Unconditional Love
Lo aveva sempre amato.
Aveva cominciato ad interessarsi a lui guardando le sue lotte in televisione.
Aveva cominciato a piacerle quando, per la prima volta, lo aveva incontrato ad un centro Pokemon e le aveva lasciato un autografo.
Aveva cominciato a piacerle per davvero quando Ash lo aveva sfidato ad una lotta e lui, mettendo in mostra i suoi bellissimi Pokemon e le sue dettagliate e precise strategie, aveva vinto.
Si stava innamorando quando lui aveva deciso di entrare a far parte del suo gruppo -Ash, lei e Brook- e lo aveva seguito per tutte le città, persino alla Lega Pokemon di Ash, per fare il tifo.
Si era innamorata quando, forse per sbaglio o per sua volontà, l'aveva baciata. Un semplice sfioramento di labbra, ma pur sempre un bacio che Lucinda desiderava da tempo.
E lo amava anche in quel momento, mentre lei gli teneva la testa fra le cosce e lui, con gli occhi chiusi e la mano tremante, cercava il suo viso e, dopo averlo trovato, lo accarezzava lentamente e delicatamente.
Lei lo guardava con gli occhi spalancati e la bocca chiusa in una smorfia. Lo guardava terrorizzata, come se ciò che stava guardando era la morte. Ed era così.
Che Electivire si sarebbe ribellato e che avrebbe seminato il panico in città era una cosa abbastanza prevedibile dato che non era mai stato trattato con amore e rispetto, ma nessuno avrebbe mai pensato che la prima persona che avrebbe attaccato sarebbe stata il suo allenatore.
E mentre i suoi capelli blu scivolavano dalla spalla e finivano sul viso del ragazzo, lui cercava di aprire gli occhi. E li aprì, piano piano. Si mise ad osservare i suoi meravigliosi occhi blu come il mare, che da lì a poco avrebbero versato fiumi di lacrime salate.
Lei si accasciò sul suo petto e affondò la testa nel plasma rosso -sangue- e cominciò a piangere e a singhiozzare incessantemente, proprio come aveva previsto.
Improvvisamente Paul aprì bocca e avvicinandosi all'orecchio di Lucinda sussurrò qualcosa che lei non riuscì a capire.
«Co-cos'hai detto?» chiese, tra un singhiozzo e l'altro.
«Ti amo».
E lui glielo sussurrò ancora all’orecchio.
«Ti amo».
Lo ripeté in un mormorio struggente, come se quelle parole potessero allietare il dolore della ragazza. Come se potessero scusarsi di quel dolore.
«Ti amo».
Continuò a ripetere quelle parole all’orecchio di Lucinda, sussurrandole lentamente e con sempre meno forza.
«Ti amo».
Le sussurrò ancora e ancora, e ogni volta la ferita nel cuore della giovane andava sempre più ad aprirsi e a sanguinare.
«Ti amo».
E dopo l'ultima parola chiuse gli occhi lentamente, mentre con la mano destra in aria continuava ad accarezzare la sua guancia. Poi calò un silenzio tremendo.
Un silenzio tipico dei deserti, in cui l'unico rumore che si sente è quello del vento che delicatamente smuove la sabbia dalle dune. E tutto ciò che si sentiva era il respiro di Lucinda.
Soltanto il suo.
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Jen.