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Autore: Columbrina    12/10/2012    3 recensioni
Agumon non è mai stato al parco giochi, così Hikari e Taichi lo accompagnano.
E si promettono di riandarci.
Buffo.
Le promesse dei bambini sono le più facili da dire, ma le più difficili da mantenere.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Hikari Yagami/Kari Kamiya, Taichi Yagami/Tai Kamiya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Promises
 

 
Si ripromisero di tornarci spesso in quel parco giochi vicino casa.
Durante una tregua dalle costanti lotte, effimera come quei soffioni che danzavano nell’erba appena irrigata, Hikari ci aveva portato Taichi e Agumon giusto per far riscoprire loro il gusto della felicità.
“Ma non possiamo portarci dietro un Digimon…” strepitava Taichi, nella sua caparbia previdenza già a undici anni.
Hikari allora reperiva dall’armadio una delle felpe che la mamma aveva acquistato poco prima della fine dei saldi, con premura la faceva indossare ad Agumon ed ecco che si libravano grida di proteste da parte di entrambi.
Era lei ad avere la meglio, poiché prendeva la situazione sotto il controllo del suo piglio furbesco: prendeva a soffocare singhiozzi in un piagnisteo senza lacrime, destando la preoccupazione del fratello maggiore e di colui che stava diventando tale, che stipulavano una pace distorta e forzata, per certi versi.
Si tenevano il broncio.
Allora Hikari afferrava una delle loro braccia e le stringeva, per poi annunciare un sorridente “Ora possiamo andare”
Si chiedeva cosa avesse di speciale quel parco.
Sarà perché, forse, è riuscito a riappacificare in men che non si dica Taichi e Agumon. Lui gli insegnava a giocare a calcio, però la mole pesante del Digimon non gli conferiva una grande agilità.
Hikari si dondolava tra le nuvole, immaginando di danzare insieme a quei soffioni che si libravano nel cielo, conferendogli delle sfumature soffuse.
C’erano tante sfaccettature nascoste nei loro gesti.
Hikari, poi, prese un soffione e lo mise sotto il naso di Agumon, sorridendo: “Non è bellissimo?”
“Oh sì, è molto bello …” diceva il Digimon con trasporto affascinato, per poi starnutire e disperdere quella beltà in tanti sbuffi soffusi nel vento.
“Oh sta andando via …” protestava lui, come fosse un bambino “Non è giusto! Non è giusto!”
Talvolta Taichi e Hikari si sentivano come se avessero un altro fratello.
Agumon correva dappertutto, come se corresse a piedi nudi sulla vita. Ogni tanto spingeva gli altri bambini, ma non per il sadico gusto di farlo, semplicemente perché voleva saggiare un po’ tutte le emozioni che si accavallavano, come quei soffioni nel cielo e nel parco.
Lui e Hikari andarono sull’altalena insieme, mentre Taichi li spingeva per un po’ e poi tornava a giocare a calcio. Allora Agumon gli faceva da segugio, anche se poi Hikari gli consigliò di rilassarsi.
Giocarono fino a quando Yuuko non intimò di tornare a casa.
“Ci ritorneremo, vero?” aveva detto Agumon, felice come non mai.
“Certo che lo faremo … Vero, fratellone?” diceva Hikari con lo stesso fermento.
Taichi sorrideva solerte e rassicurante: “Certo che sì. E’ una promessa”
Non ci tornarono mai più in quel parco.
Buffo.
Le promesse dei bambini sono le più facili da dire, ma le più difficili da mantenere.
 
   
 
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