DISCLAIMER: Quanto scritto di seguito non ha fini lucrativi né diffamatori. I personaggi citati non sono di proprietà, bensì dei RIB il cui hobby è far piangere sangue a ogni Gleek.
BLOW
ME ONE LAST KISS
Sembra
quasi assurdo pensare di poter chiudere occhio in una notte del genere.
In quel
momento, uno dei più assurdi e difficili da sopportare a cui
possa pensare.
Kurt
conserva ancora abbastanza dignità da desiderare di non
essere visto da nessuno
mentre si raggomitola tra le lenzuola sfatte, strette intorno al suo
corpo
spasmante come le sue dita alla maglia di lui; sta digrignando i denti
da ore
ormai, perché non vuole permettere a niente di patetico di
scappare dalla sua
bocca.
Si
trova nella condizione meno confortevole che possa esistere, ma che
importa, il
pensiero che il loro perfetto castello di carte sia appena crollato con
un
soffio di vento anestetizza ogni muscolo contratto, ogni fastidio, ogni
prurito, ogni bruciore e porta un dolore ancora più enorme.
E
la rabbia è, se possibile, più intensa della
tristezza e di tutti gli altri
dispiaceri che una rottura si trascina dietro. È successo
proprio ora, proprio
quando la sua vita ha iniziato a prendere una piega definita,
lasciandosi alle
spalle l’incertezza e il vuoto che ha visto davanti a
sé fino a poche settimane
prima.
Il
suo sogno della NYADA è stato spezzato mesi fa, e quando il
suo entusiasmo si
stava rigenerando dalle ceneri, Blaine ha distrutto anche quello.
Dio,
la sua promessa. Spera si ricordi di mantenerla. Se non lo facesse
– e ha paura
che accada; non oggi, non domani, tra qualche mese magari -, se
smettesse di
amarlo e lo dimenticasse, non resterebbe più niente di loro,
di Kurt e Blaine,
che sono stati una sola cosa per così tanto.
Non
vuole aggiungere questa fobia al caos che ha scatenato
l’anarchia nella sua
mente, ma sembra già passata una vita da quando erano le
undici e mezza di sera
e lui se n’è andato via, e sono solo le tre di
notte.
Erano
le undici e mezza ed era buio in quel parco attraversato
dall’Hudson quando
Kurt ha lasciato la metà di se stesso alle spalle e,
allontanandosi a passo
serrato con una mano sulla bocca ad arginare un fiume di singhiozzi, ha
trovato
il coraggio, o l’incoscienza forse, di voltarsi indietro. Si
è voltato e Blaine
era fermo dove lo aveva lasciato, con la stessa smorfia ad appesantire
i
lineamenti. Ha visto Blaine inerme, Blaine con alle labbra le dita
tremanti su
cui ha appena lasciato un insicuro bacio. Ma stavolta non ha spiegato
la mano
per soffiarlo verso di lui, per donarglielo; lo ha visto arricciare le
dita,
serrare la mano in un pugno e conservare gelosamente quel bacio nella
tasca della
giacca.
Erano
le undici e mezza, ora sono le tre di notte, sono passate quasi quattro
ore e
quel frangente di tempo, confuso in un tornado di
incredulità, sembra lontano
anni luce.
Si
rigira su un lato e una lacrima gli scivola sul naso, tuffandosi con un
ticchettio
ovattato sul cuscino umido e non fa in tempo a rifugiarsi
completamente, o non
ne ha la forza, sotto le lenzuola, che Rachel è
già sgusciata nella sua stanza.
“…
Kurt?” bisbiglia insicura, movendo qualche passo verso il
letto posto al centro
della stanza ancora vuota.
Dato
il trasferimento di Kurt a New York, lui e Rachel hanno preso in
affitto un
appartamento – capannone dismesso sarebbe
l’appellativo più calzante - non
troppo lontano dalla NYADA, salvando lei dalla sua selvaggia
coinquilina e da due
occhiaie da spavento. È ancora pieno di scatoloni fino a
scoppiare, un vero
macello, ma presto sarà una degna dimora in stile Hummel.
Lui,
comunque, non fa una piega, ancora affagottato in un modo che sembra a
dir poco
soffocante.
Rachel
si siede con audacia sul bordo del letto, perché in fondo sa
quanto sia
pericoloso un approccio non richiesto con Kurt, ma sa anche quanto ora
sia a
pezzi.
“Hai…
bisogno di qualcosa?” domanda senza sapere cosa aspettarsi.
La
serata si è conclusa decisamente male anche per lei, ma
nonostante il suo amore
per Finn non conosca limiti, non può dirsi sorpresa dal loro
scambio di
argomentazioni. È finita quando lui si è
arruolato nell’esercito, e tutto
quello che hanno fatto durante quei pochi mesi è stato
tirare l’elastico per
capire fino a che punto reggesse.
Vedere
Kurt tornare a casa trascinandosi dietro brandelli di cuore, questa
sì, che è
stata la vera sorpresa della serata. Con lo sguardo l’ha
seguito fino alla sua
stanza e quando vi si è chiuso dentro non ha potuto fare a
meno di capire.
Si
guarda un po’ intorno, nell’attesa di un qualsiasi
segno di vita, e nota con
tristezza che quella sera Kurt aspettava una persona in più
nel suo letto.
Sul
comodino ci sono due flûte
in cui avrebbero versato
probabilmente del sidro di mele, e sui mobili più bassi,
ancora spogli, vi sono
delle candele profumate, che forse non verranno mai accese.
“Vuoi
dell’acqua? O del latte caldo…”
“Blaine”
è un mugugno quasi impercettibile soffocato dal cuscino.
Sembra provenire
dall’oltretomba.
Rachel
è perplessa. “Cosa?”
Kurt
si volta sull’altro fianco, verso di lei. “Ho
bisogno di Blaine” mormora,
stanco.
“Oh,
tesoro…” lei gli sfiora un braccio da sopra il
lenzuolo, con l’intento di
fargli una carezza senza essere invadente.
L’altro
tira su rumorosamente con il naso, sfregandosi con un po’
troppa rabbia gli
occhi.
Rachel
fa per allungarsi verso l’interruttore per accendere la luce,
ma Kurt la
trattiene debolmente per la camicia da notte di seta.
“Che
c’è?”
“Non
ti permetterò di vedermi in questo stato” trova la
forza e il coraggio
necessari per sbuffare la parodia di una risata. “Ho gli
occhi in fiamme.”
Odia
trovarsi in questa situazione. Vorrebbe davvero condividere tutto il
suo dolore
con la sua migliore amica, ma sa che finirebbe solo per farle una gran
pena.
Rachel immortalerebbe la sua aria completamente distrutta e ogni volta
in cui
lui si mostrerà giù di corda, lei
ricorderà quel momento e nella sua mente si
disegnerà quel dipinto drammatico.
“Va
bene” se si concentra, Rachel riesce a scorgere
nell’oscurità le due pozze di
acqua che una volta erano gli occhi di Kurt. “È
stato… brutale?”
Kurt
scuote la testa con un sospiro.
È
sembrato un normale appuntamento,
no, un eccezionale appuntamento, fino a che Blaine non si è
fermato tutto d’un
tratto, trattenendo Kurt che stava proseguendo incurante, tra
gesticolii e racconti
entusiasmati sulla grande mela.
Uno
dei motivi per cui lo ha
raggiunto a New York è quello per cui la serata si
è poi conclusa nel modo più
disastroso immaginabile.
“È
così bello che tu abbia una
nuova vita qui, Kurt, e non mi sembra giusto essere un freno per te,
per le tue
esperienze” mentre lo dice ha già le lacrime ai
lati degli occhi, e così Kurt,
che sembra non voler realizzare, nonostante si trovino già
nel pieno di un
discorso che dura già da qualche minuto.
“Blaine…
cosa stai-” “No, aspetta.
Dio, sembra una scusa idiota.”
Kurt
scuote la testa, confuso. “Vuoi-
vuoi rompere… perché?”
Blaine
gli afferra un braccio e
Kurt non ha abbastanza fegato per allontanarlo. Nella sua testa risuona
un
allarme: quello potrebbe essere uno dei loro ultimi contatti.
“Lo sai quanto ti
amo, e so che è reciproco, ma… sai anche
benissimo che superare la rottura, la
tristezza sarà sempre più facile e meno doloroso
di sopportare una distanza che
è perfino più grande di noi.”
“Non
sai quello che dici, Blaine,
ce l’abbiamo fatta fino ad ora e…
perché adesso?”
Blaine
rafforza la presa sul suo
braccio e la sua espressione si incrina, insieme alla sua voce.
“Sento di
essere di troppo, ora, e- e- sembra che questa storia della relazione a
distanza non abbia senso; non capisci, Kurt?”
Kurt
fa per parlare, ma viene
stroncato sul principio.
“Potremmo
sopportare all’inizio, ma
quando diventerà troppo, sarà ancora
così semplice? Tu non hai idea… da quando
hai preso quel volo non faccio che pensare a te, a cosa tu stia
facendo, se sei
contento, se senti la mia mancanza… Ho passato ore di
lezione e pomeriggi
interi a pensare, e ne sono uscito quasi pazzo. Tu stavi vivendo
esperienze
nuove, grandiose, e io me ne stavo sul mio letto senza concludere la
più
stupida delle cose. Ho perfino preso la mia prima F in letteratura
inglese.”
Blaine
non potrebbe sembrare più
dispiaciuto, più a pezzi, come se ogni parola che ha
pronunciato lo avesse
demolito sempre più. Kurt avrebbe riso per la sua F, ma ora
proprio non sembra
capace di provare altre emozioni se non quelle strettamente legate alla
disperazione.
Si
lascia scappare un pesante
sospiro tremulo, che scivola via dalle sue labbra socchiuse insieme
alla prima
lacrima fuggitiva.
“Per
niente” la rottura non è stata affatto brutale e
Kurt è ancora più infastidito
da questo: Blaine è stato perfetto anche nel compiere un
gesto talmente estremo
e drastico.
Rachel
piega le labbra in un sorriso velato. “Già. In
fondo è Blaine.”
Lui
si tira su a sedere, sospirando nel farlo, per poi sprimacciare il
cuscino
contro la testata del letto nuovo e far ricadere le braccia inermi sul
materasso, lungo i fianchi. Tutto ciò che ha luogo nella
successiva manciata di
secondi è uno scambio di sguardi rassegnati, nel profondo un
poco divertiti da
quella loro situazione così scomoda. Kurt stringe le labbra
tra loro e Rachel
può leggere chiaramente l’eco dei suoi pensieri
nei suoi occhi nascosti nel
buio non totale della stanza. Non ho idea
di cosa sia successo, non so cosa fare e non voglio sapere cosa
farò.
Kurt
è del tutto ignaro di cosa la loro storia abbia in serbo per
loro, o se davvero
qualcosa accadrà. Non vuole considerare il loro sentimento
morto, sepolto e
sigillato; in fondo, il loro non è stato nemmeno un vero e
proprio addio. Forse
un arrivederci, o meglio, nulla di definito, e in realtà,
è questo a spezzargli
il cuore, perché non sa. Non sa se domani mattina si
sveglierà e troverà un sms
di Blaine,
Non
sa quando e come sarà la volta
in cui si rincontreranno. Ma sarà tra due mesi, durante la
festa che Rachel
organizzerà nel suo famoso scantinato in occasione del
Ringraziamento.
Kurt
non sarà cosciente del fatto
che quella sarà una vera e propria rimpatriata tra membri
del Glee; Rachel,
prima della festa, avrà pensato un centinaio di volte di
dirgli che ci sarà
anche Blaine, ma poi non ce l’avrà fatta per paura
che lui non verrà.
Kurt
scenderà le scale che portano
al focolare della festa, questa volta da solo, senza particolari
preoccupazioni.
Non potrà negare di aver avuto una miriade di pensieri su
Blaine a quella
festa, ma qualcuno lo avrebbe sicuramente avvisato, perciò
sarà piuttosto
sereno.
Tuttavia,
si ricrederà quando, dopo
i convenevoli con amici che, in fondo, non vede da soli due mesi, si
dirigerà
con discrezione al tavolo allestito a mo’ di banchetto per
versarsi un po’ di
punch in un assurdo bicchiere rosso, la cui vista indirizza
automaticamente i
suoi pensieri verso il suo ex-ragazzo. Assurdo.
Quando
avrà sfilato un bicchiere
dalla pila, si volterà e, se non per
l’inconfondibile acconciatura piuttosto
discutibile, realizzerà che un paio di jeans e una felpa
grigia, comoda, visti
da dietro, non lo rimanderebbero mai a Blaine. Eppure sarà
proprio lui a dargli
le spalle.
“Blaine”
esalerà Kurt, tra lo
stupore e l’incredulità.
Lui
si volterà, non tanto sorpreso
quanto l’altro, perché evidentemente
sarà a conoscenza della sua presenza alla
festa.
E
sarà in quel momento che, a modo
loro, entrambi realizzeranno davvero quanto la mancanza
dell’altro li avrà
plasmati fino a farli ritrovare l’uno di fronte
all’altro con la mente sgombra
dal più futile pensiero e il cuore che palpiterà
in funzione del sentimento che
crederanno di aver messo a tacere… almeno un poco.
“Kurt,
che… che bello vederti”
Blaine sarà l’attore peggiore del mondo in
quell’istante, perso nell’impresa di
non pensare a quanto vorrà sapere riguardo la nuova vita
della persona con cui,
per oltre un anno, ha condiviso, prima o poi, fino al pensiero meno
influente.
“Come stai?”
“Oh,
benone!” Kurt raggiungerà la
stessa capacità di recitazione dell’altro. Si
accorgerà di aver un’espressione
tutt’altro che vigile e cosciente, così
scioglierà la tensione sul proprio viso
assumendo uno dei suoi sorrisi talmente tirati da apparire
completamente
dissociati.
Per
l’imbarazzo, poi, abbasserà gli
occhi sull’outfit discutibile che Blaine sfoggerà
quella sera. “E… a cosa
dobbiamo il cambio di look? Non ti ho mai visto
così… casual?”
Blaine
arriccerà le labbra in un
piccolo sorriso, profondamente in soggezione.
“È… sai, solo…
Cooper.”
Kurt
sospirerà una breve risata
nervosa, mentre starà storcendo i bordi del bicchiere ancora
inutilizzato.
Blaine
lo noterà, come ha sempre
captato il significato di ogni suo gesto, di ogni piccola e
apparentemente
insignificante mutazione nella sua espressione. “Vuoi del
punch?”
“Basta
che non sia corretto.”
“No,
certo che no” lo sapeva, lo sa
e lo saprà sempre che Kurt non sopporta il retrogusto
fiammante dell’alcol
nelle bevande corrette, o non glielo proporrebbe mai. Allora
allungherà la mano
per prendere il bicchiere dalle sue mani, e nel farlo, le dita
sfioreranno
accidentalmente, per una frazione di secondo, le sue.
Entrambi
sussulteranno
sommessamente, come se quel contatto non fosse mai apparso
così strano.
Passeranno
le ore e in una festa in
stile Glee che si rispetti non potrà mancare un revival
delle loro performance
preferite.
Santana,
direttamente da Luisville
e Quinn, fiera studentessa di Yale, si ricongiungeranno sul palco
personale
della Berry per rivivere la loro ultima esibizione insieme. Canteranno
‘Take my
breath away’; Rachel e Finn ondeggeranno un poco a disagio ma
sempre più
innamorati al centro del gruppo. In quel momento staranno insieme, di
nuovo, da
pochi giorni, da quando Finn sarà tornato a Lima
dall’esercito.
Kurt
sarà finito accanto a Blaine,
perché sono sempre stati e sempre saranno i poli opposti di
due calamite.
Certo, non saranno perfettamente a loro agio, non saranno i soliti Kurt
e
Blaine, quelli che i ragazzi del club hanno sempre visto entrare spalla
contro
spalla in aula canto e, senza neppure volerlo, hanno sempre fatto
scappare un
mucchio di sospiri inteneriti.
Saranno
vicini, ma non troppo,
ancora in sintonia, ma non come prima. Almeno, sarà quello
che avranno deciso
per loro stessi.
Blaine
oscillerà compostamente sul
proprio posto, mimando il ritornello a labbra dischiuse. Kurt lo
sbircerà e si
vergognerà dei suoi pensieri, che saprà gli
porteranno solo tormento.
“Ricordi
cosa hai detto durante la…
beh, la nostra notte, nell’auditorium?” Blaine
eviterà di aggiungere che quello
è il momento su cui rimugina ogni volta che mette piede
lì dentro.
Kurt
porterà le braccia al petto,
conserte a mo’ di scudo, annegando nel disagio e nella
malinconia, mentre si
farà distante in modo impercettibile, ma non agli occhi
dell’altro.
In
quel momento si accorgerà di
essere disposto a tutto per salvare loro e il loro amore, che allora
sarà più
forte e tangibile che mai. Sarà come
un
campo elettrostatico tra i loro corpi privi di energia, ma a farlo
desistere
sarà solo consapevolezza che sarà ancora troppo
presto, perché le loro impronte
sul terreno fangoso in cui staranno camminando saranno ancora troppo
fresche.
Lascerà
stare, deciderà di lasciar
correre il tempo ancora un po’, o per sempre. Questo
sarà tutto da scoprire.
“Mi
togli il respiro…” sospirerà,
forse più a sé che in risposta a Blaine. Lo
farà come quella notte, ma sarà
così diverso.
In
un momento di silenzio
imbarazzante si guarderanno intorno e noteranno di essere come una
macchia
grigia in mezzo ad un tripudio di coriandoli colorati. Blaine
inspirerà
profondamente, racimolerà tutto il coraggio che possiede,
quello di cui ha
parlato così tante volte, e fronteggerà Kurt.
“Sarà
solo un ballo, okay?” poserà
con discrezione una mano al fianco morbido dell’altro, senza
poter impedire a
se stesso di essere travolto da così tanti suoni e immagini
e sensazioni, e
prenderà una sua mano tra la propria, portandola
all’altezza delle loro spalle.
Kurt
non gli sarà mai parso così
irraggiungibile come in quell’istante, mentre si muoveranno a
tempo stretti
l’uno all’altro, ma avrà la
consapevolezza di non potersi allungare verso la
sua persona e ricordarle quanto sia felice di stare con lei.
Kurt
starà rivolgendo lo sguardo
altrove, come ha sempre fatto, ma stavolta per reprimere un imbarazzo
decisamente diverso, che avrà decisamente molto a che fare
con quello
dell’altro.
Nonostante
tutto, quando arriverà
la fine della canzone e tutti saranno obbligati ad allontanarsi, non
sarà una
sensazione di sollievo, quella che entrambi sentiranno bruciare nello
stomaco
nel ricordare che, dopo il loro ballo, non è stato per nulla
necessario
sciogliere il groviglio dei loro corpi.
Intanto
l’intero Glee club si starà
domandando cosa diavolo sarà appena successo tra loro due.
“Capisco
quanto tu sia confuso ora, Kurt,” Rachel si allunga per
accendere l’abatjour e
non le importa dello stato in cui si trova il suo migliore amico,
davvero,
vuole solo poterlo guardare negli occhi e dirgli che tutto si
sistemerà, anche
se sarà difficile e farà male. “Ma ti
prometto che tra un po’ tutta quella…
nebbia nella tua mente sparirà.”
Kurt
le afferra la mano mentre trattiene il respiro. Entrambi abbassano lo
sguardo
sulle loro mani incastrate l’una nell’altra, le
nocche bianche nello sforzo di
stringere con quanta più energia possibile.
Le
crede, non può farne a meno. In fondo è lei ad
essere passata attraverso tante
rotture da poter essere un’ottima consulente, anche se al
momento non ha
bisogno di un consiglio, o una guida, vuole solo la sua Rachel accanto,
la
Rachel che, come lui, sta stringendo i denti per superare
quell’odioso vuoto in
mezzo al petto.
“È
tutto così confuso che… mi fa solo girare la
testa, Rachel.”
Lei
raggruppa le gambe sul letto e si raggomitola accanto Kurt, passandogli
un
braccio intorno alle spalle per stringerlo a sé. Abbandona
la testa contro la
sua; entrambi stanno fissando ora un punto indefinito di fronte a loro.
“Cosa
vorresti fare?” domanda Rachel.
Kurt
sospira, scuotendo lievemente il capo. “Vorrei
così tanto non dovermi
arrendere…”
“Ascolta:
io non voglio che questo comprometta la brillante carriera che potresti
intraprendere,
Kurt. Hai così tante possibilità qui a New York,
e- e stare con Blaine sarà una
di queste, ma in futuro.”
Kurt
si volta per guardarla, confuso.
“Intendo…
forse è bene che le vostre vite prendano strade
diverse… per un po’. Rimanere
legato a ciò a cui appartenevi fino a poco fa non ti
aiuterà. Dovresti prendere
tutto questo come… come un aiuto da parte di Blaine per
crescere e trovare la
tua vocazione, giusto?” sciorina lei, mentre è
così concentrata a sfregare il
pollice sul dorso della mano di Kurt, ancora stretta alla sua.
Lui
è così scosso e ancora più confuso,
tanto da non poter proferire parola. Rachel,
d’altro canto, ha ragione e fa ancora più male
realizzare che l’unico modo che
ha per portare avanti la sua vita al meglio lì, in una
città così sconosciuta e
infinita, non comprende Blaine, il suo amore.
“È
che… sembra così difficile il pensiero di andare
avanti senza di lui.”
“Lo
so, Kurt, lo so…”
Non
smetterà di pensare di non poter confidare più in
Blaine durante i suoi momenti
bui, di non potersi alzare, domattina, e portargli la colazione,
baciarlo e
fare la pace. Si chiede cosa ne sarà dei suoi dubbi
più vani e dei momenti di
pura euforia, se non potrà condividerli con lui come ha
sempre fatto.
Tornare
alla vita di prima, quando ignoravano l’uno
l’esistenza dell’altro, appare come
una prospettiva terrificante. Significa soltanto vivere senza potersi
sentire
in perfetta sintonia con la propria metà, pur sapendo che
questa si trova
chissà dove, e chissà cosa starà
facendo o pensando.
Tuttavia
non sarà così semplice
soffocare la loro profonda connessione. Puoi buttare giù un
grattacielo, ma
sta’ sicuro che le fondamenta saranno lì a
testimoniarne la presenza passata.
Sarà
passato poco più di un mese
dall’ultima volta in cui si sono visti, e Blaine non
farà in tempo ad
accorgersi di aver cercato premuto il tasto di chiamata rapida settato
sul
numero di Kurt, che il telefono avrà già preso a
squillare.
Kurt
risponderà dopo pochi squilli,
allarmato perché una chiamata di Blaine potrebbe significare
di tutto.
“Scusami,
Kurt, io- io non ho
motivo di chiamarti” la sua voce, lievemente distorta in un
suono vagamente
metallico dal ricevitore, suonerà atterrita.
“Blaine,
è successo qualcosa? Spero
non sia nulla di grave; non farmi preoccupare” e Kurt
sarà seriamente concitato
nel parlare per via dell’improvvisa agitazione.
“Non
ho nemmeno pensato prima di
chiamarmi, perdonami. È solo… un’altra
discussione con mio padre…”
“…
Stai bene?”
Blaine
esalerà un sospiro tremulo
che colpirà l’altro dritto al cuore, anche a
quella distanza. Non sembreranno
più così lontani in quel momento. Non si
sentiranno come se non si parlassero
da settimane, come se non si fossero più scambiati
decine di messaggi di buon giorno e
buona notte.
Ritorneranno
ad essere confidenti,
e finché sarà possibile godere di quella mera
illusione, lo faranno senza
rimpianti.
“Non
mi aveva mai detto di provare
vergogna nell’avermi come figlio, Kurt… e mia
madre non- lei è solo stata in
silenzio come fa sempre.”
Kurt
potrà vederlo rannicchiato
contro la testata del letto, con le gambe strette al petto e il viso
bagnato di
lacrime rapprese, ma allora non basterà dirgli
‘sono subito da te, amore’,
montare in macchina e guidare ai limiti della legge verso Westerville.
“A-
Blaine,” si addenterà il labbro
inferiore per essere quasi inciampato nella nostalgia
dell’abitudine. “Non hai
nulla di cui vergognarti, lo sai… e sai che il mio telefono
è sempre acceso per
te, vero?”
Vorrà
dirgli che non è vero, che
spererà di non ripetere quel tuffo nel passato sapendo di
poter atterrare
solamente su una distesa di ghiaia. Ma non potrà mai
negargli l’appoggio che
gli ha sempre dato; sarebbe come privarsi di un arto, o di un senso.
Sentirà
Blaine inspirare tutta la
sua frustrazione e farà male non poter essere lì
ad asciugargli le lacrime.
“La-
la cosa buffa è che per la
prima volta sento di essere d’accordo con
lui…”
Kurt
potrà benissimo immaginare un
mezzo sorriso amaro che in quel momento, senza dubbio, si
arrampicherà sul suo
viso congestionato.
Vivranno
un momento in cui, con
sorpresa, scopriranno che non c’è mai fine al
peggio.
Dopo
la festa di Rachel, Kurt
rimarrà a Lima per qualche giorno, e davvero, proveranno a
trascorrere del
tempo insieme, ma sarà solo un’inutile e
sconclusionata scalata verso il nulla.
Blaine
si presenterà a casa Hummel
con qualche DVD in mano. Lo farà principalmente
perché vorrà che Kurt gli
racconti della sua nuova vita, che conoscerà solo
frammentariamente grazie a
qualche telefonata e messaggio scambiato con Rachel.
Kurt
sarà sorpreso, non saprà cosa
pensare di quella situazione, ma si dirà che, in fondo,
sarà solo un
pomeriggio. E poi Blaine gli mancherà così tanto
che, pur con tutta la volontà,
non riuscirà a non essere felice di vederlo
all’uscio.
Guarderanno
Rent mimando le battute
a labbra socchiuse, sbirciandosi l’un l’altro di
tanto in tanto per accettarsi
che la loro sintonia non sia sbiadita con la lontananza e infine
compiacendosi
di trovarla lì, vivida tra loro.
Kurt
parlerà senza fermarsi della
sua vita a New York, senza però arricchire il suo racconto
di troppo
entusiasmo, perché il suo percorso non sarà
così eccitante come invece lo
sarebbe se lo condividesse con Blaine. Anche lui parlerà
molto; gli racconterà
di come vanno le cose al McKinley da quando lo ha lasciato
definitivamente, del
Glee club che si sta risollevando con la sua fierezza, della bambina di
Sue che
è diventata la mascotte dell’intera scuola.
Gli
dirà che avrà vinto le elezioni
e sarà il nuovo rappresentate degli studenti
dell’ultimo anno e che avrà
scongiurato tutti i loro amici per non farne parola lui,
perché vorrà farlo di
persona.
Kurt
sarà meravigliato, stupito e
onestamente scosso. “Non avevo idea che volessi diventare
rappresentante degli
studenti, Blaine!”
Blaine
penserà per qualche se
essere sincero e dire cosa lo avrà spinto a candidarsi. Poi
deciderà di
completare il quadro. “Volevo solo poter realizzare tutti i
tuoi propositi. Sei
stato una grande ispirazione per tutta la scuola, Kurt, anche se molti
se ne
sono accorti troppo tardi.”
Kurt
avrà gli occhi fissi su di lui
e saranno sgranati e liquidi e annebbiati da un tripudio di emozioni.
Gli
formicolerà lo stomaco insieme alle dita perché
non potrà slanciarsi sul suo
perfetto ragazzo – ex ragazzo – e piangere tutte le
lacrime di gioia sulla sua
spalla.
“Hai-
lo hai fatto davvero per me,
Blaine? Non so cosa dire…”
Blaine
annuirà con poca decisione,
non riuscendo ad esternare, in quel momento, tutto l’orgoglio
che proverà,
mentre avrà le dita arricciate sulla coperta del letto di
Kurt. “E siccome
tutti si sono accorti che la storia del martedì in topless
di Brittany era una barzelletta,
non è stato troppo difficile vincere.”
Kurt
non riuscirà più a ricordare
tutte le volte in cui Blaine l’ha sorpreso al punto di
togliergli il respiro.
Farà male prendere atto in quello scorcio di perfezione
della situazione in cui
si troveranno, ma non potrà fare a meno di ripensare con un
sorriso dimentico a
sigillare l’espressione assorta a quando è apparso
al McKinley con i Warbler
per cantargli una serenata davanti a tutto il corpo studentesco, quando
invece
si è presentato al suo armadietto, libero
dall’uniforme, all’anello e alle
promesse che, in parte, nonostante tutto, starà ancora
mantenendo.
“È-
è fantastico, perché non me
l’hai detto prima?”
“Ho
aspettato per dirtelo di
persona. L’ho fatto anche nella speranza di rivederti, in
realtà…”
Kurt
lo avvolgerà in un abbraccio
caldo, familiare. Entrambi sospireranno nel godere di una sensazione
che avranno
temuto di aver smarrito.
Blaine,
poi, non saprà come sarà
finita così, né cosa gli avrà dato la
sensazione di poterlo baciare di nuovo.
Lo
terrà stretto, saldo a sé e
sospirerà con la fronte corrugata in un cipiglio disperato
“Ti amo ancora così
tanto, Kurt.”
Kurt
non saprà cosa farsene di quel
bacio. Lo amerà, ne vorrà ancora, ma è
sempre stato il più razionale tra i due,
e con uno schiocco violento si separerà da lui.
“Devi
andare ora…” mormorerà,
seduto nella posizione più rigida che avrà mai
assunto, le mani strette tra le
cosce congiunte e lo sguardo turbato, perso di fronte a sé.
Blaine,
un paio di giorni dopo,
cercherà di scusarsi, ma finiranno col gridarsi addosso la
loro rabbia. E
decideranno che non sarà possibile per loro affrontare una
situazione del
genere, se non da soli, senza vedersi né parlarsi.
Sarà
inutile negare i loro
sentimenti. Dovranno solo aspettare e forse il loro momento
arriverà e si farà
sentire forte e chiaro, di nuovo.
Kurt
gli dirà che assecondare la
piega che starà prendendo la situazione sarebbe come voler
salvare qualcuno
dall’annegare ma assicurargli invece una zavorra ad un piede,
e Blaine potrà
solo annuire e tornare a convincersi di aver fatto la scelta corretta.
Si
ripeterà in continuazione che, se fossero rimasti insieme,
sarebbe una
condizione ancora meno sopportabile.
“E
se non gli servisse molto tempo per dimenticarmi? Se io lo cercassi,
tra un
anno, e lui non ne volesse sapere nulla di me?” blatera
sommerso dalla
preoccupazione. Intanto tira il lenzuolo fino al mento, stringendolo
nei pugni
ben saldi.
Rachel
gli dà una lieve spinta. “Kurt, siete anime
gemelle!”
L’espressione
di lui cade come un castello di carte. “I- io sono sicuro al
cento per cento di
noi, lo sai, Rachel… ma… io non vedo nessun altro
se non lui nel mio futuro. E
pensare che- che potrebbe essere finita per sempre… mi
uccide” esala con gli
occhi gonfi di lacrime e il cuore gonfio di paura. Sembra tutto
così incerto,
ora, da riempirlo di terrore. È paralizzato, inchiodato al
suo letto tra le
braccia della sua migliore amica, che non sono quelle di Blaine, e ogni
pensiero indirizzato a lui è come una pugnalata alle sue
speranze. Adesso
proprio non può permettersi di essere positivo; ha appena
perso qualcosa di
troppo grande, forse non per sempre, ma questa è la
realtà dei fatti: lo ha in
ogni caso perso.
“Kurt…
forse pensi troppo” Rachel gli dona un piccolo bacio
all’altezza delle tempie,
per poi stringerlo ancora un po’ a sé, magari per
rassicurarlo un po’.
“Non
puoi biasimarmi…” Kurt sospira e inclina la testa
contro quella dell’amica.
“Ascolta,
Kurt, tutti credono in voi, me compresa. Vedrai che tutto
tornerà al proprio
posto, alla fine. E lo farà senza che voi ve ne accorgiate,
okay?”
Annuisce
debolmente, senza riuscire ad esserne veramente convinto, non appena
dopo che
il suo mondo gli è crollato sulle spalle.
Kurt
paragonerà troppe volte la
delusione della mancata ammissione alla NYADA alla rottura con Blaine,
e solo
dopo molto tempo e troppo rimuginare arriverà alla
conclusione di non aver mai peccato
tanto di superficialità.
Dopo
l’arrivo della lettera finale,
è corso da Blaine, che è sempre stato il suo
sostegno, ciò che gli ricordava
sempre dove fosse la forza che ha spesso temuto di aver smarrito.
Quando ha
perso Blaine, non c’è stato nessun rimpiazzo al
collante che teneva insieme i
suoi pezzi. Ma, alla fine, ce l’avrà fatta.
Sopravvivrà indenne alla
lontananza, alle giornate di lavoro infinite, alle cene in solitudine,
ai
weekend chiuso in camera ad incollare ritagli di giornale per venire a
capo
delle nuove tendenze, alle telefonate con i suoi amici che gli
chiederanno
sempre come vadano le cose con Blaine, alle scuse che verranno dopo i
suoi ‘non
ci parliamo dal ringraziamento’, agli appuntamenti al buio
che Rachel gli
combinerà con alcuni studenti della NYADA, al primo bacio
dato ad un ragazzo
che non sarà Blaine, alla sera in cui in tv trasmetteranno
‘Le pagine della
nostra vita’. Si sentirà fiero e fortificato,
soddisfatto dai suoi traguardi e
sempre un po’ malinconico nel pensare a lui. Non lo
avrà dimenticato, lo amerà
più intensamente di prima, se possibile. Ce
l’avrà solo fatta a conciliare la
nostalgia al caos della sua vita, e soprattutto a permettere che
quest’ultima camuffi
un po’ la prima.
Saranno
passati otto mesi dalla
rottura quando Kurt troverà il suo documento falso nel
portafoglio e deciderà
di andare allo Scandals senza avere davvero un motivo, semplicemente
perché
quel posto sarà sempre straripante di ricordi.
Saranno
passati otto mesi dalla
rottura quando Blaine troverà il suo documento falso in una
tasca dimenticata
della sua tracolla e deciderà di andare allo Scandals per lo
stesso non-motivo.
La
scuola sarà finita da pochi
giorni, l’ultimo anno di liceo sarà volato via
insieme a tutti gli altri e lui
avrà tante serate libere, almeno fino al suo trasferimento.
Kurt
sarà tornato a Lima per
qualche giorno di vacanza, e quella sera tutti sembreranno aver piani
che non
comprenderanno lui, quindi monterà in macchina e
guiderà fino a Lima ovest. Si
augurerà di trovare Dave, magari; avranno avuto brevi
conversazioni durante
tutto l’anno, ma non lo sentirà da qualche
settimana.
La
sua situazione a scuola sarà
migliorata notevolmente, e starà comunque seguendo una
terapia che lo farà
stare bene con sé e con gli altri.
Blaine
sarà seduto al bancone con
una birra ghiacciata stretta in una mano e uno Shirley Temple difronte
a sé,
che avrà ordinato per pura abitudine, un po’
soggiogato dalla tipica
inquietudine di essere entrato nel locale con mezzi poco legali.
“Blaine?”
La
voce di Kurt suonerà acuta e
colma di sorpresa. Le dinamiche del loro incontro alla festa di Rachel
replicheranno, e nessuno dei due potrà fare a meno di
pensarlo.
Rivedersi
sarà ancora
un’indescrivibile sorpresa, che scuoterà entrambi
dal profondo.
“Kurt!
Siediti pure” Blaine
indicherà indugiante lo sgabello accanto al suo.
“O- o sei con qualcuno?”
Kurt
sorriderà dissentendo, mentre
qualcosa di martellante gli dirà di lasciare da parte ogni
sentimento negativo,
e si siederà vicino a Blaine, per notare subito il drink
abbandonato sul
bancone. “E quello?”
Le
labbra dell’altro si
incresperanno in un sorriso imbarazzato. “È la
forza dell’abitudine, sai…”
Kurt
si lascerà scappare una
risata, afferrerà lo Shirley Temple e farà
scontrare gentilmente il bordo del
bicchiere contro il vetro della birra. “Al tuo diploma,
quindi.”
Blaine
lo osserverà per qualche
attimo nella sua positività radiosa, innamorato, sopraffatto
dalla sua bellezza
di cui mai si potrà scordare, infine, un poco assente,
risponderà al brindisi.
Non
riuscirà ad aggiungere altro
poiché, quando dalle potenti casse del locale
esploderà ‘I will survive’, Kurt
lo afferrerà per il polso e lo trascinerà al
centro della pista insieme a
decine di uomini e drag queen scatenati.
“Kurt!
Ma noi non-” dirà Blaine a
gran voce, immobile in mezzo alla pista pullulante. “Non
capisco cosa stia
succedendo!”
“Non
lo so, Blaine! Ci siamo
incontrati stasera e… quante possibilità avevamo
che questo accadesse?”
Kurt
continuerà a muoversi
discretamente a ritmo di musica, mentre Blaine si torturerà
le labbra a furia
di mordersele e qualcosa di molto importante lo dilanierà da
dentro.
“Cosa
succede, Blaine? Perché non
balli?” Kurt verrà ferocemente assalito dalla sua
paura più ricorrente. Il
terrore di essere stato dimenticato, cancellato dal suo cuore e dalla
sua vita,
lo assalirà per la prima volta davvero, e sarà
più traumatico di quanto avrà
mai pensato.
Si
pietrificherà, mentre intorno a
loro non ci saranno altro che risate e schiamazzi e gioia.
Blaine
trarrà un respiro talmente
ampio da non poter ospitare ulteriore aria nei polmoni, e
avrà paura di parlare
perché non saprà cosa succederà.
“Mi
stai spaventando…”
“Kurt…
mi hanno preso alla NYU.”
Di
fronte all’espressione vacua di
Blaine, quella di Kurt esploderà in un enorme sorriso. Si
porterà le mani alla
bocca, esterrefatto, e si farà scappare un urlo per poi
gettarsi su di lui,
come ha sempre amato fare.
La
tensione di Blaine si scioglierà
dal fascio di nervi che sarà diventato, e lui
porterà le braccia intorno alla
vita di Kurt, senza potersi frenare dal sorridere nel modo
più luminoso e
naturale possibile.
Saranno
passate poche ore dal loro
incontro allo Scandals e Kurt e Blaine avranno appena fatto
l’amore come la
prima volta.
Si
accoccoleranno l’uno all’altro,
senza alcun rimpianto. Non rimpiangeranno il tempo che hanno trascorso
divisi,
le liti, perché sapranno di aver trovato il momento perfetto
per loro.
“NYU,
uh?” mugugnerà Kurt, assonnato.
“Facoltà
di arti.”
Blaine
si stiracchierà debolmente,
mentre Kurt sorriderà dimentico e felice.
“Be’, comunque la mia stanza è
piuttosto spaziosa.”
Rachel
sbadiglia e Kurt ne è
contagiato.
“Potrei
svenire dal sonno, sul serio” si lamenta lei.
“Non
credo riuscirò a chiudere occhio, ma torna a dormire,
Rachel.”
“Sei
sicuro che-”
“Tranquilla”
Kurt tenta di rassicurarla ostentando un lieve sorriso.
Rachel
sguscia via dal letto di Kurt, barcollando un po’ quando si
alza, non
totalmente lucida.
“Be’,
abbiamo avuto proprio una giornata terribile” considera.
“Di
merda” aggiunge lui, lei sorride pacatamente.
“Se
hai bisogno di qualunque cosa… sai dove trovarmi,
okay?”
“Rachel,
non sono un bambino” la canzona Kurt.
Lei
lo guarda mortificata ma accondiscendente, mentre si avvicina alla
porta. “Lo
so, ma… sono sempre qui per te, solo questo”
mormora.
Il
sostegno di Rachel lo solleva un poco, e in fondo, nonostante tutto,
è felice
che ci sia lei al suo fianco.
“Buonanotte”
le sussurra, appena prima di sdraiarsi e coprirsi fino al mento.
Rachel
gli manda un bacio, proprio come ha fatto quella sera Blaine. Poggia le
labbra
sul palmo della mano e soffia via il bacio nella sua direzione, per poi
chiudersi la porta alle spalle.
Kurt
resta solo e spegne la luce. Non ha mai capito quello strano modo di
dimostrare
affetto, come se un bacio fosse qualcosa di materiale, come se davvero
un bacio
potesse fluttuare nell’aria e arrivare al destinatario. E se
giungesse alla
persona sbagliata?
È
davvero un modo rischioso di baciare qualcuno, ma a Kurt, ora,
dispiacerebbe
molto sprecare l’affetto di Rachel.
Sospira.
Dovrà pure essere da qualche parte, quel bacio, come quello
di Blaine sarà
sperduto chissà dove nel parco.
Allunga
il braccio sopra di sé e con la mano afferra
l’aria.
Forse dovrebbe mettere il bacio al sicuro, così lo stringe nel pugno che avvicina al petto appena prima di chiudere gli occhi e non dormire.
È una one shot veloce ma non troppo corta e lo so, la narrazione in parte al futuro è piuttosto insolita. Volevo mettermi alla prova; non so se possiate apprezzare o non vi piaccia nemmeno un po'. Be', ecco qui.
Ho scritto questa OS ad agosto e mi sono dimenticata di postarla, finché mi sono detta "ehi, domani esce la 4x04!". Quindi meglio tardi che mai, no? *Continua ad incrociare le dita per la Klaine* Uh, e spero che questo piccolo sgorbio possa tenere un poco compagnia a qualche impavida anima che seguirà la diretta.
Courage!