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Autore: Lotiel    04/10/2012    2 recensioni
Quando due opposti si scontrano è difficile che ne esca un vincitore. Poi quando i due oppositori sono Claire Redfield e Albert Wesker, allora le cose cambiano.
REVISIONATO IL PROLOGO
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Claire Redfield, Sherry Birkin
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Note dell'Autrice: Finalmente dopo tanto, riesco a pubblicare anche questo capitolo e devo dire la verità, è stato spossante non poter scrivere per un po' di tempo. Uff. spero non capiti più. Eppure siamo arrivati alla fine, questo è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo. Vorrei ringraziare tutti quell iche mi hanno letto e che ringrazierò rispondendo ad ogni commento che mi hanno fatto. Grazie!

 

Sherry Birkin stava davanti a Claire osservandola con il visino piegato su un lato. Le mani erano incrociate dietro la schiena, mentre dondolava leggermente sui piedi.
Claire non riusciva a credere ai propri occhi e ancora era inebetita dall’apparizione così particolarmente strana. Eppure aveva visto Sherry tempo prima, quando aveva incontrato Leon. L’aveva trovata nella stazione di polizia ed erano scappate da Racoon City con il treno, ma sinceramente che fine avesse fatto dopo non se lo era mai chiesta. Claire aveva creduto che fosse tornata con i genitori.
Sherry continuava a guardarla con aria innocente. Aveva ancora la divisa scolastica che le aveva lasciato, ma quegli occhi rossi rendevano la piccola troppo somigliante a quella bestia che l’aveva portata lì.

-Sherry…

La bambina sorrise e si voltò verso un punto imprecisato della stanza, come se stesse guardando qualcuno e un largo sorriso le si disegnò sulle labbra.

-Sai, mi sei mancata Claire.

La voce così gentile ed innocente faceva apparire tutto grottesco e Claire non sapeva neanche cosa rispondere. Non aveva parole e si sentiva stringere la gola da qualcosa di invisibile e maledettamente forte. La donna portò le mani al collo, serrandolo come a voler ricercare quella forza insostenibile.

La cosa strana era che Sherry sorrideva e non mostrava nessun segno di paura. Guardò nuovamente verso quel punto imprecisato e continuò a sorridere, per poi mettersi a saltellare come se qualcosa le desse gioia, se in quel che stava succedendo a Claire ci fosse del positivo e del meraviglioso.

Improvvisamente Claire si sentì ritornare il fiato e l’aria nei polmoni, che erano rimasti senza per troppo tempo e arrancavano aria talmente erano contratti. La donna fece profondi respiri e lenti.

Forse anche perché cercava qualcosa da dire alla bambina, qualcosa che potesse somigliare ad una cosa più normale di tutto quello che stava succedendo.

-Perché sei qui?

Sherry la guardò sorpresa e il largo sorriso che le sue labbra avevano assunto, scomparve improvvisamente. Portò lentamente una mano alla bocca per poi poggiarci il dito indice nell’atto del pensare qualcosa.

Sherry imbronciò il viso e posò entrambe le mani sui fianchi, sbattendo una volta il piede a terra e provocando un rumore sordo.

-Non te l’ha detto. Cattivo.

Claire era sconvolta e sentire quella voce così pura, in un corpo ormai divorato dal virus, le veniva ancora di più il senso di affannamento. E dire che il padre voleva solo aiutare la figlia. Il dottor Birkin aveva iniettato il vaccino del virus all’interno della figlia, ma a quanto pare Wesker aveva trovato il modo di iniettarle qualcosa che superasse anche l’antidoto insito nel corpo della bambina.

A Claire la colse nuovamente l’affanno e portò le mani nei capelli, stringendo le ciocche più che poteva.

Era come se la stesse divorando dall’interno lentamente, pezzo per pezzo. Con un ultimo sprazzo di lucidità, guardò Sherry che ancora aveva il viso imbronciato e l’aria da bambina viziata. Eppure non se la ricordava così, non era la Sherry che aveva lasciato dopo Racoon City.

Claire si sentì la testa pesante, il corpo era un macigno che non riusciva a sollevare e la vista si era annebbiata. Sentiva in cuor suo che non sarebbe mai riuscita ad avvicinarsi alla via d’uscita. Non sarebbe mai riuscita a scappare da quell’inferno dove Wesker era il sovrano.

 

Si risvegliò improvvisamente, rialzandosi di scatto come se nulla di tutto quello era successo fosse reale.

Sentiva fremere le proprie mani, sentiva i muscoli rigenerati. Ma si sentiva ancora spaesata.

I giramenti di testa le fecero portare entrambe le mani alla testa, lamentandosi. Aveva sicuramente dormito per giorni e giorni, perché il corpo era riposato e i lividi erano scomparsi dal suo corpo. Ma ancora non si sentiva al sicuro.

Si guardò intorno e niente era come prima. Il grigiore della stanza si trasformò in un tenue color sabbia, dove le finestre inondavano di luce elettrica l’interno della stanza. Tutto era in penombra, quella luce bianca così forte ed estenuante era scomparsa, lasciando tutto come se nulla fosse mai successo. Come se tutto fosse stato solo un orribile incubo.

Forse era così, perché altrimenti non si sarebbe sentita così piena di vita e così strana al tempo stesso. Però Sherry sembrava così reale. Forse il rimorso inconscio di non aver più chiesto di lei le aveva fatto pensare che tutto per la bambina fosse cambiato.

Si rialzò e, tastando con mano ferma il suo giaciglio, si accorse che era nient’altro che un semplice divano e questa la rincuorò fino a farla piangere. I singulti arrivarono da soli e la pesantezza al cuore, che aveva avuto all’interno dell’incubo, era semplicemente scomparsa.
Si mise a sedere. Claire prese un profondo respiro, posando la mano sul cuore. Eppure si era sentita così fuori luogo appena risvegliata, ma sicuramente era stato solo l’effetto narcotico di qualche sonnifero che aveva preso la sera prima.

Si portò verso la lampada. Sapeva che era lì e sapeva anche dove era posizionato il pulsante per accenderla. Ed era proprio lì, come lei sapeva. Questo la fece piangere di nuovo e con gli occhi pieni di lacrime, guardò con crescente emozione il suo salotto.

Non era cambiato nulla e tutto ciò che era stato distrutto dalla colluttazione con Wesker, tutto frutto della sua immaginazione, era tutto sistemato, poiché non era successo nulla. Nulla.

Claire si accarezzò il volto, asciugando le lacrime ancora rimaste sul viso. Voleva toccare tutto con propria mano, tutte le cose che pensava avesse lasciato per sempre.

Voleva fare un giro in casa. Voleva vedere con i propri occhi tutte quelle cose che aveva comprato con i propri risparmi e con il sudore della fronte.

I passi di Claire erano sicuri essendo in un ambiente familiare. Improvvisamente un pensiero le sfiorò la testa, sovvenutole proprio in quell’istante.
Cosa voleva dirle Sherry?

Claire sorrise innocentemente. Ma che pensieri mai le venivano in testa in quel momento?
Aveva lasciato il sogno dov’era, riposto in un angolo del proprio cuore come un avvertimento. Un ammonimento alla sua ossessione.

Sherry era solo una via di fuga e un modo per poter rendere l’incubo più spiacevole di quanto potesse essere.

Claire girava per casa trovando tutto quello che aveva lasciato esattamente al proprio posto. Non riusciva a smettere di piangere, poiché l’incubo era stato troppo reale, troppo vero per averlo veramente sognato. Quella spossatezza, quella paura era ancora dentro di lei che la soffocava e le stringeva la gola come una morsa, ma cercava di non pensarci. Era tornata alla vita reale.

Avrebbe chiamato immediatamente Chris se avesse trovato il telefono, o Leon per potergli dire di Sherry.

Claire strinse le labbra con i denti chiedendosi il perché quel senso di essere controllata non se ne andava via. Perché si sentiva ancora degli occhi addosso, senza riuscire a togliersi quella sensazione di vuoto e di angoscia?

Riprese a respirare pesantemente, portando le proprie mani sul volto sentendolo più freddo del solito oppure erano le sue mani. Sicuramente.

Claire si avvicinò tremante ad uno degli specchi. Le gambe le tremavano e riusciva a stare a stento in piedi. Aveva il respiro pesante e ogni sospiro era un’agonia. I polmoni sembravano scoppiarle nel petto e il suo cuore, talmente batteva forte, che lo sentiva nelle orecchie.

Eppure non c’era nessuno, il suo corpo rispondeva ad ogni stimolo da parte sua, ma faceva qualsiasi cosa con incertezza.

Ma la rivelazione l’ebbe quando si mise davanti allo specchio. Le mani scivolarono sul viso, accarezzandolo. Accese infine la luce e sgranò gli occhi. Non riusciva a credere a quello che vedeva.
-La trasformazione sta avendo atto.

Una voce calma, serena e fastidiosamente appagata. Una voce da uomo e familiare, come se l’avesse sentita miliardi e miliardi di volte nella sua testa.
Sentì risuonare dei passi dall’altra stanza, lenti e misurati. Con una lentezza esasperante e un terribile suono sordo, come di anfibi sul marmo. Cadenzati a questi, passi più leggeri e delicati, aritmici e saltellanti. Ma Claire non si mosse dalla sua immagine riflessa, neanche quando aveva sentito la voce di Wesker che aveva rotto il silenzio creatosi.

-Cosa mi hai fatto?

La voce di Claire era calma, ma una calma diversa da quella del solito.

-Finalmente!

Una voce di bambina ruppe nuovamente quello spazio che si era creato. I passi si fecero più saltellanti e le risate giocose sembravo alquanto fastidiose. Sherry infatti si avvicinò a Claire e le allungo le braccia per stringerla a sé, ma Claire continuava a non muoversi da quella posizione.

Era rimasta inchiodata alla sua immagine. Al mostro dagli occhi rossi che si era appropriato del suo volto.
Wesker si avvicinò, portando una mano sul capo di Sherry, rimasta delusa dalla poca attenzione che la donna le aveva dato. Imbronciò la bocca e si allontanò per la casa in cerca di qualcosa.
Wesker sfiorò le spalle di Claire con una calma che rasentava la follia e si avvicinò pericolosamente al suo orecchio.

-Davvero pensavi che ti avrei lasciata vivere?

L’uomo sospirò sull’orecchio della donna che ebbe un tremito e se non ci fosse stato il mostro a sostenerla, sarebbe caduta a terra con un tonfo sordo. Prontamente Wesker l’afferrò e la strinse a sé.

Claire guardava riflessa l’immagine di Wesker, ma adesso non sapeva cosa fare. Non sapeva come comportarsi. Alla fine aveva vinto lui.

Avrebbe preferito morire.

-Lasciami andare.

La voce di Claire tremò, ma non ebbe la forza di opporsi a quell’abbraccio che non voleva. A quella vicinanza che la disgustava più di ogni altra cosa al mondo.

-Sono il solo che può starti vicino adesso, Claire.

Aveva ragione, tremendamente ragione. Ma lei non voleva arrendersi al destino che qualcun altro aveva deciso per lei. Non voleva assolutamente poggiarsi all’unico uomo che odiava più di qualsiasi cosa.
-Ora vivremo sempre insieme come una famiglia?!

La voce della bambina irruppe come una cascata di acqua gelata sulla pelle, infatti a Claire vennero i brividi al solo pensiero di poter passare la sua vita insieme a lui.

Allora Wesker la strinse più forte, ma Claire non sentiva alcun dolore e più stringeva e più non sentiva che il corpo era stritolato in una morsa. E la guardava, l’uomo la guardava come mai aveva fatto. Aveva gli occhi rossi puntati su di lei, dentro di lei. Claire ebbe un fremito improvviso di voler scappare, ma non si mosse. Voleva solo piangere, ma non riusciva a fare neanche quello. Le aveva tolto la capacità di sentire sentimenti umani.

-Avevi davvero pensato che fosse solo un sogno? Tutto quello che hai vissuto è la realtà. Una verità che ti sta scomoda, ma è la cruda e fredda realtà che ti avvolgerà per tutta la tua esistenza.

Claire non riusciva a respirare, anche se la presa di Wesker si era allentata. Ma il suo viso permaneva poggiata sulla sua spalla.

-Sei un mostro!

Wesker sorrise, senza scomporsi più di tanto. Mostrò soltanto la dentatura bianca e perfetta, scuotendo leggermente il capo.

-No. No, mia cara. Siamo dei mostri. I più forti che l’umanità abbia mai creato e adesso tu ne fai parte.

La sua voce era come una droga per la mente di Claire che si sentiva spossata e annebbiata.

Aveva combattuto così tanto per aver perso su tutti i fronti. Aveva resistito fino alla fine per poi dargliela vinta e trasformarla in quello che ormai era diventata.

Ma le ultime parole che lui le disse la lasciarono di stucco e le fecero salire quella rabbia che non avrebbe mai più usato contro di lui. Alla fine Claire si era arresa.

-Hai vinto, Wesker.

-Lo so, Claire.

   
 
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