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Autore: ArashiStorm    08/10/2012    3 recensioni
[scritta per "una staffetta in piscina" prompt Urahara/Yoruichi, Giorno di Chiusura]
C’era un chiacchiericcio diffuso quel giorno per le strade del quartiere di Karakura. La serranda dell’emporio Urahara era chiusa. Succedeva ogni tanto, ma non vi era una cadenza settimanale. Capitava che passando davanti, un giorno si trovasse la serranda chiusa e tornando la settimana dopo in quello stesso giorno la serranda fosse invece alzata e l’emporio aperto. Sempre vuoto, ma comunque pronto ad accogliere i clienti...
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Urahara Kisuke, Yoruichi Shihoin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: BLEACH
Prompt: Urahara/Yoruichi , Giorno di Chiusura
Titolo: Dietro una serranda chiusa
Wordcount: 807 (word)
Categoria di fanwork: FanFic
Rating: Verde
Avvertimenti/Note: spoiler per chi non sa chi sia Yoruichi



Dietro una serranda chiusa


C’era un chiacchiericcio diffuso quel giorno per le strade del quartiere di Karakura. La serranda dell’emporio Urahara era chiusa. Succedeva ogni tanto, ma non vi era una cadenza settimanale. Capitava che passando davanti, un giorno si trovasse la serranda chiusa e tornando la settimana dopo in quello stesso giorno la serranda fosse invece alzata e l’emporio aperto. Sempre vuoto, ma comunque pronto ad accogliere i clienti. Qualcuna aveva anche osato entrare colta da curiosità impellente, ma ne era uscita con ancora più domande di quando fosse entrata. Cosa si vendesse realmente in quel piccolo negozietto dalla stampo tradizionale, nessuno delle signore del quartiere avrebbe saputo dirlo con certezza. Alcune dicevano vendesse strani detergenti molto potenti ma assai dannosi per l’ambiente, altre che era meglio non far avvicinare i proprio figli perché li si trovavano fin troppo facilmente caramelle e dolciumi di dubbia provenienza. C’era perfino chi diceva che il tutto fosse una copertura per nascondere affari loschi e illegali. Tutte comunque concordavano che il padrone del negozio fosse un marito abbandonato dalla moglie con due figli problematici a carico che l’uomo si rifiutava di allevare lasciandoli nelle mani del suo collega che secondo le signore era un delinquente che cercava di tornare sulla retta via. Ma la cosa più strana rimanevano quegli improvvisi giorni di chiusura che ultimamente si stavano facendo sempre più assidui e quella era una novità che le signore del quartiere non potevano evitare di commentare.

“È successo di nuovo, ha visto signora?”

“Si, ho notato. Oggi è chiuso”

“E mi dica quel gatto, si è visto anche questa volta?”

“Beh la mia vicina dice che lo ha visto scorrazzare nel suo giardino”

“Ah ecco ecco…lo dicevo io…”

Il gatto dei discorsi era un bel gatto nero, dal pelo lucido e il corpo snello. Era un randagio, o almeno così pensavano le signore, che ogni tanto si faceva vivo nel quartiere e spesso spariva nei dintorni dell’emporio. C’era chi avrebbe giurato di averlo visto intrufolarsi nella finestra o perfino entrare direttamente dalla porta d’ingresso. Alcune signore poi, quelle più temerarie che avevano ceduto alla curiosità entrando nell’emporio, portavano testimonianze di aver visto il padrone del negozio alle prese con un altezzoso gatto nero che ne rifiutava le attenzioni.

“Io dico che quello è il gatto della moglie…”

“Lei dice che stia cercando di riprendersi i figli e che lui non voglia cedere?”

“No, no, vi sbagliate. Quello è il gatto dell’amante del sig Urahara. Lui è costretto a tenerlo e quando scappa devono chiudere il negozio per andare a cercarlo”

“È possibile che la padrona del gatto sia una delinquente allora?”

“Io dico di si…”

“Scusate?” all’improvviso una voce si intromise tra i commenti delle donne. Le signore si volsero verso quella voce e videro una donna snella, dal corpo perfetto con una pelle scura e lunghi capelli corvini, quasi violacei, raccolti in un’alta coda di cavallo. “Potrei passare gentilmente?” chiese la ragazza con un sorriso leggermente tirato. Le signore si fecero da parte liberando il passaggio sul marciapiedi che avevano occupato per i loro chiacchiericci. La ragazza ringraziò sistemandosi meglio il sacchetto della spesa tra le braccia e avanzando in mezzo al gruppo di attempate casalinghe. Quando questa fu abbastanza lontana le donne tornarono a fare gruppo… un nuovo argomento si era appena palesato ai loro occhi…la ragazza era entrata nell’emporio.

Yoruichi si chiuse le porta alle spalle e buttò il sacchetto della spesa sul tavolino, togliendosi le scarpe con un rapido scatto dei piedi.

“Questa è la prima e l’ultima volta che vado a farti la spesa, sia chiaro.”

Urahara sorrise da sotto le coperte. Aveva preso un’influenza con i contro fiocchi, e perfino uno come lui si era ritrovato costretto a letto.

“La ringrazio Yoruichi-san” disse lottando con un colpo di tosse improvviso.

Lei sbuffò mentre il suo corpo spariva nei vestiti che cadevano terra, non più necessari a coprire le sue nudità. Dalle vesti cadute sul pavimento uscì un bel gatto nero gli occhi accesi. Yoruichi i si leccò il muso e poi silenziosa come il felino che era tornata ad essere, camminò fino al letto di Urahara saltandovi sopra e acciambellandosi sulla pancia dell’uomo. Lui sorrise di nuovo e portò una mano ad accarezzare il pelo lucido di quella donna che nascondeva la sua vera esistenza nelle fattezze di un gatto.

“È un peccato che questa volta abbia dovuto chiudere il negozio non per via di una sua piacevole visita, Yoruichi-san, ma per via della mia malattia. E pensare che Tessai e i ragazzi non ci sono nemmeno per alcuni giorni.”

“Un peccato, già” rispose lei con quella voce profonda da uomo che assumeva quando era nelle sue fattezze feline.

E quando Urahara sentì la lingua ruvida che gli leccava con cura e gentilezza la mano non poté che annuire.

“Un peccato…un vero peccato…” ammise con un sospiro rassegnato.
  
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