Faceva…male.
Gli occhi gli bruciavano da morire, mentre la mano che lo bloccava si allontanava, lentamente, quasi non volesse disturbare il suo dolore.
E mentre versi lacrime aride,
il cuore si spezza con un rumore sordo.
Non c’è più nulla a sostenerti,
e cadi sulle ginocchia,
lo sguardo ti finisce per terra,
vuoto,
privo di qualsiasi cosa.
Spalanchi la bocca,
portandoti le mani alla gola,
ma non riesci nemmeno ad urlare.
Fa male, fa male!
Dannazione, fa male!
L’Akuma lo guardò, ghignando, mentre cadeva a terra, sprofondando nella sua disperazione.
Gli si avvicinò, chinandosi su di lui, affiancandolo con il viso.
-Tornerò, esorcista. Tornerò a prenderti.
Poi scivolò silenziosamente lontano da lui, lasciandolo da solo.
Diede un’occhiata di sfuggita al padrone, proprio quando quest’ultimo cominciò a torturare il collo del giovane esorcista che teneva fra le braccia.
Bah.
Non lo capiva.
Dopotutto anche lui era un umano.
Cosa?
Come dite?
E’ lui il mio padrone?
E quindi? Che vuol dire?
Che non posso ucciderlo?
Che non posso torturarlo?
Ah…
…dite di si…
Beh, peccato.
Perché è il mio nuovo giocatore,
il mio nuovo passatempo.
Moriranno, moriranno tutti.
Esorcisti
Akuma
Noah.
Perché?
Perché son pazzo,
non si vede?
Si strinse al petto, alzando lo sguardo verso l’oggetto del suo dolore. Si alzò, barcollando.
Fece un passo indietro, e un altro ancora. Indietreggiò, finchè non inciampò nella propria disperazione.
E’ così che fu piantato il seme della follia.
Si alzò, ancora una volta, cominciando a correre, senza sapere nemmeno verso dove.
Tutte le strade sembravano uguali, le risate di scherno gli rimbombavano con ferocia nella testa, confondendolo, ferendolo, distruggendolo nell’animo.
No no no!
Se capisci un pazzo sei un matto,
se non capisci un matto sei un pazzo.
Chi è l’amico?
Chi il nemico?
Ti ha tradito,
usato,
ingannato.
Piangi
Corri
Scappa.
Destra o sinistra?
Meglio di qua che di là.
Ti ha tradito,
usato,
ingannato!
Piangi
Corri
Scappa.
E alla fine, inciampa.
Ah…e così sta succedendo di nuovo.
Che crudele, il Destino,
non sei d’accordo?
Vorrei tanto aiutarti,
in questo momento,
ma proprio non posso.
Non con questo corpo.
Non così.
Non ora.
…
…
…
Se solo ne avessi voglia.
* * *
Il ragazzino fece per baciarlo ancora, quando il moro si scostò. Stava guardando da un’altra parte.
Sorrideva.
Ma Allen lo costrinse a tornare da lui, come un bambino capriccioso che vuole attenzione.
Gli carezzò distrattamente la testa, scendendo dal tavolo con un salto.
-Dove stai…no, non andare…- l’esorcista fece finta di piagnucolare, ma lo guardò di sottecchi, serio. Gli prese il viso tra le mani, mordicchiandogli il mento, e il Noah, sorrise, compiaciuto.
-Ho un impegno, mi spiace, piccolo.
-Aspetta. Io…devo ucciderti.
La frase lasciò spiazzati entrambi, forse più Allen che Tyki. Quest’ultimo sorrise, beffardo.
-Dici sul serio?
-S…si…
-Sicuro sicuro?
-Io… - il Noah si allontanò di qualche passo, allargando le braccia.
-Facciamo un gioco, piccolo. – il ragazzino lo raggiunse, incerto, e il moro lo baciò dolcemente sulle labbra.
-Che tipo di gioco? – sembrava che il ragazzo non aspettasse che quella domanda.
-Oh…vedrai, ti piacerà. Ti ricordi del giovane Bookman?
Bookman,
Bookman…
Lo guardò sorpreso per un attimo, senza capire.
Su, ragazzo,
una mossa.
Ce l’hai sulla punta
della lingua.
Non è mica così difficile
ricordare il nome della persona
che ami, no?
Bookman,
Bookman…
…Bookman…
…Lavi…
L’esorcista spalancò gli occhi.
Tyki sorrise, ora in parte Nero.
-Bye bye.
Non fece nemmeno in tempo ad evocare l’Innocente, che l’altro gli diede una piccola spintarella, facendogli perdere l’equilibrio.
Venne inghiottito dall’oscurità, mentre la risata cristallina del Noah riecheggiava tutto intorno.