Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: BlackKay97    10/10/2012    2 recensioni
[Storia scritta a quattro mani]
Questa one-shot narra di come, uno scalmanato figlio di Hermes ed un contegnoso figlio di Ade, siano riusciti a diventare inseparabili. Due migliori amici per la pelle.
(Forse li conoscete già, sono Duschka Swingly e Ludwig Adler, ma se non li conoscete ancora... LEGGETE! ;D E anche se li conoscete... leggete lo stesso! ^^ )
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eine spezielle Freundschaft

Personaggi:
Nome: Duschka
Cognome: Zwingly (si legge “Zvinglu”)
Soprannome: Malpelo (In seguito anche Krazy)
Genitore divino: Hermes
Nazionalità: Svizzera

Nome: Ludwig
Cognome: Adler
Soprannome: Lud
Genitore divino: Ade
Nazionalità: Germania



“Aiuto! Aiuto! Aiuto!” pensava il ragazzino mentre correva come un matto per tutto il campo.
I figli di Ares lo avevano chiamato nella loro Casa solo per picchiarlo a dovere. Se era ancora incolume lo doveva esclusivamente ad una figlia del suddetto che quando lui aveva iniziato a piagnucolare un “Vi prego! Lasciatemi andare!” con aria ormai rassegnata all’inevitabile destino, lei lo aveva aiutato a convincere gli altri di lasciarlo stare.
Forse non era perché lo trovava simpatico, ma probabilmente per pietà nei confronti di un bimbo di nove anni che sta per essere picchiato a sangue.
Fatto sta che Duschka si era salvato, ma non per molto! La sua cleptomania aveva preso il sopravvento ed era scappato con l’ipod del Capo Casa di Ares nella tasca destra dei pantaloni.
Quando quello se ne fosse accorto... niente avrebbe più salvato il piccolo Malpelo!
S’accostò dietro un albero ad esaminare i paraggi: ancora nessuno sulle sue tracce.
Si diede dell’idiota: con i capelli rossi, come poteva mimetizzarsi dietro un albero?!
Riprese a correre cercando un nascondiglio adatto ed alla fine... lo trovò!
La Casa dei figli di Ade!
Era vuota ormai da anni, da quando i tre pezzi grossi avevano sigillato il patto di non avere più figli. Beh, per la verità ogni tanto passava Nico, uno dei figli ante-patto, ma quel giorno non c’era, motivo per cui quella costruzione era perfetta per rimandare una morte sicura.
Certo, prima o poi lo avrebbero ammazzato di botte, ma aveva ormai capito che i predatori naturali dei figli di Ermes non erano i mostri come per tutti gli altri semidei, ma gli incavolatissimi figli di Ares!
Svelto Duschka entrò nella Casa e si accucciò in un angolino al buio, per essere visto di meno.
Attese l’inevitabile con le voci ovattate che giungevano dall’esterno.

Un paio di occhi fissavano sconcertati la figura appena apparsa nell'androne. Due occhi nero notte studiarono l'intruso con fare metodico. Un ragazzino magro e alto, anche se non dimostrava anni più di lui, forse anche qualcosa in meno. Capelli rosso mossi, lentiggini, molto pallido. Non sembrava una minaccia. Ma non si poteva mai dire. Dopotutto quel posto per lui era totalmente nuovo.
Giocherellò con la sua collana dal ciondolo a croce, rigirandosi tra le dita il metallo nero, indeciso sul da farsi. Alla fine decise di farsi avanti. Quella era poi casa sua, maledizione!
-Wer geht da?! - esclamò, restando nell'ombra. Poi si dette dello stupido, erano in America, non a Stoccarda! - Chi va là?! - si corresse, anche se nel suo inglese rimaneva un po' d'accento.
L’intruso si voltò di scatto appena lo sentì puntandogli due occhi grigio-azzurro addosso. Scattò in piedi come un grillo e nel guardarlo storse leggermente il naso. Poi si riscosse evidentemente e rispose:- Ich heiße Duschka. [Mi chiamo Duschka.] - la voce che tremava leggermente mentre si appiattiva sempre di più contro la parete.
- Che vuoi e che ci fai in casa mia? - riprese l'interrogatorio l'altro, anche se era molto sorpreso di sentirlo parlare nella sua lingua d'origine.
Quello gli si buttò davanti in ginocchio:- Hilfe! Versteckst Du mich! [Aiuto! Nascondimi!] - lo guardò con gli occhi lucidi di paura.
- Warum? Was hast du gemachst? [perchè? Cos'hai combinato?] - lo sguardo nero notte si fece sospettoso.

Quello era un figlio di Ade, un figlio del dio dei morti. Solo Zeus sapeva che cosa poteva fargli! Duschka era convinto di star facendo una figura pessima tramando come una foglia, ma un figlio di Ermes non può permettersi anche la dignità tra le altre cose, specie davanti ad un figlio della morte. Non sapeva che fare: la mente viaggiava veloce, ma confusa e non riusciva a trovare una scusante valida:- Ich... Ich... I... Io... Ich... Io... Io... Je... Io... -
- Was hast du gemachst?! [Cos'hai combinato?!] - esclamò la voce, un po' scocciata, ma con quel tono autoritario che in tedesco riesce facile per via della pronuncia dura.
Malpelo era nel panico: tornato a Casa si sarebbe sicuramente messo a piangere... se fosse tornato a Casa! Gli uscì tutto di getto:- Ich habe ein Ipod gestohlen! Töte mich nicht! Ehm, bitte! [Io ho rubato un ipod! Non uccidermi! Ehm, per favore!] -

"Non uccidermi?!" si ritrovò a pensare il figlio di Ade, stupefatto. "Ma per chi mi ha preso?!" si chiese, arrossendo un po': il massimo che avrebbe potuto fare sarebbe stato sbatterlo fuori a calci! Chi aveva parlato di uccidere?!
- Warum sollte ich dich töten? [Perché dovrei ucciderti?] - chiese.
Il rosso abbassò lo sguardo evidentemente in imbarazzo:- Ich... Ich bine... [Io... Io sono...] - tirò un sospiro:- Ich bine Kleptomane. [Io sono cleptomane.] -
- Und wer folgt dir nicht wissen? [e chi ti insegue non lo sa?] -
Duschka si tirò su in un leggero moto di stizza:- Ja! Selbstversänlich!Aber meine Mutter sagt immer: “Menschen wollen dem kleptomanischen schaden!” und ich habe Angst. Verstanden?[Si! Certamente! Ma, mia mamma dice sempre: “La gente vuole male ai cleptomani” ed io ho paura. Capito?]- si riaccucciò a terra.
- Ja... [Si...]- fu l'unico commento dell'altro anche se pronunciato in un tono come a "voler dar ragione ai matti".
Duschka tese le orecchie: poteva sentire i pesanti passi dei massicci figli di Ares sulle sue tracce che inveivano contro di lui. - Ja. Ich bin komisch. Ich weiß.Aber ich bin nicht schlecht.[Si. Sono strano. Lo so. Ma non sono cattivo.]- fu l’unica risposta.
Il figlio della morte rimase zitto, come pensieroso. Alla fine, sospirò: - Va bene, vieni... - gli disse in inglese, facendogli cenno di seguirlo nell'altra stanza. Dopotutto quel ragazzino gli faceva abbastanza pena, ma, se per caso le cose si fossero messe male, di là aveva sempre Croce Nera. Il volto del rosso si illuminò:- Ah! Danke Shőn! Danke Shőn Herr... ehm... Wie heißt du? [Ah! Grazie mille! Grazie mille signor... ehm... come ti chiami?]- chiese seguendolo.
- Ludwig. - rispose piatto l'altro, mentre apriva le tende della camera a fianco. Era una normale camera da letto, di quelle regolamentari delle cabine al Campo, ma si vedeva che era stata abitata da poco: infatti sul pavimento erano poggiati vari scatoloni e una valigia, mentre sul comodino c'erano solo un libro e una fotografia incorniciata. Finalmente uscito dall'ombra il ragazzo si voltò a guardarlo in faccia. Il volto pallido e afflato, capelli corti e spettinati biondo scuro. Gli occhi, da Figlio della Morte, erano neri come a notte. Indossava un paio di jeans neri e la maglietta del Campo, su cui però si notava una collana con il ciondolo a forma di croce, di metallo nero.
Duschka si guardava intorno curioso, ma quando l’occhio gli cadde sulla collana non poté trattenere un sorrisetto da volpe:- Das... [questo...] - ed indicò il ciondolo:- ... ist viel shőn! Was ist das? [... è molto bello! Cos’è?]-
- Una cosa che tu non devi ASSOLUTAMENTE toccare, chiaro? - il tono di Ludwig si fece di nuovo duro.
- Gut... [Bene...] - rispose il rosso senza staccare gli occhi dal ciondolo:- Willst Du Englisch sprechen?Deutsch sprechen ist für mich kein problem! [Vuoi parlare inglese? Parlare tedesco non è un problema, per me!] - chiese sedendosi a terra accanto ad uno scatolone e cominciando a rovistare dentro.
- Preferirei inglese. Sto cercando di parlare con meno accento... - spiegò il biondo - E metti giù le mani o ti butto fuori! - aggiunse seccato, riprendendosi il suo scatolone. Il rosso fece roteare gli occhi, poi s’alzò e prese una dracma dalla tasca dei pantaloncini:- Vuoi vedere un trucco di magia, eh Ludwig? -
- Se proprio devi... - sbuffò il tedesco, alzando gli occhi al cielo.
- Guarda! Ti metterò questa normalissima dracma nella maglietta, e la farò ricomparire nella tua giacca! - sfilò la giacca al tedesco e la indossò, gli prese la collana e la mise col ciondolo appoggiata al proprio petto, quindi allargò la maglietta del figlio di Ade e vi mise la dracma. - Senti il fresco della moneta, no? -
- Si... -
- Dove? Indicami il punto con un dito. -
Il ragazzo puntò il dito verso il petto, rimanendo in silenzio e fissandolo con aria dubbiosa.
Duschka appoggiò una mano sotto  la moneta, afferrò il punto della maglietta sulla dracma e tirò per poi lasciarla andare. Staccò le mani e squadrò il figlio di Ade:- Ti ho spiegazzato la t-shirt... - afferrò le spalle e le tirò per metterle a posto. - Ok, Lud, sta a vedere! - infilò la mano nella tasca della giacca e tirò fuori la dracma. - Non male, vero? C’ho messo nove settimane per impararlo e tre per idearlo! - sorrise tutto orgoglioso:- Ora ti ridò la giacca e tolgo il disturbo, grazie dell’aiuto, ho un debito con te! - si sfilò la giacca e fece per andarsene a grandi falcate, quando la voce di Ludwig lo richiamò. - Aspetta. Tu ha qualcosa che mi appartiene. E che non puoi assolutamente avere. - il suo tono di voce era cambiato, era più cupo e quasi sinistro. La rabbia del giovane per aver visto che la collana era sparita, tuttavia, potevano aver conseguenze ben peggiori di una semplice zuffa.
Duschka si voltò continuando ad indietreggiare, questa volta più lentamente:- Ehi, amico! A parte l’allegria, non so a cosa tu possa riferirti! - sorrise.
- Ridammi la mia collana. - Ludwig strinse i pugni, mentre i suoi occhi neri mandavano lampi.
- Amico, non so dove sia. O forse si! Magari t’è caduta quando t’ho sfilato la giacca. Guarda sul pavimento. Io, scusa ma, devo proprio andare. Ciao! - e si voltò per fare una fuga: la voce gli tremava e doveva allontanarsi prima che quello capisse veramente tutto.
- Fermo. - disse una voce. Anzi. Due voci. Quella di Ludwig, ma allo stesso tempo anche un'altra, dal timbro diverso, e che sembrava provenire da tutt'intorno a loro. La stanza si fece improvvisamente fredda, mentre una fitta nebbia appariva tra di loro, come se qualcuno stesse avviando un messaggio-Iride. La nebbia vorticò  fino a raggrumarsi, per poi svanire. Al suo posto però c'era qualcuno. Una figura umana, dai contorni sbiaditi, come se fosse un riflesso sull'acqua, solida ma allo stesso tempo evanescente.
Era un ragazzo. Avrà avuto circa 16 anni, alto e magro. Assomigliava molto a Ludwig, solo che i suoi capelli erano più ordinati e il viso un po' meno spigoloso di quello del più giovane. Indossava dei pantaloni strappati, una maglietta con una camicia aperta sopra, con le maniche arrotolate. Sembrava normale, ma allo stesso tempo era inquietante. I suoi occhi sembravano due buchi neri.
- Lascia quello che non ti appartiene. - disse, mentre la sua voce prendeva tono.
Le gambe di Duschka cedettero ed il bambino si ritrovò seduto a terra mentre sudava freddo. Gli occhi spalancati, l’iride tremante, e la bocca aperta in un muto grido. Sentiva forti fitte di paura allo stomaco, tanto violente che temeva di vomitare la colazione a causa delle contrazioni. Aveva riconosciuto quella figura: era indubbiamente un fantasma e come ogni normale bambino di nove anni, Duschka, aveva il terrore più assoluto dei fantasmi.
Il sangue gli pulsava nelle tempie ed il cuore gli martellava nei timpani, la vista gli si appannava e lui cercava di riportarla come era di solito per tenere d’occhio quella forma. Aveva il forte desiderio di prostrasi chiedendo perdono, ma soprattutto pietà, eppure era troppo terrorizzato per fare qualsiasi cosa. Non si muoveva. Voleva scappare ma non ci riusciva. Voleva piangere, ma le lacrime erano paralizzate proprio come lui. “È la fine... sono morto.” pensò nella sua lingua madre: l’italiano. Poi un’altra violenta contrazione dello stomaco e, con un conato di vomito, perse i sensi.

- Axel! - esclamò la voce di Ludwig, alle spalle dello spettro.
- Si, fratellino? - chiese questi, voltandosi mentre il suo viso si addolciva in un sorriso - È tutto a posto adesso? Era per questo tizio che mi hai chiamato? -
Ludwig abbassò gli occhi, arrossendo: - I-io... Ho perso il controllo... Mi sono arrabbiato e... Scusami mi è venuto istintivo! - scosse le testa.
- Capisco. - Axel si avvicinò a Duschka, squadrandolo. - Che ti ha fatto? -
- Mi ha rubato la nostra collana. Quella che ci permette di rimanere in contatto... Mi dispiace, so che devo difenderla a tutti i costi ma.... - il ragazzino pronunciò tutto in fretta, quasi sull'orlo delle lacrime.
- Ehi, smettila. Non è successo nulla di grave. - lo interruppe il fratello, passandogli il dito accanto alla guancia, come a volergli fare una carezza. Era in quei momenti che desiderava ardentemente essere ancora vivo.
- Ma io... -
- Niente ma. - Axel gli fece un sorriso d'incoraggiamento:- Gli Adler non piangono. Siamo gli eredi di una stirpe guerriera, ricordalo. -
Ludwig sorrise, annuendo.
- E adesso recuperiamo il tuo ciondolo e facciamo rinvenire questo tizio. -
Il più giovane annuì ancora, avvicinandosi a Duschka. Trovò la collana al suo collo, e si sentì meglio non appena la riebbe con sé.
In quel momento, il piccolo Malpelo, cominciò a riprendersi. Si rannicchiò su sé stesso portando le braccia alla pancia con una smorfia di dolore ed un leggero mugolio.
Poi, a poco a poco, riaprì gli occhi e quando lo sguardo gli si posò sullo spettro... non poté fare a meno di riprendere a tremare violentemente. Si tirò seduto e strisciò fino alla parete con il respiro che si faceva sempre più rapido. Si mise a piangere:- Ho pauraaaa!!! Ich habe Aaaangst!!! J'ai peeeeur!!! -
Intanto bussarono alla porta con violenza:- Malpelo! Vieni fuori che ti stacchiamo il collo! -.
Il rosso si zittì e passò lo sguardo terrorizzato dallo spettro alla porta e viceversa.
- Lud? - chiese Axel guardandolo come a chiedergli cosa pensasse di fare. Quello alternò lo sguardo dal fratello, a Duschka, alla porta, abbastanza combattuto. Alla fine sospirò, andò alla porta ed esclamò: - Sparite! Via da Casa mia! -
I figli di Ares vociarono perplessi prima di constatare che era evidentemente tornato il padrone di Casa. Se ne andarono.
Il giovane ladro si portò una mano al collo mentre riprendeva a piangere spaventato.
Gli aveva portato via la collana. Lo aveva capito. Ritrovò miracolosamente la forza d’alzarsi in piedi:- G... g... grazie. - mormorò prima di scappare via come un fulmine. Quel ringraziamento era stato fatto con noncuranza, ma Duschka aveva troppa paura per pensare a cosa quel semidio gli aveva fatto evitare.
I suoi fratelli e le sue sorelle erano, ovviamente, fuori Casa, così il bimbo poté buttarsi sul letto e liberarsi di quel pianto che lo opprimeva: aveva perso un altro amico.

- Prego... - rispose Ludwig, anche se non c'era più nessuno ad ascoltarlo tranne Axel. Lo guardò mentre perdeva consistenza.
- Devi andare? - gli chiese e lui annuì.
- Si. - fece un sorriso triste - Ti voglio bene fratellino. -
- Anch'io. - sorrise di rimando Ludwig mentre svaniva del tutto e lo lasciava solo in quella stanza nuova. Gettò uno sguardo alla fotografia sul comodino: lui e suo fratello che sorridevano all'obbiettivo, durante una gita in montagna. Prima di quel maledettissimo incidente. In un momento prese una decisione, afferrò il libro che c'era lì di fianco e corse fuori.

Anche se stava piangendo disperatamente riuscì a sentire dei passi avvicinarsi. Deglutì quella sostanza vischiosa, amara e collosa che era diventata la sua saliva mescolata alle lacrime e si sforzò di reprimere il pianto: non voleva che i suoi fratelli lo vedessero in quello stato, tanto meno i figli di Ares.
La porta si aprì e comparve... Ludwig.
- Vattene! - gli urlò dietro Duschka con ancora gli occhi umidi e rossi. Era felice non ci fosse anche il fantasma, ma aveva lo stesso paura e si sentiva un vuoto dentro:- Vattene! ... Non voglio rubarti ancora qualcosa... - si mise seduto afferrando il cuscino.
- Uffa, speravo che almeno un po' d'autocontrollo l'avessi. - sbuffò il tedesco, senza tuttavia andarsene. Teneva stretto in mano il libro che aveva preso con sé come scusa se qualcuno gli avesse chiesto che ci faceva lì: sarebbe bastato dire che doveva prestare la sua raccolta horror a qualcuno.
Il rosso scosse la testa:- Non quando vedo qualcosa che mi piace molto e che vorrei tanto avere. Scusami per prima... tu mi stavi aiutando... mi dispiace. Ma quel ciondolo era così bello! Non sono riuscito a trattenermi.  Vai via. Mi piace ancora tanto. - affondò la faccia sul cuscino appoggiato alle sue ginocchia.
- Non puoi prenderlo... Non puoi perché è l'unica cosa che mi lega a mio fratello dopo la sua morte. È proprietà del dio dei morti in persona, il Divino Ade, ossia mio padre. Me l'ha dato in consegna. -
- Già... lo capisco... - la voce incrinata dal pianto:- Non è la prima volta che succede... scusa, anche se dirtelo non servirà. -
Ludwig alzò le spalle. - Posso sedermi? - chiese - Senza che mi rubi nulla? - aggiunse, con un leggero sogghigno ironico.
Malpelo era sorpreso: quella era la parte in cui gli sputavano in faccia e se ne andavano, non quella in cui erano gentili nei suoi confronti. Non si fidava: non voleva che le sue aspettative fossero soltanto una delusione, ma con l’innocenza di un bimbo di nove anni non poté fare altro se non sorridere leggermente ed annuire:- Tieniti stretto la collana. -
- Va bene, ma tanto ormai dovresti sapere che mio fratello non gradisce se la gente mi dà fastidio. - disse il tedesco, con il tono di chi la sa lunga, sedendosi sul letto.
- Mi fa paura tuo fratello... - replicò il rosso cercando in tutti i modo di distogliere lo sguardo dal ciondolo a croce.
- Nah, Axel non è cattivo... Solo che essendo morto tende a far paura alla gente. In realtà è una bravissima persona, dico sul serio. -
Il rosso annuì mordicchiandosi il labbro inferiore. Poi, sempre guardando il muro, chiese quasi in un sussurrò:- La tua collana... non posso tenerla neanche per un pochino? - alzò la voce:- Scusa ma, mi piace davvero tanto, tanto! Non abbiamo cose così al Campo. - le guance gli divennero rosse in netto contrasto con le lentiggini.
Ludwig lo guardò, combattuto. Non voleva perdere di nuovo la sua collana, ma quel ragazzino gli faceva davvero tanta pena. Sospirò, slacciandosela dal collo.
- Tieni. - gli disse, porgendogli la croce - Ma preferirei tenere un'estremità del laccio. è una questione di... valore affettivo. - spiegò, con voce leggermente velata di tristezza.
Il rosso afferrò la croce rigirandosela tra le mani. Era nera e luccicava come le stelle di notte quando rifletteva la luce. Due piccole lacrime presero a scendere sulle guance lentigginose del piccolo Malpelo:- Nessuno aveva mai fatto questo per me. Neanche quelli che consideravo i miei migliori amici, all’epoca. - si voltò verso il figlio di Ade con gli occhi brillanti, lacrime di gioia sul viso ed un’espressione di pura gratitudine:- Adesso so che sei veramente mio amico. - sorrise tornando a guardare la croce con un’attenzione che si sarebbe potuto pensare uno stimatore d’oggetti antichi.
- A-all'epoca....? - chiese il biondo, confuso da quella confessione che non si aspettava minimamente. In fondo, neanche lui era un asso nel fare amicizia.
Il rosso annuì assorto:- È difficile avere degli amici quando sei cleptomane come me. Ogni volta che prendono un gioco nuovo e me lo fanno vedere va sempre a finire che cerco di rubarglielo, per cui gli altri preferiscono tenere le distanze da me. Non lo faccio con cattiveria, è che finchè vedo una cosa come “meravigliosa” me la voglio tenere, poi perde d’interesse e sono capace di restituirla, ma nessuno riesce mai a capire cosa mi passa per la testa, cosa io provi quando rubo loro qualcosa. Alla fine gli unici amici che ho sono i miei fratelli, che un po’ cleptomani sono anche loro, anche se magari non hanno impulsi forti come i miei, così mi capiscono e non se la prendono. Avevo degli amici in Svizzera, ma poi mi hanno tutti voltato le spalle per questo e da allora sono sempre solo o inseguito da un gruppo di semidei furiosi.- sfregò la croce come per vedere se brillava di più a sfregarla.
- Ho capito... Senti, perché non cerchi una via di mezzo? Dovrai pur imparare a controllare questa cosa prima o poi. -. Lui fece spallucce:- Chirone ha detto che imparerò col tempo. Che non sono il primo ad avere queste tendenze, ma crescendo passano... almeno abbastanza da essere controllate. Intanto non posso farci molto. Ma una cosa l’ho scoperta.- sorrise furbo.
- Ah si? - chiese Ludwig, un po' sospettoso perché ormai aveva capito che solitamente quel sorriso non portava niente di buono.
- Si! Se mi lasci giocare con la tua croce... prima o poi mi annoierà ed allora non mi interesserà più rubartela! - non perse il sorriso.
- Lo sai che è assurdo vero? - commentò il tedesco, facendo finta di sbattersi il libro in testa per evitare che l'altro vedesse che stava ridendo.
- Assurdo ma vero! - replicò il rosso tirandogli una spintarella e facendolo cadere a terra per poi cacciarsi a ridere.
- Grazie tante, eh! - esclamò piccato Ludwig. Duschka non smise di ridere e non si sentì minimamente colpevole, ma anzi! Lasciò la collana, che aveva già perso d’importanza, e si lanciò addosso al suo nuovo migliore amico brandendo un cuscino:- MUORIII!!! - il suo urlo di battaglia.
- Muori tu, psicopatico che non sei altro!! - rotolò sul fianco il figlio di Ade, evitando la cuscinata. Poi, tanto per rimaner degni della fama guerriera del suo popolo prese l'altro cuscino centrando lo svizzero in testa. Si era scatenato un agguerritissimo duello all’ultimo cuscino che durò finchè non entrò nella casa un ragazzo sui vent’anni. Era alto, magro e castano e squadrò i due poco convinto:- Ehi, Malpelo, che fai?! -. Il bimbo scattò in piedi e corse ad abbracciarlo:- DYLAN!!! - il ragazzo ricambiò l’affettuosa stretta ed il rosso indicò l’altro bimbo:- Lui è Ludwig! È un figlio di Ade ed è mio amico, sai? -. Dylan squadrò perplesso Malpelo che si affrettò ad aggiungere:- Tranquillo! Ha già giocato con me! -. Dylan annuì e si avvicinò al figlio di Ade:- Ciao Ludwig. Io sono Dylan e sono il Capo della Casa 11, quella di Duschka. -
- Salve, io sono uno dei due occupanti della Casa numero 13. Sono arrivato al Campo due giorni fa. - disse in tono cortese. Dylan gli passò una mano tra i capelli:- Bene, credo sia ora di pranzo, ti conviene andare. - chiaramente non lo stava scacciando, lo si capiva dal sorriso furbo ed allo stesso tempo dolce che aveva. Si alzò e prese per mano Duschka che sorrise al suo amichetto:- Ci vediamo dopo “Lud_Megaherz”! Da “Krazy Malpelo”! - sorrise: aveva capito tutto, come al solito riconosceva lo stile del parlato e lo distingueva da una persona all’altra, risultato di anni di allenamento origliando e memorizzando le conversazioni.
- Come... - fece confuso Ludwig. Come faceva a sapere il suo nome utente su FaceBook? Ma se lui era davvero... - Aspetta, vorresti dire che saresti tu il mio amico di penna americano?! -
Duschka si fermò:- Selbstverständlich! [certamente!] -
Ludwig sorrise: - Wir sprechen später mit ihnen. [Ci parliamo dopo, allora.] - disse, dirigendosi verso la sua Casa. Come prima settimana quella si stava rivelando migliore del previsto.

Angolo di Kay e Black


Kay: Ehilà! Avete letto tutto??? Ma che bravi! ^^
Connor: Eh, si! Ce ne vuole di coraggio! A_A
Kay: ... solo questo?
Connor: ... aggiungo anche: ma che caro il mio fratellino! è puccioso quando si mette a piangere, veroverovero???
Kay: Eh! ^^ Comunque... GUAI al primo che ci dice su per le parti in tedesco... sono diventata MATTA, MATTA vi dico!!! O_O
Connor: *sbianca e si allontana di soppiatto*
Kay: Voi non ne avete idea... *sviene al ricordo*
Black: Immaginiamo... Comunque grazie sul serio. Se vi siete letti tutta la presentazione dei nosrti OC siete davvero da stimare e avete tutta la mia gratitudine. :)
Kay: *rinviene* Ehi, Black! Ma questa è la prima storia di Percy a cui partecipi! ^^ Sta sera festa, yesss! ;D
Black: XP magari... domani scuola.... *depressa* sigh...
Kay: Ah, vero... Zoffro... :(
Black: eh si... ti capisco... *pat-pat*
Cooomunque, non vogliamo annoiarvi con queste questioni tristi! Speriamo davvero che la shot vi sia piaciuta, e le recensioni, di qualsiasi tipo, sono tutte ben accette! ^^
Kay: Un saluto da Kay e Connor!
Black: E da Black! :)
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: BlackKay97