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Autore: Nocturnia    10/10/2012    1 recensioni
Tra le ceneri di Arkham e le macerie di Gotham si erge una risata.
Perché a Gotham si vive soli, ma si muore insieme.
E sarà una risata a coniare l'ultimo verbo.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman, Harley Quinn, Joker, Selina Kyle aka Catwoman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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lololol
Disclaimer: Bruce Wayne, Selina Kyle, Joker e tutti gli altri personaggi appartengono a Bob Kane, alla DC Comics e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

Tutti siamo nati matti. Qualcuno lo rimane.

- Samuel Beckett -

Biacca e sangue


La solitudine è un cancro assoluto e divorante.
Ti mastica dall'interno, rosicchiando certezze e speranze.
L'avresti anche trovato divertente se non fosse che, questa volta, toccava a te provarla.

Suvvia, chi non troverebbe esilerante immaginare - perché no? - creare un piccolo roditore in grado di maciullarti dall'interno?

Crunk. Crunk. Crunk.
Mastica e mastica il topolino, fino all'ultimo ossicino.

Ma non avevi voglia di ridere.
No, proprio per niente.

"Hai bisogno d'altro, pasticcino?"
È servizievole Harley, gentile quasi a livello parossistico.
Ti siede al fianco con la malcelata furia di una belva, negli occhi una scintilla allucinata e delirante.
Vorresti - dovresti - sorriderle, ma è un singulto rabbioso quello che infrange l'aere.
Sua.
È tutta colpa sua.

"Sei proprio incorruttibile, eh?"

"Io so chi è, lo so!" aveva gridato un ossessionato e disperato Hugo Strange prima di cadere.
Era caduto e non si era più rialzato il dottore, tra i denti snudati di Ra's al Ghul brandelli di carne ed ego.

Io so chi è.

Avevi fissato il cielo nerastro e bituminoso di Gotham - pardon, Arkham - trovandovi solo la pupilla ristretta e crudele di un pipistrello che era la tua nemesi e tuo fratello in utero.
Gotham vi aveva dato i natali, nutrendovi con il sangue di un ventre asciutto e sterile.
Biacca e cenere per il pagliaccio dalle mani lunghe e il sorriso sempiterno, macerie e polvere per un pipistrello spezzato mille e mille volte.
Che madre sadica era stata quella città!
Che figli degeneri aveva mai regalato al mondo!
Un colpo di tosse ti aveva sconquassato il petto, lasciando Harley interdetta e preoccupata.
Che bambolina carina che era: un pugno feroce di pazzia intrappolato dalle sembianze di una donna.
Avevi sputato al suolo un bolo nerastro di saliva e bile - o forse erano i tuoi organi interni, non avresti saputo dirlo - rialzando lo sguardo.
Devi tornare. avevi pensato.
Devi.

"Eddai Batman...fammi un sorriso!"
Il pipistrello ti aveva squadrato in tralice, riducendo le labbra ad una linea sottile, durissima.
"Non ti lascerò mai vincere, Joker. Mai."
E c'era tutta la determinazione di una città che non voleva morire in quelle parole.
C'era un passato che frugava ancora nelle carni come un rostro acuminato, il sale di una perdita straziante e l'incertezza di un futuro solitario.
Sorridevi anche mentre ti spezzava ossa e dignità, nell'agone della lotta tutto il tuo insano orgasmo.
Sorridevi e non potevi fare a meno di pensare a quanto eravate simili voi due, sebbene sui fronti opposti della barricata.

"Suvvia ragazzi! È solo un uomo. Vestito come un pazzo e armato fino ai denti!"

Uno scontro tra mostri ti era parsa la cosa migliore, lo spettacolo più adatto per quella madre che ti aveva rifutato infinite volte.
Eri anche tu suo figlio, no?
Forse non possedevi la tragica bellezza del guerriero notturno, ma ridevi della vita e delle sue sventure.
Non è forse bella una risata quanto il tenebroso fascino del giustiziere mascherato?

"Questa città merita un criminale di maggior classe e io sono pronto a darglielo. Dì ai tuoi uomini che lavorano per me adesso. Questa città è mia."

Già, tua.
Peccato solo che Gotham avesse sempre preferito le braccia vestite di nero del pipistrello.
Puttana fino al midollo, Gotham ti aveva irriso con le sue geometrie, regalandoti nidiate di cuccioli osceni.
Mostri e ancora mostri.

C'era stato Harvey Dent, in tutta la sua arroganza, cravatta rossa e volto pulito.
Oh, era stato divertente infrangere la promessa di Gotham, sfigurare quella debole speranza.
Era stato divertente vedere Batman diventare lo stigma dell'orrore, braccato e inseguito come un criminale.

"Pensavi che potessimo essere persone per bene in questi tempi in cui tutto è male, ma ti sbagliavi. Il mondo è spietato e l'unica moralità in un mondo spietato è il caso. Imparziale, senza pregiudizi, equo."

Era poi arrivata quella femmina, la rossa, veleno tra le labbra e l'implacabile protervia dei martiri.
Se ne stava lì, tutta sola, tra quelle stupide piante, accarezzandole e lusingandole.
Ogni tanto se ne usciva con qualche piano di distruzione di massa e blablabla, ma, fondamentalmente, era innocua.
Non era stata in grado di rubarti l'attenzione del pipistrello e questo, in un qualche modo distorto, ti aveva rallegrato.
Ti eri fatto una risata e non ci avevi pensato più.
D'altronde, non si dice sempre che ridere è la miglior medicina?

"Il TITAN è penetrato troppo in profondità. Al momento è impossibile scinderlo dai suoi globuli rossi, dalle sue cellule. Lei è diventato il TITAN, Mr. J."

Un colpo di tosse, poi un altro ancora.
Harley - povera, dolce Harley - ti aveva afferrato per le spalle, sostenendoti.
Magra consolazione la rabbia latente che leggevi nei suoi occhi.
Il pipistrello era ancora là fuori.
E tu stavi... morendo.
Solo.

"È stata tutta una menzogna. Non c'è nulla che non vada in te."
"Mi fa piacere sentirtelo dire, Batman, perché tu, più di tutti gli altri, dovresti sapere che c'è molto di sbagliato in me."

Avevi scoperto l'eburneo dei denti in un sorriso spezzato, asimmetrico.
Quasi lo potevi immaginare là fuori, tra i cecchini Tyger e gli uomini di Cobblepot, mentre cercava una cura, una soluzione.
Oh, era l'uomo delle soluzioni il pipistrello.
Peccato solo non fossi riuscito a far saltare la testa alla gatta.
Quello sì che sarebbe stato un finale con il botto.
Immagina: decine di pezzetti piccoli piccoli di cervella che schizzano direttamente sul viso del Cavaliere Oscuro.
E lei, Selina Kyle, che gli muore sul petto.
Grandioso.

"Non sei al sicuro qui. Nessuno lo è, Selina."

Scudo e spada di Gotham, si era erso a proteggerla, togliendola dalla linea di tiro.
Nei suoi gesti, oltre la severa mimica che gli imponeva la maschera, tutta l'attenzione che si dedica a una cosa rara, preziosa.
Ecco, Catwoman era fastidiosa.
Figlia dimenticata di quella perniciosa città, era riuscita ad attirare le attenzioni del pipistrello, frantumando le sue rigide - macché rigide, ridicole - regole morali.
Mostrava il cuore a Selina Kyle Batman, lasciando che ogni morso fosse, ogni volta, un po' più grande.
Siamo sinceri, Joker: tu sei una prima donna.
E non sopporti il fatto che qualcuno - chiunque esso sia - possa rubarti la scena.
Men che meno una stupida femmina di gatta.

"Vieni vieni pipistrello, che io ammazzo il gatto tuo più bello."

Tump tump. Tump tump.

Non ti alzi neppure dalla sedia, consapevole della presenza alle tue spalle.
Nell'iride pallida del tuo sguardo cade una macchia rossa sul pavimento.
Potrebbe essere ruggine, ma, più probabilmente, è la sigla della tua fine.
"Sei arrivato."
Silenzio.
"Oooh, come siamo musoni, Batman. Potresti almeno dire qualcosa. Sai, è buona educazione che l'amico più intimo pronunci almeno l'elogio funebre."
"Dovrei lasciarti morire."
Ora sei tu a rimanere in silenzio, tamburellando le dita sul bracciolo.
"Avanti Batman! Ho ucciso la tua ragazza, quella Talia. Ho reso Gotham un inferno e non siamo nemmeno all'ora della colazione! Ma sappiamo tutti come finirà."
È la tua impazienza a giocarti un brutto scherzo, questa volta.
Troppo rapido, troppo distratto, troppo tutto.
La fiala con l'antidoto cade al suolo, frantumandosi.
Patetico, ti aggrappi a una vita che mai come adesso ti è sembrata...importante.
Fosse anche per ridere ancora.

"Vuoi sapere una cosa divertente? Anche dopo tutto quello che hai fatto...ti avrei salvato."

L'anatomia di un collasso ti pare incisa nel tuo stesso sangue, sulle tue ossa.
Sono occhi confusi quelli che ti osservano nell'ultimo spasmo di vita, il respiro una serie di graffi giù per la gola.
Sono gli occhi di un predatore che ha perso la sua preda, di un assassino che ha bisogno del peggio per sentirsi meglio.
Per sentirsi un eroe.

"Questo è... davvero... divertente."

Non la senti neppure arrivare.
Forse Gotham è stata gentile con te, riesumando l'affetto di una madre, perché persino la morte ha un sapore dolce se affrontata con un sorriso sulle labbra.
L'ultimo ansito è più rauco del precedente, il cuore una moltitudine di battiti che diventano uno solo.

Tum.

Il pipistrello ti osserva ancora, ma sono i tuoi occhi a esser diventati ciechi, lasciando un'eredità pesante da dimenticare e da sopportare.
Volta il capo alla sua destra Bruce Wayne, nello specchio un nulla divorante.
Per un'atroce legge del contrappasso, ora è lui quello a esser solo.
Oltre la fedeltà di Alfred, oltre l'affetto di Grayson, oltre i baci consumati e ruvidi di Selina, è solo.

Si incammina verso l'uscita dell'acciaieria, trasportandoti più come una vittima che come un trofeo.
Strano davvero ci sia voluto un atto così estremo per dimostrare al pipistrello che sì, lui è davvero un mostro tra i mostri.
Che è nato uomo per diventare poi bestia, brutale e selvaggia.
Avrebbe dovuto saperlo.
Avrebbe dovuto capirlo dal modo in cui si lanciava da una gargolla all'altra, dall'indifferenza che, più volte, gli aveva attanagliato le viscere.
Amava il sapore del sangue sulla lingua e si sentiva a casa tra le gambe dischiuse di una gatta ambigua e selvatica.
Quando ti porta all'esterno, tra un folla muta, capisci d'aver, finalmente, vinto.

Harley si morde le labbra, facendone eruttare plasma rubino.
Allunga le dita e colpisce il pipistrello, il dolore un fuoco che tutto divora, che nulla lascia.

Hai vinto Joker.

Non ci saranno più risate per Gotham.
Mai più. 
   
 
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