Prologue
Against my principles
Anthony Edward Stark non
era una persona che si potesse definire "tranquilla",
figurarsi poi se fosse il tipo da mettere la testa a posto per
dedicarsi alla tranquilla vita di coppia; di quelle monogame, tra
l'altro. Era questo il motivo per cui aveva fatto scalpore la sua
scelta improvvisa di abbandonare festini e avventure da una notte in
favore di un fidanzamento ufficiale con la sua segretaria, Virginia
'Pepper' Potts. Ormai da un anno, l'amministratore delegato delle Stark
Industries aveva deciso di mostrare un nuovo lato di sé al
mondo: era divenuto un compagno premuroso e fedele. O almeno così lasciava
intendere pubblicamente - e alla stessa Pepper, ovvio. E le cose, per
come la vedeva lui, potevano continuare su quella scia ancora a lungo;
dopo il matrimonio, avrebbe chiuso con quelle "scappatelle", continuava
a ripetersi.
Fu così che, subito dopo aver aperto la porta
della casa della sua intrattenitrice -qual era il suo nome, Lisie?
Louise?-, si ritrovò a rabbrividire: un ragazzo
dall'allarmante sguardo torbido lo stava fissando con un mezzo ghigno
sul volto.
«Che... che cosa...», riuscì a formulare
a stento, la gola secca.
«Vedo che ti stai divertendo, Stark.», disse il
ragazzo, ironico, lanciando una lunga occhiata all'abbigliamento
decisamente carente dell'altro. Tony fece violenza su se stesso nel
tentativo di non nascondersi dietro allo stipite della porta,
improvvisamente pudico di fronte ai luccicanti occhi verdi del figlio
della sua fidanzata.
«Loki... stai sicuramente equivocando...», si
affrettò a farfugliare, a metà tra il contrariato
per l'essere stato colto in flagrante e l'agitato per le conseguenze
che ne sarebbero sicuramente seguite, soprattutto se la persona che lo
teneva in pugno era proprio quello
lì.
«No, smettila, è inutile accampare storie; con Virginia»,
e Tony lo vide storcere impercettibilmente il naso
«potrà anche funzionare, ma con me no.»
Anthony alzò un sopracciglio, non potendo fare a meno di
notare come Loki non si riferisse mai a Pepper con termini anche solo
vagamente più intimi del nome di battesimo o appellativi
meno generici di "mia madre", "quella donna"
oppure "lei", rigorosamente accompagnati da una
smorfia; mai un nomignolo affettuoso o un riferimento di tenerezza nei
suoi confronti.
«Cosa vuoi, allora?» si limitò a dire
con voce ferma, vano tentativo di recuperare un po' di
dignità.
«Solo che tu faccia quello che ti ordinerò fino a
quando riterrò opportuno. Oppure...»
In quello stesso momento, lo squillare di un telefono lo interruppe e,
ancor prima di vedere di chi fosse la chiamata, il sorriso di Loki si
allargò. «Pronto, Virginia.»,
scandì lentamente, per gustarsi l'espressione di sgomento
che si dipingeva sul volto di Tony. «Tutto bene,
sì. Stark? Vuoi parlare con lui? Oh, temo sia impossibile,
al momento. Perché, vuoi sapere?»
Anthony spalancò gli occhi, atterrito. Non ebbe il tempo di
pensare a nessuna soluzione se non quella di sillabare un muto
"accetto", pentendosene ancor prima di aver scandito l'ultima lettera.
«È andato
in bagno. Magari ti faccio richiamare; sai, non ha fatto altro che
parlare di te e dei preparativi del matrimonio per tutta la sera. Beh,
allora a dopo.», e chiuse la comunicazione.
«Presumo possa bastare per stasera. Me ne vado, Stark, ma
vedi di chiamare mia madre, o potrebbe insospettirsi.»,
ridacchiò, voltandosi, pronto ad andare via.
Tony lo bloccò per un braccio, costringendolo a girarsi.
«Ho detto che accetto,», dichiarò con
rabbia crescente «ma sappi che non farò nulla che
vada contro i miei principi.»
Loki
lo guardò con sguardo ricolmo di scherno, un attimo prima di
scrollare le spalle e fargli lasciare la presa.
«Come se tu sapessi anche solo vagamente cosa
siano.»