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Autore: _Andy    10/10/2012    4 recensioni
Scritta per la Klaine Week, ma non appartiene a nessun titolo.
Solo, uno sfogo.
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Erano passati due anni.
Erano passati due anni da quella sera, e Kurt ancora non se ne faceva una ragione.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Sebastian/Thad
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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A voi che, anche dietro a un pc, riuscite sempre a tirarmi su.
I non Giffoniani CrissColfersessuali anonimi. <3 

Erano passati due anni.
Erano passati due anni da quella sera, e Kurt ancora non se ne faceva una ragione.
Erano passati due anni e ancora, Kurt Hummel, si trovava in quel luogo a piangere.
Stupida New York, stupido il mio sogno, stupida la mia vita.
Erano passati due anni e Kurt non smetteva di autocommiserarsi.
 
Era lì, guardava la foto di Blaine e pensava.
Si sentiva così inutile, così piccolo rispetto a una cosa così talmente grande.
Cosa poteva fare lui se non aspettare?
Aspettare che il tempo lasciasse di far finire la sua vita.
Perché in effetti ormai non trovava importante vivere, non trovava importante fare nulla.
Mangiare, respirare, bere.

-Perché sei stato così egoista Blaine? Perché hai deciso di farmi una cosa del genere?-
Il silenzio lo travolgeva.
Il silenzio lo distruggeva.
Il silenzio lo infastidiva.
Una volta avrebbe dato di tutto per rimanere un attimo in silenzio, evaporando da quel chiasso che il suo ragazzo faceva ogni volta a casa.
Nella loro casa.
Quella casa che ancora profumava di entrambi.
Quella casa che ricordava gli interi pomeriggi a cucinare insieme, a ripulire il disastro che avevano combinato.
Quell’edificio che ricordava le urla delle loro litigate e i rumori di baci subito dopo essersi riappacificati.
 
Ed erano esattamente due anni che quella casa non vedeva nulla di tutto ciò. 
 
Kurt Hummel si sentiva come un granello di polvere che vagava in un universo senza un vero motivo.
Viveva tanto perché doveva.
Aspettava il giorno in cui avrebbe potuto incontrare Blaine di nuovo, il suo Blaine.
Viveva perché glielo aveva promesso.
 
-Blaine...- sussurrava piano.
-Blaine...- continuava a ripetere.
-Blaine...-
Fino a quando, finalmente, il viso di Blaine si aprì in un leggero sorriso.*
I suoi occhi  tremavano.
Lui si era svegliato, si era svegliato da quel maledetto coma.
Si era svegliato e aveva permesso a Kurt di continuare a vivere.
-Blaine, amore!-
Aveva sussurrato Kurt tra le lacrime e i sorrisi andando a stringere la mano del suo ragazzo lasciandogli qualche bacio.
-Ehi- aveva sussurrato lui, con voce tremante ma sempre con quel meraviglioso sorriso.
Era stato due settimane lì, seduto in quel letto di ospedale.
Aveva fermato la vita di Kurt per due intere settimane.
-Sai, non sei proprio un bello spettacolo conciato così, sai?-
Ci aveva scherzato su, Kurt.
Non voleva pensare a quello che era successo.
Quell’idiota che aveva investito il suo ragazzo era stato arrestato.
Blaine si era svegliato.
E ora tutto aveva un senso.
-In effetti non dovrei farmi vedere in queste condizioni da te-
sorrise Blaine, continuando a scherzare su quello che era successo.
-Per me sei sempre perfetto-

 
A Kurt piaceva ricordare solo quella parte di quel giorno di due anni fa.
Gli piaceva ricordare l’ultimo sorriso di Blaine.
Lui voleva ricordare solo i bei momenti.
Solo che, ogni volta che ci pensava, riaffiorava quel momento.
Il momento in cui tutto aveva perso importanza, di nuovo.
Solo che, questa volta, per sempre.
 
-Faresti di tutto per me, vero Kurt?-
Diceva, Blaine, mentre il suo ragazzo apriva le tende per fare entrare un po’ di luce in quella camera.
I medici gli avevano detto che avrebbe fatto bene a Blaine, e lui avrebbe fatto di tutto per fare del bene al suo ragazzo.
-Certo, amore- gli sorrise.
-Allora vieni qui...-
E Kurt obbedì, si avvicino al letto, sorridendo.
-Mi faresti un favore?-
-Si...-
-Non mollare, Kurt-
-Perché mi dici questo?-
Ma non ci fu una risposta adatta, solo un sorriso.
E Kurt non chiese più nulla, avrebbe avuto tempo per chiederlo.
Perché Blaine si era svegliato.
Avrebbe avuto tutta una vita per chiederlo.
-Kurt...-
Lo chiamò di nuovo Blaine.
-Mi andresti a prendere un po’ d’acqua, per favore? Non mi va di chiamare di nuovo i medici-
-Certo amore!-
E si alzò, sorridendo, lasciando un leggero bacio sulla fronte del riccio per poi avviarsi alla porta.
-Ti amo Kurt Hummel-
-Ti amo anch’io-
Aveva detto, prima di aprire e chiudere la porta alle sue spalle.

 
E poi Kurt non ricordava molto.
Era felice, era davvero felice mentre passava per i corridoi fino ad arrivare al distributore.
Ma ormai, dopo due anni, non ricordava cosa si provava a essere veramente felice.
 
Inserì le monete, aspettando che quell’aggeggio di metallo si muovesse per lasciare cadere la bottiglia d’acqua.
Aveva fatto metà del suo percorso quando Kurt si accorse che alcuni medici stavano correndo lungo quel corridoio.
Ci furono rumori confusi, una porta aperta con violenza, passi troppo rumorosi.
Si voltò notando che un dottore, lo stesso che aveva seguito Blaine per quel lasso di tempo, aveva uno strano oggetto all’orecchio.
-Chiamate gli altri medici, c’è stato un arresto cardiaco nella stanza numero 21-

Gli aveva sentito dire mentre, in sottofondo, la bottiglia era caduta scaturendo un leggero tonfo.
 
-Non dovresti essere qui, non dovresti fare questo-
Una voce lo aveva distratto da quel ricordo ancora troppo vivido nella sua testa, una voce maschile.
Una mano, una mano che non era quella dell’interlocutore, era una mano troppo delicata e piccola.
-Kurt, andiamo. Torniamo a casa-
Rachel.
Ormai accadeva sempre la stessa cosa.
Si voltò cominciando già a immaginare chi si sarebbe trovato davanti.
Sebastian, Sebastian era lì.
Ma non era solo, c’era Thad, Thad Harwood, accanto a lui.
C’era un Thad Harwood con gli occhi lucidi che stringeva forte la mano di Smythe osservando la foto di Blaine.
Erano amici, da sempre, con Blaine.
Thad c’era sempre anche quando Kurt non se lo aspettava.
Gli era stato vicino quando, tre anni fa, loro due si erano mollati per un presunto tradimento da parte di Blaine.
Era il suo primo anno lì, nella grande mela, e Anderson era ancora all’ultimo anno.
Ecco come era nata l’amicizia con Sebastian e Thad.
Furono loro due, da poco diventati una coppia, a farli tornare insieme.
Furono loro due a spronare Blaine a non mollare il McKinley e la sua carica da rappresentante d’istituto e voce principale al glee.
Furono loro due a sopportarsi i saltelli di un Blaine Anderson appena tornato da New York e di nuovo fidanzato.
Furono loro due che, a Blaine, avevano permesso di vivere quando Kurt lo aveva lasciato.
E ora provavano a fare la stessa cosa con Kurt, dato che ora era Blaine che lo aveva lasciato, ma senza risultati, perché Blaine non aveva lasciato solo Hummel, aveva lasciato tutti loro.
*Mi avevi detto di non mollare Blaine, mi avevi detto di essere forte, ma non ci riesco.*

*Non posso rimpiazzarti Blaine, non ci riesco.*
 
Kurt una volta credeva di essere forte, credeva che, dopo aver superato quello che per un gay dichiarato significa il liceo, poteva superare tutto.
Ma non era vero, Kurt non era forte.
Non era stato forte quando aveva mollato il lavoro.
Non era stato forte quando non aveva più fatto domanda alla NYADA.
Non era stato forte quando non era riuscito ad andare avanti.
 
-Kurt! Attento!-


                        ***********
 
-Kurt, Kurt, svegliati!-
Quella voce, la sentiva, di nuovo.
Quella voce che ormai ascoltava solo in alcune canzoni o video.
Quella voce che era ancora lì, e che lo stava chiamando dolcemente.
Aprì gli occhi, lentamente, quando si accorse che c’era troppa luce in quella stanza.
Si voltò per cercare il proprietario di quella voce, e lo trovò, accanto a lui, che sorrideva.
-Blaine...- aveva detto sorridendo.
-Buongiorno amore!- rispose l’altro, sorridendo.
Lasciò che gli occhi si abituassero di nuovo a quell’atmosfera, vedendo che il luogo dove si trovava era la sua vecchia camera.
Si trovava di nuovo a Lima.
Perché si trovava di nuovo a Lima?
-Perché siamo a casa di mio padre, Blaine?-
Gli aveva chiesto, guardandosi attorno.
-Non lo so...-
Gli aveva risposto l’altro, scrollando le spalle e sorridendo, come se tutto fosse naturale.
-N…non lo sai?-
-Hai deciso tu…-
-Ho deciso io cosa, per l’esattezza?-
-Hai deciso tu il luogo del nostro incontro-
Non capiva, o meglio, non ricordava.
Che diavolo era successo prima di…di quello?
-Ma...-
-Mi hai deluso, Kurt-
-Ti...ti ho deluso? Perché?-
-Ti avevo detto di mollare e tu l’hai fatto.-
Rabbia, frustrazione.
Kurt lo aveva deluso, lo aveva fatto sul serio.
Eppure non importava.
-Tu non lo sai! Tu non ne hai idea di cosa sia stato per me vivere senza di te!-
Aveva urlato, tra le lacrime.
Solo allora si rese conto di come lo scenario attorno a loro aveva tremato leggermente, ma non ci fece caso.
-Tu sei forte Kurt Hummel, tu non dipendi da nessuno, tanto meno da me.-
Sembrava così tranquillo, invece, Blaine.
Sempre così solare, sempre così perfetto.
-Dov’è finito il Kurt che avrebbe fatto l’audizione per la NYADA altre mille volte se ce ne fosse stato bisogno, quel Kurt che aveva scombussolato la sede di Vogue.com per cambiare stile alla sua amica, quel ragazzo pieno di sogni e di speranze che...-
-Se n’è andato Blaine! E’ scomparso, è scomparso proprio quando sei scomparso tu...-
-E allora ritrovalo! Perché è di quel ragazzo che io mi sono innamorato...-
Tutto a un tratto le lacrime cominciarono a scendergli sul volto, non solo per il semplice motivo di essersi trovato Blaine Anderson davanti, ma per lui, per quell’uomo che voleva essere.
E lo scenario cambiò, ora si trovavano in strada, proprio davanti al McKinley, e pioveva.
Era così assurdo tutto quello, tutto quello che stava succedendo.
-Perché mi hai lasciato da solo, Blaine?-
-Oh Kurt, tu non sarai mai da solo-
Ci fu un semplice istinto che portò Kurt a correre verso Blaine e abbracciarlo, ma non ci riuscì.
Le mani tornarono indietro e si ritrovò ad abbracciare se stesso.
Aprì gli occhi che aveva chiuso, pronto per l’impatto con il corpo rassicurante del suo ragazzo, e notò che Blaine era lì, era come un ologramma, era dentro di lui.
Si spostò d’impulso, quasi cadendo a terra.
-Tu riesci a vedermi Kurt… Riesci a vedermi perché io ancora esisto..-
-Ma non riesco a toccarti, non riesco a stringerti!-
-Ma puoi sempre sentirmi… Sono dentro di te, Kurt-
-No...no non è vero, questo non è reale!-
-Non devi per forza crederci, devi solo sapere che io non ti lascerò mai, Kurt, sarò lì a vederti sfondare a Broadway, sarò lì quando avrai bisogno di sostegno e, ahimè, sarò lì quando troverai la persona giusta che ti starà sempre accanto...-
Ma a questo non ricevette risposta.
Solo una lunga sessione di silenzio e di sospiri spezzati.
-Kurt...- quindi, lo chiamò.
-Non potrei mai sostituirti...-
-Lo so, ma vivi la tua vita, Kurt. Sono sicuro che un posto per me, nel tuo cuore, ci sarà sempre.-
E poi una grande luce.
Kurt si ritrovò a proteggersi gli occhi con le mani.
-Blaine...-
Sussurrò soltanto, ma non riusciva più a vederlo.
Ma lo sentiva, lo sentiva ancora.

 
-Kurt...Kurt...Seb, Rach! Si è svegliato!-
Un grande dolore alla testa, ecco quello che sentiva, e troppo buio.
Troppo buio e doveva ancora abituarsi perché l’ultima cosa che aveva visto era luce, solo esclusivamente luce.
Si portò una mano notando un leggero rialzamento coperto da dei cerotti al lato destro della fronte.
Aprì meglio gli occhi, voltandosi di lato.
Era a casa sua e c’era Thad accanto a lui.
Thad e il suo sorriso tutto denti.
Thad e i suoi soliti occhi lucidi.
Thad e i suoi sentimenti che intenerivano così tanto Kurt.
-Thad, ch-che ore sono?- riuscì a dire, facendo una leggera pressione al materasso del letto per sistemarsi meglio.
-Le tre e un quarto di notte...- rispose l’altro che, invece, era posizionato in una sedia accanto a letto e, dalla faccia, non aveva dormito poi così tanto.
SI voltò dall’altro lato, notando che, nel divano appena qualche metro distante da lì, erano appisolati Sebastian e Rachel, l’una con la testa sulla spalla dell’altro.
-…loro si sono addormentati qualche minuto fa, ho provato a chiamarli mentre ti stavi svegliando ma non volevo urlare troppo, ti starà scoppiando la testa, immagino.- disse Harwood, seguendo lo sguardo di Hummel.
-Che è successo, Thad?-
-Stavamo andando tutti verso la macchina di Seb, anche se si vedeva che tu eri completamente assente, ci seguivi senza dire una parola, guardando dritto davanti a te, sicuramente non hai visto gli scalini che c’erano all’uscita…e sei scivolato perdendo i sensi. Abbiamo chiamato un dottore perché perdevi molto sangue. Dopo che ti ha messo dei punti ha detto solo di controllarti mentre dormivi e di aspettare il tuo risveglio-
Aveva risposto lui, guardandolo negli occhi.
Si vedeva, era preoccupato, era sempre preoccupato, Thad, quando a lui o a Seb, o a Rachel, succedeva qualcosa.
-Kurt…- lo chiamò allora, notando che non riceveva risposta dall’altro.
-Va tutto bene? Ti gira la testa? Ti fa male qualcosa? Vuoi qualche cosa?-
-No Thad…Thad calmati! Va tutto bene-
Guardò dentro quegli occhi scuri e preoccupati, sorridendo.
Un sorriso sincero, un sorriso che Thad non vedeva da molto tempo.
-Ho visto Blaine, Thaddy-
E lì si permisero entrambi di far uscire qualche lacrima, tra sorrisi pieni di sentimento.
Non sapeva perché glielo aveva detto, forse era una cosa personale, magari non doveva parlarne con nessuno.
Ma si fidava di Harwood, si fidava perché aveva visto il dolore trafiggere quelle iridi scure, si fidava perché lui si era fidato sempre di lui.
-Davvero?- rispose, infatti, il moro, continuando a lacrimare tra un sorriso sincero.
Beh, forse molte persone lo avrebbero preso per pazzo, ma lui no.
-Si...-
-E come stava?-
-Sempre perfetto.-


Non avevo mai scritto una Klaine, solo che, scusate.
Dovevo farlo.
Ho scelto quei posti per motivi validi.
1. La stanza di Kurt io lo sempre trovata un rifugio per lui, dal bullismo, dalla morte di sua madre. Da tutto.
2. Il McKniley che, per quanto lo abbia fatto soffrire, gli ha cambiato la vita.
Se siete arrivate fin qui, vi ringrazio.
Spero che sia stata di vostro gradimento.

Ringrazio la mia dolce Chiara, la mia beta, per essere sempre così.. così. <3
 
   
 
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