TU
LUCE E IO
DIAMANTE
Mette
il rossetto rosato e si fissa allo specchio per un attimo. Le
guance rosse, il viso raggiante e gli occhi lucidi.
Era
felice, finalmente felice. Tocca il suo profilo allo specchio con un
dito, quasi a fissare per sempre quei tratti e quell'immagine nella sua
testa e
dolcemente lascia ricadere il braccio lungo il corpo.
Fissa
nello specchio il riflesso del quadro che dietro di lei troneggia
sul cavalletto. Sorride involontariamente al ricordo di quando l'aveva
creato.
"Era
triste, molto, non era riuscita a far star bene la sua donna,
lei era in camera, depressa, si era fatta male, durante una gara di
moto e
doveva rimanere ferma per diversi mesi. Averla vista tornare sconfitta
e delusa
in casa le aveva spezzato il cuore. Aveva provato a parlarci, ma
nemmeno una
parola era uscita dalla sua bocca. Dell'incidente aveva saputo da
Setsuna.
L'aveva
cercata, in camera, erano rimaste sole, ma lei.. no, lei non
l'aveva nemmeno guardata, era persa nel suo dolore . La mano che lei
gli aveva
posato sul viso era stata respinta da un brusco Vattene, non
voglio nulla, che
l'aveva fatta sprofondare ancora più nella tristezza, non
aveva mai e poi mai
rifiutato il suo aiuto.
Era
tornata in camera afflitta, non riuscire a sollevare l'animo della
donna che amavi era la sconfitta più grande che una persona
innamorata potesse
subire. Si era seduta davanti a una tela bianca, completamente bianca,
aveva un
blocco da diversi giorni, non riusciva a creare più nulla,
niente , non aveva
ispirazione.
Aveva
preso il pennello tra le mani e aveva aspettato a occhi chiusi
l'ispirazione. Improvvisamente le mani avevano preso a scivolare dolci
sulla
tela, leggiadre come quando suonava al violino, non sapeva cosa stesse
facendo,
ma si stava lasciando andare e questo la rendeva più
tranquilla, sì stava
creando qualcosa di speciale, ne era sicura, la sensazione che stava
provando
in fondo al cuore era quella che provava ogni volta che creava qualcosa
per
lei, per la sua donna. Sì quel quadro era per lei, solo per
Haruka, ne era
certa. Non sarebbe mai uscito da lì, dalla loro casa, no,
quello era un quadro
solo per lei.
Continuava
a dipingere, i colori si mescolavano eleganti e pastosi sulla
tela grezza ma pura, come il loro amore, puro, meraviglioso e senza
macchie.
Continuava a seguire un disegno ideale che nemmeno lei capiva, ma per
una volta
si stava lasciando andare all'istinto completamente, senza remore,
voleva solo
comporre, solo questo.
Un'ora
dopo la tela era completamente finita e senza bisogno di ritocchi
od altro, era perfetta così, nella sua prima mano, nella sua
purezza.
La
fissava dolcemente e sorrideva, era sublime, o almeno quello il suo
cuore le suggeriva.
I
soggetti rappresentati erano lei ed Haruka, in un paesaggio etereo ,
lucente e praticamente privo di connotazione vera, era una specie di
luogo
onirico, una sorta di oltre mondo perfetto dove loro erano solamente
loro e
felici. Haruka era a terra vestita di seta con l’abito
celeste che seguiva le
pieghe del vento, del suo elemento che dolcemente le disegnavano il
corpo, una
gamba piegata sotto l'altra una mano allungata verso l'alto, gli occhi
verdi
rivolti in aria, sorridenti e luccicanti, brillava di una luce calda,
dorata, e
calmante. Lei era di fronte alla donna, sollevata da terra con le ali
da angelo,
vestita solo di verde, nulla a connotare l’abito, una tunica
angelica verde. Allungava
la mano verso di lei e le toccava la punta delle dita . Sorrideva anche
lei e
veniva inondata dalla luce che la sua donna emanava, quasi potesse
inglobarla e
rifletterla.
Guardava soddisfatta la tela, sì, loro erano così
lei era un angelo per Haruka
ma la donna che amava era la sua luce, la sua vita.
Doveva farle capire quella cosa, doveva entrare per un attimo da lei e
rompere
quella barriera che aveva alzato per il dolore che stava provando.
Sorrideva come una sciocca, ma doveva farlo. Probabilmente non sarebbe
stato
così facile, l’avrebbe nuovamente cacciata dalla
camera, ma lei sarebbe
rimasta, solo per dirle quello che quel quadro rappresentava per lei,
per loro.
In
punta di piedi entrava in camera, silenziosa,lei era ancora
lì, un
braccio che copriva gli occhi. Stava piangendo, lo sentiva, e non
perché
singhiozzasse, ma perché il suo respiro non era regolare
come sempre, era
mozzato, spasmodico. Sorrideva amaramente, stava davvero soffrendo, non
poteva
continuare così.
-Haruka-
aveva sussurrato piano il suo nome, per non spaventarla.
Lei
aveva alzato gli occhi piano e aveva cercato di nascondere quelle
lacrime. Lei si era avvicinata tranquilla sedendosi sul letto con lei.
-Non
devi vergognarti di questo, sono io, la tua donna, posso
sopportarlo, ma ti prego lascia che ti mostri qualcosa, di davvero
importante
per me-
Mentre parlava le carezzava la testa dolcemente, con la tela sulle
gambe,
coperta e girata.
Haruka
aveva semplicemente annuito ed attendeva le sue parole.
Lei
aveva preso il quadro e glielo aveva mostrato piano sorridendo,
rimanendo per un attimo in silenzio facendo sì che lei lo
guardasse bene.
-Siamo
noi, e questo è per te, un mio regalo, un gesto per starti
vicino. Probabilmente è complicato, te lo voglio spiegare-
Haruka
annuiva estasiata da tanta bellezza di colori e disegno.
Lei si era seduta accanto alla donna bionda e le aveva preso una mano e
la
guidava sul quadro piano, solo con la punta delle dita le faceva
sfiorare i
soggetti sorridendo.
-Questa
sei tu, la mia dea, la mia luce, come vedi tu irradi luce in
ogni tua parte del corpo e ti spingi verso me, come sempre, in cerca
della mia
mano, come se avessi bisogno della mia presenza, perché ti
senti debole, ma
così non è tu sei luce, tu sei perfetta , tu sei
la mia dea.- Le sorrideva
sicura di quello che stava dicendo.
-E
questa sono io, un angelo caduto dal cielo solo per vedere il tuo
viso, solo per starti accanto, per risollevarti quando cadi, quando sei
a
terra, io vivo riflessa di te, io sono come un diamante, vivo della
luce che tu
mi regali e te la rimando più forte, per farti capire quanto
tu sia speciale e
forte. Io ci sarò sempre, per aiutarti, per vivere di te,
per renderti felice,
per fare in modo che tu possa essere perfetta. La luce, che tutto il
mondo
brama, che tutto il mondo desidera, è mia, solo mia.-
Le
accarezzava una guancia dolcemente.
-Tu
luce, ed io diamante- una mano sul petto mentre attendeva la sua
risposta.
La
risposta non era arrivata, o meglio non a parole. Haruka si era
solamente voltata e l’aveva baciata sulle labbra con
dolcezza, senza dire
nulla.”
Sorride felice di quel ricordo e si alza dalla sedia posta davanti allo
specchio e si avvicina al quadro. Sì lo avrebbero appeso
sopra il letto per
ricordare sempre quello che l’una era per l’altra.
Esce
dalla camera e la vede aspettarla davanti alla porta.
-Sei
pronta?-
Michiru sorride, dolce, lei era sempre pronta per la sua donna.
-Sì
, possiamo uscire- La prende per mano e la porta verso la porta.
Prima
di uscire la fissa mentre era sotto il patio illuminata dalla luce
delle lampade e d’istinto la abbraccia alle spalle e le
stringe la vita.
-Tu
luce ed io diamante-