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Autore: _Trixie_    12/10/2012    5 recensioni
Ogni anno, quel loro rituale la distruggeva. Distruggeva entrambi, se ne era rese conto fin dalla prima volta.
Me nessuno dei due sapeva come fermarsi.
Quello, rifletteva ogni volta, era ciò che in biologia si chiama "schema fisso di comportamento", un modello di azione altamente stereotipato, fisso e prevedibile, innescato da uno stimolo esterno, cui rispondono certi circuiti del cervello, chiamati "meccanismi innati di scarica".
Una volta che uno schema fisso di comportamento è stato innescato, non può essere fermato né modificato.
Una volta che uno schema fisso di comportamento è stato innescato, lo si deve portare a termine, che lo si voglia, o meno.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Derek Sheperd
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Schema fisso di comportamento

 
 
«Calliope» disse Arizona, guardando la moglie indossare una vecchia giacca che le cascava malamente sulle spalle e la impacciava nei movimenti, tanto le maniche erano lunghe.
Callie si voltò verso la donna, facendo scorrere la zip verso l’alto, ma non disse nulla.
«Calliope, è una pazzia… Tu non… Non andare, ti prego, non andare».
Arizona si strinse nel cardigan di lana che indossava, cercando di scacciare quel freddo innaturale che l’attanagliò all’improvviso. Era inutile, il freddo veniva da lei, una parte di lei era il freddo.
«Ne abbiamo già parlato, Arizona» rispose Callie. «Io ho bisogno di questo, ho bisogno di vedere dove quell’aer-»
«Non dirlo, ok? Non voglio sentirlo, non dalle tue labbra, io non voglio» la interruppe Arizona, scuotendo la testa a occhi chiusi.
«D’accordo, non lo dirò».
Callie si avvicinò ad Arizona, si chinò su di lei, ancora sdraiata a letto.
Le prese il viso tra le mani, quel viso che, solo da poco, aveva ricominciato a sorridere, ad essere il volto del suo amore.
«Allora, sei decisa?»
Arizona aprì i suoi occhi, così chiari, così colmi di paura, dove la fiammella di una speranza ardeva a malapena.
«Sì, Arizona» rispose Callie, spegnendo quel misero fuoco.
Non avrebbe cambiato idea, non ora che stava per partire.
«Ti farà male» disse Arizona, con un respiro profondo. «Ti farà male, io lo so, io ti conosco».
«Arizona, io ho-»
«Ti farà male, ma non importa. Tornerai. E quando tornerai, io sarò qui, ok?»
Callie le baciò lievemente le labbra, poi annuì con un sorriso amaro.
Lei sarebbe tornata, su questo non c’erano dubbi.
Ma Arizona non sarebbe stata lì, non questa volta.
«Devo andare, Derek mi sta aspettando» bisbigliò Callie, allontanandosi dal letto e mettendosi un vecchio zaino sulle spalle.
«D’accordo» annuì Arizona, voltandosi, per non guardare Callie uscire dalla loro stanza, dalla loro casa, dal loro posto sicuro.
Per non vederla partire e andare in quel maledetto bosco dove quell’aereo era precipitato, esattamente un anno prima, in quella radura dove era iniziata l’odissea di Mark, dove era iniziata la sua odissea, che, per poco, non l’aveva fatta affondare, trascinando Callie con lei.
Soffocò un gemito nel cuscino quando sentì chiudersi la porta d’ingresso.
 

***

 
«Callie, maledizione, basta! Avevi detto che sarebbe stata l’ultima volta!» gridò Arizona, colpendo il tavolo con un pugno.
«Sofia sta dormendo, non gridare, Arizona!» esclamò Callie in un sibilo minaccioso. «E non ho detto che sarebbe stata l’ultima volta. Tu, tu l’hai detto!»
«Ogni anno, ogni fottutissimo anno tu e Derek…» iniziò Arizona, ancora incapace, dopo sei anni, di dire ad alta voce, di dire al mondo, quello che Callie faceva.
«Io e Derek, cosa?» la incalzò Callie. «Devo farlo. Quel giorno, dentro di me, nel mio cervello, scatta un impulso, Arizona. Io quel giorno devo essere là».
«E io quel giorno vorrei dimenticarlo, lo sai? Quel giorno vorrei dimenticarlo ogni secondo, di ogni minuto, di ogni ora. Ma non posso, Callie, non posso dimenticarlo. E la ragione è la stessa che mi impedisce di alzarmi da questa sedia, che mi impedisce di stringermi a te, la notte, di avvolgerti tra le mie braccia, tra le mie gambe. Perché io, di gamba ne ho solo una» disse Arizona, cercando di controllare il tono di voce.
Callie aprì la bocca per parlare, per protestare, ma Arizona non gliene diede il tempo.
«Ma ci sono dei momenti in cui dimentico. Quando mi baci, quando mi tocchi, quando mi fai sentire quanto mi ami, io mi perdo in te, Calliope. Per questo, io non voglio che tu quel giorno sia lontana da me. Perché quel giorno io vorrei passarlo tra le tue braccia, dimenticando tutto» concluse Arizona.
Solo silenzio, tra loro, e lo spettro di quel giorno.
«Mi dispiace, Arizona. Io non posso stare qui. Io non so come fermarmi, non so come rinunciarci. Io ci andrò» disse Callie, a occhi bassi.
Due giorni dopo Calliope partì, con lo zaino in spalla e la giacca di Mark addosso, così grande per lei, a ripararla dal freddo.
Arizona la guardò salire sulla macchina di Derek, seduta su una vecchia sedia di legno accanto ad una finestra.
«Vanno in un bosco» sussurrò, con la testa appoggiata al vetro. «Vanno solo in un bosco» ripeté, appannando con il suo respiro caldo la finestra.
Una tenaglia a farle sanguinare il cuore, una mano a cercare la gamba che non avrebbe mai più avuto.
 

***

 
«Qui» disse Derek, «c’era la coda dell’aereo e sotto…» s’interruppe, deglutì.
«Sotto c’era Lexie. Mark le ha tenuto la mano, fino all’ultimo» concluse l’uomo, distogliendo lo sguardo.
Callie si teneva qualche passo dietro a lui. Non lo interrompeva, non commentava il suo racconto, lasciava che lui lo ripetesse come ogni anno.
«Io in realtà ero qui» Derek si mosse tra quegli alberi crudeli con familiarità, guidando Callie, nonostante anche lei avesse imparato, dopo undici anni, a conoscere il bosco e il suo terreno macchiato di sangue.
«Mi ruppi la mano, per raggiungere Meredith. Sentivo la sua voce, ma non la vedevo. Mi chiedevo se fosse reale o se fosse l’aldilà. Che si trattasse solo di una punizione crudele, per scontare i peccati commessi in vita, non era da escludersi».
Derek continuò a parlare, per ore, raccontando ogni singolo dettaglio di quel giorno, quando l’aereo era precipitato. Non raccontava mai di ciò che seguì, delle notti e delle albe che si susseguirono, uguali l’una all’altra, prima che i soccorsi li trovassero.
Quando, a fine racconto, Derek taceva, Callie glielo chiedeva ogni volta.
«E poi, cosa accadde?»
La sua voce si perdeva nel sussurro degli alberi, nello scricchiolare delle foglie, nel vento freddo.
«Buio e freddo, null’altro. Ma dovresti chiederlo a Cristina, lei è l’unica che possa risponderti» rispondeva Derek, lo sguardo perso nel vuoto.
Rimanevano in silenzio, in piedi, l’uno accanto all’altra.
«Lo amavi, in un certo senso, non è vero?» chiedeva allora Derek.
Non c’era bisogno di mettere alcun soggetto, Callie sapeva benissimo che si riferiva a Mark.
«Sì, in un certo senso, sì»
Parole già dette, ripetute altre undici volte, sempre in quel bosco, sempre rubate da quegli alberi.
«Ma è Arizona il tuo amore, in tutti i sensi, non è vero?»
«Sì, in tutti i sensi, sì».
«Lei si prese cura di Mark. Non lo fece per se stessa, te lo assicuro. Era gelosa, gelosa fino al midollo di Mark. Ma si prese cura di lui, per quanto poté. Lo amò, in un certo senso, in quei giorni. E lo fece per te» diceva Derek.
Callie non rispondeva mai.
Ogni anno, quel loro rituale la distruggeva. Distruggeva entrambi, se ne era rese conto fin dalla prima volta.
Me nessuno dei due sapeva come fermarsi.
Quello, rifletteva ogni volta, era ciò che in biologia si chiama schema fisso di comportamento,  un modello di azione altamente stereotipato, fisso e prevedibile, innescato da uno stimolo esterno, cui rispondono certi circuiti del cervello, chiamati meccanismi innati di scarica.
Una volta che uno schema fisso di comportamento è stato innescato, non può essere fermato né modificato.
Una volta che uno schema fisso di comportamento è stato innescato, lo si deve portare a termine, che lo si voglia, o meno.

 
***

 
«Arizona» chiamò Callie, riluttante. Era quel periodo dell’anno.
Erano sul divano, una accanto all’altra, le prime rughe a solcare il volto di entrambe.
«Andrai con Derek, tra sette giorni, andrai con Derek in un bosco» disse Arizona, gli occhi già colmi di lacrime. «Andrete in quel bosco, dove è precipitato l’aereo su cui mi trovavo. Dove Lexie è morta, senza nessuno che potesse fare qualcosa per lei. Dove ho tenuto Mark tra le mie braccia. Mark, che stava morendo. Mark, l’unico uomo che abbia mai appoggiato la testa sul mio seno: ironico, no? Mark è anche l’uomo che, devo ammetterlo, ho odiato maggiormente nella mia vita. Ti era troppo vicino, ti è ancora troppo vicino. Ma va bene così, era ed è il padre di nostra figlia, e allora, io l’avevo già accettato».
Era la prima volta che Arizona ne parlava ad alta voce.
«Tu andrai in un bosco, di nuovo, come ogni anno, con Derek. E ti farà male, come ogni anno. E tornerai, come ogni anno. Ma quest’anno io sarò qui, Calliope, io sarò qui».

 

***


Fuori dal tempo, di nuovo.
Ogni anno, quel giorno, sempre uguale.
«Lo amavi, in un certo senso, non è vero?» chiedeva allora Derek.
Mark.
«Sì, in un certo senso, sì»
«Ma è Arizona il tuo amore, in tutti i sensi, non è vero?»
«Sì, in tutti i sensi, sì».
«Lei si prese cura di Mark. Non lo fece per se stessa, te lo assicuro. Era gelosa, gelosa fino al midollo di Mark. Ma si prese cura di lui, per quanto poté. Lo amò, in un certo senso, in quei giorni. E lo fece per te» diceva Derek.
Callie non rispondeva mai.
Ma quella volta qualcosa cambiò.
«E per Sofia. Arizona lo fece per me, per Sofia e anche per Mark. Lo fece per la sua famiglia perché ci amava e ci ama ancora» disse Callie, per la prima volta.
Derek annuì, scosso.
Aveva modificato il nostro schema fisso di comportamento.
In quel bosco, Callie non tornò mai più.

   
 
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