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Autore: MakieyoMela    06/10/2012    3 recensioni
Il fumo si alzava in aria, seguiva la direzione del vento e del cielo, copriva il viso del ragazzo in lacrime che aveva dato fuoco a quel pezzo di carta. La fine. Quel pezzo di carta sporco di inchiostro era la fine per lui. La fine di una storia d'amore, la fine della vita di quel ragazzo. Lee Jinki. Professore di arte in uno dei tanti licei della grande città di Seoul.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Onew
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove sei  tu, che stavi ridendo fino ad ora?
Perché.. La tua voce mi ha lasciato? Sei molto lontana ora.
Perché.. Sta diventando tutto inutile?
Queste cicatrici qui sono come manette 
-Obsession.



Il fumo si alzava in aria, seguiva la direzione del vento e del cielo, copriva il viso del ragazzo in lacrime che aveva dato fuoco a quel pezzo di carta. La fine. Quel pezzo di carta sporco di inchiostro era la fine per lui. La fine di una storia d'amore, la fine della vita di quel ragazzo. Lee Jinki. Professore di arte in uno dei tanti licei della grande città di Seoul.
                                                 
Ti lascio. C'era scritto. Sei troppo invadente, sei troppo immaturo, io cerco qualcosa di serio, non ho tempo da perdere con bambini di questo genere.
 
Non se lo sarebbe mai aspettato. Eppure la sua vita amorosa sembrava andare a meraviglia, gli sembrava che tutto andasse liscio. Le cene romantiche, il sesso. Che tutto andasse a meraviglia. Ma forse c'era qualcosa di sbagliato che lui non riusciva proprio a vedere o forse che non voleva affatto vedere.
 
Era solo, sul balcone della sua lussuosa villa, mentre bruciacchiava quel pezzo di carta che ormai, ai suoi occhi, gli sembrava così pieno di menzogna e inutile. Lui sapeva di essere un tipo scherzoso ma al tempo stesso serio. Lui sapeva, anche, che era solo una scusa per lasciarlo.. Dopo otto anni di convivenza.
 
Forse, la cosa più brutta in quel momento sarebbe stato abituarsi alla nuova vita, di tornare a casa e non sentire il profumo di vaniglia e di donna, di non sentire il profumo di un pranzo perfetto dopo ore di lavoro. La parte più difficile di un rapporto finito, è sempre quello di abituarsi alla vita di prima, quasi dimenticata ormai.
 
Rientrò dentro casa, mettendo l'accendino bianco nella tasca dei suoi jeans scuri e strofinandosi le mani un po' fredde. Stava arrivando l'inverno. Jinki amava l'inverno, amava quella stagione così fredda.. Forse perché aveva sempre passata con la donna, che lui credesse fosse della sua vita.
 
Tristezza, solitudine, rabbia. Quell'inverno sarebbe stato così diverso dagli altri, sarebbe stato più freddo e lui sarebbe stato così solo. Jinki odiava rimanere solo, anche se per poco tempo. Lui odiava essere senza qualcuno al suo fianco. Ma non per una relazione amorosa. Lui voleva, solamente, una persona che gli stesse vicino.
 
Ma a ventiquattro anni, chi sarebbe disposto a stare dietro ad un ragazzo con dei problemi da liceale? Passò una mano sulle sue guance, portando via le lacrime che erano cadute e prese, al volo, la camicia di jeans, che era poggiata sulla poltroncina bianca, e la borsa nera uscendo di casa.
 
Il lavoro lo attendeva. Erano le sette e mezza del mattino  e come era abituato ormai da un mese senza di lei, senza fare neppure colazione usciva di casa per recarsi al lavoro. Tranne nel fine settimana.
 
Arrivò al grande edificio bianco dalle finestre blu e i giardinetti di un verde acceso. Scese dalla sua mini cooper e attraversò il grande viale a testa bassa, non facendo caso nemmeno agli studenti che lo salutavano per educazione.  Quel giorno voleva solo rimanere solo.
 
Le aule non erano molto grandi, solo abbastanza da farci entrare trenta alunni e i banchi singoli con qualche armadietto e attaccapanni. Jinki era, ormai, seduto dietro la sua piccola scrivania mentre sfogliava il libro d'arte. Sapeva già tutte quelle cose, le aveva ripetute così tante volte.
 
-Professore- Si sentì chiamare alla sua sinistra, dalla porta che si era aperta e che lui non aveva nemmeno notato. Alzò lo sguardo per vedere chi era che aveva disturbato i suoi comodi e una ragazzina, sui diciassette anni, dai lunghi capelli neri attirò la sua attenzione -Questo è il foglio per l'entrata, sono una nuova alunna-
 
La sua voce era così candita che sembrava stesse cantando, e quella pelle? Quella pelle era così diafana e quel taglio d'occhi grandi e lucidi, come due perle nere. Jinki scosse per un attimo la testa prima di prendere il foglio che la ragazza gli stava porgendo.
 
-Kim Soo Hyun, sei la benvenuta- Le sorrise, dopo aver letto il nome sul foglio, indicando la classe con un gesto veloce della mano -Perché non ti presenti alla classe?-
 
La ragazzina, alta si e no un metro e cinquantacinque, annuì al giovane professore e si voltò verso la classe, richiamata, facendo un piccolo inchino -Sono Kim Soo Hyun e sono coreana. Mio padre cambia spesso città perché lavora come musicista e io preferisco conoscere  il mondo con lui e la sua musica- Sorrise orgogliosa, mentre un borbottio di formava sotto la sua voce -Spero di essere la benvenuta, anche se forse di qui a poco tempo andrò via ancora-
 
Jinki sorrise e la mandò a sedere, proseguendo con quella lezione che iniziava a farsi interessante. Ma si sentiva sporco, non riusciva a togliere gli occhi da quella ragazza seduta al primo banco. E sorrideva come un idiota quando il suo sguardo si posava su di lui.
 
 
****
 
Sveglia alle sei. Doccia calda. Biscotto al volo e dritto alla macchina per avviarsi a scuola. Ma qualcosa, in quell'inverno freddo e cupo, che sembrava d'essere, era nata una scintilla che aveva illuminato tutto il buio e riscaldato il freddo che c'era.
 
E quella scintilla la vide anche quella mattina, fuori scuola mentre agitava la mano per farsi vedere.  Soohyun era diventata l'alunna preferita di Jinki. Lei gli chiedeva dei consulti, anche extrascolastici, perché c'era un intesa strana tra di loro che nessuno sarebbe mai stato capace di capire. Nemmeno quel Jinki sofferente per amore.
 
Amore. Possiamo davvero chiamarla così quella storia che era finita da tempo? O sarebbe più opportuno chiamarlo ricordo, o meglio qualcosa da dimenticare. Perché lui non voleva ricordare di una donna che l'aveva ridotto male, non voleva ricordare di una donna che si era preso gioco dei suoi sentimenti.
 
Jinki si avvicinò alla ragazza che era sola fuori ai cancelli della scuola, mentre sorrideva al più grande -Buon giorno, professor Lee- Borbottò allegra.
 
-Soohyun, ti ho detto mille volte di darmi del tu, mi fai sentire un vecchietto così- Rise, mostrando quel sorriso perfetto che fece incantare la giovane alunna. Jinki si sentì osservato, forse, e si accarezzò il collo con una mano mordendosi il labbro.
 
-Allora, scusa Jinki- Il più grande le sorrise ancora, notando il lieve rossore che si era posto sulle sue guance e solo in quel momento si rese conto che era cambiata in qualcosa.
 
-Hai tagliato i capelli, per caso?- Li toccò. Erano morbidi e mossi, così neri che contrastavano perfettamente con la sua pelle pallida e perfetta.
 
Lei scosse la testa -Li ho solo arricciati, sono stanca dei soliti capelli lisci e neri. Penso che presto andrò a tingerli-
 
-Non farlo, altrimenti poi perdi tutti i capelli e sarai brutta- Rise di gusto dandole un buffettino sulla sua guancia ormai gonfia.
 
-Lee Jinki, stai per caso dicendo che io sarei brutta senza capelli?-
 
-Kim Soohyun-  Rieccolo. Quel tono gentile e dolce che gli usciva quando stava per farle un complimento, e quello sguardo innamorato che si posava sui suoi occhi era così prevedibile -Tu sei sempre bella, con o senza capelli-
 
C'era da ammetterlo, Jinki era cotto di quella ragazza e si sentiva ancora più sporco. Si sentiva così fuori dalle regole e cattivo perché lei era minorenne e per di più una sua studentessa.
 
E Soohyun? Lei cosa provava? Cosa pensava? Jinki se lo chiedeva così tante volte. Voleva prenderla e provare le sue labbra, voleva perdersi nei suoi occhi ogni volta, voleva accarezzarla.. E doveva ammettere che la voglia di farla sua, cresceva sempre di più. E solo quel pensiero lo faceva sentire un porco.
 
La campanella suonò, entrambi dovettero entrare in classe e per fortuna, la prima ora per Jinki era nella classe di quella studentessa, così arrivarono insieme in aula sotto lo sguardo un po' strano degli altri. Come darli torto? Sembravano una coppia in tutto e per tutto ormai.
 
 
-Prof, posso andare in bagno?- Questo era il segno. Soohyun aveva dato al professore il suo libro per seguire la lezione, ma nella pagina piena di inchiostro, in alto a sinistra, incorniciato da mille cuoricini, c'era una scritta.
 
Quando chiedo di andare in bagno, fai finta di dover fare una cosa fuori dalla classe.. Devo farti vedere una cosa.
 
Jinki accennò un si con il capo e quando la vide scomparire dietro la porta si alzò dalla sedia -Vado un secondo dalla preside per.. Far controllare dei documenti, state seduti- Volò via dalla classe, avvicinandosi verso i bagni delle ragazze, cercandola con lo sguardo.
 
-Jinki, vieni qui- Si sentì chiamare dalle scale che portavano alla soffitta. Seguì la voce, arrivando al tetto della scuola, dove lei era fermata al centro di questo, mentre il vento freddo le alzava di poco la gonna e le scompigliava i lunghi capelli.
 
-Cosa dovevi dirmi?- Sorrise, forse un po' ansioso il giovane professore e le si mise davanti, mentre lei strofinava le sue mani sulle proprie braccia in cerca di calore.
 
-Professor Lee.. E' passata solo una settimana da quando sono in questo liceo e tra poco dovrò già andarmene. Questa, però, è la prima volta che non voglio lasciare una città. Negli ultimi giorni mi sono chiesta il perché, e la risposta credo di averla trovata, ma mi sembra così sbagliata..-
 
Jinki scosse la testa -Non è sbagliato.. E' completamente proibito. So cosa stai cercando di dire, Kim, ma.. Non va bene-
 
-Non volevo chiederti questo, anzi.. Volevo una tua opinione. E' così brutto innamorarsi di una persona che sai non ti ricambierà mai?-
 
-Non è brutto.. E' pessimo. Ti senti come morire e lacerarti il cuore come una lama uscita dal nulla. E' sbagliato, così sbagliato e proibito-
 
-Jinki.. Sento questa lama, quando guardo te e penso che tu sia il mio professore- Soohyun sorrise appena,abbassando lo sguardo sulle sue scarpe -A volte penso che andarmene sia la cosa migliore.. Ma poi? Chi sarà la persona che mi farà sorridere dalle prime ore del mattino?-
 
-Soohyun.. Tu.. Mi piaci. Davvero. Tanto- Jinki si morse il labbro indietreggiando -Ma non è giusto. Tu sei ancora a scuola, hai una vita davanti, io sono un professore con mille problemi-
 
-Potresti almeno.. Prenderti il mio primo bacio?- Sussurrò, sempre con lo sguardo basso, mentre il colorito sulle sue guance un po' gonfie aumentò.
 
Jinki non se lo fece ripetere due volte, anche con tutti gli altri ripensamenti. Si avvicinò cauto a lei, alzando la mano per accarezzarle la guancia e sorrise sghembo, un po' intimidito e imbarazzato. Sospirò, le fece alzare lo sguardo e la guardò con occhi dolci.
 
Quanto le poteva piacere quella ragazza? Ma era sbagliato. L'ansia cresceva, ad ogni centimetro che diminuiva tra di loro, mentre sentiva il suo cuore martellare nella gabbia toracica e lo stomaco contorcersi ad ogni movimento.
 
Come può, una cosa così sbagliata, farti provare tante sensazioni così belle?
 
Accarezzò il suo naso con il proprio, prima di socchiudere gli occhi, guardando le sue labbra semi-aperte prima di serrarle bene alle sue. Una scintilla. Dei fuochi d'artificio. Le mani che sudavano. La testa che girava.
 
Erano tutte sensazioni nuove per entrambi, Jinki sembrava quasi un liceale, si sentiva un sedicenne alle nuove esperienze. Ed era così imbarazzante e stupido.
 
Bagnò con la sua lingua, le labbra della più piccola, mentre lei accettava questo. Aprì piano la bocca e si baciarono, meglio di prima. Si sentirono più uniti e più in stretto contatto.
 
Jinki sorrise senza farci nemmeno caso. Era così dolce il modo in cui la lingua di Soohyun si muoveva inesperta contro la sua. Lei si staccò appena da quel contatto, arrossendo ancora.
 
-Scusami.. Non so.. Non so come fare- Il giovane professore scosse la testa sorridendo -Va bene così- Disse Jinki -Stai andando bene-
 
Riprese a baciare le sue labbra, sempre con dolcezza, non voleva farla scappare e ne spaventare. Voleva solo assaggiare quelle labbra che aveva sempre voluto fare sue.
 
******
 
Guardò la sua macchina andare via dal vicoletto della scuola, guardò quella macchina bianca dalla marca giapponese portare via quella ragazza di cui si era innamorato.
 
-Jinki, stamattina parto- Gli sussurrò tra un bacio e l'altro, dietro i muretti del giardino per non farsi vedere da nessuno -Ma dimmi che manterremo i contatti, che mi verrai a trovare e che io potrò venire a trovare te-
 
-Non c'è bisogno di dirlo.. Tu, però, promettimi che non ti innamorerai di nessun altro, che non guarderai nessuno-
 
-Tu promettimi che aspetterai me per sposarti-
 
Due settimane. Una storia di sole due settimane ma che sarebbe continuata per sempre. Era quella giusta. Era una cosa sbagliata con la persona giusta.

  
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