Cooper&Klaine.
Quando Kurt entrò
in ufficio quella mattina, era pronto alla solita routine: ormai Isabelle contava
davvero sul suo aiuto ma, per quanto gliene fosse grato, in alcune occasioni
avrebbe evitato volentieri di avere a che fare con i modelli capricciosi e le
infinite lamentele dei suoi colleghi.
Quella
mattina avevano in programma un photoshoot sulla moda
invernale maschile, e, in particolare, sulla tendenza di colori pastello che si
prospettava per la nuova stagione. Kurt era leggermente giù di morale: il
lavoro era stressante, Rachel diventava ogni giorno
più cupa a causa dei problemi con la sua insegnante di danza e la sua interessante vita amorosa, e, nonostante
stesse vivendo il suo sogno, a volte Kurt rimpiangeva la sicurezza della sua
camera a Lima, e di quella vita organizzata in cui sembrava impossibile
sbagliare.
Oh, e poi
ovviamente c’era anche il fatto che non aveva parlato con il suo fidanzato per
due mesi, sei giorni e (controllò per sicurezza l’orologio) 13 ore. Da quando Blaine era andato via, in una mattina autunnale che Kurt era
sicuro avrebbe ricordato per sempre, aveva evitato ogni sua chiamata,
rifiutando di sentire spiegazioni o scuse. E aveva fatto ancora più male
quando, sopo qualche settimana, Blaine
aveva smesso di chiamare. Non avevano rotto, non ufficialmente; ma, anche
durante la sua visita per il Ringraziamento, Kurt aveva fatto di tutto per
evitare Blaine. Tutti, ormai, gli dicevano di dover
chiarire; che non era giusto, per entrambi, restare in quel limbo di dolore
dove non c’erano contorni definiti. Ma, per quanto si fosse sforzato con ogni
fibra del suo essere, Kurt non era ancora pronto a perdonare Blaine. E riguardo al lasciarlo andare, bè, probabilmente
non sarebbe mai stato pronto per quello.
*****
-Kurt!
Finalmente sei arrivato! Ho un bisogno disperato di te!-
Isabelle gli
corse incontro, drammatica come al solito, e afferrò con gratitudine il caffè
che Kurt le porse.
-Che
succede? Sembri sconvolta.-
-Il modello
che doveva fare le foto non è più disponibile perché è caduto dalle scale. Dalle scale, ci credi? Sembra una
barzelletta. Comunque, hanno mandato un sostituto pieno di sé con il quale, in
questo momento, non voglio avere nulla a che fare.-
Kurt era
abituato ormai: Isabelle era incapace di trattare con i modelli. Per sua
natura, la donna non sapeva essere ferma, né intimidire, e quindi si trovava
spesso in situazioni spiacevoli, in proporzione all’ego del modello in
questione.
-Va’ pure ad
occuparti di altro, ci penso io.-
-Grazie, non
so come farei senza di te!- rispose la donna, prima di chiudersi nel suo
ufficio.
*****
La fonte dei
problemi del suo capo si trovava al centro di una stanza colma di abiti, di
schiena. Indossava al momento un cardigan grigio chiaro sopra pantaloni
celesti, e Kurt si ritrovò, per un attimo, ad ammirare quanto aveva di fronte.
-Ehm…
buongiorno, sono l’assistente della signorina Wright. Qual è il problema?-
L’uomo si
girò, allora, e Kurt dovette aggrapparsi ad un tavolo vicino per lo stupore.
-..Kurt?
Cosa ci fai qui?-
Se c’era una
qualità che Cooper Anderson possedeva in abbondanza, era la bellezza. Kurt aveva
da sempre avuto un debole per lui (nonostante fosse più che soddisfatto del
fratello) e questo gli aveva sempre provocato, nelle varie occasioni in cui
aveva incontrato Cooper durante l’anno trascorso, un certo imbarazzo.
-Io.. io,
ehm, ci lavoro. Cosa ci fai tu qui? Sei… sei il modello?-
Domanda che,
in effetti, era abbastanza stupida.
Cooper
sembrò gonfiare il petto con orgoglio, e un sorriso che avrebbe illuminato una
stanza buia gli percorse il viso.
-Si! Un’ottima
opportunità, mentre aspetto che la mia carriera arrivi ad una svolta! Blaine ti ha detto del provino del mese prossimo, per la
nuova serie Fox?-
In un
secondo, l’atmosfera nella stanza mutò visibilmente. Cooper sembrò realizzare
di aver detto la cosa sbagliata, perché si portò una mano alla bocca, come se
si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa. Kurt fissò il pavimento mentre
si sentiva arrossire.
-ahem.. io… Scusa, per un attimo ho dimenticato…-
Le parole
sottintese furono quelle più dolorose per Kurt, che, incredulo, sentì che gli
occhi gli si stavano riempiendo di lacrime.
-Che… che ne
dici se sbrighiamo in fretta il lavoro, e poi ti offro un caffè?-
******
C’era
qualcosa di estremamente strano nell’essere seduto in un piccolo cafè di New York con di fronte un ragazzo talmente bello
che sembrava essere uscito da un catalogo (cosa che, in effetti, non era
lontana dalla verità).
Kurt non
aveva mai parlato con Cooper faccia a faccia mentre erano soli, ma durante l’estate
(durante la quale l’aspirante attore era tornato a casa perché, apparentemente,
aveva “bisogno di riscoprire le sue origni”) in più
occasioni aveva passato pomeriggi memorabili in compagnia dei fratelli Anderson
(uno in particolare, in cui, nonostante lui e Blaine avessero
certe “urgenze”, Cooper proprio non voleva lasciarli soli). Il silenzio tra
loro era ora imbarazzante. Cooper continuava a specchiarsi nel suo cucchiaino,
mentre Kurt, intimorito, fingeva di leggere il menù.
-Allora,
come vanno le cose?-
Kurt si
trattenne dallo sbuffare alla domanda assurda.
-Non molto
bene- decise che sarebbe stato meglio essere sincero.
-Lo vedo.
Non sei distrutto quanto lui, ma c’è qualcosa di diverso… Con la mia
esperienza, sono molto abile nel riconoscere le emozioni.-
Il cuore di Kurt
aveva rallentato alla prima frase.
-…Distrutto?-
Cooper annuì
con aria grave.
-Si. Sono
stato a casa per pochi giorni, prima di venire a New York, e Blaine non è più lo stesso. Si rifiuta di uscire, e c’era
un ragazzo che veniva tutti i giorni…-
All’improvviso,
Kurt si sentì sull’orlo di un precipizio.
-…un certo
Sam, lo conosci, no?-
Kurt tirò un
sospiro di sollievo.
-Ha cercato
in ogni modo di aiutarlo, ma ormai si rifiuta anche di far parte del Glee club.-
Kurt non
riusciva a crederci. Blaine stava davvero così male?
In un attimo, alla rabbia che era stata parte di lui negli ultimi due mesi si
aggiunse un’emozione, quasi altrettanto forte, che poteva descrivere solo con
rimorso.
-Io… mi
dispiace, non sono ancora riuscito a perdonarlo.-
Cooper bevve
un sorso del suo caffè.
-Si, lo so.
Però avresti potuto, almeno, rispondere alle sue chiamate.-
Il tono di
voce del modello era passato, improvvisamente, ad essere accusatorio.
-Non ce l’ho
fatta.-
-Crede che
stiate ancora insieme! Non merita almeno una rottura?-
La rabbia
prese il sopravvento.
-Noi stiamo
ancora insieme! E no, per quanto quello che mi ha fatto sia stato orribile, non
si merita una rottura! Io voglio sistemare le cose. So che anche io non sono
stato esattamente il fidanzato modello da quando sono qui. Ma dimmi una cosa,
Cooper. Tu, dov’eri?-
Cooper
sgranò leggermente gli occhi, attonito. Kurt si trattenne dall’alzare gli occhi
al cielo: anche nei momenti più seri, Cooper non poteva evitare di essere il
più teatrale possibile.
-Sai una
cosa? Lasciamo perdere. In questo momento non farei che sfogare le mie
frustrazioni su di te.-
Si alzò,
afferrando la sua borsa.
-Kurt…
promettimi una cosa, ti prego.-
Cooper lo
stava guardando con occhi supplicanti. Occhi supplicanti fin troppo simili a
quelli del suo fidanzato. Kurt poteva resistere solo fino ad un certo limite.
-So di non
essere un buon fratello. Con Blaine.. ho sbagliato,
spesso. Fino all’anno scorso, non mi rendevo neanche conto di quanto la cosa
fosse invivibile per lui. Ma sono migliorato, davvero. Cerco di fare del mio
meglio. E vedere mio fratello in quello stato.... non posso sopportarlo.-
Gli occhi
del più grande si stavano riempiendo di lacrime.
-Per favore,
anche solo per un minuto… chiamalo, rispondi ad un suo messaggio… digli quello
che hai detto a me.-
Stringendo
più forte la borsa al petto, Kurt si sforzò di trattenere le sue lacrime.
-Arrivederci,
Cooper.-
********
Il telefono
squillò per tre volte.
-Kurt? Kurt,
è successo qualcosa? Stai bene?-
Kurt sorrise,
tra le lacrime che ormai non poteva trattenere, nell’ascoltare la voce che
aveva sognato per tre mesi.
-No. No, Blaine, va tutto bene.-
Una lunga
pausa.
-Ti prego,
non farlo. Non per telefono. Tornerai a casa tra poco, giusto? Fallo allora. Ti
prego.-
Blaine aveva
iniziato a piangere e Kurt ignorò le sue parole.
-In effetti,
non sto bene.-
-…No?-
Kurt annuì,
per poi rendersi conto che Blaine non poteva vederlo.
-No. Il
fatto è che mi manchi.-
Fine.