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Autore: Il Saggio Trentstiel    04/10/2012    7 recensioni
Apri gli occhi, idiota!
So che stai fingendo.
Non puoi essere davvero ridotto a un vegetale, non tu!
[...]
Mia madre sospira e si siede accanto a me.
-Non credi che sarebbe meglio dimenticare quella...- esita, so che sta cercando un insulto adeguato senza essere volgare -... Bruja di Heather?-
Sospiro, ma non rispondo.
Sarebbe meglio, certo; non sarebbe però facile.

Dieci canzoni, dieci momenti puramente Alheather.
Scoprite cosa è successo ai due geni più malefici di "Total Drama" a partire da quell'ultima, dolorosa puntata sul ciglio del vulcano!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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1. Scegli un personaggio, una coppia o un fandom. 
2. Apri la tua cartella di musica e seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai partire. 
3. Scrivi una drabble-flashfic che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della canzone per terminare la drabble: inizi con l’inizio della canzone e finisci quando finisce, niente esitazioni! Non importa quanto scombussolata è la tua drabble. 
4. Scrivine 10, poi pubblicale.












1) “Our day will come” - Amy Winehouse

 

 

Apri gli occhi, idiota!
So che stai fingendo.
Non puoi essere davvero ridotto a un vegetale, non tu!
L'avversario più valido, il concorrente più forte... Ma io sono stata più forte.
È bastato poco per sconfiggerti.
Sei umano, dopotutto.
Sei debole.
Ma io sono stata più debole.
Se non fossi debole non sarei qui, a guardarti.
A guardare le tue ferite, il tuo volto deturpato, i tuoi capelli bruciati.
Ad attendere che tu apra gli occhi.
Perché, poi?
Ho un milione di buoni motivi per aspettare il tuo risveglio.
Il primo è ricordarti che sei un perdente.
L'ultimo è chiederti...
-Heather?-
Ti sei svegliato, infine.
Sorrido divertita.
-Vedo che la lava non ti ha reso cieco!-
Sorridi anche tu, a fatica.
-Non sai quanto ho aspettato... Il giorno che tu... Saresti venuta a scusarti...-
Scuoto il capo, esasperata.
-Aspetta e spera, Burromuerto!-
Eppure so che, presto o tardi, quel giorno...
Sì, quel giorno arriverà.

 

 

 



 

 

2) “Lost without each other” - Hanson

 

 

Il vulcano è ormai un ricordo.
L'ospedale è acqua passata.
Il dolore è svanito.
Heather no.
Lei è una ferita ancora aperta e sanguinante.
Una ferita su cui televisione e rotocalchi si divertono a spargere sale.
-Ale, querido...- esordisce mia madre entrando in camera mia.
In televisione stanno trasmettendo una replica di quella puntata.
L'ennesima.
Mia madre sospira e si siede accanto a me.
-Non credi che sarebbe meglio dimenticare quella...- esita, so che sta cercando un insulto adeguato senza essere volgare -... Bruja di Heather?-
Sospiro, ma non rispondo.
Sarebbe meglio, certo; non sarebbe però facile.
Mi accarezza la testa e, dopo un sorriso mesto, si allontana.
Cambio canale: forse ha ragione, forse dovrei dimenticarmi di lei, e...
-Non ho nulla da dire!-
Quella voce... Heather?
La vedo sullo schermo mentre lancia occhiate invelenite a un insistente giornalista.
Alle sue spalle un laghetto e degli alti getti d'acqua.
Nathan Phillips Square.
A soli dieci minuti da qui.
Afferro la giacca ed esco, correndo come se ne andasse della mia vita.
O del mio cuore.
Sto arrivando, Heather!

 

 

 

 



 

3) “I want candy” - The Strangeloves

 

 

Ha organizzato tutto alla perfezione, devo dargliene atto.
Poche persone in giro, giornata calda e soleggiata... No!
Non rammollirti, Heather: è sempre il solito viscido, approfittatore, subdolo Cascamuerto!
E tu non gli darai soddisfazione.
Mi si avvicina e, convinta che voglia prendermi per mano -o altre stupidaggini simili- mi ritraggo.
Sorride divertito e io, come sempre, vorrei cancellargli il sorriso dalla faccia.
Magari con un bel calcio nei gioielli.
Sarebbe una simpatica reminiscenza, no?
-Allora, chica... Ti va bene questo film?-
Lo odio quando mi chiama chica con quel tono basso e seducente.
Lo odio per aver scelto un film stupido, dozzinale e melenso.
Mi odio per aver accettato di uscire con lui.
È solo per dargli il due di picche finale, mi ripeto, Per levarmelo di torno.
Sbuffo sarcasticamente.
-Hai dei gusti osceni, Burromuerto.-
Sorride di nuovo -che voglia di prenderlo a pugni...- e mi sventola due biglietti davanti al naso.
-Lo prenderò per un sì!-
Entriamo nel cinema in silenzio, mentre cerco di ignorare il fatto che ci siano unicamente coppie.
Cos'è, una congiura ai miei danni? Dovrei essere io la regina degli intrighi, che diavolo!
-Vuoi dei popcorn?- domanda con premura eccessiva -Le caramelle credo siano troppo dolci per un film simile.-
Si è di nuovo avvicinato, ma stavolta non faccio nulla per allontanarlo.
Mi passa un braccio attorno alla vita, facendomi lievemente arrossire.
Lo guardo negli occhi e sorrido.
-Chissà, forse qualche caramella compenserà questo tuo bisogno di dolcezza...- sibilo, divincolandomi poi dalla sua presa.
Scuote il capo e incrocia le braccia.
-Non voglio dolciumi, chica: voglio te.-
Il rossore sulle mie gote stavolta è più marcato.
Mi volto di scatto e acquisto un sacchetto di gelatine alla frutta.
Chissà perché, quelle caramelle non verranno neanche sfiorate durante il film.

 

 

 

 



4) “My hero” - Foo Fighters

 

 

Ero riuscito a convincerti alla fine: non che avessi dubbi in proposito.
Eri splendida, anche con quell'espressione nervosa che cercavi di mascherare dietro una cortina di freddezza e indifferenza.
Temevi il giudizio dei miei genitori e dei miei fratelli e, obiettivamente, come avrei potuto darti torto?
Pensavo che mi sarei divertito, ma mai avrei immaginato che la serata sarebbe diventata una tortura: per me.
-Oh, Heather!- trilla mia madre, un ampio sorriso sul volto -Ti ho mai raccontato di cosa ha combinato Ale quando aveva sei anni?-
Josè sghignazza, io avvampo di rabbia.
-Mamma, non mi pare il caso...-
Heather sorride educatamente.
-No signora Burromuerto, sono davvero curiosa!-
Aneddoti, racconti di cui non serbo alcuna memoria, storielle imbarazzanti.
Vorrei seppellirmi... Anzi, seppellire quel cabròn di Josè, che si sta prodigando per mettermi in imbarazzo: Carlos, dal canto suo, si limita a sussurrare qualcosa a Heather di tanto in tanto.
Che le starà raccontando?
-... E alla fine, che tu ci creda o no, Al è inciampato e ha sbattuto la faccia dritto su un albero! Hanno dovuto dargli sei punti di sutura!-
Digrigno i denti mentre Heather ride: è questa la sua vendetta per quell'invito?
Dopo ore di altri terribili ricordi, riesco a trascinarla via con la scusa di accompagnarla a casa: i miei genitori la salutano con affetto, Josè le fa un galante baciamano -guadagnandosi un biglietto di sola andata per l'inferno...- e Carlos la abbraccia.
Ha conquistato tutta la famiglia Burromuerto, non solo il sottoscritto.
Sono forse geloso? Arrabbiato? Ancora imbarazzato?
Camminiamo in silenzio per un tempo indefinito, quando Heather parla.
-Mi piace la tua famiglia!- esclama, lanciandomi un sorrisetto allusivo.
Annuisco rigidamente, lo sguardo fisso davanti a me.
Lei insiste, perfidamente.
-Quelle storielle... Perché non me le hai mai raccontate? Ti vergognavi, per caso?-
Continuo a tacere: ormai siamo arrivati a casa sua.
Un'idea mi balena in mente.
-Quand'è che mi presenterai la tua famiglia?- domando con fare indifferente, notando con piacere come il volto di lei si faccia esangue.
Balbetta, addirittura: ti ho messa alle strette, eh?
-I-io... Non... Burromuerto, questo è un colpo basso!-
-Questo fine settimana va bene?- domando, ignorando i suoi vaneggiamenti.
Lei sbuffa e, voltatasi, si allontana verso casa sua: la sento borbottare qualcosa durante il percorso, qualcosa che suona come “Come fa Carlos a considerarlo il suo eroe?”.
Sorrido compiaciuto e mi allontano a mia volta.
Sabato avrò la mia vendetta.
E Carlos avrà un pallone nuovo in regalo.

 

 

 



 

5) “ABC” - Jackson Five

 

 

Tutti mi ignorano, ma mi va bene così.
Il mio sguardo però osserva con attenzione ogni persona all'interno della sala.
Il vestito di Beth è orrendo. Lindsay è più oca del solito. La darkettona è tornata col chitarrista, che gioia. Alejandro... Già, dov'è quell'idiota?
Mi alzo e prendo un drink dal tavolo più vicino, gli occhi che saettano da una parte all'altra della sala.
Muovo qualche passo e, finalmente, lo vedo.
Non da solo.
Con Katie e Sadie.
Prima ancora di rendermene conto, ho stritolato il bicchiere di plastica.
Il liquido freddo che mi cola lungo il braccio non mi fa alcun effetto.
Gli sguardi ammaliati di quelle due imbecilli... Neanche.
No, davvero.
È l'espressione da playboy che è stampata sul volto di quell'essere disgustoso a farmi ribollire il sangue nelle vene.
No, non sono gelosa.
Non. Sono. Gelosa.
Vorrei soltanto strangolare le due gemelle decerebrate con i fiocchetti dei loro abiti.
Semplice desiderio di sfogarmi, succede ogni tanto.
Alejandro si volta.
Incrocia il mio sguardo.
Mi manda un bacio.
Getto a terra il bicchiere e mi allontano.
Non ho percorso che pochi passi che sento qualcuno -e ho una vaga idea di chi possa essere- afferrarmi per un polso.
Mi volto, pronta a fargli una scenata coi fiocchi, ma le sue labbra mi bloccano.
Smetto di ragionare, relego la rabbia in un angolino della mia mente.
Ci separiamo lentamente: lui mi stringe ancora a sé, non vuole lasciarmi andare.
Si avvicina al mio orecchio.
-Lezione numero uno sull'amore: celosìa.-
Non. Sono. Gelosa.
Non gli darò questa soddisfazione.
Mi riapproprio delle sue labbra, perdendomi nel profumo del suo dopobarba.
Almeno starà zitto.
Almeno tutti vedranno che è mio.
E comunque, no.
Non. Sono. Gelosa!

 

 

 

 



6) “Please don't leave me” - P!nk

 

 

Feliz aniversario, mi amor!”.
Il bigliettino è ancora lì, sul tavolo dove lo avevo lasciato la sera prima.
Il pacchetto contenente il mio costoso, luccicante regalo è, invece, sparito.
Sono... Diablo, com'è che mi sento?
Amareggiato, forse?
Deluso?
No.
A dire il vero sono spaventato.
Heather detesta gli anniversari, lo so bene, eppure...
Eppure di solito è lì, accigliata e pronta a lanciarsi in una tirata contro le “stupide ricorrenze”per poi finire a baciarmi con foga sul divano. O sul letto, dipende dai giorni.
Stavolta, nada.
Non un messaggio, un biglietto, o lei stessa.
Il cuore prende a tambureggiarmi con furia.
Che se ne sia andata? Per sempre? Che mi abbia lasciato?
Sto impazzendo.
Esco, bisognoso di una boccata d'aria e di dar tregua alla mia mente sovraccarica.
Vago senza meta per le vie di Toronto, vedendo Heather in ogni ragazza.
Dov'è lei, adesso?
Con chi è?
Mi ha davvero lasciato?
Rientro che ormai è sera: la lunga passeggiata non ha sortito l'effetto desiderato.
Infilo la chiave nella toppa e non incontro alcuna resistenza.
In casa c'è già qualcuno: che sia... Lei?
Rientro rapido, sbattendomi la porta alle spalle: di Heather non c'è alcuna traccia.
Estùpido.
Probabilmente avevo lasciato la porta aperta ore prima.
Imbécil.
Col morale a terra entro in camera da letto.
Accendo la luce.
Lei è lì: la collana che le ho regalato luccica attorno al suo collo, e la vestaglia di pizzo nero che avvolge il suo corpo mi azzera immediatamente la salivazione.
Sorride con fare sarcastico.
-Ce ne hai messo di tempo!-
Non riesco a parlare.
Mi avvicino a lei come in trance, sfiorandole una guancia: lei continua a sorridere.
Si alza poi in punta di piedi, finché le nostre labbra non sono a pochi, inutili millimetri di distanza.
-Ficcati in testa che odio gli anniversari. Ma odio anche essere in debito con qualcuno.-
Sfiora la collana che ha indosso, per poi azzerare la distanza tra le nostre bocche.
Finiamo distesi sul letto, i miei abiti e la sua vestaglia trovano alloggiamento sul pavimento e il nostro anniversario diviene la notte migliore della mia vita.

 

 

 

 



7) “Sunday morning” - Maroon 5

 

 

Mi sveglio con un gran mal di testa e la bocca impastata.
Che ore sono?
La radiosveglia sul comodino segna mezzogiorno in punto: non ho mai dormito fino ad orari simili in vita mia!
Tutta colpa di Alejandro, che...
Ma dove si è cacciato?
L'odore del caffè che proviene dalla cucina mi fa capire che è già sveglio e intento a preparare la colazione: o forse il pranzo?
Mi alzo, un po' stordita, e barcollo fino in cucina.
Trovo ad accogliermi sul tavolo due croissants, una ciotola di macedonia, del succo d'arancia e una tazza di caffè.
E lui, con indosso soltanto i boxer e un grembiule da cucina.
Mi siedo al mio posto senza una parola, gorgogliando qualcosa di indistinto in risposta al suo “Buongiorno”.
Mentre mi massaggio stancamente le tempie, lui si accomoda al mio fianco e comincia a baciarmi la spalla nuda: rabbrividisco di piacere, ma lo allontano con malagrazia.
-Stammi lontano... È colpa tua e del tuo dannato tequila se sono ridotta così...-
Non ne sono certa, ma Alejandro ha un'espressione colpevole dipinta in volto.
Ben gli sta, gallinaccio ubriacone!
Sorseggio con lentezza il caffè, e tutto pian piano torna ad acquistare un senso.
La sera prima mi sono ubriacata, dunque Alejandro vuole farsi perdonare preparandomi questa colazione.
No, non ha senso.
Questi gesti sono sempre un modo per scusarsi di qualcosa di grave.
Poso la tazzina sul tavolo e lo osservo bene in volto: sì, quella è indubbiamente un'espressione piena di sensi di colpa.
-Al...- esordisco, godendo dei brividi che lo attraversano -... Cosa devo perdonarti?-
Mette su una ben poco convincente espressione offesa.
-Devo per forza aver fatto qualcosa di brutto che giustifichi le mie attenzioni per te?- domanda a sua volta, provando a baciarmi.
Lo allontano nuovamente, ma gli concedo di appoggiarsi a me.
-Lasciamo perdere... Soprassederò soltanto perché è domenica...-
A quelle parole ha un fremito inspiegabile: lo fulmino con lo sguardo e mi accorgo che la sua espressione è nuovamente cambiata.
Ora sembra un condannato in procinto di infilare la testa nel cappio del boia.
-Heather... Ecco... A dire il vero oggi... È lunedì...-
Sgrano gli occhi.
Lunedì. Lavoro. Ufficio. Capo imbufalito.
Scatto verso il telefono per tentare di salvare la situazione e il posto di lavoro.
Alejandro, saggiamente, si allontana per avere salva la vita.
-Sei un uomo morto...- sibilo stritolando la cornetta tra le mani.
Il mattino del giorno dopo, un soleggiato martedì, Alejandro non trovò le chiavi della macchina.
Al sicuro in ufficio, ignorai le sue telefonate con un ampio sorriso soddisfatto.

 

 

 

 



8) “Cry” - Kelly Clarkson

 

 

Per lei avevo affrontato di tutto.
Prove pericolose, un vulcano in eruzione, la diffidenza dei miei genitori.
Non so però come affrontare quelle cose.
Lacrime.
Lacrime che scendono copiose dai suoi occhi grigi, occhi fieri e luminosi, in grado di terrorizzare e ammaliare.
È così sbagliato.
Heather non può piangere.
Mi avvicino a lei, alla sua schiena squassata dai singhiozzi, e la abbraccio.
Non mi allontana, non mi scaccia.
Contro ogni previsione, si volta e continua a piangere appoggiata a me.
-Va tutto bene...- sussurro, non sapendo cos'altro dirle -Va tutto bene...-
Si allontana di scatto e mi squadra con occhi umidi e grondanti... Odio?
Cosa...?
-No che non va bene!- urla, fuori di sé -A te andrà tutto bene, forse! Hai il lavoro che sogni, gente che ti adora, una vita perfetta! E io?-
Esito, sconvolto da quelle parole.
Che fine ha fatto la Heather che conoscevo, quella combattiva e che preferiva pugnalare alle spalle qualcuno piuttosto che piangere?
-Hai me.- dichiaro semplicemente.
Senza un'altra parola, accontentandosi di un ultimo sguardo irritato, si libera dal mio abbraccio.
-Lasciami sola.- sentenzia lapidaria.
È un ordine, non una richiesta.
Col cuore pesante annuisco e vado in camera mia.
In camera nostra.
Mi getto a peso morto sul letto, stringendo i denti per non urlare e chiudendo gli occhi.
Non voglio piangere, non voglio perderla.
Provo a ripetermi che quello è solo un momento, che passerà.
Non riesco a convincermene.
Heather se ne andrà, preda di un complesso di inferiorità e di quella voglia di essere la migliore che tanto la fa assomigliare alla detestata Courtney.
Rimarrò solo.
Solo.
Mi risveglio ore dopo: fuori è già buio, ho lo stomaco che mi duole dalla fame e...
Heather dorme accanto a me.
Vorrei stringerla, ma ho paura che anche solo sfiorandola la farei svanire.
Mi levo a sedere, e un pezzo di carta mi scivola giù dal petto: lo afferro e, alla flebile luce dei lampioni che penetra dall'esterno, leggo.
Sei un idiota, lo sai? “Hai me”? Che frase stupida...
Sto bene, comunque, in caso ti interessi.
Scusa. Per tutto.
Spalanco gli occhi, incredulo.
Le ultime tre parole si stampano indelebili nella mia mente e nel mi cuore.
Le ci sono voluti anni, ma ha imparato a chiedere scusa.
A me.
Ripongo con cura il bigliettino in un cassetto e stringo Heather a me.
Stavolta sono certo che non svanirà.

 

 

 

 



9) “Singin' in the rain” - Gene Kelly

 

 

Sbuffo osservando la navata centrale della chiesa ancora deserta: ma quanto ci vuole ancora?
Davanti all'altare lo sposo sembra eccitato e nervoso -difficile capirlo con quell'espressione da idiota che ha-; sulle varie panche gli invitati condividono i suoi sentimenti; al mio fianco Alejandro sorride con fare enigmatico.
Inarco le sopracciglia e, finalmente, la musica di un organo si diffonde nella chiesa: mi volto e vedo Lindsay, avvolta in un sontuoso abito bianco, incedere lentamente verso l'altare.
Alle sue spalle Beth e due ragazze che dovrebbero essere le sorelle della sposa le reggono il lungo velo: gli abiti azzurri che indossano sono piuttosto pacchiani, ma sempre meglio di quello da funerale scelto dalla Gotica!
La cerimonia è di una noia incredibile: l'unico momento vagamente eccitante è quando, alla fatidica domanda del prete, Lindsay risponde con “Siamo sicuri che lui sia Tyler?” che fa quasi svenire la madre dello sposo.
Divertente, a modo suo.
Infine, dopo il bacio, le lacrime e gli applausi di rito, la gente comincia a migrare fuori dall'edificio.
Non ho alcuna intenzione di mettermi a lanciare riso -magari una manciata potrei tirarla in faccia a LeShawna, chissà...-, e comunico ad Alejandro il mio desiderio di allontanarmi.
-Pienamente d'accordo, chica.- si limita a rispondere lui.
Ha ancora un sorriso strano che gli aleggia sulle labbra, cosa che mi indispone parecchio: lascio comunque che mi prenda a braccetto e mi conduca fuori.
Dove piove a dirotto.
Trattengo a stento un'imprecazione: posso dire addio all'abito e all'acconciatura!
Inaspettatamente Alejandro estrae dalla tasca della giacca un minuscolo ombrello nero, appena sufficiente per una persona: o per due persone molto vicine.
Senza dire una parola mi stringe a sé e, protetti dalla pioggia, ci incamminiamo verso un angolo tranquillo del sagrato.
Il silenzio grava su di noi, ma non ho intenzione di infrangerlo: lo farà lui, quando vorrà spiegarmi il perché di quel sorrisetto irritante!
Si ferma di botto sotto un grosso albero che concede un discreto riparo dalle gocce che continuano imperterrite a cadere dal cielo.
Senza alcun preavviso posa un ginocchio a terra e si china davanti a me.
Il mio cuore perde diversi battiti.
Non sta succedendo davvero.
Non qui, non ora.
-Alejandro... Che intenzioni hai?- domando sperando che la mia voce risulti ferma e annoiata.
Non risponde. Bastardo.
-Burromuerto!- quasi urlo -Se hai intenzione di chiedermi quella cosa, sappi che...-
Leva lo sguardo e ghigna, interrompendomi.
-Devo allacciarmi una stringa, querida.-
Oh. Ecco.
Esegue quanto ha detto e, rialzatosi, mi posa una mano sul volto.
-Cosa credevi che stessi facendo?- domanda con fare curioso.
Arrossisco senza riuscire ad impedirmelo.
Quel rossore sembra essere una risposta sufficiente per Alejandro, a giudicare dal suo ghigno.
-E... Cosa mi avresti risposto?-
Incrocio le braccia e ostento un'aria altezzosa.
-Ovviamente no, per chi mi hai presa? Sposarmi con uno come te, ma dico...-
Con aria oltraggiata mi allontano da lui.
Peccato che inciampi e finisca in una pozzanghera.
Le mie urla saranno udibili dalla chiesa?
Alejandro, tentando di non ridere, si china accanto a me: mi tappa la bocca con un rapido bacio e mi aiuta a rialzarmi.
-Non mi sfuggirai per sempre.-
Ghigno con fare sardonico.
Purtroppo, o per fortuna, so che ha ragione.
E la pioggia che mi ha inzuppato capelli e vestito ne è testimone.
-Sì. Prima o poi mi catturerai. Illuso...-

 

 

 

 



10) “Accidentally in love” - Counting Crows

 

 

-Vi ho visti, sai?-
La mia voce, di solito controllata, vibra di rabbia repressa.
Come ha potuto farmi questo? Tradire la mia fiducia, pugnalarmi alle spalle...
Alza gli occhi al cielo e sospira: ah, si prende anche gioco di me?
-Cosa sarà mai un bacio...-
Sgrano gli occhi, a corto di parole: bacio?
Li avevo visti soltanto tenersi per mano...
Ritrovo la voce e le punto un dito contro.
-Hai passato il limite! D'ora in avanti...-
-Alejandro!-
Una voce autoritaria mi blocca e mi costringe a voltarmi: la donna ferma sulla soglia del salone, con le mani saldamente poggiate sui fianchi, mi osserva con aria inquisitoria.
-Ancora con questa storia?-
Boccheggio, indicando la ragazza accanto a me.
-Ma... Avanti, ho ragione!-
Patetico.
Sono patetico.
Pare pensarla così anche la donna, visto che sbuffa e si rivolge alla ragazza.
-Amanda, vai un momento in camera tua: io e tuo padre dobbiamo fare un discorsetto.-
Mia figlia sorride a Heather e si allontana serena, borbottando uno “Scusa, papà” abbastanza sincero.
Potrei anche credere che le dispiaccia sul serio.
Heather si fa avanti e mi fronteggia.
-Qual'è il problema? Ha diciott'anni, è responsabile e sa badare a se stessa!-
Tento di trovare una giustificazione.
-È... È il figlio di Duncan! È un mezzo criminale!-
Heather alza gli occhi al cielo.
-È un bravo ragazzo, più simile alla madre che al padre. Anche se non so quanto questo sia un bene...- soggiunge malignamente.
Prima che possa replicare mi blocca con un gesto e uno sguardo intimidatorio.
-Chi ha ragione?-
-Io...-
-Chi ha ragione?- ripete, infarcendo ogni parola di veleno.
Sbuffo e sono costretto a capitolare.
-Tu.- ammetto a malincuore.
Lei annuisce soddisfatta.
-Ottimo. Adesso che ne dici di andare a prendere Ruben a scuola e, già che ci sei, accompagnare Amanda da Connor?-
Dio, quanto sa essere bastarda e vendicativa...
Si avvicina e, afferratomi il mento, mi stampa un bacio mozzafiato sulle labbra.
Dopodiché con un sorriso astuto se ne torna in cucina.
Rimango inebetito, poi scuoto il capo e vado a chiamare Amanda.
Furba e bella come la madre, non mi sorprende che abbia già conquistato un...
No, non posso pensarci!
Heather si affaccia dalla cucina.
-Comportati bene...- dice rivolta a me -... E stasera dopo cena avrai anche il dessert speciale...-
Capisco al volo e sorrido.
Dio, quanto la amo
.

   
 
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