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Autore: WhiteLight Girl    05/10/2012    4 recensioni
«Ryou e Ruki non sono in camera» rivelò la ragazza preoccupata.
Takato le sorrise «Li conosci, saranno da qualche parte a divertirsi»
«Oppure hanno fatto finta di non sentirmi perché vogliono stare da soli» ipotizzò Juri.
«Poco credibile» ribatté lui.
La ragazza sospirò «Sono quasi le due di notte. Che cavolo ci fanno in giro per Parigi alle due di notte?»
Takato rise «Sento che è qualcosa che preferiremmo non sapere»
***
E Takato non ha idea di quanto abbia ragione...
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryo Akiyama | Coppie: Ruki Makino/Rika
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA VETTA PIU’ ALTA


Juri rientrò in camera, corrucciata. Takato la aspettava seduto sul letto dell’hotel, guardando rapito la Senna scorrere poco lontano.
«Ryou e Ruki non sono in camera» rivelò la ragazza preoccupata.
Takato le sorrise «Li conosci, saranno da qualche parte a divertirsi»
«Oppure hanno fatto finta di non sentirmi perché vogliono stare da soli» ipotizzò Juri.
«Poco credibile» ribatté lui.
La ragazza sospirò «Sono quasi le due di notte. Che cavolo ci fanno in giro per Parigi alle due di notte?»
Takato rise «Sento che è qualcosa che preferiremmo non sapere»
Le porse la macchina fotografica, accompagnandola sul balconcino per guardarla scattare alcune foto notturne della città.
«E’ un bel posto, vero?» domandò il ragazzo, retorico, osservando invece la fidanzata.
«Davvero romantico» gli rispose lei.

La figura scura sgusciò lungo il corridoio con passo felpato. Nonostante il volto coperto e la tuta nera, evitava le telecamere di sorveglianza e, soprattutto, la guardia di sicurezza.
Aveva perso di vista il suo complice, ma non aveva il tempo per cercarlo o per chiedersi, con rabbia, dove fosse finito.
Sperava solo che non si facesse beccare. Aveva quasi l’impressione che avesse qualcosa in mente e fosse sparito apposta, come per farle dispetto.
Proseguì carponi, imprecando nel vedere il fascio di luce della torcia illuminare il pavimento oltre l’angolo. Si appiattì contro una parete, tra due dipinti, evitando di fare scattare l’allarme, mentre la tela che aveva rubato era al sicuro nel contenitore scuro che pendeva contro la sua schiena.
Impugnò la pistola, sperando vivamente di non doverla usare neanche questa volta.

Osservò rapito la vetrina, rimirando i gioielli esposti in bella vista ed osservandoli luccicare alla luce della sua torcia.
Un solo passo falso avrebbe richiamato guardie e polizia, lo sapeva bene, ma gli scintillii l’avevano rapito ed un’idea malsana nacque nella sua testa.
«Mi dispiace, Ruki, dovrai correre ed improvvisare» disse tra sé.
Ebbe un solo istante di esitazione, prima di sollevare la pistola e fracassare il vetro della porta.

Ruki sentì l’allarme rimbombare nella sala, ed era assolutamente certa che non fosse colpa sua.
Che diavolo stai facendo? , chiese tra sé, furiosa perché il ragazzo aveva messo in allarme la sicurezza.
Intanto, la guardia che aveva alle calcagna, era corsa via, eseguendo alcuni ordini emanati in francese tramite auricolare.
Non farti beccare, supplicò la ragazza, strisciando verso il punto da cui erano riusciti ad introdursi al museo. Si alzò in piedi e corse. Ignorò il riecheggiare dei suoi passi nel corridoio, sovrastati dall’allarme che rimbombava petulante. Aveva quasi raggiunto il punto da cui avrebbe dovuto uscire, quando capì che un gruppo di poliziotti stava andando proprio nella sua direzione e che presto si sarebbe trovata in trappola.
«Dannazione», grugnì deviando in direzione di un bagno pubblico. Afferrò la maniglia e la tirò giù con forza, scoprendo con disappunto che non si apriva.
Si schiacciò contro una parete, lasciando passare il gruppo e trattenendo il fiato.
Appena li vide passare oltre tornò allo scoperto, riprendendo la direzione. Raggiunse la parete di vetro, spostando la lastra che aveva ritagliato e sganciato precedentemente. Si arrampicò fino all’esterno e corse via senza preoccuparsi di rimetterlo apposto.
Lanciò una sola occhiata alle sue spalle, giusto in tempo per vedere il gruppo di poliziotti che stava accerchiando l’edificio rompere la formazione ed andarle dietro.
Si lanciò con uno scatto rapido in direzione della strada, mentre evitava abilmente alcuni colpi di pistola. Gli inseguitori non demordevano, continuavano a sbraitarle ordini che Ruki non aveva alcuna intenzione di eseguire. Ben presto la ragazza sbucò in Rue de Rivoli e l’attraversò con foga, infilandosi in una traversa, sperando che questo depistasse almeno un po’ gli agenti.
Il cuore le batteva all’impazzata, aveva il fiato corto, mentre si chiedeva distrattamente perché diavolo Ryou aveva dovuto far scattare l’allarme.
Chiuse gli occhi demoralizzata, nel sentire le sirene che percorrevano qualche strada vicina. Riuscì a raggiungere la parallela e sfrecciò sotto i portici di Rue de l’Opèra, con i polpacci ormai doloranti e i polmoni che quasi le scoppiavano per la fatica.
Quando un poliziotto, probabilmente di ronda in città, la raggiunse spuntandole davanti, sobbalzò sorpresa, pensando che questa volta era spacciata per davvero.
Avrebbe voluto che l’auto che avevano noleggiato fosse stata parcheggiata più vicina, ma Ryou aveva insistito per lasciarla dall’altra parte del Louvre ed era sicura che ora fosse impossibile tornare a prenderla prima che la polizia parigina istituisse un blocco.
Il poliziotto la bloccò contro l’ingresso di un negozio, puntandole una pistola contro ed ordinandole di lasciare scivolare a terra la sua arma e sollevare le braccia.
Per Ruki, la resa, era inconcepibile. Ma aveva un’arma da fuoco puntata contro e sembrava che non ci fosse un’altra scelta.
Si piegò lentamente e poggiò a terra la pistola, rialzandosi ancor più lentamente. Fissava l’agente dritto in faccia, per non perdersi nulla della sua espressione, per capire quando fosse il momento giusto per disarmarlo e correre via.
L’agente le si avvicinò, con un’attenzione tale da impedirle di reagire, e di non accorgersi della figura che gli arrivava alle spalle e lo colpiva alla base della testa.
«Ciao» esordì Ryou sollevato sorridendo alla ragazza.
«Ciao» gli rispose Ruki sospirando. Si chinò e raccolse la pistola. «Avevo paura che ti avessero preso».
Afferrò la mano che Ryou le porgeva e lo seguì, non senza prima aver lanciato un’occhiata all’uomo accasciato per terra.
«Si riprenderà» la tranquillizzò Ryou «E’ solo svenuto».
Corsero.
«Ho parcheggiato la macchina nella traversa, dobbiamo andarcene prima del blocco», annunciò il ragazzo.
La guidò per la traversa e le lasciò la mano solo quando dovettero salire in macchina.
Chiusero gli sportelli quasi all’unisono e Ruki infilò il contenitore sotto il sedile, per poi recuperare lo zaino dal sedile posteriore.
Si sfilarono i passamontagna.
Ruki ravvivò i capelli. Quando si sfilò la maglia Ryou era già partito. Il ragazzo lanciò solo una rapida occhiata a lei ed alla sua biancheria, prima di riportare gli occhi sulla strada.
«Tutto bene? Sei ferita?».
Ruki rispose con uno sbuffo, mentre si sfilava i pantaloni per infilarsi i suoi jeans preferirti. «Sto bene. Tu non potevi evitare di far scattare l’allarme?», si lamentò.
Si sollevò per abbottonarsi e fulminò il ragazzo con uno sguardo «Hai svaligiato la gioielleria, vero? Lo sapevo che non dovevo perderti di vista nei paraggi di una gioielleria!»
«Piccola», la richiamò lui divertito «Lo sai che non resisto alle cose che luccicano».
Rallentò, approfittando del rettilineo. «Reggimi il volante» disse serio. Ruki obbedì, mentre Ryou si toglieva la giacca della tuta rivelando la canotta rossa che portava sotto.
Riprese il volante, sorridendo gongolante mentre riprendeva velocità sulla strada deserta.
«Sul serio, Ryou. Questa volta ho creduto che ci avrebbero presi per davvero» si lamentò la ragazza. «Devi smetterla di stravolgere i piani così all’improvviso. Dovevi farlo per forza?»
«Questa volta si. Ti giuro che era vitale»
Ruki fece roteare gli occhi. «Ti venderesti, per un sacco pieno di gioielli»
«Oh, andiamo!», sbuffò Ryou. «E poi questa volta ho preso solo una cosa»
«Ancora peggio, un rischio inutile per una cosa ancora più inutile. Che cos’è? Cosa mi hai preso? Spero che ne sia valsa la pena», borbottò rassegnata al fatto che ogni volta che Ryou passava da una gioielleria dovesse per forza rubare qualcosa per lei.
Ora il ragazzo sembrava ansioso. Si grattò il dorso di una mano con il pollice dell’altra e digrignò leggermente i denti.
Ruki lo osservò confusa, poi sgranò gli occhi «Non l’hai perso durante la fuga, vero? Cos’era? Una collana? Un paio di orecchini?»
Ryou rise tra sé, osservandola di sbieco. «Guarda nel cruscotto», le suggerì. Si fermò all’incrocio e voltò l’angolo in un senso vietato, mentre Ruki obbediva, scoprendo un singolo anello di diamanti lasciato scivolare, probabilmente con poca cura, nel cruscotto.
La ragazza strabuzzò gli occhi. «Wow. E’ bello» mormorò stupita. Lo osservò attentamente; un nastro bianco tempestato di piccoli diamanti. «Ha l’aria costosa».
«Io non ho speso nulla» rise Ryou imbarazzato, per sdrammatizzare. Guardò nello specchietto retrovisore, per controllare di essere ancora in vantaggio. Riuscivano a sentire le sirene delle auto della polizia, ma erano sempre più lontane.
Ruki si rigirava l’anello tra le dita, incantata. In momenti come quello riusciva a comprendere la fissa che Ryou aveva per i gioielli. Ma il silenzio aveva fatto innervosire il ragazzo, che batté le dita sul volante e domandò: «Allora?»
La ragazza lo guardò confusa «Cosa?». Fissò Ryou, che la squadrava rapito. «E guarda la strada, non voglio morire così».
Ryou rise «Voglio una risposta»
«A quale domanda?», chiese Ruki perplessa. Riportò lo sguardo sull’anello, sollevando un sopracciglio quando un dubbio le si insinuò nella testa.
«Non ti basta l’anello? Devo anche chiedertelo?»
Ruki rise, illuminata. L’adrenalina le pompava ancora in vena ed aveva intenzione di divertirsi un po’. «Si, inginocchiati e chiedimelo».
«Sto guidando» si lamentò lui afflitto. «Ma se proprio devo… Vuoi sposarmi, Ruki?»
«Se ne può parlare» lo prese in giro lei, infilando l’anello al dito ed ammirandolo. «Ora accelera. Muoio di sonno».
Ruki incrociò le braccia, sorridendo rivolta alla strada. Era decisamente uno dei colpi che riteneva più proficuo. Sentiva il contatto rassicurante del bottino contro i suoi piedi ed il peso dell’anello che portava al dito.
Ryou, dal canto suo, sorrideva soddisfatto pigiando sull’acceleratore. Aveva lasciato al Louvre un bel mucchio di gioielli e pietre preziose, ma non se ne pentiva. Aveva l’anello e la ragazza, e questo gli bastava per raggiungere la vetta più alta. Ruki, da sola, lo riempiva di adrenalina più di quanto lo avessero mai fatto i furti e le rapine che avevano fatto negli ultimi tre anni, ed era tutto quello che gli serviva.


****


Se qualcuno si stesse chiedendo da dove mi è venuta questa… E’ successo mentre ascoltavo le sigle di Belfagor e Diabolik, una dietro l’altra.

   
 
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