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Autore: Amor31    04/10/2012    4 recensioni
Gwen ha sopportato le angherie di Heather per tanto, troppo tempo.
Si è vista strappare la sua ancora senza poter muovere un dito.
Il diario trafugato è tutto ciò che le rimane. O quasi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - L'isola
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Profumo d’inchiostro

Un altro falò. Un altro compagno da salutare.
Gwen era stanca di quel dannato gioco. Si sentiva come una marionetta nelle mani sadiche di Chris McLean, abbandonata al suo destino. Certo, a tirarla su di morale c’erano ancora amiche come LeShawna, ma proprio a quest’ultima attribuiva una piccola parte della causa del suo malessere.
Quella che aveva vissuto era stata la settimana più intensa da quando aveva messo piede sull’isola di Wawanakwa. Si era divertita come non mai, tentando di buttare fuori quella spocchiosa di Heather insieme ai suoi fidati compagni di squadra. Peccato però che non ci fosse riuscita: se solo ce l’avesse fatta, forse in quel momento lui sarebbe stato ancora lì.
Gwen si chiedeva come fosse possibile essere felici ed improvvisamente tristi nello stesso giorno. In passato non aveva mai creduto agli sbalzi d’umore, ma adesso aveva dovuto ravvedersi. Soltanto cinque sere prima aveva assistito all’eliminazione del suo amato Trent, diffamato dalle menzogne di Heather, e non aveva avuto nemmeno il tempo di salutarlo a dovere.
“Maledetto Chris!”, aveva pensato più volte Gwen. “Dannata Heather!”.
La ferita era così recente e dolorante da continuare a sanguinare. La ragazza non faceva altro che ricordare quella giornata scandendola in più fasi: era stata indetta la solita sfida e ben presto tutti i campeggiatori si erano dispersi per recuperare delle improbabili chiavi semi arrugginite; a lei era toccato l’ingrato compito di affrontare una puzzola, ma fortunatamente era giunto in suo soccorso Trent che, da vero cavaliere, aveva trovato il modo di liberarsi dell’animale. Gwen riportava con gioia alla mente il momento in cui aveva finalmente trovato il coraggio di baciare quel ragazzo che le aveva letteralmente fatto perdere la testa fin dalle prime settimane di convivenza; da lì in poi, le cose erano precipitate. Heather aveva adescato il chitarrista al molo, raccontandogli una montagna di frottole riguardanti lei e alcune sue incredibili confessioni, poi lo aveva baciato, badando bene di farsi vedere.
Al solo pensiero, Gwen stringeva i pugni per l’ira: come aveva fatto Trent a credere alle parole di quella vipera? Perché aveva risposto al “bacio del tradimento”? E Heather come diavolo era riuscita a procurarsi l’immunità? Possibile che il caso la favorisse così spudoratamente?
“Ma che cosa ho fatto di male?”, si domandava Gwen nel pieno sconforto. “Perfino LeShawna ha contribuito a peggiorare la situazione diffondendo la bella notizia… E così Trent se n’è andato. Eliminato dalle trame di quella doppiogiochista!”.
Sì, per la prima volta Gwen era passata dall’essere felice per il bacio scambiato con l’amato all’essere abbattuta per quell’eliminazione tanto cocente quanto inaspettata.
“Devo trovare un modo per fargliela pagare. Heather non vincerà questo reality, no! Sarò io a buttarla fuori, dovessi prenderla a calci!”.
 
Quella sera Gwen era stata costretta a salutare definitivamente anche Bridgette, la seconda ragazza con cui aveva maggiormente stretto amicizia. Dopo aver assistito alla sua partenza dal Molo della Vergogna, era tornata all’accampamento e aveva preso il prezioso diario da sotto il cuscino, decisa ad annotare le ultime novità. Di nuovo all’aperto, si era allontanata verso la scogliera seguendo lentamente il dolce profilo sabbioso della costa, pensando e riflettendo attentamente su quanto accaduto fino ad allora.
Quando ritenne di essere abbastanza lontana dal resto del gruppo, si fermò e sedette per terra al limitare del boschetto. Guardò le stelle, ricordando la piacevole compagnia di Trent durante la folle Maratonotte indetta da Chris, e si concentrò sulla superficie del mare, increspata da calme onde che brillavano sotto i raggi di una luna più pallida del solito.
“Wow, atmosfera interessante”, si disse ironica. “È esattamente quello di cui ho bisogno per dimenticare…”.
Prese la penna, conservata tra le pagine del diario, e tolse il tappo, pronta per scrivere:
Caro diario,
sta andando tutto a rotoli. Ecco che un’altra amica abbandona il campo tra gli abbracci e i saluti di tutti. Siamo rimasti in pochi, ma ognuno di noi ha un valido motivo per lottare. Forse i più spronati in questo momento siamo io e Geoff: entrambi dobbiamo andare avanti non solo per noi stessi, ma anche per le persone che ci aspettano fuori da qui. Perché so che è così: Trent sta facendo il tifo per me, ne sono sicura. Ma quanto vorrei che fosse ancora qui! Quanto vorrei che Heather prendesse il suo posto! Dannata! Non ha capito che la sua presenza mi incita a fare sempre meglio, a lottare con ancor più grinta.
La gara si fa sempre più dura: di quanti posso fidarmi? Chi posso considerare amico, oltre a LeShawna? E in che modo posso assicurarmi che Heather venga buttata fuori una volta per tutte? Di certo non”
-Ehi, dolcezza!-.
Gwen alzò lo sguardo dal foglio e puntò gli occhi verso una macchia che si avvicinava sempre più nell’oscurità, abbandonando per un attimo lo scritto che teneva sulle ginocchia.
-Duncan-, disse lei facendo un cenno con la testa, -che cosa ci fai qui?-.
-Potrei farti la stessa domanda-, ribatté il ragazzo senza scomporsi. -Ti stavano cercando, all’accampamento-.
-Erano preoccupati?-, chiese Gwen dimostrando finto interesse.
-Lindsay voleva provare dello smalto nero, o almeno mi sembra che abbia detto questo. Aveva bisogno del tuo permesso, credo-.
-Oh-.
Duncan rimase immobile nel buio. La ragazza non avrebbe saputo dire che cosa stesse facendo, ma nell’incertezza riprese a scrivere, pur distinguendo a malapena le parole che ricoprivano la pagina.
-Sbaglio o quel coso è stato pubblicamente letto da Heather?-.
Gwen non diede peso alle parole del punk, pur sentendosi lievemente irritata dall’osservazione.
-Continui ancora a scriverci sopra, dopo la figura che quell’arpia ti ha fatto fare?-.
La ragazza si morse la lingua per non controbattere.
-Mah… Ho sempre detto che le donne sono strane-.
-Hai qualche problema in merito?-.
-Uhm? No, perché?-.
-Sembri quasi interessato-.
-Interessato? Io? Ma figurati! Non perdo tempo dietro a roba da femminucce-.
-Avere un diario non è da…-.
-Bambine? Oh, sì che lo è!-.
-Ascolta-, disse Gwen sul punto di perdere la pazienza, -tu non senti mai il bisogno di… sfogarti?-.
-Certo. Bruciavo macchine nei parcheggi, se vuoi saperlo, e il mio passatempo preferito mi ha portato dritto in riformatorio-, spiegò brevemente Duncan. A Gwen sembrò che il ragazzo rammentasse piacevolmente i “vecchi tempi”.
-Intendevo dire a parole-, precisò la ragazza sollevando un sopracciglio.
-Ti ricordo che c’è un confessionale, su questa stupida isola. Maleodorante e a forma di gabinetto, ma pur sempre un confessionale-.
-E se si pensano cose tanto intime da non poter essere rivelate in diretta nazionale? Che cosa mi consigli di fare?-.
-Non ti basterebbe prendere a sassate McLean? Ci guadagneremmo tutti…-.
-Duncan, sii serio-.
-Sono serio, dolcezza-.
Gwen si stropicciò lievemente gli occhi e osservò la pagina per metà bianca.
-Dannazione, non riesco a leggere nulla di quello che ho scritto-.
-Capita quando si è al buio, sai?-.
La ragazza non apprezzò particolarmente il tono sarcastico del punk e con uno scatto si alzò in piedi, pronta a tornare all’accampamento.
-Ci vediamo domani mattina. Buonanotte-.
-Ehi, ferma lì! Posso esserti d’aiuto, se vuoi continuare a stare qui fuori-.
Gwen si fermò e guardò il punk, chiedendogli: -Come?-.
-Semplice-.
Duncan estrasse da una tasca un piccolo accendino e fece scattare la fiamma, mostrandola alla ragazza.
-D’accordo, bel gingillo. Ora, se vuoi scusarmi, torno dagli altri-.
-Forse non ti sei accorta che questo è un accendino-.
Gwen si voltò di nuovo ed incrociò le braccia: -Quindi?-.
-Può servirti per scrivere. Vieni qui, siediti esattamente dov’eri un minuto fa. Ti faccio luce io-.
Duncan si avvicinò all’albero e rimanendo in piedi lasciò divampare la fiammella.
-Allora? Che cosa stai aspettando?-, domandò alla compagna dopo una manciata di secondi.
Gwen mosse qualche passo nella sua direzione con sospetto, poi sedette sull’erba e lasciò aderire la schiena al tronco della sequoia, poggiando il diario sulle ginocchia.
-Riesci a leggere così?-, chiese il punk.
-Molto poco-, rispose la ragazza. -Sarà meglio lasciar perdere…-.
-Non c’è problema-.
Duncan le si inginocchiò accanto e avvicinò l’accendino alle gambe di Gwen. Un alone aranciato li avvolse completamente, rendendoli un unico punto luminoso nel mare di oscurità che li circondava.
-Va meglio adesso?-.
-Decisamente sì-.
Gwen riprese la pagina che aveva lasciato per metà vuota e iniziò nuovamente a scrivere. La penna grattò contro la carta e finalmente la ragazza vide materializzarsi sotto i suoi occhi le parole che stava tracciando.
-Sei ancora delusa per l’eliminazione di Elvis?-.
La domanda di Duncan, giunta in modo tanto inaspettato, la colse di sorpresa e si stupì di quell’improvviso interesse.
-Un po’-, rispose sbrigativa. -Ma avrò la mia vendetta, prima di andarmene da qui-.
-Sai, quando ho saputo che ti aveva tradita con Heather, ho provato l’irresistibile voglia di massacrarlo-.
Gwen si girò a guardarlo negli occhi e scorse in quelle iridi azzurre tracce di pura sincerità.
-Perché avresti dovuto farlo?-.
-Non si inganna mai una ragazza. Se un uomo dice di essere innamorato, non può comportarsi in modo disonesto-.
-Dici davvero? Pensavo che il tuo risentimento fosse legato ad Heather-.
-Di certo questa informazione non ha contribuito a migliorare la mia opinione di Trent. Il fatto è che tu sembravi molto felice della vostra presunta relazione e mi sarebbe dispiaciuto vederti abbattuta per colpa di un imbecille come lui-.
Gwen non proferì parola. Stava cercando di allineare tutti i pezzi a sua disposizione per inquadrare meglio il punk che continuava imperterrito a farle luce con il suo accendino.
Dopo un paio di minuti, la ragazza notò uno strano movimento alla sua sinistra. Con la coda dell’occhio cercò di vedere che cosa stesse facendo Duncan e quando fu certa di ciò che stava accadendo scattò in piedi.
-Stavi leggendo quello che scrivo?-.
-Cosa?-, chiese lui perplesso senza spiegarsi come mai la compagna fosse schizzata come una molla.
-Di’ la verità, hai allungato il collo sulla mia spalle per spiare quello che annotavo!-.
-Ehi, ma sei impazzita?-.
-Duncan, non sei minimamente credibile-.
Calò un breve silenzio, interrotto nell’arco di cinque secondi dal punk: -D’accordo, lo ammetto, volevo leggere. E allora?-.
-Che cosa non ti è chiaro del nome diario segreto?-.
-Il fatto che non sia più così segreto-, rispose con un ghigno di vittoria.
-Ma questo non ti da il diritto di spiare!-.
-Allora leggerò tutto da solo, in santa pace-.
Il ragazzo si alzò repentinamente e abbracciò Gwen, tentando di strapparle di mano il piccolo quadernino. La giovane si divincolò per liberarsi da quella presa, ma ci riuscì solo a metà: se qualcuno li avesse visti in quel momento, avrebbe pensato che stessero giocando al tiro della corda. Peccato che al centro della disputa ci fosse un innocuo e malcapitato diario.
-Lascialo!-, gridò Gwen strattonando verso destra la povera agenda.
-Se molli, al tuo confidente non succederà nulla di male-.
Si contesero per vari minuti lo sventurato diario; probabilmente sarebbero potuti andare avanti per tutta la notte, se la sorte non fosse intervenuta a favore di Gwen.
La ragazza aveva infatti riposto la penna tra le pagine del quaderno e si era resa conto che questa stesse lentamente scivolando via; all’improvviso ebbe un’idea fulminante che si rivelò del tutto efficace.
Gwen analizzò in un istante la posizione di Duncan: il punk non si era accorto della penna, anzi, era concentrato sulla copertina del diario, ormai prossimo alla distruzione. La giovane valutò la distanza che intercorreva tra l’oggetto ed il ragazzo, poi passò all’azione: senza esitare si avvicinò leggermente al compagno e strattonò il quaderno verso il basso, facendo spezzare la biro che sporgeva per metà dalle pagine scribacchiate.
Un getto d’inchiostro si riversò dritto sulla maglietta di Duncan, sporcando il teschio sogghignante. Come previsto da Gwen, il ragazzo mollò istintivamente l’agenda e si guardò il petto, inumidito dalla sostanza vischiosa.
-Ma che diamine combini?-, sbraitò allargando le braccia.
-Ben ti sta, Duncan-, gli sorrise soddisfatta l’altra.
-Hai rovinato la mia T-shirt preferita! Guarda in che condizioni si trova il piccolo Skull!-.
-“Skull”? Hai dato un nomignolo a quel teschio irriverente?-, chiese sorpresa e divertita Gwen.
-Beh, che c’è di male? Abbiamo vissuto tante avventure, insieme…-.
-Capisco-.
-Non osare deridermi, dolcezza! E non raccontare in giro che…-.
-Sì, sì, come vuoi-, lo rassicurò senza troppa convinzione.
Duncan la osservò per una manciata di secondi, poi rivolse nuovamente la propria attenzione alla maglietta diventata completamente nera.
-Odio l’inchiostro. Ha un odore terribile!-.
-Tu credi? A me piace moltissimo. Non senti il suo profumo nell’aria?-.
-Hai il coraggio di chiamare questa puzza pestilenziale “profumo”? Sapevo che fossi strana, ma non fino a questo punto!-.
-Hai avuto quello che ti meritavi. Hai voluto sbirciare il mio diario? Bene, adesso ne paghi le conseguenze-.
-Come se fosse cambiato qualcosa…-.
-Se non sbaglio fino a tre minuti fa l’inchiostro non ti dispiaceva affatto! Anzi, mi eri incollato addosso nella speranza di poter carpire qualche mio “segreto”-.
-Esagerata! Comunque sei stata tu a provocare un danno maggiore, ricordatelo. Adesso dovrò cercare di lavare la macchia… E tutto perché sei convinta che mi interessi qualcosa di ciò che scrivi-.
-Vorresti forse affermare il contrario?-.
-Ma che vuoi che mi importi? Posso immaginare da solo che cosa affidi a quella sottospecie di diario-.
-Uhm, davvero? Vediamo cosa sei in grado di pensare, Watson-, lo sfidò apertamente Gwen stringendo al petto l’adorato quaderno.
-Sicuramente parli di quello smidollato di Trent. Di quanto è generoso, onesto e bla bla bla. Questo discorso non suscita in me la minima curiosità, te lo garantisco. E poi rivolgi i peggiori insulti a Heather. Ho indovinato?-.
Gwen non rispose, ma sostenne lo sguardo del punk, sicura di non volergli dare soddisfazione. Le sembrava incredibile che avesse colto tutte quelle sottigliezze.
-Ne ero sicuro. Sai, dolcezza, ti conosco molto meglio di quanto tu possa immaginare. Non essere stupita del mio intuito: mi limito solo ad osservarti da lontano-.
I due si scrutarono per quella che parve un’eternità. Gwen sentiva un peso opprimerle il cuore, ma non avrebbe saputo spiegare che cosa le stesse accadendo; era sicura, però, che anche il compagno provasse qualcosa di simile, pur non esprimendosi esplicitamente.
-Meglio che vada-, disse Duncan rompendo il muro di silenzio che li separava. -Devo risolvere questo problema-.
Il ragazzo le diede le spalle e mosse qualche passo in direzione della scogliera, pronto a sparire tra le decine di sequoie che impedivano alla vista di spingersi oltre, ma Gwen lo richiamò indietro domandandogli soltanto: -Dove sei diretto?-.
-Al fiume-, rispose lui voltandosi lentamente. -Ti sei già dimenticata di questa?-, replicò indicando con la punta dell’indice la macchia di inchiostro dipanata su tutto il teschio.
-Ah, già-.
-Tornatene all’accampamento, prima che LeShawna inizi ad allarmarsi. Di Chris puoi anche non preoccuparti: sarebbe solo felice di vederci tutti morti. Si esalta al pensiero che uno di noi sia assalito da un orso per rimpinguare il suo stramaledetto indice di ascolti-.
Il punk riprese la propria marcia senza aggiungere altro. Gwen lo guardò allontanarsi, ma ci tenne ad augurargli la buona notte prima che diventasse invisibile tra le tenebre; Duncan rispose a quel saluto alzando il braccio destro, tenendolo ben teso verso il cielo.
“Strano”, rifletté Gwen. “Non l’ho mai visto così premuroso, neppure nei confronti di Courtney. Che cosa avrà voluto dire, poi, con quella frase? Mi sta forse spiando di nascosto? Oppure non mi ha detto tutta la verità?”.
La ragazza si incamminò verso il campo, desiderosa di chiudere gli occhi e riposare dopo quell’estenuante giornata. Ma prima di entrare nella casupola condivisa con le compagne, si fermò e sedette sugli scalini che precedevano l’ingresso.
“Dove ero rimasta?”.
Sfogliò rapidamente le pagine del diario e rintracciò quella più recente, lasciata a metà dopo l’intervento del punk. Gwen sorrise vedendo la penna tranciata, rimasta intrappolata nel quaderno; la prese con delicatezza e tentò di scrivere un’ultima frase con il residuo di inchiostro ancora presente all’interno.
“Credo di essermi sbagliata. Ci sono ancora compagni di cui posso fidarmi, compagni pronti a schierarsi al mio fianco. E penso che a volte siano proprio le persone insospettabili a riservare le più grandi sorprese. Chissà cosa devo aspettarmi da Duncan? Per il momento ho deciso di avere fiducia in lui: sarà un ottimo alleato contro Heather. E un vero amico”.
Gwen rilesse quelle poche parole e chiuse la penna con il tappo. Contemplò per qualche istante ancora quanto scritto, pensando a ciò che era accaduto con il punk. E alla fine non resistette: avvicinò il viso alla pagina appena riempita ed inspirò l’odore dell’inchiostro, lasciandosi inebriare del tutto. Mai come quella sera il profumo le parve tanto dolce.
 
 
 
Alla piccola, grande Eimì, DxG per eccellenza e amica fantastica.
   
 
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