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Autore: yu_gin    10/10/2012    3 recensioni
Mentre la città che non dorme mai si apprestava a togliersi gli scomodi vestiti della giornata lavorativa per infilarsi nelle comode tute da casa e cominciare a cucinare per la cena, il paladino della giustizia Kittenboy vegliava su New York.
Blaine è un supereroe. Kurt è un supereroe. E nonostante siano sposati da anni e con figli, nessuno dei due ha intenzione di rivelarlo all'altro. Almeno finché...
Scritta per la Klaine Week: third day: Hero!klaine
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Third Day: Heroes!klaine

Gli eroi non dormono mai.




Mentre la città che non dorme mai si apprestava a togliersi gli scomodi vestiti della giornata lavorativa per infilarsi nelle comode tute da casa e cominciare a cucinare per la cena, il paladino della giustizia Kittenboy vegliava su New York.

Guardava in apprensione il proprio orologio e mentre i secondi correvano, guardava la strada deserta sotto di lui in attesa che qualcosa accadesse.

Premette l'auricolare contro l'orecchio e attivò il microfono:

«Wes, maledizione, sono quasi le otto e qui non si è ancora visto nessuno.»

«Ehi, Kittenboy, respira e calmati. La soffiata è sicura. Arriverà.»

«Devo vedermi con Kurt alle otto e mezza. Non posso arrivare in ritardo ancora una volta.»

«La giustizia viene prima di una stupida cena.»

«Anche una stupida cena con l'uomo che amo?»

«Kurt capirebbe.»

«Già, peccato che la mia identità debba rimanere un segreto» disse, sbuffando. «Sai, a volte penso quasi che dovrei dirglielo.»

«No! Assolutamente no! Dico, Blaine, sei impazzito? Non puoi andare da lui e dirgli: “Ehi, sono un supereroe che ogni giorno rischia la vita per le strade di New York”. Hai idea di che inferno sarebbe costretto a vivere, sapendoti sempre in pericolo?»

«E cosa gli dirai se un giorno dovessi effettivamente morire?»

«Gli dirò che eri un grand'uomo e che sei morto per il bene della città.»

Blaine fece schioccare la lingua e tornò a fissare il vicolo.

«Ehi, mi sembra di vedere qualcosa» disse, scattando in piedi. «Eccolo, è arrivato. Si sta avvicinando all'antenna come previsto.»

«Devi riuscire a fermarlo prima che arrivi il suo complice o da solo non riuscirai mai a sconfiggerli entrambi.»

«Ricevuto. Ci sentiamo dopo.»

«Blaine, fa' attenzione, mi raccomando. Non voglio dover portare a Kurt brutte notizie.»

Blaine prese la rincorsa e balzò sull'edificio di fronte a lui. Atterrò sul tetto dello studio televisivo, proprio mentre la figura davanti a lui tentava di agire sull'enorme antenna.

«Fossi in te non lo farei» disse, cogliendo la figura davanti a lui impreparata.

L'uomo si voltò.

«Bene, bene, chi abbiamo qui? Kittenboy, il ragazzo cui piace giocare.»

Blaine si schiarì la voce: «Thundersmythe, il piacere è tutto mio.»

«Sei venuto qui per fermare il mio piano malvagio?» chiese.

«Esattamente, e se non ti spiace vorrei fare in fretta perché fra un mezz'ora devo essere a cena.»

«Mi sai che il tuo appuntamento dovrà aspettare» disse, sorridendo. «Perché non ho nessuna intenzione di rinunciare al mio scopo. Manipolerò i programmi televisivi di modo che tutti saranno costretti a guardare i programmi decisi da me e in questo modo tutti soccomberanno al mio volere.»

«Sempre che tu riesca a portare a termine il tuo piano» lo sfidò, facendo schioccare la frusta.

«Ci riuscirò, perché non sono solo» disse. In quel momento Blaine alzò lo sguardo e distinse chiaramente la figura di un altro supereroe atterrare sul tetto affianco a Thundersmythe. «St.Storm, grazie per avermi raggiunto.»

«E' sempre un piacere seminare discordia.»

«Ora che siamo due contro uno direi che puoi arrenderti senza neppure provare a combattere» disse Thundersmythe, ghignando.

«Impara a contare, denti da cavallo» disse una voce alle loro spalle. «Perché ora siamo due contro due.»

Blaine sollevò gli occhi e distinse la sagoma di un supereroe a lui ben noto.

«Elastiboy!» esclamò imprecando il malvagio antagonista. «Dovevi essere impegnato a riparare quel ponte crollato dall'altra parte della città.»

«E invece, indovina un po', ho finito prima e ho pensato di passare a dare un saluto» disse, balzando al fianco di Kittenboy.

Questi si volse verso di lui sorridendo: «E' sempre un piacere vederti. Soprattutto in simili situazioni.»

«Difficilmente ci troveremmo in occasioni differenti» rispose Elastiboy.

«Ti spiace se concludiamo la questione alla svelta? Sono già in ritardo per un appuntamento.»

«Con estremo piacere» rispose.

Si volsero verso i due malvagi e la battaglia ebbe inizio.


Kittenboy si massaggiò la spalla, guardando i poliziotti arrestare Thundersmythe e St.Storm.

Elastiboy stava parlando con un agente e, osservandolo così, Blaine avrebbe giurato che assomigliasse a... no, era assurdo. Non assomigliava proprio a nessuno.

Quando ebbe finito di parlare, lo raggiunse sorridendo soddisfatto:

«Abbiamo lavorato bene insieme» disse.

«Già. Non mi dispiacerebbe lavorare in squadra di tanto in tanto.»

Elastiboy sollevò un sopracciglio: «E' una proposta con secondi fini? Perché in tal caso mi duole informarti che sono già occupato.»

Kittenboy rise: «No, niente secondi fini. Anche perché anch'io sono già sistemato.»

«Ragazza fortunata.»

«Già. Peccato non sia una ragazza.»

Elastiboy lo fissò sorpreso per qualche secondo, poi commentò: «A quanto parte facciamo già parte della stessa squadra.» Poi alzò le spalle: «Avevi parlato di un appuntamento prima. Forse è il caso che tu vada: non vorrai far aspettare il tuo amato. Anche se immagino che la scusa “Stavo salvando la città” abbia un certo effetto.»

«Lui non lo sa» disse, abbassando la testa. «Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo.»

«Non sei l'unico» gli disse. «Non sai quante volte sono stato sul punto di dirgli tutto, ma poi penso a quanto starebbe in apprensione ogni volta che esco di casa e così posticipo sempre.»

«Idem. Lo amo. Lo amo davvero tanto e non dubiterei mai del suo amore, ma proprio perché lo amo non potrei mai scaricargli sulle spalle un peso simile.»

L'altro sorrise amaramente: «Vedo che siamo più simili di quanto pensassi. Se non fosse per la storia dell'identità segreta e per il fatto che a stento ho il tempo di respirare, ti inviterei a prendere un caffè. Anche perché non sono molte le persone con cui possa parlare di simili problemi.»

«Ma come dicevi tu, c'è il problema dell'identità. E della mancanza di tempo.»

Elastiboy alzò le spalle: «Vorrà dire che continueremo ad incontrarci sulle scene dei crimini.»

«Aspetterò con ansia il prossimo attentato alla pubblica sicurezza per discutere con te del miglior tessuto da calzamaglia sul mercato.»

Elastiboy gli sorrise e, dopo avergli fatto un cenno con la mano, se ne andò.

Kittenboy rimase a vedere l'altro sparire in lontananza, prima di dare un'occhiata all'orologio e imprecare:

«Wes, dannazione! Raggiungimi con gli abiti puliti. Devo essere al ristorante entro dieci minuti.»



Elastiboy ebbe modo di sorridere a quell'ultima battuta prima di balzare via nella notte. Non appena fu abbastanza lontano, accese il proprio ricevitore e chiamò la propria assistente.

«Rachel. Rachel, mi senti?»

«Ti sento. Come è andata la missione?»

«A meraviglia. Io e Kittenboy abbiamo risolto la questione in appena venti minuti. Le piccole pesti come stanno?»

«Stai tranquillo: la tua progenie sta guardando la televisione.»

«Mi auguro che non-»

«Stanno guardando i Power Ranger, Kurt. Stai tranquillo, e pensa ad arrivare in orario all'appuntamento. Non vorrai far aspettare tuo marito.»

«Maledizione. Ho dieci minuti per cambiarmi ed arrivare al ristorante. Non sono neppure le nove e sono già esausto» sospirò.

«Dovresti prenderti una pausa. Non credi di chiedere troppo a te stesso? Giornalista di giorno, supereroe di notte, padre e marito a tempo pieno. Chiunque crollerebbe, Kurt!»

Il supereroe annuì assente prima di dire: «Rachel, credi che dovrei dirlo a Blaine?»

La reazione non si fece attendere: «Assolutamente no! Ne abbiamo già parlato. Ricordi quando l'hai detto a Finn? Ricordi quella volta che non gli hai risposto al telefono e lui è quasi impazzito perché era convinto per fossi stato rapito da qualche trafficante di organi geneticamente modificati?»

«Rachel, tuo marito – nonché mio fratello – non fa testo. Se lo dicessi a Blaine sarebbe tutto più semplice. Odio dovergli mentire.»

«E' per il suo bene, Kurt.»

Ma per qualche motivo quel ritornello così familiare, alle sue orecchie cominciava a suonare stonato.


Blaine entrò nel ristorante e a testa bassa. Guardò l'orologio ancora una volta, quasi sperasse che le lancette, invece di andare avanti, fossero tornate indietro.

Invece niente. Era ancora in ritardo di mezz'ora e Kurt non aveva risposto a nessuna delle sue chiamate.

L'hai fatta grossa, Blaine Anderson. Avrai anche salvato New York, ma una sfuriata non te la toglierà nessuno.

Lo riconobbe subito. Era seduto al solito tavolo e stava spulciando il menù con aria annoiata. Era bellissimo, come al solito, e dovette trattenere il fiato perché ogni volta che pensava a quanto era stato fortunato a trovarlo il suo corpo reagiva con una stretta allo stomaco.

Si avvicinò a lui e si sedette al suo posto.

Kurt abbassò il menù e lo guardò negli occhi.

«Posso parlare?»

Kurt annuì.

«Sono successe delle cose. Al lavoro. Impegni improrogabili e ti giuro, Kurt, te lo giuro, ho fatto di tutto per liberarmene perché nulla al mondo per me è più importante di questa cena, nulla viene prima di te ma-»

«Blaine, calmati. Non sono arrabbiato.»

Solo allora Blaine cessò il fiume di parole e si voltò a guardarlo. Era vero. Niente furia omicida sul suo volto. Anzi, in quel momento stava addirittura sorridendo.

Allungò una mano fra i bicchieri fino a prendere quella di Blaine:

«Ricordi cosa ci siamo promessi quando ci siamo sposati?»

«Di perdonarci a vicenda.»

«Perché non avremmo mai permesso che le difficoltà della vita rovinassero quello che c'è fra noi. Quindi siediti e ordina la cena, perché comincio ad avere un certo languorino.»

Blaine si sedette e prese il proprio menù, ma invece di leggere i nomi francesi delle pietanze che avrebbe potuto mangiare, si soffermò a osservare il suo splendido marito, che in quel momento aveva gli occhi chini sul proprio tovagliolo.

Kurt non riusciva ad alzare lo sguardo.

Avrebbe voluto dire a Blaine che il motivo per cui non se l'era presa era che anche lui era arrivato da pochissimo – qualche minuto prima di lui, probabilmente – ma se l'avesse fatto, avrebbe dovuto anche dirgli perché era in ritardo e questo non era possibile.

Aveva deciso di mantenere segreta la sua identità e così sarebbe stato.

Ma quella decisione gli pesava ogni giorno di più. Blaine era suo marito, l'uomo con cui voleva condividere la vita e gli sembrava assurdo non condividere una cosa così grande con lui.

Durante la cena riuscirono a dimenticare entrambi le mille preoccupazioni e a godersi il prelibato cibo del ristorante, ma soprattutto l'atmosfera romantica, il pensiero di essere finalmente soli e di essere riusciti a ritagliarsi un momento solo per loro.

Era ormai tardi quando lasciarono un ristorante. Presero un taxi per tornare a casa e prima di aprire il portone dell'edificio si baciarono sulla porta, ignorando volutamente il fatto di essere in pubblico e che qualcuno avrebbe potuto reclamare. Che reclamassero!

Salirono le scale fino alla porta del loro appartamento. Kurt fece per bussare, ma Blaine lo fermò ed estrasse le chiavi dalla tasca. Aprirono la porta e nel vedere Rachel seduta sul divano intenta a leggere un libro sospirarono sollevati.

«Siete tornati presto» disse.

Kurt alzò le spalle: «Giornata lunga.»

«I ragazzi come stanno?» chiese Blaine, guardandosi intorno.

«I due più piccoli sono a letto, mentre la signorina è in camera sua a leggere. Ho eseguito gli ordini: niente programmi diseducativi, niente cibi malsani e niente liti fra fratelli.»

«Sei la migliore, Rachel» disse Kurt, abbracciando l'amica. «Non so come faremmo senza di te.»

«Finché mi aiuti a fare shopping e a curare i miei outfit sarà un piacere» disse, ridendo. Poi prese la sua borsa e si avviò verso la porta: «Vado a casa. Finn mi starà aspettando.»

«Ci vediamo. E grazie ancora» disse Blaine, mentre la donna lasciava la casa.

Rimasti soli si lasciarono cadere sul divano con un rumoroso sospiro.

«Ma guardaci, trentacinque anni e alle dieci e mezza siamo già da buttare» sospirò Kurt.

«Ehi, siamo padri, mariti e lavoratori. Abbiamo un sacco di responsabilità.»

«E grandi poteri comportano grandi responsabilità» concluse Kurt, sorridendo e appoggiando la testa contro la spalla di Blaine.

«E' vero, la nostra vita è maledettamente faticosa e a stento riusciamo a ritagliare un minuto per noi ma... ma non mi pento delle nostre scelte» disse Blaine. Circondò i fianchi di Kurt con un braccio e lo strinse di più a sé. «Insomma, quei tre diavoletti prosciugano ogni energia che ci rimane a fine giornata, ma sono la cosa più bella che mi sia capitata dopo te.»

Kurt sorrise e rispose all'abbraccio. «Già, anche se Violet a volte mi preoccupa. Hai presente quando compare dal nulla mentre tu stai facendo tutt'altro? Non capisco come faccia ad essere così silenziosa, così... invisibile.»

«A me preoccupa di più Flash. Ogni volta che vado alle sue partite di baseball non so se essere felice dei suoi successi o spaventato.»

Kurt annuì: «Finora l'unico di cui non mi preoccupo è Jack.» Si voltò verso il marito: «Pensi che siamo dei pessimi genitori?»

«Kurt, non dirlo neanche per scherzo! È vero, non siamo una famiglia tradizionale ed è anche vero che siamo spesso al lavoro, ma finora siamo riusciti ad andare alle loro recite, alle partite, agli incontri con gli insegnanti. Certo, sono diversi dagli altri bambini, ma diversi in modo buono.»

«Sono speciali. Proprio come me e te» disse, rassicurato. «Andiamo a vedere se Violet è già a letto?»

Blaine annuì ed insieme lasciarono il divano per andare a controllare la camera della figlia. Bussò silenziosamente alla porta e quando non ricevette risposta, aprì.

La bambina era stesa a letto a pancia in su con i capelli corvini che le coprivano il viso in modo disordinato e un libro aperto sopra la pancia.

Kurt si avvicinò a lei, le sfilò il libro dalle mani – riponendolo sul comodino – e le rimboccò le coperte. Poi con una carezza le scostò i capelli dal viso. La bambina aprì gli occhi assonnata.

«Papà» mormorò.

«Buonanotte, tesoro» sussurrò, allontanandosi.

«Visto?» disse Blaine, baciandolo sulla guancia: «Un padre perfetto.»

Uscirono dalla camera, chiudendo lentamente la porta dietro di loro.

«Ci credi che un giorno anche loro diventeranno grandi e se ne andranno di casa?» chiese Kurt. «E che quando arriverà quel giorno non potremo più fare nulla per proteggerli?»

Blaine gli circondò le spalle con un braccio: «E' vero e credimi, l'idea di saperli in questo mondo che non perdona mi terrorizza. Ma so anche che li stiamo crescendo bene e che diventeranno donne e uomini forti. Se la caveranno. Anche senza di noi.»

Kurt gli sorrise e, guardandolo negli occhi gli tornò in mente perché si era innamorato di lui: perché Blaine aveva sempre saputo dirgli le parole giuste al momento giusto e aveva sempre saputo farlo sentire speciale.

«Andiamo a letto?» chiese. «C'è una cosa di cui ti dovrei parlare.»

Blaine lo guardò curioso: «Devo preoccuparmi?»

«No, non direi» rispose Kurt.

«Meno male, anche perché anch'io ho una piccola confessione da farti» disse.

In qualche modo sapeva entrambi che tutto sarebbe andato per il verso giusto.




A/N


Non ho un'insana passione per Gli Incredibili e non adoro all'inverosimile il personaggio di Elastigirl. Cosa ve lo fa pensare?


E questa era la terza.

Perché era da tanto che volevo scrivere una daddy!klaine, e l'idea mi piaceva.


A domani con skank!nerd, molto skank e moooolto nerd ;)


yu_gin


my tumblr


klaine week


Magic Coop; Take me back to the start; Gli eroi non dormono mai; Quando c'è chimica; Take a picture of my soul;



Bonus (porn) scene:



Blaine prese Kurt per le caviglie e sollevò le sue gambe spingendole indietro e infine mettendole sopra le proprie spalle, riuscendo così a spingersi ancora più in profondità dentro il corpo dell'uomo sotto di lui.

«Avrei dovuto immaginarmi che tu non potevi che essere Elastiboy.»

«Pe-perché» balbettò Kurt, che in quel momento non era esattamente in grado di parlare.

Blaine lo costrinse a piegare ulteriormente le gambe – cosa che non sembrò mettere in difficoltà l'altro – per avvicinarsi al suo orecchio e sussurrargli.

«Nessun uomo potrebbe essere così snodato.»



(Scusate, non ho resistito. Ma dai, chi non l'ha pensato? Cavoli, Elastikurt!)

   
 
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