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Autore: Gillian10    04/10/2012    6 recensioni
Fine della puntata 2x04: La prova più difficile. Cal che chiede a Gill di rimanere a dormire da lei e dopo un abbraccio che mi ha fatto sciogliere la puntata finisce e ci lascia solo immaginare cosa possa essere successo quella notte... io non ci sto! E' la mia prima ff quindi per favore siate buoni! Buona lettura! :)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La prova più difficile: resistere.


POV CAL

La musichina dei titoli di coda del film fece riaprire gli occhi a Cal che, ancora dentro quello stato di dormiveglia che accompagna i momenti subito dopo il risveglio, strinse a se la donna accanto a lui e le diede un delicato bacio sulla fronte. Solo dopo qualche secondo però si rese conto della situazione in cui si trovava: entrambi , evidentemente, si erano addormentati poco dopo l’inizio del film, ed erano rimasti nelle stesse posizioni di prima, tranne un unico particolare; che Cal stava abbracciando Gill con entrambe le braccia, stringendola così un po’ più a se.  
Inutile dire che Cal provò più di un semplice imbarazzo e che ringraziò il cielo che Gill stesse dormendo e non si fosse svegliato al tocco delle sue labbra, cosi da non vedere il rossore formatosi sulle guance del caro collega.
Non riuscendo e non volendo svegliare Gillian, Cal si soffermò a riflettere un attimo. Gli eventi di quel giorno ormai gli sembravano già lontani, ma nella sua mente era ben impressa l’espressione sofferente della sua amica in lacrime. Cercando di togliersi quei pensieri dalla mente,  Cal si pose un’altra domanda. Era normale che provasse tutta questa apprensione per Gill? Ma non ci mise troppo a trovare una risposta, giustificando il tutto con il solito: siamo migliori amici, lei è la MIA migliore amica. E non vedeva niente di strano in due amici che si addormentavano accoccolati su un divano. O almeno cercava di auto convincersi di questo.
Tutto l’affetto che provava per Gillian però non poteva rimediare a un fatto oggettivo, cioè che stava perdendo definitivamente la sensibilità al braccio destro, quello che circondava le spalle della sua collega.
Così con tutta la delicatezza che riuscì a raccogliere spostò il braccio e accompagnandola cercò di sistemare Gill sul divano. Riuscì più o meno nella sua impresa e rimase sconcertato dalla pesantezza del sonno della sua collega, che non si era mossa si un millimetro e non aveva accennato a svegliarsi. Quindi oltre a essere golosa era anche dormigliona… buono a sapersi!
Una volta in piedi Cal si stiracchiò un po’ e si guardò intorno: l’orologio del televisore segnava le due passate, fuori era totalmente buio, a parte le deboli luci dei lampioni della strada, e regnava il silenzio.
Decise che era decisamente l’ora di andare a letto.
Spense il televisore e controllò che la porta fosse chiusa a chiave. Poi aprì la porta della camera di Gill e accese la luce. Nella stanza dominava l’ordine più totale, l’unica cosa fuori posto era il pigiama della collega, buttato sul letto, forse per la fretta di correre a lavoro. Rimase un altro po’ a osservare la camera, poi si diresse verso quella degli ospiti: una camera normalissima, anche questa ordinata, con un letto matrimoniale, un armadio e una scrivania posta proprio sotto la finestra. Era la prima volta che Cal dormiva in quella casa ed era stato in quella stanza solo una volta, quando Gill le aveva mostrato la casa nuova, naturalmente era stato il primo a cui l’aveva fatta visitare.
Si mise a sedere sul letto per potersi togliere le scarpe, rimanendo cosi in calzini, poi tornò in sala per decidere cosa fare con Gillian. Non sapeva se prenderla in braccio e portarla a letto o svegliarla per farcela andare con i propri piedi. Certo, la prima idea era molto più galante, carina e delicata ma non sapeva quanto la sua amica era immune ai movimenti, e se si fosse svegliata mentre la stava trasportando in camera? Avrebbe avuto qualche difficoltà a spiegarle cosa stava facendo, per non parlare di quanto si sarebbe sentito in imbarazzo. Quello di cui era sicuro era che non poteva lasciarla li a dormire.
Così si avvicinò al divano e si inginocchiò vicino al volto dell’amica. Si avvicinò un po’ e dopo averle spostato una ciocca di capelli dal viso esordì con un sussurato: “Gillian?”
Niente.
Riprovò: “Gillian?!”, questa volta un po’ più forte.
Niente.
Si stava seriamente preoccupando. E’ possibile avere un sonno cosi profondo a quella età? Poteva capire un bambino di 10 anni, ma non Foster! Anche se non era l’unico atteggiamento da bambina che le era rimasto, pensò Cal vedendo tazza che prima conteneva la cioccolata calda completamente vuota. Questo pensiero gli fece nascere un mezzo sorriso, forse più simile a un ghigno, sul volto, ma non l’aiutò a svegliare la sua collega! Doveva essere un po’ più deciso. Ma come faceva a svegliarla? Dormiva cosi bene…
Basta, doveva porre fine a questo patimento. Cosi con un movimento deciso, ma allo stesso tempo delicato, sollevò la sua amica dal divano e lentamente la portò nella sua stanza. Una volta sistemata nel letto, le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte (azione involontaria di cui si rese conto ormai dopo averlo fatto ).
Mentre stava uscendo dalla stanza però, sentì l’amica proferire qualche parola, e, pensando che si fosse finalmente svegliata, si voltò nella sua direzione e si riavvicinò al letto. Quando potè vedere meglio Gillian nel viso si accorse che aveva sempre gli occhi chiusi e che una lacrima solitaria le stava scendendo sulla guancia. Così si inginocchiò vicino al letto e rimase un attimo imbambolato: non sapeva cosa fare, non riusciva a capire se l’amica stesse ancora dormendo o si fosse svegliata.
Provò quindi a chiamarla un’altra volta: “Gillian? Tutto bene?”
“Ora lascialo andare… ti prego. Ti prego.”
La risposta dell’amica era servita a Cal solo per capire che stava ancora sognando, ma lo lasciò completamente spiazzato. Dopo qualche secondo nella sua mente quelle parole però trovarono finalmente un senso: erano le stesse con le quali Gillian in lacrime aveva pregato Eric di lasciarlo andare qualche ora prima e dopo le quali lui le aveva fatto capire che doveva uscire dalla stanza solo pronunciando il suo cognome. Quindi Gill stava sognando quel momento? Nella sua mente si stava riformando quel ricordo, che di sicuro non era un sogno ma un incubo. Intanto, mentre Cal ragionava, le lacrime continuavano a scendere sul volto della sua collega. Non sapeva davvero cosa fare, gli faceva male vederla cosi ma aveva paura che a svegliarla di soprassalto avrebbe solo peggiorato le cose, si dice che svegliare i sonnambuli è una cosa da non fare assolutamente no?

*Ma chi se ne frega di cosa si dice, io sono il Dr. Cal Lightman e sono uno scienziato, me le faccio da solo le regole!*

Senza indugiare oltre circondò il volto di Gillian con le sue mani e mentre ripeteva il suo nome iniziò a darle qualche colpettino sulle guance.
“Ti prego!!!” Finalmente si era svegliata! Ma l’espressione che le lesse nel volto non gli piacque per niente, paura mista a confusione, tipica di quando ci si sveglia di soprassalto da un incubo.
“Hey, tesoro, tesoro! Era un sogno! Non è niente! Io sono qui e Eric non c’è, tranquilla!” Cal aveva ancora le mani sul volto di Gillian, che lentamente si stava calmando. Dopo averle asciugato le lacrime la fece mettere a sedere sul letto e poi si sistemò accanto a lei.
“Cal scusami, mi dispiace tanto.. ti devo aver svegliato. Che ore sono? Aspetta un attimo.. ma come ci sono arrivata in camera? Mi ricordo solo Chocolat e poi… basta…”
“ Beh.. di qua ti ci ho portato io” mentre diceva queste parole non potè fare a meno di notare la sorpresa seguita dall’imbarazzo nel volto della collega ma fece finta di niente e proseguì.
“E’ piuttosto tardi in effetti.. ma ci siamo addormentati durante il film e mi sono svegliato solo alla fine dei titoli di coda, lo sai quanto mi appassionano certi tipi di film” queste parole furono seguite dalla solita spintarella di Gillian verso l’amico che però era riuscito nel suo intento, cioè far spuntare un sorriso su quel viso fino a pochi secondi fa così triste e spaventato.
“Mentre stavo uscendo dalla stanza ho sentito che parlavi e pensavo che ti fossi svegliata, FINALMENTE. Hai il sonno pesante.. te l’ha mai detto nessuno?”
“Beh avresti dovuto sentire le urla che faceva mia madre per farmi alzare la mattina!”
Questa volta toccò a Cal sorridere, anche se durò poco. Ci fu un attimo di silenzio in cui Cal sentiva lo sguardo di Gill su di se ma non aveva il coraggio di guardarla negli occhi a causa del senso di colpa che provava in quel momento. Poco prima Gillian stava avendo un incubo per colpa sua. Come faceva a guardarla negli occhi ora?
L’unica soluzione che gli venne in mente fu quella di utilizzare il metodo di scuse mute più diffuso al mondo: l’abbraccio. Senza incontrare il suo sguardo l’avvolse nelle sue braccia e le sussurrò all’orecchio un semplice: “Scusami.”
La strinse con tutta la forza che aveva in corpo, cercando di mettere in quell’abbraccio tutte le scuse che le doveva da una vita. Poco dopo si staccò e cercando sempre di evitare il suo sguardo si alzò dal letto e si diresse verso la porta congedandosi con un semplice “Notte tesoro”.
Ma evidentemente non era destino che Cal riuscisse a varcare quella soglia perché ancora una volta la voce di Gilian lo fece fermare, questa volta però la voce proveniva da una Gillian sveglia e “lucida”.
“Cal.. non è che ti andrebbe di dormire qui?”

Il cuore del nostro scienziato iniziò a scalpitargli nel petto e dall’espressione imbarazzata dipinta sul volto della sua amica poteva immaginarsi che il suo non fosse da meno.
Ma, anche se non riusciva a spiegarsi il perché, Cal aveva tanta voglia di dire si a Gillian e la sua mente stanca non riusciva proprio a trovare una qualsiasi ragione per dirle il contrario.
Così senza tanti giri di parole fece dietro-front e si andò a sedere sul lato opposto del letto. Si stava togliendo l’orologio e nel mentre sentiva Gillian infilarsi sotto le coperte e spengere la luce. Fece un ultimo grande respiro e si buttò anche lui sotto le coperte, invadendo lo spazio della sua amica solo per darle un bacio sulla fronte accompagnato da un altro “Notte tesoro”.
I loro corpi erano separati praticamente da poco meno di mezzo metro ma Cal riusciva comunque a sentire l’elettricità che c’era nell’aria. Non si toccavano, non la vedeva, ma non poteva desiderare niente di meglio. Era a pochi centimetri dalla sua migliore amica e per ora era abbastanza per lui.
Fu in quel preciso istante, poco prima di addormentarsi, che promise a se stesso che per nessuna ragione al mondo avrebbe mai più fatto soffrire quell’anima pura che ora riposava beata accanto a lui. Mai più.

ANGOLO AUTRICE:
Finalmente riesco ad aggiornare questa Long! Mi è costata un bel po' di fatica ma alla fine grazie a tutte le scrittrici di questo fandom e in particolare a Jenny98 ( che oggi mi ha dato un consiglio straordinario!) sono riuscita a scrivere  un altro capitolo, il penultimo se tutto va bene. Allora, è completamente in POV CAL, c'è un po' di zucchero , ma non eccessivamente. Quello che dovete sapere è che mentre prima avevo previsto un finale con dichiarazione e un vissero tutti felice e contenti, ho cambiato idea, è totalmente una MISSING MOMENTS, e tutto quello che racconto è solo quello che sarebbe potuto succedere quella notte a mio parere, senza alterare il corso degli eventi nelle puntate succesive. Detto questo.. vi lascio alla lettura! E tanto lo sapete, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate quindi se avete voglia RECENSITE! :D 
Paccia96
 
  
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