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Autore: majinannetta    17/04/2007    17 recensioni
Questa mia one-shot è l'omonima della mia raccolta di drabble. Ho deciso di presentarla come one-shot per renderla più comprensibile. Parla della notte di stelle più famosa e dei desideri espressi, che a volte si avverano. La storia è abbastanza triste ed è mia pura immaginazione.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eccomi con un'altra one-shot... allora, in breve questa one-shot è tratta dalla mia drabble "desiderio" della mia raccolta.

Ho deciso di farla diventare una one-shot, anche per spiegare come nella mia immaginazione sono andate le cose, anche perchè dalla mia drabble si capisce solo l'essenziale.

Ora voglio rendere noto cosa passava per la mia testa, anche se forse chi ha letto la drabble ha immaginato tutt'altra cosa... del resto a mio parere le drabble devono far cogliere il succo dei fatti e le sensazioni provate dai personaggi, mentre per il "non-detto", ogni lettore deve trovare la sua spiegazione.

Ok, non si è capito niente, ma quando mi metto a divagare... chi mi ferma più??

Ora vi lascio leggere!! Baci!!

Desiderio

Notte del X Agosto, quella delle stelle cadenti. Si dice che se un uomo riesce a esprimere un desiderio prima che la stella si spenga mentre precipita, questo si avveri.

Chi non ha mai espresso un desiderio? Di sicuro ognuno di noi ne ha uno che vorrebbe realizzare.

Ma quanti si sono avverati?

Purtroppo non tutti, anzi, forse davvero pochi.

Un uomo, ormai stanco, invecchiato, il cui corpo mostrava ancora i segni di una grande, ma appassita prestanza fisica, osservava sulla terrazza delle CC quella pioggia di astri cadenti dal nero cielo.

Attorno regnava un silenzio irreale, la villa era completamente deserta, viveva solo da parecchio tempo, ormai i figli si erano sposati e abitavano con le rispettive famiglie; nessuno avrebbe potuto disturbare Vegeta, intento a riordinare i ricordi che si accavallavano alla rinfusa tra i suoi pensieri.

Erano passati esattamente dieci interminabili anni dalla morte della sua donna; ogni singolo minuto di quella notte era ancora presente nella sua mente, aveva tentato di dimenticare, ma era solo riuscito a sbiadire quei ricordi, scolpiti nella sua anima.

Erano proprio su quel terrazzo dove ora si trovava, appoggiati su uno sdraio, vicini, molto vicini. Gli sembra di sentire ancora il contatto della chioma azzurra con il suo petto, il battito accelerato del suo cuore, i respiri irregolari, ma soprattutto vede ancora il mare di quegli occhi, dove, senza saperlo, la sua notte si era specchiata per l'ultima volta.

Non aveva mai creduto a quella leggenda sulle stelle cadenti, era lì solo perchè per l'ennesima volta era stato soggiogato dal volere della terrestre.

Come al solito, non aveva resistito allo sguardo carico di desiderio e di amore della donna.

Ancora non sa spiegarsi il motivo che l'aveva inconsciamente spinto ad esprimere un desiderio, l'ipotesi più attendibile era che avesse dato ascolto all'insistente vociare di Bulma: "Dai, Vegeta, che ti costa, prova! Chissà che la stella non avveri il tuo desiderio!"

 

Vide cadere un astro lucente.

"Ti voglio sempre al mio fianco, sciocca terrestre."

Un'altra passò veloce sotto i suoi occhi.

"Vorrei poterti dire almeno una volta 'ti amo' ."

 

All'improvviso la donna tossì, prtandosi una mano alla bocca, quando la ritrasse, era macchiata da goccie rubine.

Che stava succedendo? Perchè stava così male all'improvviso? Non aveva mai avuto problemi di salute.

La portò in volo all'ospedale, mentre Bulma continuava a emettere fiotti di sangue senza riuscire a fermarsi. Sia lui che Bulma erano ormai ricoperti dal viscoso liquido rosso. Tra un conato e l'altro ricordava le faticose parole della sua compagna: "Scusa, ti ho sporcato."

Giunsero in breve tempo alla struttura, che si tinse di rosso sotto i veloci passi di Vegeta con in braccio Bulma. I medici le fecero una rapida diagnosi, somministrandole qualcosa che potesse arginare quei continui colpi di tosse.

Non fece effetto.

Le parole dei medici gettarono il principe nell'oblio:" Sua moglie morirà in nottata, ci dispiace. Purtroppo deve essersi esposta a radiazioni che le sono state fatali all'interno del laboratorio. Del resto, è probabile che uno di quei nuovi macchinari che stava costruendo producesse questo tipo di onde magntiche che l'hanno fatta ammalare in brevissimo tempo".

Avrebbe voluto distruggere l'intero universo, urlare fino a rovinarsi le corde vocali, farsi prendere dalla rabbia come gli era successo tante volte.

Invece riuscì a rimanere in silenzio, stando al fianco della sua donna fino alla fine. Le lenzuola erano macchiate da rubine chiazze indefinite, sul comodino giaceva una pila di fazzoletti anch'essi sporchi di sangue.

"Vegeta... sto per andarmene... non essere triste. Stai al fianco dei ragazzi... ci rivedremo vedrai..."

Il sayan dischiuse le labbra per poter dir quelle tanto sospirate parole: "Bulma io ti..."

"Ssh... lo so... non c'è bisogno che me lo dici... l'ho sempre saputo in fondo al mio cuore..."

Bulma, non sembrava più lei. Due tubi le erano stati infilati nel collo attraverso un'incisione, uno la aiutava a respirare, l'altro tentava senza successo di liberare i polmoni dal copioso sangue.

Dal monitor che controllava i battiti cardiaci giunse un fischi continuo, stridente, la linea che, fino a qualche istante prima, si alzava al ritmo delle lente pulsazioni, era diventata continua.

Quella notte era come se fossero morti entrambi.

 

Dopo aver ricordato quei dolorosi momenti, una lacrima argentea, illuminata dalla luce lunare, rigava il viso del principe.

Solo quella luna, che perseguitava la stirpe sayan, aveva visto il segno di un'improvvisa debolezza.

Dalle labbra dell'uomo uscì un sussurro: "Te l'avevo detto che i desideri non si avverano -- una stella precipitò dal cielo -- ma mi piacerebbe poterti riabbracciare..."

Ancora una volta aveva ceduto a una sciocca superstizione terrestre.

In cuor suo sapeva che non sarebbe accaduto mai più.

Vegeta esalò l'ultimo respiro alle prime luci dell'alba. Ora avrebbe potuto rivedere Bulma dopo quegli interminabili anni.

Si erano spenti entrambi, anche se a distanza di dieci anni l'uno dall'altro, come stelle cadenti, come se la morte avesse voluto unirli nel sonno eterno.

Chi l'ha detto che nessun desiderio espresso alle stelle si avvera?

Ho finito, ringrazio tutti quelli che hanno commentato la mia drabble, spero vi sia piaciuta anche questa!! Spero vorrete lasciarmi un commentino...

Anche chi non l'ha fatto l'altra volta può farmi sapere la sua opinione... anche critiche... visto che non sono molto brava...

Grazie per aver perso un po' di tempo per leggere sta roba... vi voglio bene!! baci Majin Annetta

  
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