My glare
I
personaggi di Inuyasha non sono di mia proprietà,
ogni riferimento
ad
essi è solamente opera di una fan.
' Ti pensavo come un sogno
quando invece eri una realtà sin troppo vera'
L'ombra allungata verso destra
presagisce qualcosa.
Il ponte il lontananza si infiamma
del rosso del tramonto e sotto di esso le canne si piegano al vento fischiando
melodie spezzate.
Tenue melodia del fiume che
riecheggia poco lontana ad echeggiare sotto la schiena del monte.
File di ontani, sormontate in
lontananza da brulli paesaggi bianchi e neri. Resto di qualcosa di lontano che
torna alla mente come un ricordo. Paesaggi meravigliosi incappucciati tra il
verde e il ceruleo.
I passi silenziosi e rossi. Lo
spezzarsi dei fili d'erba sotto quel passo. I sospiri mogi del vento
a cullare gli strani sogni di
un'epoca mai esistita, forse troppo lontana.
Le stelle d'un bianco quasi accecante
sulla volta che sfidano qualsiasi nube moderna.
Fisso il cielo crucciato come se
sapessi d'aver vissuto un qualcosa di simile.
Incrocio le braccia dietro il capo
per sentire l'erba pressarsi sotto il capo. Senzazione
non nuova. Di ogni sera.
La mente ricolma di quel pensiero
che richiama tempi immemori. Domande, troppe e poche le risposte.
Scivolano le mani lungo i fianchi,
ad allargarsi sull'erba di giugno non ancora inumidita della bianca e di giorno
incolore rugiada.
Il capo scende sull'erba ad assaggiarne
la consistenza, solleticata ai lati delle gote dai germogli verdi, resi bruni
la sera.
Implacabile desiderio di sapere.
Diciassette anni sono pochi per
contenere così tanto tormento. Non infelicità.
Le pozze nere sfumate d'un pallido
grigio si spostano in direzione della villetta che troneggia quel prato
sconfinato,
laddove le vetrate larghe si
gettano in un suggestivo strapiombo da secoli.
Fa tutto parte dell'immaginazione
forse quello che so, quello che sento. Questa voglia di essere libero che
scoppia
furiosa nel petto. Le imposizioni odierne sfidano
troppo la mia natura.
Io che di diverso dagli altri non
ho proprio niente. Mi sollevo in piedi rimanendo a fissare le campagne del
Giappone ancora immerse nel verde
che presto abbandonerò.
Non sospiro di malinconia perchè
nemmeno questo è il mio vero mondo. Troppa profondità in uno stupido ragazzino?
Credo d'aver vissuto centinaia di
anni, potrei sembrare pazzo ma, è una coscienza che possiedo da sempre.
Stringo le spalle ad un lieve
sibilo del vento che mi provoca un brivido continuo lungo la schiena.
Cosa darei per provare di nuovo
quella libertà che un tempo sentivo.
Fa parte di un sogno, tutto quanto.
Un sogno ad occhi aperti che pare quasi reale il mio.
Ho la sensazione che mia madre sappia
più del dovuto.
Non ho mai fatto domande. Non ho
mai preteso risposte alle mie fantasie.
Lei mi guarda con quegli occhi
troppo simili ai miei e mi intima di tacere. Mi sposto di nuovo tra le
brughiere
che di notte paiono tele ordite
senza colore.
Calcio un sasso poco distante. Una
partenza inaspettata la mia.
'Dovremo andare a Tokyo, mi hanno
affidato un nuovo lavoro' per me
non fa differenza. Qui o li, sono sempre stato
sballottato come un pacco
a destra e a manca e di certo non
mi mancherà nemmeno questa casa.
Bella famiglia la mia. Io vivo con
mia madre.
Mio fratello con mio padre.
Da quanto non li rivedo? Chi se lo
ricorda? Forse nemmeno li ho mai visti.
Emulo un sospiro spostandomi
nuovamente verso la casata. Entro.
I passi che prima erano attutiti
dall'erba ora si fanno sentire.
Mia madre è seduta al solito posto
a disegnare uno dei suoi strampalati fumetti.
Esatto, una mangaka.
Rimango ad osservarla per qualche
istante chinata sui fogli, illuminata solamente
da un lieve bagliore dietro di sè, i capelli relegati dallo spillone per capelli e gli
occhiali
fini bassi sul naso.
Solleva lo sguardo per un istante,
distraendosi dal suo fare.
'Inuyasha,
hai finito di preparare i bagagli?'
annuisco silenzioso.
Chi li ha mai disfatti? Sapevo che prima o poi avremmo
lasciato anche questa casa.
Ho smesso da tanto tempo di
abituarmi a certe cose, di affezionarmi a cose e a farmi amici.
Sono cose che non durano.
Forse è per questo che siamo
rimasti io e quel desiderio incontrollato di libertà.
Mia madre abbassa lo sguardo.
Sposto le mani in tasca dirigendomi ora in camera mia.
Come l'avevo lasciata, vuota.
Niente alle pareti, nemmeno le
valigie disfatte.
Soltanto il letto padroneggia la
stanza semibuia rischiarata da un lato dalle finestre larghe che
danno sui cappucci delle bianche
montagne lontane.
Siedo sul bordo del mio giaciglio.
Le iridi scure cominciano a vagare
sulle pareti bianche, sino a soffermarsi sulle finestre.
Inevitabile che il mio sguardo vada
di nuovo al cielo, unica immagine di quella libertà agoniata.
Non ho mai avuto doveri particolari
o imposizioni.
Eppure sogno una libertà assai
diversa.
La notte scende ogni istante e
l'alba di domani arriverà presto, di nuovo un altro giorno,
di nuovo un altro cambiamento nella
mia vita.
Non me ne sorprendo più.
Mi stendo sul letto riprendendo la
mia posizione iniziale. Non mi interessa come sarà la mia nuova vita,
ho smesso di farmi domande,
l'esperienza mi ha insegnato a non aspettarmi più niente
di diverso nella vita.