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Autore: bibybear    07/10/2012    1 recensioni
SPOILERS 4x04........................................Era trascorso un mese dall'ultima volta in cui si erano parlati, un mese dalla rottura. Blaine continuava a cercare di parlare con Kurt, che si rifiutava di ascoltare. Kurt è a Lima per passare del tempo con suo padre, Carole e Finn, ma tra le mura del McKinley si rende conto che Blaine gli manca più di quanto volesse ammettere...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era trascorso un mese ormai dall'ultima volta in cui Kurt e Blaine si erano visti e sentiti, era trascorso un mese dalla loro rottura.

Blaine aveva provato in tutti i modi a rintracciarlo, a parlare con lui per provare a spiegare un qualcosa, per cui neanche lui, però, aveva una spiegazione o una scusa.

Un mese, più di 30 giorni di vuoto. Più del dolore, delle lacrime, il vuoto era la sensazione peggiore. Era come se non avessero più nessun organo nel loro corpo, niente sangue, niente battito. Niente.

Kurt a New York si era rifugiato nel lavoro, l'unica luce all'interno di quel mese di buio totale. Non usciva mai. “Sono stanco” diceva, ogni volta che Rachel e Brody provavano a tirarlo fuori da quell'appartamento così grande, ma così opprimente.

Per le prime settimane si faceva forza davanti agli altri, metteva in mostra la maschera che aveva usato per tutta la sua vita, ogni qual volta voleva nascondere al mondo la propria sofferenza. Ma ogni notte, quando si metteva a letto i suoi occhi iniziavano a piangere, in silenzio, senza neanche la forza di singhiozzare.

Poi c'era Chase. Chase che si fermava ogni mattina alla sua scrivania con il caffè. Chase che fgli portava il pranzo ogni volta che Kurt si nascondeva dietro gli impegni per evitare di mangiare, perché il groppo costante alla bocca dello stomaco aveva mandato via la fame. Chase che provava a strappargli un sorriso. Chase che ci riusciva.

Erano passate più di tre settimane ormai, così quando quel ragazzo così dolce e gentile gli chiese di uscire, Kurt accettò, perché che cavolo meritava di ricominciare. Era presto, ma Chase era lì, adesso.

L'appuntamento fu perfetto, Chase era perfetto. Eppure appena Kurt mise piede a casa, scoppiò a piangere. Era stato perfetto, allora perché sentiva che era tutto sbagliato? Era rotto. Qualcosa in lui si era rotto e Kurt sperava davvero che un giorno si sarebbe aggiustato.

Dall'altro lato del paese Blaine non se la passava meglio. Aveva fatto una cosa per cui era disgustato da se stesso. Aveva tradito la persona più importante della sua vita e la aveva persa, forse per sempre. La prima settimana tentò costantemente di parlare con Kurt, di spiegargli che non aveva significato niente. Chiedeva il suo perdono, anche se sapeva benissimo che probabilmente non lo avrebbe meritato.

Se prima si sentiva solo, adesso era ancora peggio. Era in una scuola non sua e piena di ricordi, ricordi che facevano così male da togliergli il respiro. Ricordi del paradiso, adesso che era all'inferno. Non aveva più voglia di cantare, ma doveva. Il musical lo teneva impegnato e Sam e Tina cercava in qualche modo di tirargli su il morale. Ma niente poteva tirargli su il morale. L'unica persona che aveva questo potere era Kurt, ma Kurt non c'era. E questa volta non c'era per davvero.

Era una mese che non sentiva la sua voce, che non sentiva la sua risata, che non vedeva i suoi occhi e si sentiva morire dentro.

 

Un mese. Kurt era a Lima per trascorrere del tempo con la sua famiglia, ma non poteva non andare al McKinley a salutare i suoi amici. Anche se questo significava la possibilità di rivedere Blaine.

Tina e Sam gli avevano scritto, chiedendogli di parlare con Blaine che era depresso e in più c'erano i Warblers che facevano pressioni perché tornasse alla Dalton.

Kurt lo odiava per quello che gli aveva fatto. O meglio avrebbe voluto odiarlo, perché per quanto impegno ci mettesse, non riusciva a non amarlo e questa era la cosa più frustrante. E l'idea che il “suo” Blaine stesse così male, gli faceva male.

Mentre camminava per i corridoi della sua vecchia scuola, fuori la porta dell'auditorium sente una voce. Oh quella voce! La riconoscerebbe fra migliaia.

Blaine era al pianoforte. Sapeva che Kurt era al McKinley e aveva paure di vederlo. Paura di sentirsi dire che lo odiava, paura di vedere la luce nelgli occhi dell'amore della sua vita spenta a causa sua. Si era rifugiato nell'auditorium e l'unico modo che conosceva per sfogarsi era la musica.

 

To see you when I wake up 
Is a gift I didn't think could be real. 
To know that you feel the same as I do 
Is a three-fold, utopian dream. 
You do something to me that I can't explain. 
So would I be out of line if I said 

I miss you 

I see your picture, I smell your skin on the empty pillow next to mine. 
You have only been gone ten days, but already I'm wasting away. 
I know I'll see you again 
Whether far or soon. 
But I need you to know that I care 

And I miss you

Quelle tre semplici parole spiegavano in maniera così chiara ciò che Blaine provava. I suoi pensieri furono però interrotti dal una voce cristallina. La voce del suo angelo.

 

«Ciao» Kurt aveva trovato dentro di sé il coraggio per andare a parlargli.

 

Blaine era rimasto di sasso. Era un mese che non lo vedeva né sentiva. Era sempre così bello. Sembrava davvero un angelo. La sua pelle nivea e i suoi occhi, in cui si perdeva di continuo, resi ancora più belli da quel luccichio che compariva ogni qual volta Kurt era emozionato. I piccoli vezzi lo rendevano ancora più perfetto. Il modo in cui giocherellava con le mani quando era nervoso, come stava facendo in quel momento. Ma poi Blaine si ricordò che forse avrebbe dovuto dire qualcosa.

 

«C-ciao» riuscì in qualche modo a balbettare. «Non sapevo fossi a Lima, no ok, lo sapevo, e in verità sapevo anche che fossi qui al McKinley, solo..»

 

«Blaine, che stai dicendo?!! Allora? Come ti vanno le cose qui? Ho saputo che i Warblers volevano riprendersi il loro solista?» .

 

Kurt non sapeva da dove la forza di parlargli e guardarlo era uscita fuori, eppure era lì. Era come se il suo corpo avesse deciso che quello era il momento.

 

«Si loro ci hanno provato e sono stato sul punto accettare. Qui è dura e tu non ci sei più. Sam mi ha convinto a restare.»

 

«Capisco. Hai fatto domanda per il college? Spero che tu abbia imparato dai miei errori, facendo domanda a più di un college.»

Kurt continuava a fare conversazione. Blaine dall'altra parte non riusciva a capire a che punto volesse arrivare Kurt. Non si sentivano da più di un mese e facevano conversazione come se fossero in fila al supermercato. Ma era meglio di niente, per cui pensò che forse gli doveva almeno questo. Stare ai suoi modi e ai suoi tempi.

 

«Bhe si mi sono lasciato diverse possibilità. Buona parte dell'Ivy League. Le solite Harvard, Yale, Princeton, la Brown..»

 

Non stavano più insieme, eppure Kurt non poté fare a meno di sentirsi morire dentro. Era reale. I loro progetti non c'erano più. New York insieme non più. Con il brandello di forza che gli era rimasto riuscì a rispondere.

 

«Ah. Bhe ti accetteranno tutti.»

 

«Bhe io preferirei mi accettassero alla Juliard o alla NYADA, anche se non sarà più lo stesso..» Blaine rispose e dovette trattenersi dallo scoppiare a piangere al solo pensiero dei loro progetti andati in frantumi.

 

Il volto di Kurt lo tradì. Un sorriso così impercettibile. Ma non poteva sorridere, non doveva.

 

«Vedrai che ti accetteranno. Io vado. Mio padre mi aspetta. Spero che vada tutto per il meglio per te.»

 

Si incamminò verso l'uscita dell'auditorium, senza lasciare a Blaine neanche il tempo di replicare. Ma ancora una volta fu come se il suo corpo volesse dirgli che quello era il momento e senza neanche rendersene conto Kurt si fermò e gli disse che avrebbe voluto dirgli da un mese.

 

«Mi manchi»

 

Le parole del più grande colpirono Blaine come un fulmine. Non sapeva cosa dire. Si sarebbe aspettato di tutto. Odio, risentimento, ma non questo. Ma doveva ritrovare la propria sanità mentale, perché questa era la sua occasione, l'occasione per far capire a Kurt quanto lo amasse e quanto realmente si sentisse disgustato da ciò che aveva fatto.

 

«Mi manchi anche tu Kurt, così tanto che fa male fisicamente. Ogni giorno senza di te è..»

Le sue parole però furono interrotte da qualcosa che più che un fulmine, al moro sembrò una coltellata, giusto all'altezza del cuore.

 

«Sono stato ad un appuntamento con un ragazzo» Disse Kurt lottando contro le lacrime che erano sul punto di sgorgare, ma riuscì a proseguire: «Si chiama Chase e lavora come me. L'appuntamento è stato perfetto. Siamo andati a cena. Lui mi ha portato dei fiori, è stato un gentiluomo. Lui è stato perfetto.»

 

Blaine si sentiva morire. Non riuscì più a trattenersi. Di spalle a Kurt, iniziò a piangere. Sapere che Kurt potesse essere felice nelle braccia di qualcun altro era la cosa di cui aveva più paura, perché avrebbe voluto dire la fine, ma la fine “definitiva”. Avrebbe voluto dire che Kurt era riuscito ad andare avanti e questo faceva, egoisticamente male. Le lacrime solcavano il volto di Blaine come fiumi in piena, ma Kurt riprese a parlare.

 

«Ma non della perfezione che ho bisogno. Quello di cui ho bisogno è di avere accanto a me qualcuno “perfettamente imperfetto”» La voce gli spezzò, quando ormai anche il suo volto era bagnato dalle lacrime.

 

Blaine impiegò alcuni secondi prima di rendersi conto di ciò che l'altro aveva detto. Si girò di scatto e i due si ritrovarono a guardarsi negli occhi. Quello che il moro vide gli fece perdere completamente il controllo. La persona che amava così vulnerabile, esausto. Gli corse incontro e dopo un'attesa lunga più di un mese, lo baciò, stringendolo forte. I due passarono quella che sembrò ad entrambi un'infinità a baciarsi, come se il futuro del mondo intero dipendesse da quel bacio.

 

Senza neanche rendersene conto si ritrovarono seduti sul pavimento. A malincuore si staccarono, ma ogni pezzo era tornato al suo posto. Era cose i loro corpi si stessero riempiendo di nuovo. I polmoni avevano ricominciato a respirare, il sangue aveva ricominciato a scorrere. Il cuore aveva ricominciato a battere.

Erano ancora seduti. Kurt aveva poggiato la propria fronte sulla spalla di Blaine. Si sentiva esausto. Quel mese era stato sfiancante, distruttivo.

 

«Dobbiamo ancora parlare e dobbiamo ancora trovare un modo per far funzionare le cose. Stabilire delle regole, come sentirci ogni giorno, parlare, ma parlare davvero.» Fu Kurt a rompere il silenzio, con voce tremante e fiato corto.

 

«Certo ed io ti prometto che..» Blaine si affrettò a rispondere, ma fu interrotto dal più grande.

 

«No, no niente promesse e non adesso. Per adesso solo.. solo stringimi, ti prego. Mi sei mancato».

Nota Autore: chiedo scusa a chi avesse già letto la storia ho modificato il nome di Jay in Chase perchè non sapevo che avessero già detto il suo nome nell'episodio precendente. Abbiate pietà. XD

   
 
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