Da distrugge con http://www.youtube.com/watch?v=Hh8B6PRx4qU

***

Erano dieci ed erano perfette.
Strette strette quel che basta. Tutte infila. A chi toccherà per prima?

Ora erano nove.
Le più paranoiche già si chiedevano chi avrebbe riempito quello spazio vuoto.

Ora erano otto.
Si rumoreggiava di nuovi arrivi. La paura prendeva il sopravvento.
Chi sarebbe stata la prossima? E poi? Cosa sarebbe stato poi?

Ora erano sette.
L'abitudine. L'abitudine che tutto uccide, senza pietà.
Nè grasse nè magre. Stabili. Apatiche.

Ora erano sei.
Quella che una volta sembrava una bara ora era diventata una salla da ballo.

Ora erano cinque.
Tentavano di non affezionarsi. Gli addii non erano il massimo.
Tutte belle. Tutte preparate alla dipartita.

Ora erano quattro.
Ore che sembravano giorni ma, alla resa dei conti, eran solo ore.
Ore su ore su ore. L'attesa dell'inaspettato.

Ora erano tre.
S'era creato un rapporto. Un'intesa.
Come tre orfani in cerca di genitori, si affannavano per risultare appariscenti.
La vita era bella ed il futuro era pieno di promesse.

Ora erano due.
Quella che sembrava una sala da ballo ora era diventata un deserto senza confini.
Un deserto dove danzare
ed è quello che fecero, per l'ultima volta.
Danzarono in onore di ciò che era stato e di ciò che sarebbe successo.
Danzarono, imbevute di timida pace
per l'ultima volta, innamorate.

Ne rimase una.
Il tempo era diventato un'utopia. Si ripeteva
"Che ci faccio qui, senza i miei amici... e lei".
L'amava. Solo pochi minuti prima l'aveva carezzata per l'ultima volta
prima che quella porta si aprisse e quella luce la portasse via, senza avvisi.
E fu così che, prima del balzo finale, recitò una preghiera.

E poco prima di venir accesa e consumata si chiese se da grande sarebbe diventata un sigaro.