di lei, nonostante i suoi fraintendimenti e il fatto che lui conoscesse anche quella furbesca scaltrezza. Taiki aveva capito che quella furbizia era solo una conseguenza diretta della sua riservatezza.
“Sei in ritardo …” disse lei, cercando di contenere quella scaltrezza con un sorriso piacente. Taiki rise.
“Mi spiace contraddirti, mia cara… Quella in ritardo sei tu”
“Cosa?”
Taiki socchiuse lo sguardo, elargendo anche lui un sorriso furbesco; non per tenerle testa, ma perché lo stuzzicava farlo.
“Sono qui dall’orario di apertura e io e il professor Wataru ci siamo incontrati e abbiamo parlato. L’ho a fissare alla bacheca i risultati del test di fisica e riordinare le scartoffie nella sala professori”
Ami tentò di dissimulare le smanie spasmodiche che erano imperversate non appena sentì le parole aiutato, risultati e test disposti nella stessa frase come fatti a posta. Ma Taiki riuscì subito a intravedere quella piccola piega di tensione all’angolo destro della bocca e il rossore che si accese sulle gote.
“E devo farti i miei complimenti per il test …”
Lei sussultò e gli occhi le si illuminarono d’intenso blu, che sfoggiava solo quando le emozioni prendevano il sopravvento.
“Davvero? Quanto ho fatto?”
“Il punteggio migliore …”
Ami era sul punto di abbandonarsi a tutte le sue prospettive, senza paura della voragine …
“Dopo il mio” annunciò Taiki, sentenziando il connubio con la morte. E lei cadde senza ritegno.
La piega della tensione s’irrigidì al punto di creare un vero e proprio solco, intriso di un rancore che cercava assolutamente di reprimere. Il professore fece capolino dal corridoio, gli occhiali inforcati e la capigliatura cespugliosa.
“Oh Taiki, avrei bisogno di una consulenza… Ti spiacerebbe raggiungermi in sala professori?”
“Certo, professore” disse lui, con una punta di compiacenza che trapelò tutta quando si chinò per baciare Ami sul viso e dirle che sarebbe tornato subito.
La lasciò in balia delle proprie incertezze, che la portarono a interrogarsi sempre più su di lei.
“Il professore non mi ha neanche salutata…” ripose il libro in cartella, per poi alzarsi e cominciare a intravedere i primi segni di vita dal cortile. Ripensò alla compiacenza nella voce di Taiki, che balenava nei suoi occhi come se stesse facendo sfoggio di un trofeo agognato da tanto. Sorrise furbesca. “E va bene, Taiki … E guerra sia, allora”
 

 
 
 
 
E’ da quel giorno che lo studio sistematico della mite Ami iniziò a divenire quasi ossessivo.
Non riusciva a spiegarsi quale fenomeno ermetico si nascondesse dietro l’impossibilità di superare Taiki.
Eppure aveva deciso di non pensarci, sebbene quella tacita dichiarazione di guerra che era subito scivolata come l’acqua scrosciante sotto i ponti.
Quel martedì, durante la ricreazione, Ami e Taiki discorrevano e passeggiavano per i corridoi come erano soliti fare, quando vennero raggiunti da un trafelato professor Wataru, che si sistemò un po’ più su il nasello degli occhiali.
“Oh Taiki è una fortuna averti incontrato … Se il mio studente migliore ed è giusto che lo chieda a te, sebbene il poco preavviso. Ho bisogno di aiuto nella classe di recupero, quindi pensavo che potessi presiederla insieme a me. Saresti di grande incoraggiamento a quei ragazzi che ti ammirano tanto”
Ami traeva gran fastidio dal sorriso compiaciuto di Taiki e il professore che tesseva le sue lodi con lusinghe che, una volta, riservava a lei. Ora le pareva che neanche si accorgesse del fatto che l’aveva definito studente migliore proprio davanti a lei, detentrice di questo titolo da tempo immemore ormai; ora sembrava che il suo credo incrollabile stesse andando al macero.
Il professore rimase a parlare con Taiki a guisa di un vecchio amico; fino a quando Ami non decise di intromettersi abilmente nella conversazione.
“Oh Ami ci sei anche tu!”
Non fu necessaria alcuna aggiunta pietosa.
Lei elargì un sorriso provato dalle pieghe della tensione che solcavano come due conche le sue guance, di solito miti e piacenti.
“Ultimamente i tuoi voti stanno calando. Sei arrivata seconda a tutti i test che abbiamo fatto… Anche la professoressa di inglese è assai dispiaciuta”
“Ah sì?” stridé lei, iniziando a torturarsi i palmi delle mani, strofinandoli gli uni sugli altri furtivamente e scrutando lo sguardo del professore col respiro teso.
Il filo della tensione si incrinò ancora di più nella sua voce gracchiante quando il professore si dilungava nei soliti confronti tra i loro voti. Solfe indorate con una pillola che scavava, poi, una profonda voragine bruciante.
“Taiki è assai brillante. Ha una memoria fotografica ed è molto raro trovare un ragazzo di tale spessore intellettuale”
Sembrava che stesse rivivendo tutti i suoi trascorsi da studentessa modello, solo al rovescio.
“I professori sono tutti entusiasti di lui. Vorrebbero spostarlo in una classe più avanzata, ma lui ha declinato l’offerta. Un vero peccato”
La voragine era sempre più frastagliata e ingorda di nuove pillole. Ami reggeva con fatica lo sguardo ed emise un bofonchio che passò inosservato.
“Oh professoressa, guardi chi c’è!”
La docente d’inglese, una signora dai gusti deliziosamente esigenti, aderì alla conversazione con un gran sorriso.
“Stavamo parlando di quanto fosse una fortuna avere un ragazzo così diligente e brillante come Taiki …”
Intelligente e brillante. Il lemma di Ami… Se solo avessero saputo come sfogliare un vocabolario; o l’obiettività dei fatti, per lo meno. Ciò a detta della diretta interessata… Di quei sadici soprusi, naturalmente.
“Oh certo. Grande potenziale, grande mente… Per essere così giovane… Oh salve Mizuno, non l’avevo vista!”
Il tono formale che i professori dispensavano gli emarginati intellettuali, con quella cadenza melliflua e discriminatoria.
“E’ il migliore della classe… Nettamente superiore ai suoi coetanei”
“Oh Mizuno, non hai niente da invidiare a lui naturalmente …”
“Già Ami, non corrucciarti… Oh Taiki, mi complimento ancora per l’esito della tua interrogazione di fisica; chiaro esempio di come dovrebbe essere l’alunno perfetto”
“Anche nella mia materia primeggia, sa professor Wataru?”
“Non me ne stupisco. E’ l’unico nell’intera scolaresca che riesca a tener testa ai suoi tanti impegni professionali…”
“Non dite così, avanti …” disse a un certo punto Taiki, che non faceva altro che bearsi delle lusinghe che le venivano offerte su un piatto d’argento. Sembrava che lui stesso pendesse dalle loro labbra, solo per ascoltare quelle sconquassanti lodi che attentavano alla soglia del dolore di Ami.
“Un ragazzo impeccabile. Mite, intelligente e pure modesto… Abbiamo fatto proprio bene a investire su di lui, vero Wataru?”
“Assolutamente d’accordo”
Sembrava sentir cospirare i demoni.
E le prospettive di guerriglia ricominciarono ad affiorare …
“Taiki! Taiki! Potresti prestarci i tuoi appunti di matematica?”
“Taiki, avrei bisogno di una mano con …”
Anche le sue amiche avevano aderito alla cospirazione. Lo si capiva dai toni affabili e imploranti di cui facevano sfoggio spesso Minako e Usagi; lo stesso espediente che usavano con lei. “Prima era me che chiedevano aiuto …”
“Oh Taiki, sei un vero portento”
“Un ottimo risultato, il migliore della classe ancora una volta, Taiki. Eccellente. Ami, sei seconda, brava”
“Non prendertela a male… E’ solo che sono più bravo di te”
“Cosa?”
Taiki squarciò la coltre fina di pensieri che si affastellavano nella mente di Ami, impregnati delle stesse sconquassanti sfumature che aveva assunto la vita scolastica da quando era entrato in gioco quest’agonismo.
Era sera e si erano ritrovati a casa di lui per una sessione di studio. In realtà Ami si era presentata per sfidarlo a dei quesiti di logica e il gioco andava avanti già da un bel po’…
“Hai capito perfettamente quello che ho detto…” sussurrò lui al suo orecchio e avvertendo sulla pelle di il leggero formicolio dei follicoli eretti “E’ una lotta senza esclusioni di colpi… Ma senza vincitori”
Ami posò la penna, facendola scivolare sulla carta frusciante e lasciando la pagina incompleta da quello scorrere monotono d’inchiostro nero. Si massaggiò il collo nel punto in cui il respiro caldo di Taiki l’aveva sfiorata e lo guardò negli occhi, specchiando tutta la sua volubilità.
“E’ solo che mi dà fastidio il fatto che tu sia più bravo di me in ogni materia…”
Taiki socchiuse lo sguardo e rise come non aveva mai fatto, lasciando interdetta Ami. Lui mise su un connubio carnevalesco di quella che doveva essere una risata di gusto e una di stupore, dato che lei era sempre stata refrattaria nell’esprimere i suoi sentimenti.
Ami aveva lo sguardo ben puntato sull’obiettivo, ma non replicò.
“Sei proprio …”
“Su ora smettila …”
Le placò gli istinti con un bacio dato a tradimento, sulle labbra che sfiorarono lidi mai toccati. Arrossì, naturalmente. E anche lui, una volta che fu fuori la porta per andare a preparare una tazza di tè.
Attentata – e tentata – da rinnovate tentazioni che la istigarono sulla via delle penne, dei calcoli e della logica, Ami si perse in un vortice di studio fatto di competitività, inconsapevolezze del proprio status quo e nuove prospettive che avevano il sapore caldo di Taiki.
Il sapore caldo del fastidio.
E si rese conto che lui aveva avuto di nuovo la meglio.
 
Quando Taiki tornò su in stanza, erano le undici passate e con sé portava due tazze di tè bollente. Quella di Ami era già zuccherata.
Socchiuse di nuovo lo sguardo quando si accorse che quel fastello bluastro di capelli corti e scompigliati, di vestiti dimessi e di occhi chiusi si era addormentato placidamente a suon di logica e calcoli. Allora, Taiki le adagiò una coperta sulla schiena e iniziò a muovere la testa come se stesse rimproverando gli sbagli di un bambino.
“Sei proprio stupida, piccola Ami. Pensi davvero di potermi superare?”

 
   
 
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