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Autore: sil83    06/10/2012    3 recensioni
La storia inizia dopo la 8X22. Non seguirà la storia che quella pazza di Shonda ha sviluppato per il finale. Ci saranno soprattutto Alex ed Izzie, ma non escludo qualche capatina di altri personaggi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev, Izzie Stevens
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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Capitolo dodici. Tempo.

Mentre salivo quelle scale, speravo solo di arrivare in tempo. In tempo per sapere di lei. In tempo per consolare mia sorella. In tempo per ringraziare Derek. In tempo per sentire il profumo di Izzie. In tempo per rivedere ancora, almeno una volta, mia madre. In tempo per non vergognarmi per non esserci stato. In tempo per mantenere le mie promesse. Quella a mia madre di poche ore fa. Quella a mia moglie. Speravo di arrivare in tempo. Speravo di avere ancora tempo.  Sono arrivato nel momento in cui Shepherd ha aperto la porta, deciso. I suoi capelli perfettamente in ordine. Ha operato mia madre per quasi sei ore. Sembra appena arrivato in ospedale. Non riesco a decifrare il suo viso. Non guarda verso di me. Guarda Izzie e Amber. Appoggia una mano sulla spalla di Amber e finalmente mi guarda negli occhi. Ha lo stesso sguardo che aveva dopo l’operazione di Izzie. Cazzo è lo stesso sguardo. Nobile e fiero. Lo sguardo di dio. È andata. Riesco a pensare solo che è andata bene. E lui lo sa che ho capito. Lo sa perché comincio a sorridere. Lo sa perché ci siamo già passati. Lo sa perché anche l’ultima volta non mi ha detto niente, ma mi ha guardato dritto negli occhi. Lo so perché anch’io sono un chirurgo e so come ci si sente. So come ci si sente. Izzie e Amber non hanno ancora capito. Allora Derek sposta lo sguardo su di loro e spiega: “L’operazione in se è andata bene. Ho tolto tutto quello che potevo senza lesionare le funzioni principali. Era un intervento difficile. La vastità e la posizione del tumore non mi hanno permesso di togliere tutto. Ma tramite alcune terapie post intervento, potremo mantenerlo controllato. Non credo sarà possibile eliminarlo del tutto, ma per un po’ di tempo sarà sotto controllo” “Per quanto tempo?” Amber lo chiede con le lacrime agli occhi. Non sa se essere felice per l’esito dell’operazione o angosciata per la data che Derek le sta per dire.
“Io non lo voglio sapere” lo dico prima ancora che il cervello realizzi quello che ho detto. Izzie mi guarda stranita e Amber, Amber credo abbia capito fin da subito quello che intendevo dire. Il suo viso si rilassa. Si lascia cadere sulla sedia. Inizia lentamente a piangere. Come la pioggia che segna la fine dell’estate. Il suo pianto si fa sempre più forte. Derek ci guarda, ora lui non capisce. Nemmeno Izzie capisce. “Perché?” Mi siedo vicino ad Amber. “Perché ho promesso a mia madre che saremmo stati una famiglia. Perché avevo smesso di credere che questa cosa fosse possibile. Perché ogni volta che la guarderò vorrò pensare al meraviglioso miracolo di averla di nuovo nella mia vita. Di vederla di nuovo accesa, come dice lei. E se ora tu Derek mi dicessi quella data. Non riuscirei più a guardarla allo stesso modo. Vedrei in lei solo la data di scadenza.” Izzie mi prende la mano. Ha capito. Derek annuisce e senza aggiungere altro se ne va. Amber ha smesso di piangere. Finalmente si è un po’ rilassata. E anche io. Tendo la mano libera verso mia sorella. Lei mi ci appoggia la sua. Restiamo qualche secondo così. “Sembriamo tre coglioni” la voce di Amber è sarcastica e pungente. Scoppiamo tutti e tre a ridere. Continua comunque a stringermi la mano.

Ci alziamo da quelle sedie solo quando mia madre esce dalla sala e sfila davanti a noi. Non si è ancora svegliata e non si sveglierà fino a domani. La seguiamo e quando la portano nella sua stanza noi ci sediamo nuovamente. Vicini. Vicino a lei. Dormirà fino a domani. Ci hanno detto che è inutile restare qui. Ci hanno detto che è meglio se andiamo a riposare. Amber si è stesa sulla solita brandina e si è addormentata subito. Io e Izzie siamo seduti sul divanetto in fondo al letto. Chiacchieriamo a voce bassa. Quasi in silenzio. Quando comincia a fare buio ci alziamo. Torniamo a casa.

Mentre siamo stesi sul letto. Troppo stanchi per fare l’amore. Troppo spaventati per allontanarci l’uno dall’altra. Prendo il coraggio a due mani e le chiedo: “Ho saputo da Hunt che ti ha proposto di restare.” “Si, ma non gli ho ancora risposto. Prima volevo sapere cosa pensavi di fare tu. Se vuoi andare alla Hopkins, io è inutile che accetti qui. Dovrai cercarmi un posto vicino a te.” Mi volto su un fianco e la guardo. “Hai fatto gli esami? Non ti ho nemmeno chiesto in cosa ti sei specializzata?” Si volta sul fianco, ora mi sta di fronte. “Faccio parte della squadra della vagina. Praticamente rischieremmo anche di dover lavorare insieme.” Le accarezzo i capelli. “Lavorare insieme, vivere insieme, invecchiare insieme. Sei sicura di volerlo fare? Dicono in giro che sono uno stronzo pazzesco.” Alza un attimo gli occhi al cielo. Si morde il labbro e aggiunge: "Aspetta, com’era?" Si mordicchia ancora un pò il labbro. Poi mi guarda dritto negli occhi. "Ad essere sincera non vedo l’ora" Mi avvicino alle sue labbra e appena prima di baciarla le sussurro: “Posso baciare la sposa?”. Ci baciamo a lungo. Poi ci sdraiamo. Ci incastriamo vicini. Finalmente, mi addormento.

 
Angolo mio:
La storia in se potrebbe anche finire qui, ma questi due sono stati così sfigati insieme che mi sembra doveroso regalargli almeno ancora un capitolo di assoluta, piena, a tratti sdolcinata felicità. Quindi ci saranno ancora al massimo uno o due capitoli, dipende… sopportatemi!
Grazie come sempre a chiunque, in un modo o nell’altro, passa di qua! A presto. Silvia
  
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