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Autore: londra555    06/10/2012    13 recensioni
-Hummel, Lopez. Partite tra tre giorni! Buon divertimento!
-Partiamo? - domandò confusa Santana.
-Certo! Abbiamo bisogno di riprese sul campo! Non sapete come si fanno i documentari?
-Veramente no! - provò di nuovo Kurt.
-Bene, avete tre giorni per impararlo! Poi salperete sulla nave oceanografica Nuove Direzioni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Kurt Hummel, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anchorage

 

Santana aprì la porta del suo appartamento. Buttò rapidamente la mano alla sua destra per accendere la luce e, un attimo dopo, chiuse gli occhi. Prese un profondo respiro prima di riaprirli, scalciò con fastidio le sue vertiginose scarpe nere e camminò dentro sino ad arrivare al divano. La sua casa era un enorme spazio aperto dove una cucina a vista formava un unico ambiente con la sala. Le piaceva avere spazio per muoversi. Buttò la sua borsa con le chiavi e il cellulare nel tavolo centrale e, finalmente, si sedette a gambe incrociate massaggiando lentamente le tempie e cercando di assorbire la stanchezza di quelle due giornate. Da quando era sbarcata Sue Sylvester le aveva dato tanto lavoro che non aveva nemmeno il tempo per fermarsi a pensare.

Tutto sommato non era una cosa poi così negativa.

Mai avrebbe pensato che sarebbe stato così difficile ritornare alla sua vita. Perché quella era la sua vita. Su questo non si poteva discutere.

Aveva solo bisogno di tempo e poi, presto, avrebbe smesso di irritarsi per tutto. Si perché niente le sembrava che fosse al suo posto. Era come se tutto si muovesse a una velocità doppia rispetto al normale. Tutti parlavano troppo rapidamente, camminavano troppo rapidamente, respiravano troppo rapidamente.

Si alzò infastidita da se stessa e dai suoi pensieri. Si diresse verso la sua camera strappandosi di dosso la giacca scura che indossava e poi iniziò a sbottonare i bottoni della camicia. Afferrò una maglietta ed una felpa e la indossò insieme a un paio di comodi pantaloni. Poi decise di andare in cucina per mangiare qualcosa.

Aprì il frigo pensando se fosse il caso di preparare qualcosa ma ci rinunciò immediatamente. Guardò il telefono domandandosi se ordinare qualcosa o meno. Alla fine si accorse che sarebbe stato inutile, aveva quel fastidioso nodo allo stomaco che le avrebbe impedito di mangiare. Si fece violenza per prendere una mela e le diede un morso. Doveva mangiare qualcosa.

Prese un respiro profondo e camminò a piedi nudi lentamente. Aveva bisogno di tempo. Solo di quello.

Lanciò quello che restava della mela e guardò il televisore. Scosse la testa pensando che fosse inutile anche solo pensare di accenderlo. Si diresse a passo sicuro ed uscì fuori nella grande terrazza. Finalmente, sorrise. Quella vista le era sempre piaciuta. Sospirò lasciando che il suo sguardo vagasse su quella città che era la sua casa, sulle luci che l'illuminavano come se fosse giorno. Sentì i rumori del traffico al quale era stata così abituata per tanto tempo. Era sempre stato così forte?

Cercò di rilassarsi e chiuse gli occhi.

La sua mente le mostrò una splendida spiaggia bianca deserta colorata di un rosso vivo per il tramonto, con il sole che si tuffava davanti ai suoi occhi.

Quando tornerai a New York e guarderai fuori dalla finestra del tuo appartamento potrai chiudere gli occhi e immaginare questo.

La voce di Brittany risuonò nella sua testa e Santana si costrinse ad aprire gli occhi di scatto.

Improvvisamente il suo cuore sembrava impazzito.

Si passò una mano nervosamente sul volto.

Tempo. Aveva bisogno solo di tempo.

Quello che aveva vissuto non era nemmeno reale. Era frutto di quella improbabile situazione. Si morse il labbro ripensando alle ultime parole di Brittany. Le aveva detto che l'amava.

Scosse la testa. Non era vero, non poteva essere vero. Anche per lei, probabilmente, si era trattato di una infatuazione dovuta alle particolari circostanze. In un paio di giorni l'avrebbe dimenticata.

Sentì il nodo allo stomaco che si stringeva appena di più all'idea che Brittany si dimenticasse di lei.

Improvvisamente un suono fastidioso rimbombò nella casa silenziosa. Santana aggrottò le sopracciglia infastidita guardandosi intorno. Improvvisamente così come era iniziato il suono sparì.

Santana chiuse di nuovo gli occhi e si ritrovò catapultata di nuovo in quella spiaggia solitaria. Poteva quasi sentire la presenza di Brittany al suo fianco, poteva vedere il suo sorriso, incrociare i suoi occhi.

Le aveva detto che l'amava. Lei, Santana Lopez, la stessa persona che non aveva bisogno di nessuno. Le aveva detto che l'amava. Non riusciva a capire come le fosse scappato.

Era vero?

Non lo sapeva. Non poteva dirlo con certezza.

Le aveva spezzato il cuore scendendo da quella nave?

Di nuovo lo stesso rumore interruppe il corso dei suoi pensieri. Santana si voltò infastidita e rientrò in casa a grandi passi. Si diede mentalmente della stupida quando si accorse che era semplicemente il suo cellulare, abbandonato sul tavolo, che squillava. Si avvicinò accorgendosi che era Quinn. Lo fissò per un secondo e poi chiuse la chiamata. Si accorse che anche Kurt aveva provato a chiamarla. Spense il cellulare con un sospiro.

Non voleva vedere nessuno. Aveva bisogno di tempo.

Improvvisamente sentì un rumore provenire dalla porta d'ingresso. Santana sobbalzò. C'era qualcuno li fuori?

Prese una padella dalla cucina e si diresse stringendola con entrambe le mani verso la porta. Intanto i rumori si erano intensificati, qualcuno stava cercando di aprirla. Un attimo dopo la porta si spalancò e Santana alzò la padella urlando.

Puck urlò con lei.

-Cosa diavolo stai facendo? - gridò Santana spaventata.

-Io? Sei tu quella che ha una padella in mano! - si difese lui.

-Come sei entrato?

-Con le chiavi che mi hai dato per le emergenze!

-Si suppone che siano solo per le emergenze!

-Ma tu non rispondi al telefono!

Santana spalancò di nuovo la bocca per rispondere. Ma la richiuse rinunciandovi. Abbassò la padella e la riportò in cucina.

-Sto bene – borbottò a voce bassa.

-Davvero? Non si direbbe da come sei conciata!

Santana aggrottò le sopracciglia e si guardò.

-Cosa c'è che non va?

-Hai una felpa con cappuccio addosso! - rispose lui ovvio come se questa fosse una spiegazione più che valida alla sua affermazione.

-Sei qui per lamentarti di come vado in giro a casa mia quando non dovrei avere visite?

-No. Sono qui per una birra – si strinse nelle spalle aprendo il frigo.

Santana sbuffò mentre l'amico si sistemava comodamente sul divano allungando i piedi sul tavolino e bevendo direttamente dalla bottiglia.

-Non vuoi un bicchiere? - domandò ironicamente Santana.

-Certo che no, lo sai che la birra è più buona direttamente dalla bottiglia.

Santana pensò di spiegargli che, ovviamente, voleva essere ironica e pungente ma decise di rinunciarci.

-Cosa fai qui?

-Sapere come stai.

-Mi hai vista a lavoro.

-Si ma non ti ho chiesto come stavi!

-Bene! E, adesso, puoi andare.

Puck bevve un sorso guardandola con un sopracciglio sollevato.

-Non è vero.

Santana sbuffò.

-Mi serve tempo per abituarmi di nuovo alla routine! In un paio di giorni sarò come nuova! - rispose forzando un sorriso.

-Non è vero.

Santana sollevò gli occhi al cielo.

-Senti non ho voglia di parlare. Quindi se non hai niente da aggiungere puoi andare via?

-Ti ho portato questo.

Puck le allungò un libro. Santana lo prese e fissò la copertina prima di rivolgere lo sguardo di nuovo al suo amico.

-Cos'è?

-Un libro.

-Questo lo vedo! Ma davvero sei qui per portarmi questo libro?

-Cos'ha di male?

-Il Simposio di Platone? Pensavo che tu non sapessi nemmeno leggere! Figurati che conoscessi Platone!

-E' un filosofo greco tra i più importanti. Ha posto le basi per il pensiero occidentale.

Santana socchiuse gli occhi. Puck aveva detto quella frase come se l'avesse imparata a memoria ed avesse paura di dimenticare qualcosa.

-Ah si? E perché proprio questo? - gli domandò curiosa.

-Conosci il mito delle metà?

Santana sogghignò, non aveva idea di cosa stesse parlando ma la divertiva vederlo tanto in difficoltà e non solo era curiosa, ma quel discorso la stava distraendo dai suoi pensieri.

-Illuminami.

Puck deglutì nervosamente e si guardò intorno poi prese un respiro.

-Si racconta che, all'inizio dei tempi gli esseri umani erano creature complete e doppie, con quattro braccia, quattro gambe e due teste.

Santana sollevò un sopracciglio sempre più divertita.

-Va avanti.

-Si, solo che iniziarono ad essere arroganti e volevano sfidare gli dei. Allora Zeus, per punirli gli divise a metà creando gli esseri umani come sono adesso.

Santana faceva davvero fatica a rimanere seria vedendo l'amico parlare con tanta difficoltà.

-E questo cosa vuol dire?

-Vuol dire che tutti noi cerchiamo l'anima dalla quale siamo stati divisi! E, quando la incontriamo, ce ne innamoriamo e non possiamo più vivere senza!

Santana spalancò gli occhi come piatti.

-Aspetta un attimo! Cosa...?

-Vuol dire che esiste un'anima gemella per ciascuno di noi. E siamo spinti a cercarla per unirci a lei!

Santana balzò in piedi.

-Dove sono loro?

Puck si grattò la nuca nervoso.

-Loro chi? - provò cercando di risultare innocente.

-Kurt e Quinn.

-Non lo so...

-Puck – lo riprese lei.

-Oh al diavolo. Sono fuori in macchina! Mi hanno fatto imparare a memoria questa storia perché sapevano che non avresti ascoltato nessuno di loro! Ci ho messo ore!

-Lo sapevo. Vai da loro e digli pure che devono smetterla con questa storia. Voglio solo essere lasciata in pace!

-Ma...

-Niente ma! Non voglio davvero sentire nessuna stupida favola.

-E' un mito – borbottò Puck guadagnandosi un'occhiataccia.

-Fuori.

-Va bene! Vado! Ma non puoi negare l'ovvio! Non per sempre!

Santana lo accompagnò alla porta e lo chiuse fuori.

Sospirò mentre chiudeva gli occhi appoggiandosi al legno. Poi si incamminò verso la sua stanza. Sarebbe andata a dormire ed avrebbe dimenticato tutto.

Ma prima prese il libro che Puck aveva lasciato sul divano.

Magari leggere un paio di pagine l'avrebbe aiutata a prendere sonno.

 

 

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L'ufficio era più rumoroso del solito quel giorno. O almeno questa era l'impressione che aveva Santana. Non riusciva a concentrarsi per niente. Fissava lo schermo del computer come se aspettasse che, da un momento all'altro, potesse essere colpita da un'illuminazione. Erano riusciti ad ottenere un'intervista con il vice presidente degli Stati Uniti, era per lei l'occasione che aspettava. Aveva due giorni di tempo e non riusciva a pensare a niente di interessante da chiedergli.

Se si esclude un inappropriato “è mai andato volontario nelle Galapagos per monitorare nidi di tartarughe marine”?

Lasciò cadere la sua testa all'indietro appoggiandosi allo schienale della sedia. Se lo ripeteva da poco più di due mesi ormai. Aveva solo bisogno di tempo poi, una mattina, si sarebbe svegliata ed avrebbe scoperto che il suo primo pensiero non era volato direttamente a Brittany ed al suo sorriso. Alle sue mani e alle sue labbra. Ai baci che avevano condiviso sul ponte di una nave con solo il sole, il mare e il cielo a fare da testimoni.

Ma quanto tempo?

Non lo sapeva. Sapeva solo che ogni volta che i suoi pensieri andavano alla deriva attraversavano miglia per raggiungere Brittany. Ovunque fosse.

In realtà, per quanto si fingesse infastidita quando Kurt le parlava, sapeva benissimo dove si trovavano in quel momento. L'amico l'aveva informata di ogni spostamento della nave. Quando era ripartita da New York, quando aveva attraversato il canale di Panama, quando aveva raggiunto il nord delle Galapagos per confermare i dati che avevano raccolto la prima volta. Ed infine quando avevano fatto rotta ancora più al nord per fermarsi nel mare di Bering a ovest dell'Alaska.

Santana non poteva fare a meno di pensare a lei. Se stesse dormendo a sufficienza, se non facesse troppo freddo. Se l'avesse già dimenticata.

Una stretta dolorosa all'altezza del cuore le fece chiudere gli occhi con forza.

L'aveva dimenticata?

-Santana?

Aprì gli occhi lentamente incrociando quelli di Quinn.

-Dimmi – le disse lentamente.

-Stai bene?

-Si, solo questa dannata intervista.

Quinn si rese conto subito che evitava il suo sguardo mentre pronunciava quelle parole. Le stava mentendo. Si sedette nella poltroncina nera davanti alla scrivania della sua amica.

-San, quanto tempo ti ci vuole per renderti conto che hai preso la decisione sbagliata.

Santana chiuse gli occhi. Non aveva nemmeno la forza per fingere di non sapere a cosa si stesse riferendo.

-Non ho sbagliato.

-Guarda come sei ridotta dopo meno di due mesi senza di lei.

-Sono due mesi, otto giorni e... - si fermò di colpo incrociando lo sguardo dell'amica che la guardava allibita.

-Stavi per dire anche le ore?

-Cosa? No! Certo che no! Per chi mi prendi?

Quinn scosse la testa indecisa se mostrarsi divertita o preoccupata.

Decise di lasciar perdere.

-Non dovevi scendere da quella nave!

Santana sbuffò.

-Non dire idiozie!

-Va bene, allora saresti dovuta risalirci!

-Tutto quello che voglio è qui.

-Tutto quello che vuoi è in mezzo all'oceano!

-Dici sul serio? Cosa avrei dovuto fare? Lasciare il mio lavoro e tutto quello per cui ho sudato tanto per non fare niente se non stare su una zattera alla deriva nell'oceano?

-Tu non conosci mezze misure vero? - sospirò Quinn – Non c'è bisogno di essere tanto melodrammatica!

-Non potevo.

-Devi stare con lei! - prese una pausa – E poi io una vaga idea di cosa avreste potuto fare per essere felici entrambe in giro per il mondo ce l'avrei anche!

Santana sollevò un sopracciglio.

-Ah si?

Quinn le sorrise annuendo. Santana le fece un gesto con la mano per indicarle di andare avanti. Non che stesse davvero pensando di prendere in considerazione qualunque cosa avesse da dire la sua amica.

Improvvisamente si sentirono dei rumori e qualcuno che parlava a voce alta fuori dall'ufficio. Le due si voltarono nell'esatto momento in cui Kurt e Puck entrarono pallidi e preoccupati sventolando un foglio di carta.

-Santana! - gridò Kurt quando la vide.

Quinn e Santana saltarono sulle sedie.

-Cos'è successo? - chiesero praticamente allo stesso tempo.

-E' appena arrivata una notizia...

Kurt si fermò guardando preoccupato Santana che aggrottava le sopracciglia confusa, Puck sollevò gli occhi al cielo le si avvicinò stringendole una spalla.

-Ma non preoccuparti. Non può essere niente di grave.

-Di cosa state parlando? - chiese sempre più incerta.

-Hanno perso i contatti! Hanno mandato un'ultima comunicazione di aiuto e poi hanno perso i contatti! - urlò Kurt.

-Chi? - chiese esasperata Quinn.

-La spedizione scientifica. La nave oceanografica Nuove Direzioni è attualmente persa in mezzo al mare di Bering con non si sa bene che problema meccanico o elettrico o qualunque cosa possa avere una nave per smettere di muoversi! - esclamò tutto d'un fiato Puck.

Tre paia d'occhi si fissarono su di lui. Santana sbiancò improvvisamente mentre, a poco a poco, le sue parole venivano processate ed assorbite. Aprì la bocca per parlare un paio di volte prima di rinunciarci ed appoggiare entrambe le mani alla cieca sulla scrivania.

-San? Stai bene? - domandò Puck.

-Non si sa niente? - chiese Santana a voce bassa.

-Per il momento no... - iniziò Kurt.

-Da chi dipendono? - domandò rapidamente Santana mentre scattava di nuovo in piedi.

-Credo sia una cooperazione tra Ucla e la New York University. Ma i finanziatori sono decisamente imprese private della costa est per questo la base è qui.

Santana uscì di corsa dalla stanza e si diresse a grandi passi verso l'ufficio della Sylvester. Entrò senza bussare e chiuse la porta con forza alle sue spalle. Puck, Kurt e Quinn la seguirono dopo un secondo di esitazione. Arrivarono in tempo per sentire un animato scambio di opinioni smorzato dalla porta chiusa tra il loro capo e la loro amica.

-E' impazzita? Cosa sta facendo urlando contro Sue? - domandò Puck.

-Non ne ho idea! Urlano tanto che non riesco a capire le parole – disse Quinn perplessa.

-Forse avremmo dovuta darle qualche calmante prima di dirle una cosa del genere – sospirò Kurt.

-E tu perché non sei preoccupato? Avevo capito che tu e Blaine vi state frequentando – gli chiese Quinn.

-Sono preoccupato! Ma è solo una prima notizia. Sono sicuro che andrà tutto bene!

In quel momento la porta si spalancò e Santana si fermò di fronte a loro.

-Sue ha chiamato l'università di New York. Non vogliono darci molte notizie. Hanno detto solo che tutto è sotto controllo.

-Beh almeno si spiega perché stavate urlando tanto! Dobbiamo solo aspettare San, tutto andrà bene! - disse Kurt.

-Poi Sue ha minacciato di creare una campagna diffamatoria su retore dell'università e allora abbiamo scoperto un paio di cose in più – continuò Santana ignorandolo – La nave è ferma nel mare di Bering, pare che stiano tutti bene. Ma c'è un problema.

-Quale? - chiese con ansia Quinn.

-Non ci sono rotte commerciali, li vanno solo navi per la pesca di granchi. Ma non è stagione quindi sono praticamente soli. Stanno organizzando una missione di salvataggio con un paio di rimorchiatori militari.

-Bene. Quanto ci vorrà? - chiese Puck.

-Non ne hanno idea! Ovviamente quando entra in gioco l'esercito non ci sono notizie – poi spostò lo sguardo su Kurt che fece, inconsciamente, un passo indietro – E qui entri in gioco tu.

Il ragazzo si guardò intorno preoccupato cercando aiuto in Puck e Quinn che invece sembravano non capire.

-Io? - provò lui per prendere tempo.

-Tu! - disse Santana puntandogli il dito contro.

-Non capisco proprio cosa potrei fare!

-Se ne sta occupando la US Navy. La marina!

Kurt spalancò la bocca e scosse freneticamente la testa.

-No! No, no e no! Non c'è niente che puoi dirmi per convincermi a chiamarlo!

-Kurt conosco i tuoi più oscuri segreti! Ho materiale per ricattarti per i prossimi mille anni!

-Non mi interessa! Non cederò! Quello è stato un grosso errore! Non lo chiamo per niente al mondo!

-Potrei ucciderti proprio in questo momento!

-Lo preferisco a doverlo chiamare!

Santana socchiuse minacciosamente gli occhi scrutando Kurt. Improvvisamente li chiuse e si passò lentamente una mano sul volto.

-Kurt, ti prego! Non posso stare con le meni in mano pensando che lei sia in pericolo! Ho bisogno di vederla! Ti prometto che è l'ultima volta che ti chiedo qualcosa!

Kurt la guardò per un attimo prima di sospirare sconfitto. Sapeva benissimo che non poteva dirle di no perché era la prima volta che la vedeva così fragile.

Si voltò di scatto.

-Seguimi.

 

 

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Santana e Kurt salirono i gradini di quel grande edificio bianco a due a due. Passarono i controlli di sicurezza, compreso una rapida ma attenta perquisizione, e salirono sino al secondo piano accompagnati da un giovane con una impeccabile divisa bianca. Si fermarono davanti a una grande porta di noce e attesero fuori mentre il giovane entrava annunciando:

-Capitano, i suoi ospiti.

-Falli passare e sparisci.

-Signorsì, signore.

Il giovane sparì rapidamente esattamente come gli era stato ordinato. Kurt entrò sospirando e incrociò lo sguardo con quello dell'uomo seduto alla scrivania.

-Bene, bene, bene! Ti avevo detto che saresti tornato da me! - disse lui non appena i suoi ospiti si furono accomodati – Vuoi ripetere la nostra ultima notte in quella doccia?

-Sebastian non sono qui per questo! - esclamò Kurt rosso in volto.

-Santana, pensavo che la luce del sole ti uccidesse!

Santana sbuffò infastidita.

-A te invece la divisa fa sembrare ancora più maricòn di quello che sei!

Lui sollevò un sopracciglio.

-Sei già passata agli insulti in spagnolo? Direi che la situazione è più grave del previsto! Cosa volete?

-Cosa sai della missione di soccorso della nave oceanografica Nuove Direzioni? - domandò Santana.

Sebastian sembrò confuso, si sporse allungando una mano verso un fascicolo alla sua destra.

-Stiamo coordinando i soccorsi da qui. Non ci sono problemi. Situazione meteo perfetta! - disse sfogliando alcuni documenti.

-Voglio partecipare alla missione! - esclamò sicura Santana mentre Kurt sollevava gli occhi al cielo.

Sebastian scoppiò a ridere.

-Figurati! Forse stai guardando troppi film ultimamente!

-Non sto scherzando! Ho bisogno di salire su quella nave ed assicurarmi che stiano tutti bene!

-Sebastian, abbiamo bisogno d'aiuto. Per favore. - intervenne Kurt.

Sebastian passò lo sguardo da uno all'altra sempre più curioso.

-Non è possibile.

-Dobbiamo trovarli! Quindi adesso ascoltami bene, piccolo, arrogante, ignobile, vigliacco, strisciante … - iniziò Santana alzandosi dalla sedia.

Kurt le prese un braccio e la obbligò a sedersi.

-San, scaricare tutti gli epiteti peggiori che conosci su una persona a cui stai chiedendo un favore di solito non funziona.

-Non è possibile perché le navi che rimorchieranno in porto la nave Nuove Direzioni sono già partite! Sappiamo benissimo dove sono - aggiunse calmo Sebastian.

Santana si lasciò andare sullo schienale della sedia.

-Sapete dove sono? Non sono dispersi in mezzo al mare? - chiese confusa Santana.

-Certo che no! - esclamò Sebastian.

-Ma la notizia diceva che... - iniziò Kurt.

-Oh Dio! Ma voi siete giornalisti! Sapete che si esagera! Non siamo mica nel'800 abbiamo i nostri mezzi per non perdere nessuna imbarcazione nell'oceano! Specialmente quelle che valgono milioni di dollari!

-E stanno bene? - chiese Santana.

-Chi? - domandò confuso Sebastian.

-L'equipaggio...

Sebastian socchiuse gli occhi scrutandola, poi scoppiò a ridere.

-Non ci credo! Chi è il fortunato che ha trasformato la terribile Santana Lopez in questa controfigura preoccupata e spaventata?

Lei sollevò gli occhi per un attimo e lo guardò. Sebastian smise subito di ridere e prese un respiro rendendosi conto che Santana era davvero spaventata.

-Senti, domani parto per Anchorage, arriveranno in porto in due o tre giorni. Ti prometto che ti terrò informata di ogni movimento.

-Vai in Alaska? - chiese Santana rianimandosi.

-Si. Devo fare il lavoro sporco assicurandomi che tutto vada bene.

-Vengo con te.

-Cosa? - chiesero Kurt e Sebastian contemporaneamente.

-Fammi venire con te!

-Sei seria? - insistette Sebastian.

-Chiedimi qualunque cosa in cambio!

-Mi stai davvero chiedendo che ti fornisca un pass speciale per giornalisti e ti porti con me in un volo militare a spese degli Stati Uniti d'America?

-Esattamente.

Ci fu un silenzio pesante. Poi Sebastian, lentamente, si rilassò sullo schienale della poltrona. Fissò lo sguardo in quello serio di Santana.

-Oh al diavolo. Ho visto soldi pubblici spesi peggio! Partiamo domani pomeriggio!

Santana si lasciò andare in uno splendido e luminoso sorriso.

-Potrai chiedermi tutto quello che vuoi!

-Quando finisce questa storia prendo una settimana di licenza e voglio Kurt nudo nel mio letto ad attendermi! - chiese immediatamente Sebastian.

-Fatto! - esclamò convinta Santana.

Kurt si alzò uscendo dalla stanza infastidito.

 

 

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Brittany guardava il porto di Anchorage che si avvicinava lentamente. Sentiva la pelle scoperta del viso fredda ed insensibile, inoltre era quasi certa che il suo naso fosse rosso come non mai.

Ma non le importava.

Il gelo l'aiutava a concentrarsi su qualcosa che non fosse il ricordo straziante di Santana.

Voleva solo rivederla. Sentirla sua anche solo un'ultima volta.

Il lavoro l'aveva distratta ma questa inattività forzata e queste lunghe giornate a guardare un mare immobile e sospeso nel tempo l'aveva costretta a guardarsi dentro. Sam e Blaine si erano accorti del suo stato d'animo e un paio di volte li aveva beccati a borbottare sotto voce che avrebbero dovuto buttare Santana in mare quando ne avevano avuto l'occasione.

Brittany sorrise. Probabilmente se l'avessero fatto lei si sarebbe tuffata per salvarla anche in mezzo a un branco di squali affamati.

Improvvisamente sollevò lo sguardo attirata dalle voci degli uomini nel porto. Ormai erano arrivati. Quella spedizione non si poteva certo definire come fortunata. Si era addirittura mobilitato l'esercito per riscattarli.

Proprio in quel momento la sua attenzione fu attirata da un uomo in divisa che doveva essere il capo che sbraitava ordini contro chiunque fosse a portata di orecchio.

Al suo fianco c'era una persona conciata nella maniera più buffa che Brittany avesse mai visto. Doveva avere almeno due giacche perché sembrava un enorme pupazzo di neve e si muoveva impacciato. Aveva una cuffia calata tanto che si potevano vedere appena gli occhi e una sciarpa pesante che le copriva sin sopra il naso. Dei guanti che, probabilmente, erano almeno due taglie più grandi del dovuto ed un larghissimo paio di pantaloni da neve. Brittany scosse la testa divertita. Poi, quando la nave attraccò quel pupazzo di neve umano sembrò volersi muovere per salire ma l'uomo in divisa al suo fianco lo fermò trattenendolo per un braccio ed iniziando a sbraitare qualcosa di incomprensibile per Brittany a quella distanza.

Finalmente venne messa la scaletta per poter scendere a terra e Brittany si diresse verso il ponte di comando per parlare con Blaine e scoprire se potessero già scendere o se dovessero rimanere ancora a bordo.

Quando stava per raggiungere le scalette spalancò gli occhi per lo stupore perché il pupazzo di neve umano si stava dirigendo rapidamente, per quanto gli strati di vestiti che indossava lo permettessero, verso di lei. Brittany si guardò intorno alla ricerca di una rapida via d'uscita ma non fece in tempo. Prima che potesse trovarne una si ritrovò quel corpo che la stringeva con forza. Lei aggrotto le sopracciglia dando delle lievi pacche su quelle che dovevano essere le spalle di quella cosa che la stava abbracciando, ma con pochi risultati visto che era quasi certa che ci fosse uno strato di almeno quaranta centimetri di tessuto e piume prima di arrivare alle spalle.

-Felice di vederti uomo di neve! - esclamò con un sorriso.

-Brit, non sai che paura che ho avuto! Dicevano che eravate persi in mezzo al mare e non sapevo cosa fare!

Brittany si irrigidì immediatamente al suono di quella voce. Aveva anche le allucinazioni?

Posò entrambe le mani sulle spalle della persona che la stava stringendo e fece forza per cercare di allontanarla da se. Non ci riuscì visto che sembrava non voler mollare la presa nemmeno di un centimetro.

Brittany riprovò con maggior vigore riuscendo a spostarsi di una decina di centimetri e, finalmente, vide l'unica cosa che poteva vedere. Un paio di occhi neri e colmi di lacrime.

-San?

Sussurrò mentre con una mano abbassava lentamente la sciarpa per scoprire un paio di labbra curvate in un timido sorriso.

-Si.

-Cosa ci fai qui? - domandò Brittany con gli occhi colmi di stupore.

-Non posso stare senza di te! Ho provato a riprendere la mia vita ma sai una cosa? La mia vita è con te.

-Cosa?

-Ti amo! Voglio stare con te! Ti prego dimmi che non mi hai dimenticata.

Brittany la guardò ancora un istante con la bocca aperta per la sorpresa. Poi si riscosse e si inchinò verso le sue labbra chiudendo ogni distanza.

-Questo vuol dire che non mi hai dimenticata? - domandò Santana quando si allontanò per prendere fiato.

Brittany sorrise la prese per una mano e la trascinò giù per le scale.

Incrociarono Blaine e Sam che le guardarono curiosi poi Blaine sorrise e salutò.

-Ciao Santana, non pensavo di vederti qui!

Santana riuscì solo a sollevare la mano libera per salutarlo mentre Brittany continuava a trascinarla con lei.

Sam guardò l'amico con aria confusa.

-Quella cosa era Santana davvero? Come hai fatto a riconoscerla?

Blaine si strinse nelle spalle.

-Brit la sta trascinando verso la sua cabina! Chi altri può essere?

Sam guardò il punto dove le due ragazze erano appena sparite ed annuì.

-Credo tu abbia ragione! E poi conciata in quel modo può essere solo lei!

 

 

 

 

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Eccomi qui, meno di 24 ore dall'altro capitolo. Mi sentivo davvero in colpa a lasciarvi così quindi, grazie a voi che seguite ed alle vostre splendide recensioni, ho deciso di pubblicare immediatamente.

Se ve lo state chiedendo, c'è ancora l'epilogo, che spero arriverà presto e poi anche questa storia sarà finita!

Grazie a tutti come sempre! Vi ringrazierei uno ad uno se potessi!

Un abbraccio!

  
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