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Autore: Columbrina    06/10/2012    2 recensioni
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L'aria che respiro è tutta per le mie bimbe, L&A.
Morfeo prendimi che voglio tornar bambina.
Facciamo l’amore ogni volta che voglio tornar piccina.
Solo tu sai soddisfare i desideri di una donna vecchia e zita.
Poi mi boicotti, mi lasci e ritorni una volta che la sera è calata.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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{For My Inc L and My Meow A
{Columbrine mie, questo è per voi
{Il perchè non so dirlo
{Azzannatela. Respiratela. Sognatela.


 


Non dovrei nemmeno mettere mano alla penna io, vecchia e zita, che non riesco a odiare me stessa anche se dovrei.
Mi hanno benedetto col dono di una zia maga che era come la manna nel deserto. Diceva che aveva la soluzione al mio problema.
Così la bevvi, trascinandomi dietro la mia patetica condizione d’essere.
Bevvi le complicazioni che fecondavano le mie assurde paranoie.
Bevvi le mie prolifiche delusioni, che scivolavano lentamente nella notte per poi arrivare fino al mio letto e sussurrare alle mie lacrime.
Bevvi, ma vomitai.
Vomitai il mio corpo o meglio… Il rifiuto che avevo del mio corpo cadente.
Vomitai le aspettative che prosperarono senza mai trovare raccolto.
Vomitai perché avevo voglia e mi addormentai.
Mi addormentai con pensieri compromettenti.
Mi addormentai pensando al tramestio che ora mi abbracciava.
Mi addormentai sognando le follie che avevo ingerito a colazione.

Plin plin plin

Poi ci fu un risveglio brusco, che aveva odori più o meno familiari, che riconoscevo solo tastandoli nell’aria superflua.
Una luce mi illuminò, come quella che ti abbraccia dopo un coma lungo una vita.
Mi guardai le mani, strofinai gli occhi e sbadigliai.
Ero diversa. Non c’era bisogno di sentirlo.
Guardavo tutto dal basso e il mio corpo non era più cadente; non avevo rifiuto di lui, solo inesperienza.
Ricordo che volevo piangere e ridere al tempo stesso.
Perché, d’un tratto, mi ritrovai nel corpo di quando ero piccina?
E perché, d’un tratto, mi ritrovai nel negozio di giocattoli di quando ero piccina?
Camminavo lesta e decisa, come se fossi capitata lì volontariamente; come se fossi un’entità profittatrice.
Come se alimentassi i due fuochi e li allontanassi progressivamente.
Mi guardai intorno e saltavo sprizzando salute nel mio corpo magro, nel mio corpo giovane, nel mio corpo sedicente.
Quando ero piccina avevo vividi occhi verdi e tutti non riuscivano a guardarmi negli occhi. Perché erano troppo luminosi, almeno così mi dicevo.
Era un negozio di giocattoli, ma senza giocattoli.
L’unica bambola sembravo io.
Ero nuda e dimessa.
Non mi importava perché quando ero piccina denudavo ogni mia vulnerabilità e me ne stavo ore nella mia cameretta.
E poi, di nuovo, venni soppressa da me stessa.
Vidi la mia vita partizionata.
Due bimbe che avevano fatto parte della mia vita e se l’erano contesa.
Io l’avevo data a entrambe.
Avevamo spartito i doveri.
Le vidi, dicevo.
Urlavano, ma nessuno le sentiva.
Piangevano, ma io non le sentivo.
Presto piansi anch’io, ma senza farmi vedere.


Plin plin plin

Morfeo prendimi che voglio tornar bambina.
Facciamo l’amore ogni volta che voglio tornar piccina.
Solo tu sai soddisfare i desideri di una donna vecchia e zita.
Poi mi boicotti, mi lasci e ritorni una volta che la sera è calata.
Perché fai così? Mi fai soffrire.
E voi, bimbe mie, perché mi fate soffrire?
Perché l’amore va perso?
Ho rifiuto del mio corpo. Non lo amo.
Voglio tornar bambina, quando ancora amavo il mio corpo.
Voglio tornar piccina, quando ancora avevo le mie bimbe.
Morfeo smettila di prendermi in giro.
Prendimi e basta.

E mi persi in un orgasmo.
   
   
 
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