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Autore: Luxury__    05/10/2012    0 recensioni
Non sono mai riuscita a comprendere tutte quelle strane persone che sognano l'anormalità, che muoiono di noia nelle loro noiose vite.
Io, invece, mi sono sempre chiesta cosa fosse la noia...
Nessuno riuscirà mai a comprendere la malinconia dei miei occhi e la pazzia della mia vita.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Buona sera a tutti/e, io sono Hysteria. Sono nuova e ho deciso di pubblicare la mia storia qui, non è la prima di tutta la mia vita. Adoro scrivere.
Vi avviso che all'interno della storia ci saranno come personaggi Tom e Bill Kaulitz perchè al momento ho preso spunto da loro.
Spero vi piaccia, e ovviamente aspetto alcune recensioni con anche critiche o quant'altro, non sono qui per sentirmi migliore ma anzi per migliorare..Bene, buona lettura.
Hysteria.



Si girava e rigirava nel letto, sudava freddo. 
Era l'ennesima notte che non riusciva ad avere un sogno normale. Di preciso, l'ennesima notte che stava avendo lo stesso sogno.

Era lì, che si dondolava su di un'altalena. Lo spazio intorno a lei era immenso e scuro, somigliava ad un giardino abbandonato e senza vita, proprio come si sentiva lei: abbandonata e senza vita in quel momento.
Poi ad un certo punto l'altalena smise di dondolarsi, scorgendo una figura a pochi passi da lei. Una figura minuta e magrolina, con lunghi capelli di un nero corvino e scombinati, una figura selvaggia con un sorriso terribile che le contornava il volto pallido. La guardò con terrore, le metteva paura quella strana persona che aveva quasi il stesso aspetto, le somigliava molto, aveva notato. Gli occhi azzurri contornati di un verde smeraldo erano identici e così anche il naso e le labbra e il corpo. L'unica differenza era che lei era sempre stata bionda da bambina, mentre quella ragazza, apparentemente della sua stessa età, li aveva più scuri e spettrali. Sembrava quasi una sua gemella cattiva, le ghiacciò il sangue nelle vene quando le si avvicinò. Sentiva il cuore battere all'impazzata e si morse il labbro inferiore senza mai distogliere lo sguardo dalla Vicky cattiva. 
- Il mio nome non è Vicky, il mio nome è Kathrine...
Le sussurrò, non riuscì a spiegarsi come, in pochi secondi, era già lì, alle sue spalle sussurrandole quella frase all'orecchio e massaggiandole piano le spalle. Vicky ebbe un gemito, era una sensazione terribile ma piacevole al contempo; si sentiva trasportare da quella voce candida che continuava a ripeterle la stessa frase. 
Quando stava per abituarsi alla sua presenza, come al solito, Kathrine spariva, lasciando un senso di vuoto alla ragazza inerme, ipnotizzata, che ad un certo punto si sentiva mancare...

Si risvegliò con respiro affannato e le lacrime agli occhi, era sconcertata da quel sogno che si ripeteva ogni notte. Aveva fatto ricerche in molti libri nella biblioteca di casa e di scuola, si era anche azzardata ad avvicinarsi alla Sezione Proibita ma senza risultati. Non aveva avuto una risposta da quasi un mese, cioè dal tempo che quel sogno la persecuitava.
Si alzò dal letto, sentiva di non aver più sonno, di non essere più stanca alle quattro del mattino. Era una sua routine oramai.
Sospirò rassegnata e andò in bagno, sciacquandosi il viso delicatamente e si guardò allo specchio. Immaginò di nuovo quella strana ragazza dai lineamenti familiari, dei lineamenti che le appartenevano. Vicky riteneva ormai che quella Kathrine le somigliasse più di quanto le somigliava sua madre un tempo, alla sua età.
Eppure non era spaventata, era soltanto stordita. In fondo, non era mai stata una fifona ma bensì una ragazza sempre curiosa di svelare misteri e cose del genere. L'unica tortura, per lei, era quella di non poter svelare quel mistero che la notte la affascinava e tormentava al contempo.
Sospirò di nuovo ed uscì dal bagno piena di pensieri, scese le scale e si avviò in cucina intenta a preparare una buona colazione per suo padre, che di lì a un'ora si sarebbe alzato per andare al lavoro. Quel lavoro, riteneva Vicky, lo massacrava e non avevano quasi mai del tempo per stare assieme, cosa che la ragazza sperava capitasse una volta tanto.
Mise sul fornello dell'acqua per preparare il thè, poi riscaldò i croissant al microonde e si cimentò a preparare anche un frullato di fragole, il preferito di suo padre. 
Senza nemmeno rendersi conto del tempo, si ritrovò alle spalle l'uomo che le sorrideva assonnato.
- Già sveglia come al solito? Buon giorno tesoro.
Vicky gli sorrise a sua volta.
- Sai che adoro prepararti la colazione, papà. 
Mentì e si voltò per mettere le ultime cose al banco-colazione.
- Già, è l'unico momento della giornata che riesco a vederti...Non sai quanto mi fa male tesoro mio.
- Tranquillo, ogni notte prego perchè tu possa trovare un lavoro diverso.
Rispose con ironia la bionda.
Gli occhi verdi dell'uomo di mezz'età di fronte a lei si addolcirono e le sorrise nuovamente, senza dire niente stavolta.
Mangiarono con calma, come tutte le mattine, poi arrivò il fatidico momento in cui Ian Smith dovette andare a prepararsi e uscire di casa in fretta per non restare inchiodato al traffico. Era quello il momento in cui Vicky cominciava a rimanere da sola durante tutta la giornata.
Sparecchiò il banco-colazione e guardò l'ora: le cinque e trenta, aveva ancora tre ore per sistemare un po' la casa e poi prepararsi anche lei per la scuola.
 
 
  
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