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Autore: Giallo4ver    11/10/2012    2 recensioni
(...) L’Etruria moriva, si estingueva lentamente ma inesorabilmente, e lui periva con lei, agonizzando in balia di un mondo che non aveva più un posto per lui.
Abbassò lo sguardo, seguendo il corso del fiume con gli occhi opachi, ma presenti e rigonfi di vita, e soprattutto di dolore.
Come quella volta, tanti secoli prima, li vide correre sulle sponde del Tevere, con le tuniche logore, i capelli scompigliati ed il fango che arrivava loro alle ginocchia. (...)
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Antica Roma, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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d Personaggi: Voltumna Turm Tarquinio/ Etruria
Tiberio Remo Romanus/ Nonno Roma, Imperium
Clelia Romolo Romana/ Città di Roma, Caput mundi.


Voltumna camminava lungo le rive del Tevere, era a Roma per affari diplomatici, ed osservava il tramonto, proprio come faceva da chissà quanti millenni, fissava il sole fino a quando non gli facevano male gli occhi e non gli si annebbiava la vista, vista che ora era fiaccata dalla vecchiaia, e che tuttavia non le si piegava, restando lucida.
La sua schiena era curva sotto il peso degli anni, i suoi capelli erano bianchi, seppur ancora ricciuti, il viso era coperto di rughe e le mani tremavano, camminava lentamente, su gambe malferme: ora era solo un povero vecchio, del suo antico splendore, non rimaneva nulla.

L’Etruria moriva, si estingueva lentamente ma inesorabilmente, e lui periva con lei, agonizzando in balia di un mondo che non aveva più un posto per lui.
Abbassò lo sguardo, seguendo il corso del fiume con gli occhi opachi, ma presenti e rigonfi di vita, e soprattutto di dolore.

Come quella volta, tanti secoli prima, li vide correre sulle sponde del Tevere, con le tuniche logore, i capelli scompigliati ed il fango che arrivava loro alle ginocchia.
- Ehi, voi due! Via di lì!- gridò di riflesso, sorridendo amaramente sentendo la propria voce roca e aspra ripetere quelle stesse parole che, molto tempo prima, avevano decretato la sua condanna.
Tiberio e Clelia lo guardarono da lontano, immobili, aspettando che lui arrivasse fin da loro.
Erano cresciuti sani e forti, spietati quel che serviva loro per sopravvivere in quel mondo meschino, diventavano più furbi e abili in politica ogni giorno che passava, ma per lui sarebbero stati sempre i due piccoli gemelli selvaggi ritrovati per caso in bilico sul fiume.
- Quanti anni avete, a testa?- sbottò Voltumna osservandoli dal basso, erano diventati più alti di lui e di certo il peso dell’età che gli faceva incurvare le spalle non lo aiutava a guardarli negli occhi.
Tiberio fece per rispondere, ma il tirreno lo zittì con un gesto stizzito della  mano.
- Non voglio saperlo sul serio, Tiberio!- esclamò esasperato, l’ingenuità di quel suo figlio acquisito restava alquanto immutata.- Insomma, siete più che adulti, e vi conciate ancora così?-
- Così come?- chiese Remus, scettico.
Etruria inarcò un sopracciglio candido e sospirò pesantemente, poi passò lo sguardo su Clelia, che indicando suo fratello dichiarò: “Ha cominciato lui, mi ha schizzata.”
- Cosa?! Non è vero! È stato un incidente, non l’ho fatto di proposito!- protestò suo fratello, accigliandosi.
Voltumna rimase in silenzio, mentre i due litigavano come li aveva visti fare tante volte.

Osservandoli trovò la risposta ad una domanda che si poneva da quando li combatteva: perché non era mai riuscito a torcere loro neanche un capello?
Erano sempre gli altri che affondavano la spada nel petto di un romano, erano sempre i suoi cittadini ed i suoi re, che trucidavano per lui quel popolo che, alla fine, lo aveva conquistato.
E lui, mentre si combatteva per la sua libertà, piangeva in silenzio, da solo, in disparte.
Piangeva per i suoi guerrieri, che morivano e si sacrificavano per lui e piangeva per i romani, un popolo di rozze bestie che senza di lui non avrebbe mai conosciuto la luce della vera civiltà, e che ora, da figlio ingrato, commetteva un parricidio rivolgendo il gladio contro di lui e la sua gente, lui che quel popolo l’aveva svezzato, lui che aveva fatto tanto per Roma ed i romani…
Ma non ci riusciva, ad uccidere un romano, non era capace, gli mancavano le forze, perché quando guardava  negli occhi di quei soldati vedeva due bambini, vedeva Clelia e Tiberio, e lui sapeva che uccidere un romano voleva dire pugnalare e martoriare le loro tenere carni.
Anche quando Tiberio era cresciuto abbastanza da poter scendere in campo e lo aveva cercato per la battaglia, Etruria seppur vincitore si era fermato, lo aveva abbracciato ed avevano pianto entrambi, mentre Clelia, sopraggiunta nel frattempo, li osservava da lontano, imperturbabile, ma con un’angoscia a dosso che un po’ traspariva dal suo sguardo plumbeo e dalla fronte corrucciata.
Ora che Voltumna li guardava litigare per l’ennesima volta, capiva perché aveva preferito soffrire piuttosto che  ferire loro: perché nessun buon padre farebbe del male ai suoi figli per il proprio benessere.
Il suo lato umano lo aveva tradito, non era riuscito a negare gli affetti ed i legami che lo incatenavano ai due piccoli gemelli.

- Basta, smettetela di litigare.- li ammonì, superandoli lentamente e dirigendosi verso Roma.- Date un po’ di pace a questo povero vecchio.-
- Vecchio? Ma che dici, Voltumna, non sei vecchio!- Romanus lo affiancò, seguito da sua sorella.
- No?- chiese ironicamente di rimando l’etrusco.
- No, è vecchio solo ciò che è rovinato, tu sei antico, e ciò che è antico, è prezioso.- ribatté Clelia, sorridendo appena, mentre Tiberio annuiva.

Quella sera i due fratelli Roma costrinsero Etruria a stare a casa loro.
“Sei troppo prezioso, non voglio che ti portino via, o ti rompano.” aveva metaforicamente ironizzato Tiberio, che, in sintesi, non voleva gli succedesse nulla di male.  
Quella sera, Voltumna si spense tra le braccia e le lacrime dei suoi “figli”.

89 a.C., la "Lex Iulia" pone fine all’indipendenza delle città Etrusche.


Note:
Be'...che dire? Rieccomi, purtroppo per voi xD
E' una short senza pretese, mi andava di scrivere qualcosa di deprimente ed il declino di una civiltà non è mai un momento felice.
Grazie per aver letto, spero abbiate gradito almeno un po'.

 
 

 
  
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