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Autore: frency70    13/10/2012    24 recensioni
Può una sola frase cambiare il senso della vita? Possono due occhi azzurri frantumare un cuore?
Christian accetterà di lasciarsi spezzare il cuore consapevolmente?
Abbiamo conosciuto Christian bambino, l'abbiamo ritrovato adolescente ribelle e poi poi passare da dominatore sadico a marito amorevole nell'età adulta. Ma che sfumatura mostrerà Mr Grey in versione papà?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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mr grey's family

MR GREY’S FAMILY

 

Christian finì di bere l’ultimo goccio di vino bianco che aveva nel bicchiere, quindi si alzò da tavola, sazio e soddisfatto del pranzo domenicale in famiglia.

Andò verso il giardino dove Teddy, di 8 anni, e Phoebe, di 6 anni, stavano giocando con la cuginetta Ava, di 7 anni, figlia di Elliot e Kate,  e con Patrick, il più piccolo del gruppo, con i suoi 3 anni, figlio di Mia ed Ethan.

Era bello vederli tutti insieme, felici e spensierati.

È così che dovrebbe essere la vita di un bambino. Pensò lui.

Ana si avvicinò a suo marito, abbracciandolo da dietro.

 

-          A cosa stai pensando, Mr Grey? Sei pensieroso…

-          Guardavo i nostri figli, Mrs Grey.

-          Che cosa stanno combinando? C’è qualcosa che non va?

-          No. Al contrario. Pensavo che loro sono stati fortunati, ad avere una mamma come te.

-          Ed un papà come te. Non avere dubbi Christian, sei un papà meraviglioso!

 

Christian si girò verso sua moglie e, tenendola ben stretta, la baciò dolcemente sulle sue labbra morbide.

 

-          Grazie Ana. Se sono riuscito a fare qualcosa di buono, come padre, è merito tuo.

-          Non dire così…

-          Ma è la verità. Tu hai tirato fuori il meglio di me…e noi sappiamo che, quel poco di buono che c’era, era sommerso da 50 sfumature di tenebra.

-          Amore…tu sei speciale come poche persone al mondo!

-          Lo credi davvero?

-          Sì. Non dubitarne  mai.

 

 

Quella sera, quando Anastasia si sdraiò accanto a Christian, lui l’abbracciò teneramente, poi fece scorrere la mano sulla spalla di lei, avanti ed indietro, con dolcezza. Lo sguardo fisso sul soffitto della camera da letto.

 

-          Mr Grey, che cosa c’è che non va?

-          Cosa?

-          È tutto il giorno che ti perdi dietro ai tuoi pensieri. Ho fatto qualcosa che ti ha disturbato?

-          No, Ana tu non c’entri... Però hai ragione. Ho un pensiero che mi frulla in testa da diverso tempo, ma non so come dirtelo...

-          Puoi dirmi tutto, lo sai.

 

Ana sentì mancarle un battito, notando lo sguardo serio di suo marito, ma lui le sorrise, vedendola preoccupata, poi riprese a parlare.

 

-          Che ne diresti se allargassimo la famiglia?

-          Vuoi avere un altro figlio?

-          Vorrei adottarne uno. So che non è facile, ma se penso a quanti bambini ci sono al mondo bisognosi d’amore ed a quanto benessere abbiamo noi…Perché non farlo?

-          Christian, credo che sia un gesto meraviglioso. Certo non è una decisione facile…

-          Carrick e Grace hanno fatto la differenza per me, Elliot e Mia. Sono stati un esempio. Sono i miei eroi. Voglio essere come loro. Voglio poter fare la differenza per un  bambino sfortunato. Glielo devo.

-          Christian, tu non devi niente a nessuno, ma se il tuo cuore sente questo desiderio, io non posso che esserne orgogliosa e condividere il tuo sogno.

-          Davvero?

-          Certo! Io non sarei sposata a te e noi non avremmo i nostri due angeli, se tu non fossi stato adottato dai Grey. Quante vite hanno cambiato, con la loro generosità di cuore!

-          Quindi possiamo procedere?

-          Sì. Certo che sì, mio dolcissimo amore!

 

Si abbracciarono ancora più forte, con tanti pensieri nella testa ed il cuore gonfio di speranza, finché carezze più profonde e baci più appassionati non li fecero dirottare verso altre sensazioni.

 

 

Qualche giorno dopo Christian si presentò in ufficio da Anastasia, coi capelli più arruffati del solito e nervoso come poche volte lei lo aveva visto.

 

-          Ana, ti prego, dimmi che oggi pomeriggio non hai impegni improrogabili!

-          Devo vedere un paio di persone, ma niente che non possa essere rimandato. Perché?

-          Abbiamo appuntamento con un assistente sociale, per discutere la nostra idoneità come genitori adottivi.

-          Così presto? Pensavo ci fosse un iter burocratico molto più lungo, prima di cominciare i colloqui.

-          Bhè…diciamo che essere me ha i suoi vantaggi. Lo ammetto…ho riscosso qualche favore in giro…

 

Christian guardò sua moglie da sotto le lunghe ciglia scure, in attesa della sua inevitabile sfuriata, avendo lui abusato della sua posizione per un tornaconto personale, ma lei lo sorprese mettendosi a ridere.

 

-          Mr Grey, sei sempre il solito!

-          Non sei arrabbiata con me?

-          No. Questa volta la questione è troppo importante! Cerca solo di non strafare, ok?

-          Ci proverò, Mrs Grey.

 

Ed ecco spuntare sul suo volto quel sorriso da ragazzone che da sempre aveva fatto breccia nel cuore di Ana.

 

-          Ho una proposta.

-          Dimmi.

-          Che ne diresti se andassimo a mangiare fuori adesso? Così dopo possiamo andare all’Escala e preparaci con calma.

-          Tutto ciò che vuoi, amore. Fammi solo dire ad Hannah di spostare gli impegni di oggi, ok?

-          Va bene. Ti aspetto fuori.

 

Christian era troppo nervoso per restare lì ad aspettare, per cui uscì e lasciò che Anastasia sistemasse le ultime cose. Non appena lei lo raggiunse andarono a pranzo insieme, immergendosi nella bella mattinata primaverile.

 

 

Il colloquio andò molto bene.

Il cognome ed il portafoglio di Christian riuscirono ad accorciare molte strade ed aprire molte porte, ad altri precluse.

Quindi, nel giro di poche settimane, furono chiamati per andare a vedere alcuni bambini, dichiarati adottabili.

Teddy e Phoebe erano stati preparati ad accogliere il nuovo arrivato, con la genuina curiosità tipica dei bambini, mentre i nonni Grey erano emozionati per l’arrivo del nuovo nipote, che avrebbero amato incondizionatamente, come avevano amato ciascuno dei loro figli e dei loro discendenti.

 

Durante il viaggio in auto, Christian cominciò ad agitarsi.

 

-          Come faremo a capire quale sarà quello giusto?

-          Tua madre si è innamorata di te al primo istante. Sarà così anche per noi. Ce lo farà capire lui.

-          O lei.

-          Giusto. Nessuna preferenza, circa il sesso o l’età del bambino.

 

Con le dita intrecciate ed il cuore a mille, scesero dall’auto, ignorando quello che avrebbero visto ma non preparati a quello che videro davvero.

 

In una stanza adibita a refettorio, una ventina di bambini stava giocando.

Alcuni rumorosamente, altri più tranquillamente. Alcuni mangiucchiavano un biscotto, altri smisero di seguire i loro interessi per fissare i due estranei con occhi sgranati, quasi impauriti.

L’assistente sociale decise di lasciarli da soli, per dare loro modo di prendere visione di quanto succedeva ogni giorno in un orfanotrofio.

Ana e Christian si guardarono, senza riuscire a dire una parola. Dopo pochi istanti Christian uscì in cortile…o meglio, scappò fuori.

Letteralmente.

 

Oddio. Ma come si fa a sceglierne uno? Hanno occhi così smarriti. I miei stessi occhi…Io non ce la faccio.

Questo ed altri pensieri cominciarono a rincorrere nella sua mente, quando la sua giacca fu strattonata gentilmente da una manina paffuta.

 

-          Ciao.

-          Ciao piccolina.

-          Come ti chiami?

-          Christian. E tu?

-          Io sono Rachel.

-          Quanti anni hai Rachel?

-          Così.

 

La bimba sollevò la manina mostrando quattro dita corte e, tutto sommato, abbastanza pulite, per lo standard di un bambino.

 

Christian si accucciò, per poter essere allo stesso livello della bimba, quindi continuò a parlare con lei.

 

-          Perché non sei dentro con gli altri bambini?

-          Perché io non posso stare con loro.

-          Come mai?

-          Le tate dicono che sono speciale e che quando vengono i nuovi genitori io devo uscire dalla stanza.

-          Non capisco…

-          Posso chiederti una cosa?

-          Certamente.

-          Visto che anche tu sei fuori dalla stanza come me, vuol dire che sei speciale anche tu?

-          Rachel, non so dirti se sono speciale o no, ma mi piacerebbe parlare di te con le tue tate. Ti piacerebbe?

-          Oh sì!

 

Il visetto bianco e rosa della bimba s’illuminò per un breve istante, quindi lei cominciò a saltellare felice, tanto che i riccioli biondi sulla sua testolina presero ad ondeggiare come tante molle spiritate.

In quel momento Anastasia raggiunse Christian, visibilmente scosso da quel primo incontro, e lo abbracciò teneramente.

 

Rachel smise di saltare, guardò la bella donna coi capelli lunghi che le sorrideva con dolcezza, e disse:

 

-          Sei tu la mia mamma?

 

Una sola frase. Una domanda semplice, sospesa nell’aria di una mattina come tante, ed il cuore di Christian si frantumò in mille pezzi per poi ricomporsi all’istante, con uno spazio maggiore, occupato dal viso speranzoso della piccola Rachel.

 

In quel momento vennero raggiunti da una delle tate, che si affrettò a prendere la bambina per mano ed a condurla, senza fretta, verso la casa.

 

-          Che cosa succede?

 

Chiese Christian, vedendola portare via così, senza una spiegazione.

 

-          Un attimo Mr Grey. Mi permetta di accompagnare Rachel in camera, quindi le spiegherò tutto.

 

Pochi minuti dopo la maestra tornò da loro e, scusandosi da subito, fornì loro tutte le risposte del caso.

 

-          Mr Grey, mi ha chiesto che cosa succede. È molto semplice: Rachel non è adottabile.

-          Perché allora è qui? Dove sono i suoi genitori?

-          Rachel è orfana. Lei ed il fratello hanno perso i genitori due anni fa in un incidente d’auto. Un’orribile fatalità ed i due bambini sono rimasti da soli, senza nessuno al mondo…

-          Perché non sono adottabili?

-          Oh, solo Rachel non è adottabile, Robert, il fratello maggiore, che ha 9 anni, è adottabile, ma non vuole lasciare la sorellina. È un bimbo molto dolce ma anche tanto introverso.

-          Mi scusi, ma proprio non capisco il motivo per cui lui possa essere dato in adozione e lei no.

-          Noi diciamo che Rachel è speciale…ma la verità è che ha un grave problema al cuore.

-          Che genere di problema?

-          Il suo cuore non cresce alla pari del suo sviluppo fisico. In pratica il suo cuore è grande come quello di un bimbo di due anni o poco più, mentre lei ne ha quattro. Di questo passo non sarà abbastanza forte da vivere a lungo.

 

Il viso addolorato della tata rispecchiava l’orrore negli occhi di Christian ed Anastasia.

Quale destino crudele poteva aver deciso che quella piccola creatura meritasse tanto dolore?

Quindi Christian prese la parola.

 

-          Non si può pensare ad un trapianto?

-          È complicato.

-          Ma non impossibile, vero?

-          Non sono un medico, non le so dare una risposta certa, Mr Grey, ma so che altre persone, professori e medici, si sono interessate al suo caso e la risposta è sempre stata la stessa.

-          Quanto tempo le resta?

-          Ormai circa due anni.

 

Ed ecco la doccia gelata. Quella bimba era un fiorellino, un bocciolo appena spuntato nel prato della vita e la falce della morte era già sulla sua strada.

Questa volta fu Anastasia ad interrompere il silenzio funereo che era piombato su di loro.

 

-          Cosa mi dice di suo fratello?

-          Oh, Robert è un bambino davvero incredibile. Si prende cura di lei ed anche se è adottabile non si presenta mai in sala, quando arrivano delle nuove coppie. Perché sa che questo comporterebbe doversi separare da Rachel.

-          Ma cosa sarà di lui …dopo?

-          Non lo so. Noi vorremmo che lui potesse essere felice, ma come biasimarlo? Viene da una famiglia amorevole e non ha mai dimenticato il valore dell’affetto fraterno che i genitori gli hanno insegnato.

-          Quindi lui è qui?

-          Sì, è in camera sua, di sopra.

-          Posso parlare con lui?

-          Mrs Grey…non saprei…non voglio turbarlo e non voglio forzarlo a fare una scelta diversa, se il suo cuore gli dice che è giusto così.

-          Non farò o dirò nulla per turbarlo. Vorrei solo conoscerlo.

-          Va bene, venga con me.

 

Anastasia si voltò verso il marito, ancora molto turbato, e gli chiese:

 

-          Christian vieni con me?

-          No. Voglio telefonare a Grace. Magari lei saprà spiegarmi meglio la situazione di Rachel. Non posso credere che non si possa fare nulla per lei.

-          Va bene. Io sono di sopra.

 

Quindi Anastasia seguì la maestra verso al camera di Robert.

Il bambino era sdraiato sul letto, intento a leggere un libro, apparentemente indifferente a quanto gli accadeva intorno.

 

-          Chiamatemi Ismaele

-          Come?

-          Stai leggendo Moby Dick…

-          Sì. Lo conosci?

-          Oh sì. L’ho letto quando avevo circa la tua età e l’ho adorato.

-          È bello.

-          Io mi chiamo Anastasia, mentre tu sei Robert, vero?

-          Sì.

-          Ti disturbo?

-          No. Non molto.

-          Ti piace leggere?

-          Sì.

-          Io adoro leggere! Pensa che per lavoro devo leggere tanti libri nuovi!

-          Leggi per lavoro? Cioè, ti pagano per leggere?

-          Sì.

-          Oh…

 

Gli occhi spalancati di Robert fecero capire ad Anastasia che aveva appena trovato un punto in comune con il bambino.

 

-          A volte non sono un gran che, i libri che devo leggere, ma è comunque un’avventura, no?

-          Sì. Come quando ho letto il piccolo principe. Non mi è piaciuto un gran che, perché è triste, però mi è anche un po’ piaciuto, quando parla con i tizi degli altri mondi.

-          È vero. Il piccolo principe fa quest’effetto, la prima volta che lo leggi. È un libro magico.

-          Magico? In che senso?

-          Nel senso che ogni volta che lo rileggi, scopri qualche cosa di nuovo. Qualche particolare che ti era sfuggito la prima volta. È sempre lo stesso libro eppure è sempre nuovo!

-          Io non l’ho più. L’ho dato ad una mia amica che ora è stata adottata…

-          Io a casa ce l’ho. Anzi, a casa, abbiamo una stanza piena di libri.

-          Come una biblioteca?

-          Sì. Se vuoi un giorno puoi venire a vederla.

-          Mmmm…non so…ci devo pensare.

 

Rimasero in silenzio per un po’ quindi Ana, dolcemente, gli chiese:

 

-          Ti va di parlarmi di Rachel?

-          È mia sorella.

-          Lo so e so anche che le vuoi molto bene.

-          Sai che è malata? Lei morirà presto.

-          Me l’hanno detto.

-          È per questo che io voglio stare con lei.

-          E se una famiglia vi adottasse entrambi? Anche in quel caso diresti di no?

-          Entrambi? Intendi dire insieme? Nella stessa casa?

 

Per un momento lo sguardo di Robert si illuminò di speranza. La speranza di poter riavere una mamma ed un papà che si prendessero cura di lui e di sua sorella.

 

-          Certo che sì. Sarebbe una vera crudeltà separare due fratelli.

-          Ma Rachel non può essere adottata.

-          Me l’hanno detto, ma a volte le cose possono cambiare.

-          Io non credo.

-          Io ho due figli, Theodore e Phoebe. E sai che cos’hanno di speciale?

-          Cosa?

-          Li ho avuti da un uomo che non credeva di volere dei figli.

-          In che senso?

-          Lui era molto arrabbiato, quando l’ho conosciuto, ed era decisamente poco propenso all’idea d’avere dei bambini, poi però le cose sono cambiate, piano piano, ed ora è stato lui a chiedermi di venire qui per adottare un bambino.

-          Perché era arrabbiato?

-          Perché i suoi genitori lo avevano abbandonato quando era piccolo.

-          E perché ora vuole adottare dei bambini, se già ne avete di vostri?

-          Perché lui è stato adottato ed è stata la sua rinascita.

-          Mi sembra una bella cosa.

-          Lo è.

 

In quel momento il cellulare di Anastasia cominciò a squillare con Your Love Is King, che la fece sussultare. Ovviamente era Christian, visto che quella suoneria era abbinata solo al suo numero, per cui rispose subito.

 

-          Dimmi Christian.

-          Hai finito? Voglio andare via.

-          Ah. Ok, arrivo subito.

 

Rimase perplessa dal tono perentorio di lui, quindi si rivolse a Robert.

 

-          Io devo andare. Mi ha fatto piacere conoscerti.

-          Anche a me.

-          Abbi cura di te.

-          Anastasia?

-          Sì?

-          Credo che mi pacerebbe vedere la tua biblioteca…

-          Allora un giorno faremo in modo che tu possa venire a vederla. Ok?

-          Ok.

-          Ciao.

-          Ciao.

 

 

Anastasia raggiunse Christian, che la stava aspettando in macchina.

 

-          Eccomi.

-          Ok. Andiamo.

-          Christian, stai bene?

-          No.

 

Per qualche istante rimasero in silenzio, Ana sapeva che lui aveva bisogno di riordinare le idee ed aveva imparato a non incalzarlo troppo, con le sue domande. Quando si fosse sentito pronto sarebbe stato lui a parlarle.

Infatti, poco dopo, lui prese la parola.

 

-          Ho parlato con mia madre…

-          E…?

-          Solo un miracolo potrebbe salvare quella piccolina.

-          Oh no!

 

Una volta a casa, il loro umore migliorò di poco e solo per non impensierire i bimbi che chiedevano se avevano trovato il fratellino nuovo.

Quella sera, a letto, restarono abbracciati a lungo, quindi Ana ruppe quel silenzio opprimente.

 

-          A cosa pensi?

-          Che la vita a volte è davvero ingiusta.

-          È vero. Ma noi possiamo cambiare le cose.

-          No che non possiamo. Rachel non può guarire.

-          Possiamo fare in modo che questi ultimi due anni, per lei, siano indimenticabili, piuttosto che solo un’attesa che il destino compia il suo corso.

-          Cosa intendi?

-          Christian, pensaci. Se lei e Robert potessero venire a stare da noi, potrebbero vivere una vita normale. Fare le cose che fanno tutti gli altri bambini della loro età. Essere spensierati.

-          Ma loro non avranno mai una vita normale. Non una bimba che presto morirà e non un bimbo che dovrà seppellirla.

-          Ma questo non cambierà, sia che vengano a stare da noi, sia che restino all’orfanotrofio.

-          Ed i nostri figli? Non pensi al dolore che proverebbero?

-          Christian, la morte è inevitabile, fa parte della vita. Tutti noi abbiamo una data di scadenza, con la differenza che non sappiamo quando sarà.

-          E questo che significa?

-          Che i nostri figli, prima o poi, dovranno affrontare anche la morte. Sarà nostra cura far sì che il dolore venga accettato come fatalità del destino.

-          Non sono d’accordo. Non se posso evitare loro d’affrontare la morte il più tardi possibile

 

E così dicendo, la questione venne chiusa.

 

 

Passarono un paio di giorni, in cui la quotidianità della vita riprese il suo regolare trascorrere poi, un pomeriggio, Christian rientrò a casa e si rifugiò in camera da letto, senza parlare con nessuno.

Ana aveva visto che il solito sorriso, quello che l’aveva fatta innamorare, non incorniciava il suo volto per cui, a costo di passare per la solita moglie impicciona, si fece coraggio e lo raggiunse in camera.

 

Lui era sdraiato sul letto, ancora vestito di tutto punto, con un braccio piegato sul viso ed un pacchetto regalo buttato per terra.

 

-          Ciao.

-          Ciao.

-          Che cosa succede?

-          Sono un coglione.

-          Perché?

-          C’è l’imbarazzo della scelta! Puoi sorteggiare, se vuoi…

-          Christian…parlami.

 

Con la sua eleganza innata, lui si alzò dal letto, raccolse il pacchetto regalo e lo allungò a sua moglie, quindi si mise a sedere, sbuffando e passandosi una mano fra i capelli ribelli.

 

-          Oggi sono andato a parlare con Flynn. Ho fatto due passi a piedi, per schiarirmi le idee e, non so ancora il perché, sono passato davanti ad un negozio ed ho comprato quello…

-          È per me?

-          No.

-          Non capisco…

-          Aprilo e capirai.

 

Anastasia scartò il pacchetto e rimase interdetta quando, fra le mani, si trovò una bambola, col viso paffuto, gli occhioni azzurri e tanti riccioli dorati.

 

-          È per Phoebe?

-          No. Phoebe ne ha a dozzine di bambole così…l’ho presa per Rachel…almeno credo.

-          Credi?

-          Ana, non lo so. Te l’ho detto sono un coglione! Che cosa mi è venuto in mente di prendere un regalo per lei? E poi quando pensavo di darglielo? Visto che ho deciso che non voglio farmi coinvolgere…Ho fatto una stronzata ed ora ho una cazzo di bambola che assomiglia a lei, mentre io vorrei solo dimenticare tutto.

 

Anastasia lasciò che lui si sfogasse, poi si sedette accanto a lui e lo prese per mano, appoggiando la testa sulla sua spalla.

 

-          Non vedi dove stai andando? Dove sei già?

-          Cosa intendi dire?

-          Tu non vuoi farti coinvolgere…ma lo sei già. Ti sei innamorato di lei al primo sguardo ed ora non puoi semplicemente decidere che non vuoi più amarla…

-          Io non sono innamorato di lei!

-          Christian, hai fatto così anche con me. Ho dovuto dirtelo io che eri innamorato di me!

-          Ma con te è stata una cosa completamente diversa. Tra di noi c’era già un legame. Dovevo solo ammetterlo e dargli un nome. Rachel è una bambina che ho visto solo una volta in vita mia!

-          Amore, ascoltami. Tu stai parlando con la testa. Sei convinto di non provare nulla per lei, perché sai che ne soffrirai, se permetterai a questo sentimento di prendere il sopravvento. Quello che non hai ancora capito è che il tuo cuore ha già deciso al posto tuo. Lei ti ha colpito in un modo che non ti sai nemmeno spiegare e forse non serve nemmeno dargli un senso. È successo e basta.

-          Se quello che dici è vero, cosa posso fare per dimenticarla?

-          Come se fosse possibile! E poi, è davvero questo ciò che vuoi? Davvero pensi di poter riprendere la tua vita come prima e non pensare più a lei?

-          Ma è l’unico modo per non soffrire…

-          Io non credo che sia possibile dimenticarla. Il tuo cuore l’ha capito dal primo istante. Io credo d’averla amata quando ho visto il tuo sguardo cambiare ed illuminarsi d’amore per lei.

-          Ana, come possiamo affrontare tutto il dolore che questa scelta comporterebbe?

-          Come abbiamo sempre fatto: insieme.

 

Christian guardò sua moglie con una luce di speranza negli occhi.

 

-          Quindi, secondo te, potrebbero essere felici qui con noi?

-          Rachel e Robert sono due bambini meravigliosi. Si troveranno bene qui e saranno una gioia per tutti.

-          E Teddy e Phoebe? Come reagiranno loro?

-          Sono preparati ad accogliere un fratellino. Ne saranno entusiasti.

-          E quando succederà…l’inevitabile?

-          Resteremo uniti e faremo del nostro meglio.

-          Non so…

-          Ho una proposta da farti.

-          Dimmi.

-          Ho promesso a Robert che gli avrei fatto vedere la nostra biblioteca. Potremmo invitarli qui per un week-end e vedere se si trovano bene, se i bambini vanno d’accordo fra di loro, se l’ambiente gli può piacere. Insomma, una specie di prova generale sia per noi che per loro.

-          Sì. Credo che si possa fare.

 

Ana abbracciò stretto Christian, quindi, guardando la bambola che aveva ancora in mano, disse:

 

-          E di questa che cosa ne facciamo, Mr Grey?

-          Mmm…potremmo sempre regalargliela come ricordo. Mentre a Robert potremmo regalare un trenino o un modellino di elicottero. Che ne dici, Mrs Grey?

-          Credo che dovremmo chiedere consiglio a due veri esperti. Vieni, Mr Grey, andiamo a parlare coi nostri diavoletti!

 

Anastasia e Christian si scambiarono un bacio dolce e devoto, quindi scesero al piano di sotto, per poter organizzare l’incontro del week-end successivo.

 

 

Robert e Rachel vennero accolti dalle grida festose di Teddy e Phoebe non appena misero piede nella grande casa dei coniugi Grey ed il pomeriggio fu piacevole per tutti.

I bambini furono allegri e ciarlieri per tutto il giorno, anche Robert, nonostante all’inizio fosse intimidito dalla grandezza della casa e dai suoi arredi ultra moderni e tecnologici.

Christian ed Anastasia seguirono, con discrezione, ogni loro movimento e reazione e, dopo una cena leggera e gustosa, preparata dalla sempre bravissima Mrs Jones, arrivò l’ora di metterli a letto.

Anche se ciascuno di loro aveva a propria disposizione una camera, i quattro bimbi chiesero di poter dormire tutti insieme in salotto, dentro a dei sacchi a pelo, per non perdere nemmeno un attimo della loro compagnia.

La mattina dopo Christian ed Ana trovarono quattro fagotti, profondamente addormentati, e la visione di questa scena così familiare, li riempì di una gioia infinita.

Nell’attesa di poter fare colazione tutti insieme, andarono fuori in giardino per parlare un po’ della situazione che si stava delineando in quei momenti.

 

-          Mi sembra che i bimbi siano tutti molto sereni e tranquilli.

-          Infatti. È incredibile che vadano già così d’accordo! Sembra che siano fratelli da sempre…

-          Questo dovrebbe farci riflettere, non credi Christian?

-          Sì…credo di sì…è solo che…

-          Cosa?

-          Come faremo con Rachel? Cosa diremo a Teddy e Phoebe?

-          Non lo so…chiederemo consiglio a Flynn. Sono certa che lui ci saprà indicare il modo giusto.

-          E noi? Noi siamo pronti a diventare i genitori di quella bambina e di vedercela portare via?

-          Io credo di sì. Pensa a come si è divertita oggi. Oggi, per quasi tutto il tempo, ha dimenticato d’essere malata…non dovrebbe essere sempre così?

 

 

Anche la domenica trascorse all’insegna del divertimento. Li portarono a fare un giro in barca e la giornata fu allietata dalle risate spensierate e contagiose dei bambini.

Quando, alla sera, Anastasia e Christian accompagnarono Rachel e Robert all’orfanotrofio, i due bimbi furono silenziosi per tutto il tragitto.

Una volta giunti a destinazione, scesero tutti dall’auto ed Ana si rivolse a Robert.

 

-          Siete stati bene con noi?

-          Sì, molto.

-          Teddy e Phoebe si sono comportati bene o hanno fatto i prepotenti?

-          Sono stati davvero gentili con noi. Teddy è simpatico e Phoebe è stata sempre insieme a Rachel, così io ho giocato tanto! Mi sono anche dimenticato d’andare a vedere la tua stanza dei libri!

-          È vero! Te l’avevo promesso! Allora sai cosa facciamo? Verrete ancora a passare del tempo con noi, così andremo a vedere anche la biblioteca. Sempre che vi faccia piacere!

-          Sì!!!

-          Non vedo l’ora di riportarti a casa!

 

Robert era al settimo cielo e, per una volta, libero d’essere solo un bambino di 9 anni.

Ad Ana si strinse il cuore e l’abbracciò forte.

In quel momento Rachel mise una manina nella mano grande di Christian e disse:

 

-          Posso venire anch’io?

 

Christian si chinò alla sua altezza, quindi la prese fra le braccia, con tenerezza, e le sussurrò:

 

-          Certo che sì, principessina!

 

Gli occhi azzurri della piccola si illuminarono di gioia infinita, che aumentò ancor di più quando Christian le consegnò la scatola con la bambola.

 

-          È per ricordati di noi, nell’attesa che ci diano il permesso di portarvi a casa per sempre.

 

Quindi Ana consegnò a Robert il suo nuovo elicottero ad energia solare.

 

-          Questo è per te. Un giorno Christian ti porterà a fare un giro sul suo elicottero!

-          Lui ne ha uno vero?!

-          Sì, e lo sa anche pilotare!

-          Wow!

 

Il bambino guardò Christian con uno stupore reverenziale e questo fece ben sperare per un lieto fine per tutti.

 

 

*due anni dopo*

 

-          Papà?

-          Dimmi Rachel.

-          Questo è per te!

 

La bimba consegnò un disegno a Christian, che ritraeva un girotondo di sei persone.

Una mamma, un papà, due figli maschi e due figlie femmine. Erano tutti sorridenti, ma la bambina più piccola, che era bionda coi riccioli, aveva il sorriso più grande.

 

-          Grazie principessa, è bellissimo.

-          Sai che giorno è oggi?

-          Mmm…giovedì?

-          Esatto!

-          E allora?

-          È un giorno speciale!

-          Tesoro, devo essere particolarmente stanco, perché non capisco che cos’abbia di  speciale oggi!

-          Facile! È un giorno in più con la mia nuova mamma ed il mio nuovo papà!

 

Christian sorrise e la prese in braccio. Affondò il naso nei suoi riccioli d’oro per respirare il suo buon odore di bimba ma, soprattutto, per nascondere l’emozione che quella piccola frase gli aveva suscitato.

 

Ecco cos’aveva di speciale Rachel. Riusciva a vedere il mondo con occhi sempre nuovi.

Ecco perché fu tanto difficile lasciarla andare via.

 

 

I mesi si susseguirono con un ritmo implacabile.

Il cuore della piccola cominciò a dare i primi segni di stanchezza e, nonostante le cure amorevoli e tutti i pareri richiesti, arrivò anche il momento in cui dovettero arrendersi e lasciarle vivere gli ultimi istanti circondata dalla sua famiglia.

 

Era un martedì mattina come tanti.

Ana e Christian avevano notato che la piccola faceva sempre più fatica a reggere i ritmi normali. Si stancava spesso e dormiva molto più a lungo, tanto che avevano deciso di tenerla a casa da scuola per tutta la settimana.

Anastasia era rimasta a casa con lei,  per poterla seguire personalmente.

Le stava leggendo la sua favola preferita quando vide il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore.

 

-          Piccola, che cosa c’è?

-          Mi fa male qui, mamma.

 

Ed indicò il petto, all’altezza del cuore.

 

-          Sta tranquilla, amore. Ora chiamo il dottore.

 

Ana chiamò subito il loro medico di fiducia, quindi telefonò a suo marito. Aveva bisogno di lui in quel frangente. Non ce l’avrebbe fatta, da sola.

 

-          Ana, tutto bene?

-          Christian…

 

La voce strozzata di lei gli fece mancare un battito.

 

-          Ana, non dirmi…

-          Ci siamo, Christian…

 

Nessuno riuscì più a parlare.

Dopo alcuni istanti Christian, con voce rotta dall’emozione, si limitò a dire semplicemente:

 

-          Arrivo subito.

 

 

Quando arrivò a casa, trovò Rachel sdraiata sul divano. Ana era accanto a lei e le accarezzava dolcemente i riccioli morbidi.

Appena lui entrò nella stanza la bimba gli sorrise radiosa, come aveva fatto il primo giorno che si erano incontrati, perché da quella prima volta tra lei e Christian s’era instaurato un legame indissolubile.

 

-          Ciao papà.

-          Ciao principessa.

-          Sono contenta che tu sia venuto a casa presto.

-          Sai bene che per te e per i tuoi fratelli io volo!

-          È vero! Sei un papà davvero speciale! L’ho capito subito!

-          Come ti senti?

-          Sono stanca.

-          Lo so. Ma adesso cerca di riposarti, ok? Non devi affaticarti.

-          Papà?

-          Dimmi.

-          Presto rivedrò la mia vera mamma ed il mio vero papà?

-          Sì.

-          Sai…non ho paura. Sono felice di vederli, ma sono anche un po’ triste.

-          Anche noi siamo tristi.

-          Però volevo dirti una cosa…

-          Che cosa, piccola?

-          È stato bello avere voi come genitori. Siete davvero speciali.

 

Un nodo alla gola impedì a Christian di ribattere subito ed una lacrima scese lungo il suo volto.

 

-          È stato un vero onore essere tuo padre, principessa.

-          E a me è piaciuto davvero tanto essere la tua bambina.

-          Grazie piccola.

 

La bimba riuscì a sorridere un’ultima volta, poi con l’ultimo alito leggero disse:

 

-          Ciao papà.

 

Gli occhi azzurri della bimba indugiarono un istante negli occhi grigi di Christian, per imprimersi tutto l’amore paterno che vi lesse, quindi si chiusero.

Christian strinse il corpicino senza vita della figlia e per diverso tempo rimase così, seduto accanto ad Anastasia, scossa dai singhiozzi.

Dopo un tempo che a loro parve infinito, Christian depose la bimba sul divano, quindi abbracciò sua moglie.

 

 

Si dice che il tempo guarisca tutte le ferite.

Non è sempre così. Aiuta a mitigare il dolore, ma non può ricucire il cuore di un genitore che soffre per la perdita di un figlio.

Certi giorni era più facile, ricordarla senza piangere, altri giorni era praticamente impossibile.

Quel giorno in particolare era il peggiore di tutti.

Era passato un anno dalla scomparsa della loro figlia più piccola e la famiglia Grey si stava preparando per partecipare alla celebrazione in suo suffragio.

 

-          Sei pronto, Christian?

-          Ho bisogno di qualche minuto.

 

Anastasia indossava un austero abito scuro, mentre Christian era impeccabile nel suo completo nero.

Lei, fermatasi sulla porta della camera, osservò suo marito che, con gesti stanchi, si avvicinò all’armadio e prese una scatola da un cassetto in fondo.

L’aprì con delicatezza e ne tirò fuori una bambola coi capelli biondi, un po’ sciupata dal gioco, ma comunque in ordine.

Christian si sedette sul bordo del letto e la tenne in mano per un po’, con il viso piegato verso il basso. Ana gli si sedette accanto, gli prese una mano e rimasero così per diversi istanti. Respirando silenziosamente, senza proferir parola, perché non c’era nulla da dire.

 

 

Erano presenti tutti.

La cerimonia fu breve e toccante. Quando il sacerdote diede l’ultima benedizione ai fedeli, Robert si staccò dal gruppo e si avvicinò all’ambone.

Guardò i visi stupiti delle persone davanti a lui, della sua famiglia, quindi, con voce ferma, disse:

 

-          Tre anni fa Anastasia e Christian hanno accolto nella loro casa me e mia sorella. Ci hanno dato un posto dove rientrare la sera, ci hanno garantito una tavola imbandita di ogni prelibatezza, ogni giorno, ci hanno dato una famiglia amorevole, un fratello ed una sorella con cui condividere le gioie quotidiane. Ma tutto questo è stato possibile perché Rachel ha avuto il coraggio di farsi avanti. È stata lei a chiedere ai signori Grey di prendersi cura di noi e di questo non potrò mai ringraziarla abbastanza. Pochi giorni prima di morire mi ha dettato una lettera e mi aveva chiesto di leggerla a voi, oggi. Queste sono le sue parole:

 

Cara Mamma, caro Papà,

in questi giorni ho fatto dei sogni strani. Credo che i miei veri genitori stiano venendo a prendermi.

Ho un po’ paura perché non me li ricordo, ma Robert mi ha detto che erano buoni ed affettuosi ed io mi fido di lui. Ma la verità è che, per me, i miei veri genitori siete voi.

È con voi che ho imparato ad andare in bicicletta, che ho cucinato biscotti, che ho imparato a leggere. Sono stata felice con voi.

Ho giocato tanto con Phoebe e con le zie, ho riso da matti con lo zio Elliot e Teddy, ho ricevuto tante coccole dalle nonne e tanti regali dai nonni.

Ma più di tutto ho ricevuto amore da mamma e papà.

In questi anni loro si sono presi cura di me, ora che sto per diventare un angelo, potrò finalmente ricambiarli di tutto l’amore che mi hanno dato e veglierò su di loro.

Vi amerò da quassù.

Ciao

La vostra Rachel

 

Ps.

Papà? So che tu sei sempre tanto preoccupato per noi, ma non angosciarti per me. Tu ci sei sempre e ci dai tanto, sei il nostro angelo custode, insieme alla mamma.

Restale vicino, perché sarà triste, e dì a Robert di non stare sempre sui libri.

Io vi guarderò da lassù e, come dice sempre la nonna, ogni volta che sentirete il suono di un campanellino, sarò io che rido con voi.

 

Il silenzio di quel momento fu spezzato dai singhiozzi sommessi di molti presenti.

Christian rimase a lungo seduto accanto a sua moglie, col viso affondato nell’incavo del suo collo e le spalle scosse dal pianto.

Quindi entrambi si ricomposero, abbracciarono i loro cari e tornarono a casa.

Una volta raggiunto il loro paradiso privato, cercarono di scacciare la tristezza, ricordando tutti i momenti belli passati con la loro Rachel.

Prepararono insieme il suo piatto preferito, guardarono il dvd di “Lilo e Stich”, il cartone animato che adorava, e decisero di dormire tutti insieme nel salotto di casa, come avevano fatto quella primissima volta che Robert e Rachel restarono a casa loro.

Tutto ciò che venne fatto quel giorno era per ricordarla, anche se ognuno di loro era più che consapevole che nessuno avrebbe mai potuto dimenticarla davvero.

 

Quando i tre figli si addormentarono dentro ai sacchi a pelo, Ana e Christian si presero un momento per loro.

Abbracciati andarono a fare un giro lungo il prato di casa, quindi si sedettero in un punto riparato dal vento della sera e parlarono un po’.

 

-          Avevi ragione tu, Ana. Credo che sia stata felice, con noi.

-          Lo penso anch’io…e non parlo dei beni materiali, ma proprio come famiglia.

-          Robert è un bambino così caro. Sono molto legato a lui. Sai che mi ha chiesto se da grande gli insegno a pilotare Charlie Tango?

-          Davvero? Perfetto! Teddy vuole diventare il capitano di un transatlantico, Robby un pilota d’elicottero e Phoebe, al momento, è indecisa tra la cantante e la ballerina di hip-hop. Direi che siamo al completo!

-          Abbiamo dei figli meravigliosi e non provare a contraddirmi: il merito è tuo, Mrs Grey!

-          Non essere ridicolo, Mr Grey. Sai benissimo che senza di te non avrei potuto fare nemmeno la metà di quello che abbiamo costruito. Una famiglia può funzionare solo se entrambi i genitori fanno la loro parte. Entrambi.

-          Non voglio litigare con te, per cui non insisto. Ma grazie Mrs Grey. Grazie per tutto.

 

Anastasia stava per ribattere, ma le labbra di Christian la zittirono subito.

Fu un bacio lento, dolce, che infiammò il suo cuore innamorato. Le labbra cominciarono a muoversi con più urgenza, con più desiderio. Le mani cominciarono ad accarezzare i loro profili. E poi fu solo amore.  

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

 

n.d.a.

Eccomi qui con alcune note, prima che parta il linciaggio nei miei confronti!!!

 

Prima di tutto, non ho idea di come funzioni l’adozione in America e, tantomeno, se esistano ancora gli orfanotrofi stile “Candy Candy”, ma noi facciamo finta che sia una cosa del genere. Per lo scopo finale della storia non era necessario fare indagini in quel senso, l’unica cosa importante era che Christian incontrasse Rachel.

 

Secondo, il problema al cuore di Rachel. So per certo che esiste una malformazione di questo genere, perché ne soffre una mia cugina di non so quale grado. La buona notizia è che lei è ancora viva e vegeta, perché hanno potuto farle un trapianto. Nella mia storia, invece, avevo già deciso, fin dall’inizio, che per Rachel non ci dovessero essere rimedi. Questo era importante perché volevo mettere Christian in una posizione di impotenza, sennò, con tutti i soldi che ha, avrebbe potuto comprarglielo pure in internet, un cuore nuovo, oppure avrebbe fatto venire l’equipe di Barnard pur di salvarla! Lo sappiamo tutti che, davanti ai suoi interessi, Mr Grey non si formalizza a seguire necessariamente le vie legali, vero? Ecco perché ho deciso fin da subito che Rachel non dovesse avere alcuna speranza.

 

Quindi, a questo punto, chiedo venia se sono stata imprecisa riguardo a queste due particolari situazioni…per il resto potete cominciare a tirarmi i pomodori e le uova marce!

Lo so, lo so, è stato crudele da parte mia far morire la piccolina, ma avevo voglia di mettere Christian davanti ad un lutto. In fondo quello della madre naturale l’ha superato solo con l’aiuto di Ana. In questo caso volevo far risultare la sua maturità e crescita anche in questo senso. Ora è un uomo capace di elaborare un lutto senza auto-incolparsi.

Sono stata cattivissima?

Ok…procedete pure col lancio degli ortaggi… -.-‘

 

Un abbraccio

Frency70

   
 
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