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Autore: Thearcherygirl    08/10/2012    0 recensioni
Mi risvegliavo in camera mia, troppo grande per appartenermi, per sentirla del tutto mia. Ma se c'era lui accanto, ad ogni risveglio, essa passava in secondo piano. Nulla aveva più importanza.
Non avevo mai analizzato la situazione, se tenessi o no al nostro rapporto, nato inizialmente per sopravvivere.
Adesso capisco. Con il tempo lui non mi è servito solo a sopravvivere nell'arena. Lui mi è servito a sopravvivere ogni giorno, ogni secondo di ogni maledetta ora in questo posto, in questo dannato Distretto 12, dalla fine degli Hunger Games in poi. Avevo bisogno di lui, perché senza di lui la mia vita si sarebbe sgretolata nelle mie stesse mani, avrei visto Prim e mia madre morire e forse non avrei neanche sentito dolore, perché lui mi dava vita; Lui era ciò che mi mancava dalla morte di mio padre. Qualcuno che mi desse un dono speciale: amare.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho idea del perché, ma ogni parte di me sentiva la sua assenza.
 
Ogni notte ritornavo nell'arena, e rivedevo Rue, rivedevo le bacche, la grotta, il lago, gli alberi, sentivo le quattro note cantate da Rue. E mi svegliavo in lacrime. Ma lui non c'era.

Ogni notte mi rigiravo nel letto appena ripresa da un incubo, e non trovavo lui. Che mi riusciva a calmare dicendomi che ci sarebbe sempre stato.

Anche se lui abitava tre case dopo la mia, mi angosciavo ogni volta, ad ogni singolo risveglio. Mi chiedevo se stesse dormendo, se potessi andare da lui, come fa una bambina spaventata quando si risveglia da un brutto sogno e va dai genitori, ma la tempesta di neve ed il mio orgoglio hanno distrutto le mie speranze.

Mi risvegliavo in camera mia, troppo grande per appartenermi, per sentirla del tutto mia. Ma se c'era lui accanto, ad ogni risveglio, essa passava in secondo piano. Nulla aveva più importanza.

Non avevo mai analizzato la situazione, se tenessi o no al nostro rapporto, nato inizialmente per sopravvivere.

Adesso capisco. Con il tempo lui non mi è servito solo a sopravvivere nell'arena. Lui mi è servito a sopravvivere ogni giorno, ogni secondo di ogni maledetta ora in questo posto, in questo dannato Distretto 12, dalla fine degli Hunger Games in poi. Avevo bisogno di lui, perché senza di lui la mia vita si sarebbe sgretolata nelle mie stesse mani, avrei visto Prim e mia madre morire e forse non avrei neanche sentito dolore, perché lui mi dava vita; Lui era ciò che mi mancava dalla morte di mio padre. Qualcuno che mi desse un dono speciale: amare.

Lui.. Non mi ero mai accorta di quanto fosse bello. Cioè, lui per me è sempre stato..bello. Ma non ci facevo caso. Forse perché ero troppo impegnata a sopravvivere in un'arena dove per restare in vita ci dovevamo uccidere l'un l'altro.

Ma lui non era solo bello esteriormente.. Io dico "bello" per ciò che è.. Per ciò che è tentato di rimanere nell'arena. Non voleva perdere se stesso. E lui non l'ha fatto. 

Poi però gli dissi, usciti dagli Hunger Games, che per me quella era finzione. Per me non eravamo..come dire..una coppia. L'errore più grave. Ma nonostante tutto, anche se a fatica, siamo riusciti a rimanere amici lontani dalle telecamere, e fidanzati innamorati persi davanti ad esse.

Ed eccoci arrivati ad ora. Io, sveglia nel letto, a cercare il suo calore, il suo viso così vicino al mio. Perché lo cerco? Perché nel viaggio del Tour della Vittoria, io avevo gli incubi. Lui girava nel corridoio di notte, perché non riusciva a dormire quasi mai. Una notte urlai per lo spavento procurato da un incubo. Lui entrò nella mia stanza, ed io, sveglia e in lacrime, mi sentivo angosciata, non sembravo quasi più io, così brava a nascondere le emozioni anche quando Rue mi è morta davanti, così, nelle mie braccia. Ero così fragile.. Lui mi mise seduta sul letto e mi tranquillizzò. Dopo un po', lui si infilò nel mio letto, e mi cinse la vita, stringendomi a sé, come per dire "Adesso ci sono io, non avere paura di svegliarti, perché sono con te. Se ci sono io con te, tu starai bene." Ci addormentammo così, ed Effie, pur essendo sospettosa a riguardo, non fece domande. Così succedeva ogni notte. Mi sentivo così felice tra le braccia sue. Così calde e accoglienti. In cui mi nascondevo, quasi come se volessi diventare piccolissima per poter stare ancora più vicini.
Poi ovviamente litigammo. Non ci parlavamo più. E questo continua tutt'ora.

Lui smise di essere gentile, di trattarmi come una semplice amica che per lui non ero. Lui smise di considerarmi e basta. Perché ogni parte di lui urlava, proprio come me di notte quando ho degli incubi. Ed io, andai sulla difensiva.

Stanotte l'incubo è molto forte. Ma è il risveglio a farmi stare peggio. Mi sveglio urlando e lui non c'è. Un'altra volta. Non posso permettermi di farmi logorare dentro. Ma con tutta la rabbia, la paura, l'angoscia, la tristezza che c'è dentro me, continuo a gridare. 

Ma questa volta non sono solo grida.

Questa volta grido il suo nome.

Ho lasciato delle chiavi di riserva da qualche parte intorno alla casa, in modo che casomai ci fosse un'emergenza avrei usato quelle. Haymitch e Peeta sanno dove si trova. E in quel momento, sento aprire la porta d'ingresso.
Io continuo ad urlare, uscendo dalla mia camera, guardando in tutte le altre stanze, aprendo le porte e vedendo che lui non è lì. Per ogni porta che apro, si frantuma una parte di me. E urlo, urlo con tutta la forza che c'é in me, e all'ultima porta aperta, urlo una cosa che non sarebbe mai dovuta uscire dalla mia bocca, una cosa che non sapevo neanch'io di provare.

"Peeta io ti amo!", ecco cosa urlo. Tutto ciò che sento, in quattro semplici parole.
Dopo questo, mi appoggio all'uscio della porta, scivolando giù e ritrovandomi le ginocchia davanti il viso. Mi porto le mani ai capelli, odiandomi, e odiando anche lui, per ciò che mi stava portando a fare. Mi stava portando ad odiare tutto e tutti, a detestare quella casa, quella distanza tra noi, fisica e non, a odiare con tutto il cuore di non essere riuscita ad amarlo fin dall'inizio, fin dal giorno della mietitura, o anche da prima.

Mi ritrovo così, seduta a terra, con le mani nei capelli, a girarmi e a guardare dappertutto, cercando lui, i suoi occhi dolci, le sue braccia forti e calde, il suo petto su cui poggiavo le mani quando mi abbracciava e sentivo il suo battito che aumentava sempre di più, le sue labbra da cui uscivano sempre parole dolci ed estremamente vere.

Ho bisogno di lui, più mi dico questo, più sto male perché non ho mai ammesso qualcosa di così personale. Neanche a me stessa. All'improvviso, svengo. 




Mi risveglio nel soggiorno di una casa che non è la mia, ma che comunque riconosco.
Mia madre e Prim abitano con me, ma perché non sono a casa mia? Mi hanno soccorso oppure hanno fatto finta che le mie urla fossero le solite di ogni notte? E soprattutto, come ci sono arrivata qui? Ci vedo offuscato.
Ma quando riprendo completamente i sensi, mi guardo intorno. Non c'é nessuno.

Giro per la casa, ma ancora non riesco a capire di chi è. Ho il cervello troppo confuso per riconoscerla.
Salgo le scale, vado nelle stanze, ma non c'é nessuno. Svengo di nuovo, e l'ultima cosa che sento sono delle braccia che mi sorreggono per non farmi cadere.



 
Mi risveglio di nuovo nel soggiorno, sul divano. Avevo avuto un'altro incubo. Svegliandomi, urlando, ho detto "Peeta, ho bisogno di te". E come risposta, ho avuto un "Béh, non sono tanto lontano da te." A quella risposta, sussulto.

E' la voce più bella e più brutta al mondo. E' la voce di cui ho bisogno e nello stesso tempo di cui non ho mai voluto saperne di ascoltarla.

Mi guardo intorno, e lui si trova dietro di me, sull'uscio della porta del soggiorno. Mi alzo di scatto.

Inizio a piangere, come se stessi vedendo qualcuno di importante dopo molto tempo.

Lui fa qualche passo in avanti, verso di me, con le braccia aperte. Ma io, vado sulla difensiva.



- Perché non mi hai aiutato quando ne avevo bisogno? Perché hai lasciato che mi uccidessi ogni notte, in quella casa, senza che qualcuno mi aiutasse? - dico ancora in lacrime, indietreggiando.

- Perché tu sei più forte di me. Tu ce la faresti comunque, senza di me. Io non ho importanza. -
Al sentire quelle parole, mi spingo indietro, sbattendo al divano. Ma rimango ferma, con le mani a coprirmi il viso, guardando un punto fisso, continuando a singhiozzare. Poi, lo guardo.

- Perché, secondo te io non ho il coraggio di venire da te e dirti i miei sentimenti? Bene, Katniss. Ora saprai tutto ciò che vuoi. -

- Non mi serve sapere cosa provi per me. Mi serve sapere cosa provo io per te. - Gli dico.

- E cosa provi per me? Perché non lo dici? Non capisci che mi sta uccidendo non vederti? O vederti in compagnia di Gale? O vederti senza che tu mi presti attenzione? - i suoi occhi si indondano di lacrime, che trattiene abilmente, e la sua voce diventa strozzata.

-Io.. - in quel momento rivedo tutti i momenti passati insieme.

La mietitura, i viaggi, le confessioni fatte l'uno all'altro, gli Hunger Games, il nostro rincontro davanti alle telecamere prima del Tour della Vittoria, dove ci baciammo appena caduti sulla neve.
Il suo calore nel mio letto.
Il suo petto caldo a riscaldarmi. 
Il mio corpo così pericolosamente vicino al suo, così tante, troppe volte.
Così tante volte che ormai non riesco più a farne a meno.

E le parole escono da sole.

 
- Io non so cosa mi prende, ma non riesco a reagire più a niente, non riesco a sentire qualcosa, nemmeno il dolore o la felicità, da quando abbiamo smesso di vederci. Da quel momento io ho smesso di vivere, lo capisci? Ho smesso di avere quel qualcosa in più che mi distingueva, quello che mi portava avanti comunque, nonostante le mie paure. Ed io non so che fare perché non so com'è essere innamorata, non l'ho mai provato prima, ma c'è qualcosa che mi lega a te, qualcosa di profondo e allo stesso tempo leggero, che ferma il tempo quando sto con te, che per un'istante solo non penso ad altro che a te e a quanto sono felice se solo mi guardi sorridendo. A quanto potrei essere felice con te. Al perché ho deciso di annullare il nostro matrimonio, credendo di non essere innamorata di te. Sbagliandomi. -

Peeta sembra indifferente a quelle parole. Come se fosse quello che si sarebbe aspettato da me.

- Io so di aver perso te e forse per sempre ma io non riesco a vivere. Non riesco a sopravvivere un giorno qui se non sono con te. Se tu non sei accanto a me, la notte. - Continuo.

Lui in quel momento si avvicina, come faceva spesso prima che ci litigammo, e prende il mio viso tra le mani, accarezzandolo. Ed io metto le mie mani sulle sue, ancora sul mio viso, accarezzando esse di conseguenza. Come non avevo mai fatto prima.
Dimostrando finalmente che anch'io posso amare.
Lasciandomi andare completamente, essendo cosciente di ciò che faccio.

Voglio andare avanti.

Per la prima volta, voglio amarlo come non mai.



Lui avvicina piano il suo viso al mio, e in quei pochi secondi mi sento impaziente di toccare le sue labbra con le mie.

Lui era sempre stato così calmo, cosa che io non sono mai stata.

Mentre lui continua ad avvicinarsi, guardandomi negli occhi, le lacrime mie iniziano a scendere, di nuovo. Dalla gioia.

Mi mancava quel contatto visivo in quei pochi attimi, con lui.

Lo bacio, ancora piangendo. E in quel momento le mie lacrime cessano.

Lui è un po' spaesato, ma presto capisce cosa sta succedendo, e ricambia il bacio, diventando un bacio infinito.

Lui mette le sue braccia intorno alla mia vita, piegando leggermente la schiena, per la differenza d'altezza.

Io mi ritrovo sulle punte, volendo sempre di più, volendo che quel bacio non cessi mai.
E' un bacio intenso, pieno di scambi veramente intimi, un bacio che non ti fa capire più niente, spingendoti a volere di più, sempre di più, spingendoti ad osare.
Uno di quei baci che non so come definirlo.

Come mi ha detto poi Cinna, dopo che glielo raccontai, quello forse era il mio primo bacio passionale.


Non sapevo che i baci avessero un nome.

Comunque, quando quel bacio era finito, ci siamo guardati negli occhi, ritrovando i nostri corpi pericolosamente vicini, come una volta.

Sorridiamo entrambi, consapevoli di ciò che abbiamo appena fatto.

In un attimo, l'aria intorno diventa calda, ma calda veramente, come quando si apre un focolare e tu ci sei vicinissimo.

Ma non c'è nessun focolare, solo noi due e i nostri sentimenti.

L'aria fredda del rigido inverno diventa immediatamente migliore. Letteralmente.

Quando ci baciamo di nuovo, il bacio diventa sempre di più per me.

Lui mi morde il labbro, ed io ricambio.

In un certo senso questo gesto sembra portarci a pensare a quanto fosse doloroso partecipare agli Hunger Games sapendo di dover ferire qualcuno.

Lui mi bacia il collo, facendomi venire i brividi. Ed io riprendo a baciarlo, sempre più presa.

Lui mi prende in braccio, ed io chiudo le mie gambe dietro la sua schiena, come fanno i bambini quando vengono portati a letto dal padre.
Continua a baciarmi, e mi sorprendo di ritrovarmi a volerne sempre di più.

Ci ritroviamo sul divano, sdraiati, continuando a baciarci senza fine, senza prendere fiato.

Forse non prendere mai un'attimo di respiro è stata una scelta sbagliata, perché quando stacca le sue labbra dalle mie, ha l'affanno, e anch'io.

Ma nessuno dei due vuole smettere.

 
Ci guardiamo, e lui mi dice:
 
- Non menti quando dici che hai bisogno di me, letteralmente. - ironizzando.

Io rido.
Sono felice di sentirlo ironizzare, come faceva sempre. 


- Non posso mentirti, non a te. Non alle tue labbra, non ai tuoi occhi. Non al tuo corpo contro il mio. - per la prima volta dico qualcosa di romantico in modo assolutamente normale, come se stessimo parlando di qualcosa di facile da dire.


Lui arrossisce.

Non é il tipo di ragazzo che appena vede una ragazza carina gli salta addosso.

Lui è riservato, calmo, ma quando ti bacia diventa tutt'altro.

Diventa sé stesso.

Un ragazzo che ti vuole conquistare in tutti i sensi.

Mi dà un leggero bacio sulle labbra e poi stacca il suo corpo dal mio, imbarazzato.

Come se si fosse pentito di essersi lasciato trasportare così tanto.

Non mi guarda negli occhi, e si mette a sedere sul divano, mentre io rimango sdraiata.

In uno scatto, mi metto seduta sul divano, protesa verso di lui, e lo bacio.

Quello lo ha fatto scattare.

Diventa tutto più dolce, più passionale, più tutto.

Diventa tutto come sognavo a volte di notte.

Mi metto seduta su di lui, e lui mi tiene dalla schiena, costringendomi a premere il mio viso al suo sempre di più.

Poi si alza, ed io rimango in braccio a lui, come prima.

Mi porta sù in camera sua, continuando a baciarmi.

Ci sdraiamo sul letto.

Per un'attimo lui mi guarda negli occhi.

Ha qualcosa da dirmi, ma non sà che dire.

Alla fine, dice:

- Come fai a farmi perdere i sensi in questo modo? Come fai a farmi impazzire letteralmente, portandomi a fare cose che non pensavo di poter mai fare? Come fai ad essere così..sensuale solo con me? - io arrossisco.

Nessuno mi ha mai detto che io fossi sensuale.

Persino Haymitch mi disse prima dell'intervista per gli Hunger Games che non avrei dovuto puntare sulla sensualità, perché non mi apparteneva.

- Bèh.. Io non penso di essere sensuale, penso solo che tutti possono diventarlo se si lasciano andare. Ed io mi lascio andare solo con te. Se no come te lo spiegheresti il fatto che siamo abbracciati a baciarci nel tuo letto? -

Peeta analizza la situazione, guardandosi intorno. Sembra quasi di non essersi accorto di avermi portato in camera sua.

- Ehi.. Non penso che questo deponga a favore della causa! - dicee scherzando.

Rido ancora. E lui mi bacia mentre rido. Mi sorprende quanto possa essere felice in una sola notte.

- E' ora di andare a dormire, dolcezza. - mi dicee, imitando Haymitch.

- Ma non voglio dormire.. Io voglio ancora stare abbracciata a te. - mi scappa dalla bocca.

Ma non me ne pento.

- Stammi a sentire, anche se dormi non vuol dire che io non ci sarò. Io ci sarò sempre. -

- Ho paura di svegliarmi e ritrovarmi in camera mia, senza te. Come se ti avessi solo sognato. - confesso.

- Ti prometto che sarò qui.. E anche se domani ti sveglierai per qualche strano motivo di nuovo in camera tua senza me, ricordati che il Peeta dei sogni e il Peeta della realtà provano la stessa cosa per te e non vogliono staccarsi da te, dal tuo corpo e dalle tue labbra. -

Infine, fischietta le quattro note di Rue.

Lui sà davvero come mettermi..in pace.

 
Questo bastò per farmi addormentare abbracciata a lui.

Ogni parte di lui vuole me.

Ogni parte di me vuole lui.

E nessuno avrebbe mai cambiato i fatti.

E comunque, il giorno dopo ci sarebbe stata una sorpresa. Una di quelle grandi.
 
 
 
  
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