Un piccolo esperimento: pensate che la terza, la quarta stagione non siano mai esistite e di conseguenza neanche la quinta (che brutto mondo!!!), bene.
Ultima puntata della seconda stagione: Castle parte con Gina per gli Hamptons , mentre Kate si vede passare davanti agli occhi la possibilità di iniziare quella bellissima cosa chiamata Caskett, e si chiude ancora di più in se stessa.
Pardon my interruption
This drinks just setting in
On my reservation
A reason I don’t exist
Settembre.
New York inizia a ripopolarsi di quegli
abitanti che l’hanno abbandonata nel mese di agosto per un po’ di mare, ignari
di quanto sia bella la loro città in quel mese.
Gli alberi si tingono di un giallo
morto, troppo pallido per i colori caldi dell’autunno, e le borse delle donne
si gonfiano per colpa dei golfini, a volte inutilizzati per il troppo caldo
altre volte benedetti per il fresco vento autunnale.
Il bar del vostro incontro si trova
sulla Broadway, sai esattamente qual è, ci sei stata altre volte con lui, con
Castle, ma stai cercando di guadagnare tempo fingendo di non vedere l’insegna
luminosa, non sei sicura di volerlo rivedere dopo quattro mesi, hai paura di
lui, potrebbe ferirti nell’anima come ad inizio estate quando si era presentato
al dodicesimo con Gina.
Smettila di ignorare il locale, mi sei passata davanti già
cinque volte
non sei obbligata ad entrare, anche se vorrei che lo
facessi.
Ti volta, il viso di Castle ti appare
attraverso un vetro, come avevi potuto non vederlo?
Sorride, gli mostri il cellulare, lui
annuisce, sa che in realtà non eri al telefono con nessuno tanto meno con
qualche membro della tua squadra. Respiri e spingi la porta verso l’interno del
locale, Castle si è alzato e ti è venuto in contro. Smettila di ripetere a te
stessa di non arrossire, tanto non funziona e lo sai benissimo. Il calore del
suo abbraccio lo senti in tutto il corpo e il suo profumo si sostituisce
all’aria, all’improvviso vorresti vivere solo di quello.
«Bentornato in città», dici passandoti
una mano tra i capelli, lui non risponde, sposta la tua sedia e ti fa
accomodare, un vero gentiluomo che non ha esitato a ferirti e a trattarti come
tutte le altre. «A cosa devo questo? Pensavo che la nostra collaborazione fosse
finita». Lo guardi delusa, speravi che il primo settembre si sarebbe di nuovo
seduto sulla sedia vicino alla tua scrivania, non l’hai mai spostata nonostante
sia rimasta vuota.
«Sei in servizio?». Scuoti la testa.
«Bene, allora ho fatto bene ad ordinare due Vodka lemon».
«Sono solo le undici del mattino, non è
un po’ presto per qualcosa di così forte?». Questa volta è lui a negare. Ti
preoccupi. Il cameriere appoggia i bicchieri davanti a voi, tu esiti a berlo
mentre Castle ne beve quasi la metà.
She says, can you keep a secret
A ceremony set for June
I know it’s a rush but I just love him so much
I hope that you can meet him soon
«Lo sai mantenere un segreto?», ti
chiede, tu alzi gli occhi al cielo e annuisci. «Allora bevi». Prendi il
bicchiere freddo, bevi un sorso del contenuto, non sei abituata a bere a
quell’ora. «Io e Gina ci sposiamo a giugno». Il bicchiere che avevi ancora in
mano cade sul tavolo, non si rompe ma rovesci il contenuto sulla tovaglia
beige. Ora capisci perché ti incitava a bere. Ti scusi, il cameriere finge un
sorriso mentre cerca di rimediare al tuo disastro.
Non dici niente mentre lui aspetta delle
parole, ne provi il suono nella tua mente, ma qualunque ti suona falsa,
specialmente congratulazioni. «La
amo».
Ti senti morire, non pensavi che il
dolore che ti potesse provocare fosse così forte. Vorresti urlare. La tua mano
si muove istintivamente verso la pistola, Castle se ne accorge e con il corpo
si arretra, ma poi ritorni in te. Prendi il suo drink e lo finisci in un sorso
solo. Lui ti fissa.
«Congratulazioni e figli maschi».
Felicitazioni che suonano più come uno sputo in un occhio, sa che non sei
sincera e sa anche che ti comporti così per non ferirlo.
Ti senti male.
Improvvisamente il tuo futuro ti si
ripresenta davanti come un flashback, con lui tutto era imprevedibile invece
ora lui non ci sarà più a riempire le tue giornate con ipotesi su ufo, zombie o
agenti della CIA, il caffè al mattino dovrai prendertelo da sola e berlo allo
stesso modo, il caso di tua madre tornerà tra i casi irrisolti, da sola non hai
la forza per portare avanti quell’indagine e infine non proverai più il desiderio di leggere il suo nuovo
romanzo che parla di te, di voi, semplicemente perché non ne scriverà più.
«Vorrei davvero che tu la conoscessi
meglio, secondo me andreste d’accordo». Sorridi incredula. Come potresti mai
andare d’accordo con la donna che lo sta portando lontano dalla tua vita?
«No, non credo. Anzi perché me lo stai
dicendo proprio ora?».
No, I don’t wanna love
If it’s not you
I don’t wanna hear the wedding bells bloom
If we can’t try one last time then I don’t wanna hear the wedding bells chime
Listen, you bring me up and down then try to see the light
Standing here alone,
I don’t wanna hear the wedding bells chime, the wedding bells…
The
wedding bells, wedding bells…
Ti sta lodando con parole convenevoli, hai
smesso di ascoltarlo quando ha pronunciato la parola amica. Lo guardi e vorresti solo piangere.
Avevi creduto o forse solamente
intensamente sperato che tutto sarebbe stato come prima dopo quest’estate: lui
sarebbe tornato per cercare di conquistarti, perché l’hai sempre saputo che
nonostante le donne per te ha sempre riservato un posto speciale, che tu hai sciupato.
Ora quel posto appartiene a lei, a Gina,
e ti dovrai accontentare di un posto più marginale, come quello di amica che
nel tempo dimenticherà.
Te lo immagini nel suo smoking su
misura, attende Gina sotto un arco di fiori bianchi e arancioni, al suo fianco
c’è Alexis, mentre Martha seduta in prima fila spera che questa sia la volta
buona, gli invitati sono molti e tu seduta nelle ultime file sorridi alla donna
vicino a te e dici di essere un’amica
dello sposo.
No, questo matrimonio è troppo anche per
te. Non sei pronta a mostrarti felice, quella maschera è troppo pesante da indossare
in questo momento. Abbassi gli occhi, sparando che lui possa captare qualcosa
nel tuo comportamento, qualche sentimento profondo.
Alzi nuovamente lo sguardo, ti fermi a
fissare le sue labbra morbide o almeno le hai sempre immaginate così.
«Mi faresti da testimone?».
Pardon my harsh reaction
You’re putting me on the spot
But if I’m being honest
I’m hoping that I’m getting caught
Shouldn’t you be more happy?
Letting you see my truth
‘Cause if you recall, our anniversary falls eleven nights into June.
«No, non posso farti da testimone», dici
alzandoti rumorosamente. «Non posso Richard». A passo veloce esci dal locale.
L’hai chiamato per nome, non te ne sei accorta, lui sì e per questo ti è corso
dietro.
Con il dorso della mano cancelli le
tracce delle lacrime lasciate sul tuo
viso, cerchi di non correre, ma non riesci, non saranno quei tacchi dodici a
fermati, non oggi.
Senti il vento batterti sul viso e
apporre resistenza al tuo corpo nella sua fuga, ma tu sei più forte, tu sei
ferita e questo si trasforma in rabbia.
«Kate». Senti la sua voce chiamarti, hai
la tentazione di voltarti ma non puoi farti scoprire, rallenti lui ti
raggiunge, senti la sua mano forte afferrarti il braccio. Ti fermi
«Non chiamarmi Kate», dici tirando su
con il naso. «Beckett, io sono Beckett». La tua voce trema, Castle gira intorno
a te, ora ce l’hai davanti. «Scusami, non me l’aspettavo». Chiudi gli occhi,
per la prima volta sei sincera. «Sei sicuro? L’hai già sposata una volta, hai
visto com’è finita. Vuoi rischiare di nuovo?». Annuisce. Tu muori. «Perché
sposarsi? Non potete che ne so… convivere? Il matrimonio è impegnativo, e poi
tu meriteresti di essere più felice di quanto possa renderti lei».
«Lei mi rende felice. Lei si dona a me.
Lei non scappa», dice e tu ti senti tirata in causa. « E poi la amo». Lo guardi
negli occhi, non riesci a capire se è sincero o se si sta autoconvincendo della
cosa. «E poi chi altro potrebbe fare tutto questo?». Smettila di urlare il tuo
nome nella tua testa, lui lì non ti può sentire. «Nessuno infatti, e se non
l’ho trovata fino ad adesso sono certo che non la troverò da qui fino a
giugno».
«Notte dell’undici giugno duemilasette»,
dici a bassa voce. «È la data in cui ci siamo visti la prima volta, tu non la
ricordi eri troppo occupato a fissare il seno di quella in fila prima di me. La
cosa buffa è che tu quest’estate sei partito in quello stessa data. Sai cosa
diceva la tua dedica?». Castle scuote la testa. «A Kate Richard Castle». Ti
fermi a pensare a quella notte lunga, hai passato ore in coda per quelle
quattro parole. «Sì solo quello, mentre per molte altre avevi occupato una
pagina intera di complimenti e baggianate varie. E ora mi ritrovo qui davanti a
te che mi chiedi di essere testimone alle tue nozze, quando sai benissimo che
io quel giorno non ci sarò, perché oggi invitandomi in quel locale hai fatto in
modo che le nostre strade prendessero direzioni diverse».
«Questo è tutto quello che devi dirmi?».
Lo guardi, le sue parole risuonano dure. Vorresti lasciarti cadere a terra. Lo
stai allontanando completamente da te consapevole che quel distacco sarà un
dolore invalicabile, che ti perseguiterà per notti, giorni, che ti porterà a
vedere il suo viso in quello degli altri e a sentire le sue battute nel
silenzio. Annuisci.
Speri per l’ultima volta che lui vada
oltre al tuo sorriso forzato e legga il tuo desiderio di averlo tutto per te, e
che magari quel futuro undici giugno possa essere la date del vostro matrimonio
e non solo del suo.
«Mi hai fatto male». Non ti aspettavi quelle
parole.
«Non quanto ne ho fatto a me», sussurri,
lui non ha sentito o forse finge meglio di un attore. «Non avrei voluto», dici
questa volta ad alta voce. «Ma ho dovuto».
No, I don’t wanna love
If it’s not you
I don’t wanna hear the wedding bells bloom
If we can’t try one last time then I don’t wanna hear the wedding bells chime
Listen, you bring me up and down then try to see the light
Standing here alone,
I don’t wanna hear the wedding bells chime, the wedding bells…
The
wedding bells, wedding bells…
Ti fissa.
Vi siete cercati, vi siete trovati e ora
non sapete cosa fare.
«Torna al distretto», dici giocando con
le dita delle tue mani. «Torna e diamoci un’altra opportunità, in fondo giugno
è così lontano. Mi convincerò che lei è giusta per te». Sorride, ma sai che non
tornerà, lei non glielo permetterà. «Ho solo paura di vederti soffrire».
«Un’ultima possibilità?», chiede. Tu
annuisci. Vorresti solo passare un ultimo giorno con lui, un giorno normale
come tanti altri, ma sai che se anche lui accettasse nulla sarebbe più come
prima. Il cellulare vibra nella tasca dei suoi jeans, lui si affretta a
rispondere, ti chiede un minuto mentre si allontana di qualche metro. È Gina,
te lo senti.
Sorridi mentre lui è voltato, poi ti
incammini nella direzione opposta alla sua, sai che quando lui avrà terminato
la chiamata tu sarai già lontana.
Puoi sopportare la sua lontananza, in
fondo a New York se vuoi ignorare una persona per tutta la vita puoi farlo, ma
sapere che lui sarà con un’altra donna per il resto della tua vita, no questo
non puoi reggerlo.
Avevi letto da qualche parte o forse
sentito in qualche film che a volte le anime gemelle sono destinate a stare
insieme per tutta la vita, altre invece lontane per il semplice fatto che se
stessero insieme si respingerebbero talmente è forte la loro forza di
attrazione.
Tu e Castle fate parte di quest’ultimo
gruppo.
Il cellulare vibra.
Sono in piedi qui da solo e tu sapevi già la risposta.
Sapevi che se avessi detto di sì avremmo finito
per farci del male a vicenda. Mi fa male starti
lontano, eppure devo farlo per entrambi.
Ho mentito non la amo.
Alzi gli occhi verso le nuvole, una
goccia di pioggia fredda ti cade sulla fronte.
Lui sapeva cosa si celava dietro le tue
parole, conosceva i tuoi pensieri, li aveva letti nei tuoi occhi, nei tuoi
gesti, nelle tue parole non pensate ma gettate addosso a lui.
Guardi gli uomini passare, pensi che
magari come Castle potrai trovare chi sostituirà la tua anima gemella.
I don’t wanna love If it’s not you.
No, non amerai nessun altro come hai
amato lui, come lui non amerà mai Gina come ama te, te l’ha pure scritto in un
sms, ma tu non l’hai visto, l’hai cancellato per errore mentre ti convincevi
che un giorno saresti stata meglio, lontana dalle campane nuziali.
Rebecca Is Here:
Ore 00.31 tra cinque ore e mezza mi devo
svegliare per ripassare Napoleone III.
Eppure sono qui, non riesco a non smettere
di ascoltare “Wedding Bells” dei Jonas Brothers, ad ora iTunes segnala 83 riproduzioni ed è uscita oggi come canzone.
Si, non sono sana di mente.
Niente Happy Ending, già. Vi ho già detto
che non credo nel lieto fine? Beh ora lo sapete, per il semplice fatto che se
non esiste nella vita perché deve esistere nelle storie?
La vorrei dedicare al fantastico gruppo “Castle Made Of” di cui sono diventata membro *saltella felice*
Ora vado a nanna, buonanotte
Okay niente buonanotte buon pomeriggio
perché la posterò al rientro da scuola
Grazie di aver letto!!
Baci Becky