Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: Nyaa_    13/10/2012    9 recensioni
Eccomi tornata, emersa dal greco, con una piccola shot dove vedremo una comunissima giornata alla villa Trancy, con comicità, maltrattamenti di poveri ragni innocenti (?) e anche un pizzico di fluff, se riuscite a scovarlo.
La fanfic sarà divisa per "ore", seguendo il nostro maggiordomo occhialuto in giro per il maniero.
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alois Trancy, Claude Faustas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Dedicata ad Angie-Chan, perchè mi segue dal mio inizio su kuro
e perchè spero possa avere un compleanno felice.


 

Nota iniziale: In caso di OOC vi pregherei di segnalarmelo in eventuali recensioni. Grazie e buona lettura.


Ore 7:30
 
Dei passi rapidi e leggeri spezzavano il silenzio che aleggiava nel grande maniero del conte Trancy.
Il maggiordomo Claude Faustus si stava preparando per svegliare il suo giovane maestro, Alois Trancy.
Sì, perché ci vuole un’accurata preparazione psicologica prima di interagire col suddetto demone biondo, onde evitare di staccargli la testa ogni tre secondi netti.
Bussando delicatamente alla porta in legno di balsa, il moro entrò nella stanza riccamente decorata.
Sul letto a baldacchino dormiva, ancora avvolto nel tepore delle coperte, il suo Danna-Sama.
Claude scostò le tende, aprendo poi la grande finestra per far entrare un po’ d’aria.
- Your Highness, è ora di alzarsi.- il maggiordomo si portò vicino al letto del più giovane, sussurrandogli all’orecchio per farlo svegliare.
Come risposta ottenne un mugolio indispettito e una voce infantile borbottò qualcosa di incomprensibile.
- Your Highness…- riprovò Claude.
- Ho detto cinque minuti…- il biondo voltò la testa dalla parte opposta al maggiordomo, tirandosi le coperte magenta sin sopra il capo.
Il moro sospirò:  Cinque minuti era solo un modo di dire, e lo sapevano entrambi.
Quella scena si sarebbe protratta per minimo un’altra mezzora, se non di più nel raro caso che il conte stesse facendo un bel sogno.
Sospirò appena, il demone, sistemandosi gli occhiali.
- Danna-Sama, avete una giornata molto impegnata…- ecco che un cipiglio vagamente irritato sostituiva la sua solita apatia, facendo capolino sul viso perlaceo di Faustus.
Alois sbuffò, si rigirò un paio di volte fra le coperte e infine aprì gli occhi, tenendoli un poco socchiusi a causa della luce che aveva invaso la stanza quando il maggiordomo aveva tirato le tende.
Con un ulteriore sbuffo si puntellò sui gomiti, guardandosi attorno come per capire chi ci fosse in camera con lui.
“Come se qualcun altro avesse l’ardire di svegliarlo: l ’ultima volta Hannah ha preso un vaso in testa.
Forse non era il caso di mettere un vaso di fiori sul suo comodino…” pensò, leggermente esasperato, Claude.
Il biondo si tirò a sedere, poggiando la schiena contro la tastiera del letto e sbadigliando sonoramente.
- Avevo detto che volevo dormire ancora.- protestò, mentre gli occhi plumbei si abituavano lentamente alla luce del giorno.
Il demone lo ignorò, o si costrinse ad ignorarlo, e poggiò il vassoio con la colazione sul carrellino che stava trasportando.
- Per colazione il nostro chef ha preparato una torta sacher e un tea ai frutti di bosco.- senza batter ciglio il maggiordomo versò un po’ della calda bevanda in una tazzina bianca in ceramica, con sopra raffigurati degli arabeschi in oro e argento.
Dopo aver tagliato una fetta di torta e averla posta su un piatto con lo stesso motivo della tazzina, Claude porse il tutto ad Alois, che fissò con aria critica il dolce.
Sollevò pigramente la tazza alle labbra, saggiandone appena il sapore e lasciando che il profumo dolciastro gli penetrasse nelle narici.
D’un tratto si girò e, buttate le gambe giù dal letto, avvicinò il moro tirandolo per la cravatta.
Questi non disse nulla, limitandosi a farsi strattonare dal quattordicenne.
- Ho detto, Claude…- fece scivolare la mano sul bordo del pantaloni del demone, tirando un poco l’elastico.
Il più grande non fiatò, anche se dentro di lui iniziava seriamente a temere per ciò che il ragazzino avrebbe fatto.
Non che temesse Alois Trancy, ovviamente, ma neanche lui poteva sapere cosa passasse per la mente di quel quattordicenne sociopatico.
Il ragazzino slacciò la cintura, tirando ancora l’elastico.
Claude deglutì appena, portando la mano guantata su quella del suo master.
- Danna-Sama, non credo sia il caso di…- venne interrotto dalla mano del biondo che si introduceva nei pantaloni e tirava le mutande.
- Ho detto… Che devi. Lasciarmi. Dormire.- tirando ancora un poco, versò tutto il contenuto della tazzina nella biancheria, e quindi direttamente nelle parti intime, del demone.
Demone che, per quanto fosse superiore al dolore umano, dovette far appello ad ogni briciolo del suo auto-controllo per non trasformare Alois in un piatto di pasta alla puttanesca, e il nome non era scelto a caso, lì e subito.
Dopo aver fatto uscire tutto il liquido il ragazzino lasciò con uno scatto i pantaloni del maggiordomo, guardando soddisfatto la macchia bagnata che si estendeva sul bassoventre dell’uomo.
- Ora vattene, torna fra un’ora.- mosse la mano con noncuranza, lasciandosi nuovamente ricadere fra gli invitanti cuscini dall’aria morbida e le federe cremisi.
Strinse i pugni, il moro, sino a far sbiancare le nocche sotto i candidi guanti.
- Yes, your Highness.- con un inchino appena accennato, più di molto non era in grado di fare, fece per uscire rapidamente da quella stanza.
Un cuscino lo centrò sulla nuca.
- Spegni le tende!- urlò il biondo col viso seppellito fra altri guanciali.
Claude sospirò: avrebbe dovuto insegnargli la grammatica, fra le altre cose.


Ore 8:30


Dei passi rapidi e leggeri spezzavano il silenzio etc…
Questa parte saltiamola.
Claude bussò nuovamente alla porta di Alois, entrando poi col solito carrellino e un paio di pantaloni nuovi addosso.
- Danna-Sama, per colazione abbiamo degli scones e un tea alla vaniglia…- parlò con voce calma, come se avesse dimenticato “l’incidente” di poco prima.
“Chiedo venia ma io di tea ai frutti di bosco per un po’ non voglio sentirne parlare.”
Notando che in camera non c’era nessuno, il maggiordomo lasciò il carrello in acciaio vicino alla porta e fece vagare lo sguardo intorno a lui.
“Che fine ha fatto il marmocchio ora?” sospirò, sentendo una voce provenire dal terrazzo.
Temendo il peggio, vale a dire che l’anima che oramai pretendeva e soprattutto meritava di mangiarsi fosse andata all’altro mondo, il demone si sporse a controllare.
Alois stava tranquillamente seduto sul cornicione, le gambe a penzoloni nel vuoto, e canticchiava una qualche canzone di dubbia provenienza.
- Danna- Sama, venite qua.- tese la mano verso il biondo, pronto a farlo tornare, letteralmente, coi piedi per terra.
Quando il ragazzino si voltò verso di lui, Claude poté notare le lacrime che velavano i suoi occhi azzurri.
- Scusa se prima ti ho trattato male, Claude…- un paio di lacrime cascarono giù, rotolando per le guance arrossate e finendo per cadere nel prato sotto di loro.
“Trattato male? Ho solo ustioni di terzo grado sui genitali e ora sono terrorizzato dal tea ai frutti di bosco! Non mi hai trattato male!” in realtà si limitò ad sollevare un sopracciglio, continuando a tendere la mano guantata verso l’esile figura del conte.
- State tranquillo Your Highness, ora tornate qui.- il suo tono di voce era secco, ma con temporaneamente calmo e tranquillizzante, in netto contrasto coi pensieri omicidii che gli balenavano in testa.
- M-ma io ti ho…- un singhiozzo gli impedì di continuare.
Se non fosse stato ironico, irrispettoso, e anche un po’ blasfemo, Claude avrebbe esordito con un “Oh mio Dio, torna qua prima di finire di sotto!”.
Sospirò, invece, aggiustandosi gli occhiali e spingendosi ancora un po’ sul parapetto.
Ignorava come quel piccolo umano fosse riuscito ad arrivare sin lì senza finire spalmato sull’aiuola sotto di loro.
- Sto bene, signorino, dico sul serio. Sono un demone, dopotutto.- esitante, il biondo allungò la mano e prese quella del più grande, stringendola in un modo decisamente esagerato.
Il maggiordomo lo tirò verso di lui, lasciandosi abbracciare non appena ebbe toccato nuovamente il suolo.
A ben guardarlo, senza quei tacchi che si ostinava a portare, Alois Trancy era davvero piccolo.
Non quanto il conte Phantomhive, ma rispetto a lui era decisamente più basso di almeno una ventina di centimetri.
Sospirò, allontanandolo per le spalle.
- Per colazione ho preparato degli scones e del tea alla vaniglia.- non che Timber non fosse in grado di cucinare, ma stavolta voleva accertarsi personalmente della temperatura del tea.
Alois sorrise, cominciando a mangiare con gusto gli scones e finendo per sporcarsi il viso e le mani di marmellata.
“La vedi quella? Si chiama forchetta. Forza, ripeti con me: Fooorcheeettaaaa.” Claude gli pulì delicatamente gli angoli della bocca con un tovagliolo, mentre il ragazzino si leccava seducentemente le dita.
- Ne vuoi un po’, Claude?- tese uno scones verso di lui, sorridendo affabilmente.
- No Danna-Sama, chiedo venia ma noi demoni non mangiamo il cibo umano.- non era propriamente vero, poteva tranquillamente mangiare quella pseudo brioche senza ripercussioni, ma in quel momento non ne aveva voglia.
Certo, il cibo umano non li saziava, ma era abbastanza piacevole da ingerire di tanto in tanto.
Sebastian Michaelis, quel demone al servizio di Ciel Phantomhive, aveva una particolare avversione verso i dolci ma, che lui sapesse, non disdegnava il pesce.
- Non era una domanda, Claude.- ennesimo sorriso dolce da parte del biondo, che evidentemente non riusciva a ricevere un “No” come risposta.
L’occhio del maggiordomo si contrasse, mentre si costringeva a prendere un morso del dolce nelle mani del suo padrone.
Tutto sommato non era male, ma un’anima era decisamente meglio.
Si leccò le labbra, chinando il capo.
- Vi ringrazio, Danna-Sama.- sistematosi nuovamente gli occhiali, si preparò a vestire Alois con un completo color salmone.
Il lato positivo? Nel completo erano previsti un paio di pantaloni lunghi color pesca! Ciò significava che non si sarebbe dovuto sorbire le cosce provocanti del Moccioso!
Stranamente quel giorno il ragazzino non fece storie, lasciandosi vestire senza provare a denudarsi (o a denudarLO) subito dopo.


Ore 10:15

Erano già due ore circa che Alois lavorava ininterrottamente, e la cosa insospettiva non poco il ragno maggiordomo.
Si diresse verso l’ufficio del conte, fissando con un sopracciglio inarcato i tre gemelli che roteavano su loro stessi, e spalancò la porta.
Alois Trancy non c’era.
Ovviamente.
Con un sospiro esasperato andò in cerca del suo padroncino.
Certo, sarebbe stato più facile individuarlo se avesse avuto il marchio più in vista, ma no! Lui l’aveva voluto sulla lingua! E così, escludendo la rara se non impossibile eventualità che stesse mangiando una sottospecie di lecca-lecca, il demone dovette affidarsi alla fortuna per trovarlo.
Fortuna che, come abbiamo potuto evincere anche dall’ultimo episodio della serie, non possedeva minimamente.
Indi, andò a tentativi.
In bagno trovò un’ Hannah intenta a fare la doccia che lo spedì fuori lasciandogli un paio di segni rossi a forma di cinquina sulle guance.
In cucina vide Timber, o almeno credeva fosse Timber, che cucinava qualcosa dall’aria inquietante che aveva definito “Un esperimento”.
In giardino c’era Thompson che potava le siepi, dandogli l’aspetto delle più belle statue greche.
Sospirò, mettendogli una mano sulla spalla.
- Thompson-San.- lo chiamò lui.
Il giovane demone si voltò, guardandolo negl’occhi per chiedergli cosa volesse.
- Hai visto il Danna-Sama?- il ragazzo sbatté le palpebre, pensieroso, per poi indicare una direzione all’interno della casa.
- Ti ringrazio.- con un piccolo inchino, Claude pose fine a quell’intenso scambio di battute.
Canterbury, il cui lavoro consisteva nel capire quale diamine fosse il suo lavoro (Sul serio, che bisogno c’è di uno steward quando c’è già Claude?!), bisbigliò all’orecchio del gemello, chiedendogli probabilmente se sapesse doveva aveva spedito il demone maggiore.
L’altro si strinse nelle spalle, accennando un sorrisetto.
Il maggiordomo camminò rapido per un lungo corridoio, nella vaga (e vana, direi) speranza di ritrovare Alois.
Che poi, dannazione, conosceva il maniero come le sue maniche, che doveva conoscer molto bene, avendoci nascosto dentro un intero servizio Mondial Casa laccato in oro, e non riusciva a trovare un moccioso effemminato con stivali dal tacco pari a quelli di una prostituta d’alto borgo… o a Sebastian nella sua vera forma, che era anche peggio.
Svoltato l’angolo, vide una chioma bionda intenta a fissare il muro come fosse un quadro antico e pregiato.
Il demone inchiodò di scatto, sistemandosi gli occhiali e fissando Alois.
- Danna-Sama, cosa ci fate qui? Dovete finire il vostro lavo…- venne interrotto da uno “Sssh!!” stizzito, pronunciato dal quattordicenne che si ostinava ad occhieggiare il muro.
- Devo andare in bagno.- borbottò serafico il minore dei due, guardando intensamente il muro, tanto che sembrava che da un punto all’altro dovesse fargli prender fuoco (o iniziare a corteggiarlo).
- … E per quale motivo non ci andate?- per una volta nella sua millenaria esistenza, Claude Faustus era decisamente perplesso.
- Sto aspettando che si apra la stanza delle necessità. Io ho la necessità di andare in bagno, ergo si dovrebbe aprire…- il giovane Trancy annuì un paio di volte, senza però distogliere lo sguardo dalla carta da parati vermiglia.
Il demone sospirò: Sapeva che comprargli “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”*  sarebbe stata un’idiozia, ma discutere col Fodero quando impugnava una frusta non era la più saggia delle decisioni.
Tuttavia il fatto che Alois stesse ammirando(inizio a finire i sinonimi, dacci un taglio sottospecie di Lolita coi tacchi!) il muro da… all’incirca tre quarti d’ora lo preoccupava un poco.
- Your Highness, quella stanza è solo un’invenzione…- resistette alla tentazioni di passarsi una mano sul volto.
“Ringraziando gli inferi che non abbia deciso di dividersi l’anima mediante oggetti di dubbia provenienza… Mi avrebbe seccato dover recuperarne un frammento da… conoscendo il Moccioso direi da un frustino, ma non vorrei sbilanciarmi troppo…”.
- Sssh! Non è affatto vero!- sbatté il piede a terra, facendo schioccare il tacco contro le piastrelle di marmo.
D’un tratto la Parete (perché oramai merita la maiuscola) si “rigirò” come in quei film all’Indiana Jones, e il biondo sparì dall’altra parte del muro.
Claude inarcò un sopracciglio: era consapevole che ci fossero camere segrete in quella villa, probabilmente fatte costruire da quel maniaco stupratore dolce vecchietto che era il precedente conte Trancy.
- Claaaauudee! ~.- sentì il biondo strepitare eccitato dall’altra parte del muro, mentre iniziava a chiedersi come avrebbe fatto a tirarlo fuori senza distruggere mezza parete.
- Claude! Ho trovato delle manette peloseee! E sono rosa! Oh guarda, una frusta!~.- il moro sospirò, molto probabilmente il quattordicenne era finito nella “stanza dei giochi” del ex-conte.
- Sai che significa, Claude?- era certo che, in quel momento, Alois stesse sbattendo le palpebre in modo assai femmineo, socchiudendo dolcemente gli occhi coronati dalle lunghe ciglia bionde.
“Significa che hai trovato un’alternativa alla mia persona?” speranzoso, il nostro demone.
- Significa che potremo fare nuovi giochi! Non sei contento, Claude?- la voce, per quanto attutita dal muro di mattoni, gli arrivava forte e chiaro.
Evitò accuratamente di rispondere, decidendo invece di congedarsi silenziosamente e lasciare il compito di tirare fuori Alois ad una più che disponibile Hannah di passaggio.
E no, signori (e signore) miei, Claude Faustus non scappa.
Si congeda silenziosamente.



Ore 13:40.

Claude guardò simil-disgustato il pranzo di Alois:
Fish and Chips con qualche foglia di lattuga latitante, torta al cioccolato con frutti di bosco e panna montata, e della crema alla vaniglia per condire il tutto.
Trattenne un conato di vomito mentre gli serviva quello che un tempo veniva definito pesce, ma che ora era poco più che un fossile senz’anima immerso nell’olio.
Disgustoso.
Non c’erano altre parole per definirlo.
Alois inghiottì con un sorriso un boccone di pesce, leccandosi le labbra subito dopo.
- E’ dannatamente delizioso, Claude.- senza indugia fece per mandar giù un’altra forchettata, ma un’occhiata del maggiordomo lo dissuase.
- Come mai quello sguardo?- la forchetta stava ferma a mezz’aria, mentre il giovane conte inarcava un sopracciglio.
Claude si sistemò gli occhiali, osservandolo.
- Niente, Your Highness, semplicemente non ritengo questo un pasto degno di un conte del suo rango.- certo, chiunque che ci tenga almeno vagamente al proprio fegato non lo riterrebbe un degno pasto, ma sono solo dettagli.
Dopotutto nell’Ottocento mica esisteva il Mc Donald: la gente in qualche modo si doveva arrangiare.
- Oh Claude, ti preoccupi per la mia salute?~.- Alois non poteva credere a ciò che sentiva… e in effetti non avrebbe dovuto crederci, né sperarci o confidarci.
“No, è che con quei pantalonci- mutande lunghe che porti vederti la cellulite e le smagliature sarebbe troppo anche per me.” Il demone annuì, celando i propri istinti omicidi pensieri pucciosi
- Aaah, se lo dici tu allora non mangio, Claude.- mise definitivamente la forchetta sul piatto, passando in rassegna con lo sguardo il cibo che lo circondava.
Sospirò, togliendosi il tovagliolo bianco a ricami argentei dalle gambe e smangiucchiando svogliatamente una foglia di lattuga.
Dannazione, era il conte Trancy lui! Mica un… che animale si nutre di lattuga? Il coniglio? Naah, troppo tenero… mmmh… Ah! Mica uno schifoso criceto ingabbiato!
Se voleva mangiare del cibo capace di alzare il colesterolo ai livelli del Blu Tornado di Gardaland poteva farlo.
Perché sì.
E questa motivazione per lui era abbastanza.
Prese la fetta di torta fra le mani e ne leccò via i frutti di bosco sopr’adagiati.
“Vedere un essere dotato di una modesta intelligenza trangugiare un dolce come un anticorpo fagocita un agente patogeno è quanto di più atroce io abbia mai visto.” Il demone si costrinse ad ignorare che, quando era il momento di divorare le anime dopo la conclusione di un contratto, lui faceva ben di peggio.
- Sai che non posso resistere ai dolci.- si giustificò il ragazzino, passandosi delicatamente il morbido tovagliolo sulla labbra rosee appena dischiuse.
“Perché sento una nota perversa in questa frase? Anche se, effettivamente, il Moccioso sarebbe capace di far sembrare perverso anche una Lettera di San Paolo Apostolo…” pensò rassegnato il maggiordomo.
- Bene, ora penso che andrò a fare una passeggiata!- alzandosi di scatto il ragazzino ridacchiò, correndo fuori a passo di danza.
I gemelli presero i piatti sporchi, mentre Hannah si accingeva a cambiare la tovaglia.
Quel moccioso umano lo inquietava.
Ma, tutto sommato, non era poi così orribile conviverci…

Avrebbe solo reso più dolce il momento in cui avrebbe strappato l’anima dal suo corpo lacerato, lambendo
il sangue dalle sue ferite aperte e danzando macabramente col suo cadavere.
Eh… sogni da demone.



Ore 17:00




Alois stava comodamente appollaiato su una sedia in giardino, godendosi il sole che gli riscaldava le ossa e il tea caldo che sorseggiava di tanto in tanto.
Era proprio una giornata perfetta per trascorrere fuori l’ora del tea.
Si sistemò meglio contro lo schienale bianco, aspettando pazientemente l’arrivo di Claude.
E dei dolci che gli stava preparando.
Ovvio.
Mentre aveva cominciato a pensare che se è vero che “Il sole bacia i belli” lui sarebbe dovuto andare a fuoco, dall’angolo comparve il maggiordomo in nero.
Si chiese, il biondo, se non avesse caldo così coperto e per di più vestito con colori così scuri.
- Danna-Sama, ecco le paste che avevate ordinato.- appoggiò delicatamente sul tavolino bianco lì vicino dei piatti colmi di dolci.
Gli occhi ragazzino si illuminarono, come studiò con precisione chirurgica (Vedi anche: Scrubs…) ogni dolce alla ricerca del più gustoso.
Dopo aver finito di passare allo scanner le paste in stile Terminator, decise di optare per dei semplicissimi scones che riempì di marmellata al lampone.
Claude osservò il suo signorino mangiare le brioche, chiedendosi mentalmente perché dovesse metter su quelle scene da pornostar ogni volta che si leccava della marmellata dagl’angoli della bocca.
A uno sguardo più attento, tuttavia, il biondo non era poi così male.
Non bello, sia chiaro, solo… non così male.
Certo, questo quando non attaccava coi suoi inutili discorsi sull’amore, la famiglia, il sesso violento l’affetto reciproco che li legava ed altre cose diabetiche  del genere.
I capelli color grano venivano resi più luminosi dai riflessi del sole (Sapete, non avevano Garnier Fructis (?) all’epoca e dovevano inventarsi qualche stratagemma.) e gli occhi azzurri brillavano come due pietre azzurre… diciamo come dei turchesi.
Il maggiordomo, resosi conto dei pensieri che gli affollavano la mente, si fece un poco schifo da solo.
“Claude! Metti da parte i tuoi istinti pedofili e ricorda che lui è il pranzo. Niente più che una bistecca, anzi, facciamo un haggis *.” Sospirò, sistemandosi gli occhiali in quello che era diventato una specie di tic nervoso, non dissimile da quello che ripeteva continuamente lo shinigami William T. Spears davanti a quel caro mietitore in rosso dalla personalità deviata.
Per certi versi, in effetti, Claude e Alois assomigliavano un poco ai due… con al differenza che, se almeno fra gli shinigami c’era un sottile sentimento d’amicizia, fra il demone e il ragazzino c’era lo stesso rapporto che avete voi con quel pacchetto di Ringo sul tavolo della cucina.
E non negate, abbiamo tutti dei Ringo in casa, nascosti da qualche parte.
Il quattordicenne finì di mangiare, riprendendo a sorseggiare il tea guardando il cielo.
Deglutì, il maggiordomo, preoccupato di poter far qualcosa di poco consono a…
Un momento.
Preoccupato? Lui?!
Quel moccioso iniziava a creargli decisamente troppi problemi, ma presto se lo sarebbe mangiato come doveva e poteva fare.
Sì ma… che mi dici del “Voleva”?.
Ringhiò, frustrato, chiedendo silenziosamente il permesso di tornare nella villa a fare qualcosa, qualsiasi cosa purché si distraesse.
Lo sguardo leggermente malinconico del suo signorino Moccioso gli fece provare una fitta di nausea allo stomaco, senza che sapesse spiegarsene il motivo.
Con un sospiro si diresse al maniero, incontrando per strada Hannah seguita dai tre gemelli.
- Hannah, ti pregherei di fare attenzione al signorino.- sussurrò lanciandole un’occhiata gelida.
La frase appena pronunciata venne interpretata dalla donna come qualcosa tipo “Ascoltami bene Fodero, digli qualcosa che non devi dirgli e giuro che il momento in cui ti è stato cavato un occhio sembrerà una passeggiatina in campagna.”
Ignorando la minaccia mica tanto implicita, si limitò ad annuire servile.
La tripletta, dietro di lei, avrebbe volentieri cominciato a insultare sadicamente fare al maggiordomo un paio di appunti riguardanti la sua figura in frac.
Con un sospiro strozzato, il ragno rientrò veloce in villa, deciso a togliersi dalla mente l’immagine di un Alois bello come… no, momento, Il Moccioso non è affatto bello.
Insomma, sostituire quella visione di Alois… decente, con una più consona vista della polvere sugli scaffali di casa Tracy.


Ore 22:30

Claude osservò la massa bionda che si dimenava fra le coperte alla ricerca di una posizione confortevole.
Leggermente frustrato, inarcò un sopracciglio.
- Danna-Sama, siete comodo ora?- cercò di non far trasparire la sua irritazione, essendo circa venti minuti che Alois rotolava fra le morbide lenzuola cercando di trovare una sistemazione.
Sistemazione decisamente impossibile, se non utopistica, tanto erano le pretese del ragazzino:
Doveva stare caldo ma anche fresco, il materasso doveva esser morbido ma anche rigido per aiutare la schiena,  e il cuscino sarebbe dovuto essere soffice ma anche duro in diversi punti.
Dopo essersi rimesso esattamente alla posizione iniziale ( e qui il maggiordomo si trattenne da improvvisarsi Chef Tony e farlo fuori con un Miracle Blade in mezzo agl’occhi), il quattordicenne tirò fuori da sotto il cuscino una sottospecie di peluche, composto da quelli che dovevano essere alcune delle sue calze nere ed un paio di palline in vetro come occhi, che strinse al petto con fare compulsivo.
Come, quando e perché avesse creato quella fattispecie di Art Attack venuto male, non fu ciò che si chiese il demone.
Ciò che si chiese, e che effettivamente domandò ad Alosi, fu:
- Cosa dovrebbe rappresentare?- inarcò un sopracciglio, perdendo per qualche secondo la calma boreale che lo caratterizzava.
- Un ragno! Lui sarà il Peter Spider*, ti piace? Penso che anche i Trancy potrebbero entrare nell’industria dei giocattoli!- strinse più forte quello che era stato appurato essere un aracnide.
Claude si chiese (era in vena di domande quella sera, evidentemente.) cosa avesse fatto di male in tutta la sua lunga vita per aver a che fare con un tale padrone infantile e capriccioso.
- Capisco. Buona notte, Your Highness.- fece per andarsene, ma una delicata stretta al polso lo bloccò.
Ovviamente con delicata intendo “Da triturare le ossa al punto che manco Bones sarebbe riuscita a distinguere l’ulna dall’omero”.
- Aspetta. Prima mi devi raccontare una favola.- fu la spiegazione che gli diede il conte.
Una favola.
Una. Favola.
Lui.
Claude Faustus.

L’espressione (che oggi definiremo col meme “Are you fucking kidding me?”) del demone fu di esasperazione mista a un leggero sconforto.
Come se la nuvoletta nera alla Fantozzi che già gli aleggiava da tempo immemore sul cranio corvino avesse creato una figlioletta che ora stava sopra alla madre.
Una nuvola della sfortuna sfortunata.
E depressa.
Claude non riusciva a trovare lati negativi in ciò.
Da notare il sarcasmo molto British.
- Una… favola?- si sistemò gli occhiali, volendo verificare di non aver capito Torino per Tombino, come si suol dire.
O come dice solo mio cugino, su questo ho ancora qualche dubbio.
- Esattamente, tu comincia pure.- si sistemò, ancora, nel il piumone caldo, guardando con occhi sognanti il maggiordomo.
Maggiordomo che, piuttosto imbarazzato e al contempo basito dalla situazione, cominciò il racconto.
- Bene… C’era questo ragazzo che…- venne subito interrotto da un profondo sospiro di Alois.
- No, no, no! Per prima cosa, cerca di mantenere un’espressione più rilassata: se racconti una favola con quel cipiglio tanto valeva che ti chiedessi di narrarmi una di quelle storie sanguinose che vanno tanto di moda oggi. Punto secondo: Ma non lo sai che tutte le favole iniziano con “C’era una volta, tanto tempo fa”?- sbuffò, abbracciando il peluche  che gli riposava fra le braccia.
- Perdonatemi.- cercando di sembrare meno seccato, riprese il proprio racconto.
- C’era una volta, tanto tempo fa, un giovane ragazzo dai capelli color dell’inchiostro…- non sapendo bene cosa inventarsi, aveva optato per una storia vera.
- E come si chiamava?- domandò il biondo, a cui avevano ricominciato a brillare gli occhi, che parevano dei Jewell Pets da quanto scintillavano di contentezza.
- Si chiamava… Thomas…- borbottò, frustrato per essere stato interrotto e inventandosi un nome fittizio sul momento.
- Thomas era un ragazzo gentile, forse un po’ serio ma comunque bravo. Era intelligente, e nonostante i suoi fossero contadini riuscì ad imparare a leggere da auto-didatta.- fece una pausa, studiando la reazione di Alois: Era perfettamente immobile e, soprattutto, in silenzio.
- Un giorno, però, il giovane venne trovato con un gatto nero, come il colore dei suoi capelli, e dai profondi occhi ambrati. Quando gli altri abitanti del villaggio lo scoprirono, iniziarono a sospettarlo di stregoneria, e il fatto che fosse così colto senza aver mai avuto la disponibilità di un insegnante rendeva tutti ancora più inquieti e sospettosi.- notò con piacere decisamente sadico che il biondo stava trattenendo il fiato.
- Il ragazzo, che allora aveva circa diciassette anni, si chiese se davvero valesse la pena di rischiare la propria vita per un gatto. Probabilmente non lo avrebbe rifatto, ma in quel momento si disse che era la cosa giusta; chiamò il gatto Cagliostro e gli mise un fiocco di paglia attorno al collo.- si bagnò le labbra, pronto a continuare.
Il ragazzino, seppur si sforzasse di stare sveglio e vigile, sembrava star per cascare dal sonno.
- Così gli abitanti del villaggio ebbero la conferma dei loro timori: Thomas era senz’ombra di dubbio un mago, un servo del demonio.- gli occhi del demone si fecero rosa scintillante per qualche istante, lasciando intravedere le fiamme dell’inferno da cui proveniva, per poi tornare di un pacato colore dorato.
- Senza che potesse opporsi in alcun modo lo rapirono da casa sua e lo legarono ad un palo, a cui buttarono ai piedi diversi legni ed erba secca; sapeva cosa stava succedendo, aveva assistito ad un paio di roghi in vita sua, e gli tremavano le gambe per la paura. Le lacrime gli solcarono le guance, perfettamente inutili contro le fiamme che gli lambivano i piedi. Un’ultima soddisfazione voleva averla, però:
Alzò lo sguardo, carico di un odio così profondo che fece arretrare spaventati e disgustati persino i suoi genitori, e con tutto il fiato che aveva urlò a gran voce “Dio non esiste!!”. La folla, prima urlante e assetata di sangue, si era ammutolita per qualche istante, prima di riprendere a gridare come un’unica voce “Eretico! Al rogo! Merita la morte! Brucia, maledetto bastardo infedele!”.- si voltò verso Alois, lo sguardo perfettamente impassibile che velava una leggera malinconia in ricordo di eventi che avrebbe dovuto (e soprattutto voluto) dimenticare.
Il quattordicenne, ora più sveglio che mai e con le mani che artigliavano spasmodicamente la coperta candida ed un leggero velo di sudore sulla fronte, deglutì alla ricerca di un poco di saliva necessaria ad articolare una frase di senso compiuto.
L’unica cosa che uscì dalle sue labbra secche fu però un “E poi?” strozzato, come un bambino che sapeva già che il drago avrebbe mangiato il cavaliere, ma voleva sentirselo dire prima di rassegnarsi definitivamente.
Avrebbe potuto dire tante cose, Claude.
Avrebbe potuto dire che il ragazzo era morto e rinato come demone, ed era colui che gli stava davanti.
Avrebbe potuto dire che la sua fine era incerta, e nessuno era a conoscenza dello svolgersi degli eventi.
Tuttavia era certo che l’avrebbe reso triste nel primo caso, e ansioso nel secondo.
Certo, avrebbe potuto, ma stranamente… non scelse nessuna di queste due ipotesi.
- Poi… è arrivato un giovane a cavallo, coi capelli color sole e gli occhi azzurri in cui Thomas vide specchiarsi la sua immagine contusa. Dopo aver fatto fuggire la gente con veloci fendenti di spada, camminò fra le fiamme fino a raggiungere il ragazzo, e stringendolo al petto disse “Ora verrai via con me”.
Thomas accettò la proposta ben volentieri e…- venne interrotto da Alois, che con un sorrisetto divertito sussurrò: - E vissero tutti felici e contenti. Giusto?- il sorriso, se possibile, si era ingigantito.
Il demone si sentì un poco impacciato in quel momento, pur conscio che probabilmente il Moccioso aveva già capito com’erano andati realmente i fatti (Non era stupido, non così tanto almeno).
- Sì… e vissero tutti felici e contenti.- l’ombra di un sorriso sul volto di porcellana venne ben presto nascosto da una mano guantata che si sistemava meccanicamente gli occhiali.
- Tranne il popolo che venne brutalmente ucciso dal giovane cavaliere e da Tom-Chan, dico bene?- il ghigno con cui il biondo aveva pronunciato quest’ultima frase lo inquietava un poco.
- Sì. Ora vado davvero...- esitò, fermo sull’uscio col candelabro in mano.
- Buona notte, Claude.- bofonchiò Alois col viso immerso fra i morbidi cuscini.
- Buona notte, Danna-Sama.-  ignorò il nome che premeva contro le sue labbra per uscire (che per una volta non era Moccioso ma qualcosa di molto più… personale e scozzese.), camminando veloce fuori dalla stanza.


Ore 00:00

Neanche un orecchio attento avrebbe potuto sentire i passi ovattati in camera di Alois Trancy.
Una figura in nero si piegò un poco sul corpo del ragazzo, sentendone il profumo e leccandosi le labbra.
Sembrava quasi che fosse in grado di mangiargli l’anima, quando si chinò completamente sul giovane.
“Forse non è poi così male. Forse. Dopotutto è sempre un moccioso.” Le labbra di Claude si distesero in un sorriso, come fece passare la mano priva di guanto fra i capelli morbidi del suo signorino.
“Forse lo lascerò in vita un altro po’. Forse non è poi così male questa vita…”
Il tempo di finire di formulare questo pensiero che un calcio involontario, ma comunque ben assestato, colpì i suoi già fin troppo abusati genitali, facendogli soffocare un gemito di dolore.
“Come non detto: Odio la mia vita.”.




Nyaa: Bene! Allora, ho finito!
Sì, cioè… non sono molto soddisfatta, ho provato a cambiare un po’ il mio stile, ma a voi la scelta.
Vi avviso, ho usato una coppia (qualche accenno, no?) che DETESTO e un protagonista che ODIO per far contenta una cara amica u.u
Spero di vada bene, Angie-Chan, perché ci ho versato sangue e sudore su sta fanfic xD
Come al solito, ditemi se è OOC né?
Per i pensieri di Crodo sono andata assai OOC, ma era voluto, un po’ per dargli una piccola valvola di sfogo (Devo ricordare che nel manga anche Seb chiama Ciel “Moccioso di merda”? *ha amato quella scena*), e con il pezzo finale volevo dare più l’idea di… pseudo fluff? Sicuramente con la frase “Metti da parte i tuoi pensieri pedofili” stavo solo facendo ironia. In questa fic Claude prova solo una sottospecie di… affetto (?) nei confronti di Alois (“Forse anche la sua anima meritava di essere mangiata” cit.).
So, ora le asterisco:
*Harry Potter= Mi sono permessa un piccolo anacronismo come quelli che fa Yana-San nel manga, come i televisori o i videogiochi.
* Haggis= Piatto all’apparenza (e a quanto mi dice mia cugina anche di sapore) disgustoso tipicamente scozzese, composto da interiora (se non erro) bollite nello stomaco di una capra (sempre se non erro, potrei sbagliarmi). Penso che Alois abbia origini scozzesi, un po’ per il cognome, un po’ perché Luca ha i capelli rossi tipici degli scozzesi. No, non penso che Grell sia scozzese… *si immagina Grell con un kilt* Brrr ò_ò
*Peter Spider= Doppia parodia: Il Peter Rabbit di Ciel (il peluche a forma di coniglio con la benda) e Peter Parker, il caro Spiderman del vicinato xD
Dovrebbero essere finite…
Uh! Giusto! Il titolo della fic, nonché frase finale di Claude, è una “ripresa” di una sua… chiamiamola frase ricorrente nelle fic inglesi. Appunto, “I hate my life”.
E, dopotutto, se non torturo i personaggi non sono io <3
Grazie per aver letto, spero mi lascerete una recensione.
Ancora tanti auguri Angie-Chan!
Salutoni!
Nyaa <3

  
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