Just a little bit melancholy.
Blaine si mosse nel letto, spostandosi verso destra ed occupandone tutto lo
spazio. Sentiva che qualcosa non andava, ma il sonno lo privava della voglia di
concentrarsi per capire che cosa fosse.
Quando si rese conto che quel pensiero non riusciva a fargli riprendere
sonno, aprì pigramente un occhio nel buio della stanza. Doveva essere notte
fonda a giudicare al fatto che non distingueva nulla ad un palmo dal suo naso e
non gli ci vollero più di pochi istanti per capire che lì mancava l'essenziale.
Kurt.
Si erano addormentati insieme nel proprio letto, guardando la televisione,
ma adesso non era accanto a lui. Cercando di non fare rumore, il Warbler si
spostò dall'altro lato, cercando di vedere se era tornato nel suo letto.
Neanche lì c'era.
Si mise a sedere, ormai definitivamente sveglio ed accese la luce
dell'abatjour: Kurt non solo non era nel suo letto, ma non era nella stanza – a
meno che non fosse in bagno con la luce spenta. La sveglia segnava le 3:54 e Blaine non aveva idea di cosa fare: dov'era
finito il suo ragazzo?
Sussultò a quel pensiero. Sì, perché Kurt era il suo ragazzo, da ormai...
19 giorni – no non stava affatto portando il conto –, ma pensare o pronunciare
quella parola faceva ancora lo stesso effetto del primo. Sorrise
inevitabilmente e scese dal letto per avviarsi in corridoio: forse si era
svegliato e, non riuscendo a dormire, stava passeggiando...
Cercando di non fare rumore, chiuse dietro di sé la porta e si avviò a
piedi scalzi, rabbrividendo appena per il freddo del marmo ancora fastidioso
nonostante fossero a marzo inoltrato. Non ebbe fatto che pochi passi, però,
quando sulla destra, in corrispondenza del balcone che si affacciava
sull'entrata della scuola, vide una figura in controluce.
«Kurt...», chiamò leggero, una volta che fu uscito «Hey...».
Il ragazzo si voltò lentamente, il classico chiarore della sua pelle illuminato
dalla luce della notte.
«Blaine», sussurrò sorpreso «Mi spiace, non volevo svegliarti».
Il riccio non riuscì a trattenersi dall'abbracciarlo e si sorprese un po',
quando l'altro si aggrappò a lui con trasporto.
«Perché sei qui fuori? Non riesci a dormire?», gli chiese con tono amorevole
e sentì il suo ragazzo scuotere la testa sulla sua spalla.
«Posso fare qualcosa?», chiese ancora, ma ottenne un nuovo gesto di diniego.
«Sono solo un po' malinconico, scusami», sussurrò Kurt dopo averci pensato
per un po' «Non voglio rattristare anche te».
«Non mi rattristi. Se vuoi parlarmene sono qua, lo sai».
Stavolta il ragazzo annuì lievemente, guardando Blaine negli occhi e
sorridendo appena: era la cosa migliore del mondo, il suo migliore amico ed il
suo ragazzo. Alle volte gli sembrava di non aver bisogno di altro per stare
bene.
«Torniamo in camera?», suggerì prendendogli la mano e l'altro si lasciò
guidare senza chiedere più nulla.
***
Quando la mattina dopo, Blaine si svegliò, Kurt stava appena uscendo dal
bagno, con addosso già i pantaloni della divisa e la canottiera.
«Buongiorno», lo salutò con un veloce bacio a fior di labbra, per poi
afferrare la camicia e finire di vestirsi.
«Buongiorno», biascicò in risposta l'altro, alzandosi a fatica dal letto –
come ogni mattina «Sei riuscito a dormire poi, stanotte?».
Kurt smise di aggiustarsi il colletto della camicia e restò fermo per
qualche istante, per poi voltarsi con un leggero sorriso.
«Sì, sì. Tranquillamente. Grazie», ma c'era qualcosa sul suo viso, nei suoi
occhi che non convinse del tutto Blaine, che tuttavia non replicò e si diresse
in bagno.
Venti minuti dopo, erano scesi e si erano appena seduti in aula, in attesa
che la lezione di letteratura cominciasse. Blaine non aveva staccato gli occhi
dal suo ragazzo, cercando di coinvolgerlo in una qualsiasi delle conversazioni
che gli erano venute in mente – da quella classica sul tempo, al prossimo
musical che avrebbero visto insieme – ma Kurt non era stato affatto partecipe,
liquidandolo, senza pensarci su due volte, con monosillabi ed espressioni
distratte, fino che non si era seduto davanti a lui, nella fila accanto alla
finestra.
Il riccio non sapeva che cosa stesse succedendo e soprattutto perché il suo
ragazzo non gliene stesse parlando, ma anzi gli avesse mentito dicendo che era
tutto a posto quando invece era evidente il contrario.
Si sentiva impotente e la cosa non gli piaceva affatto.
A neanche dieci minuti dall'inizio della lezione, il cellulare nella tasca
di Blaine vibrò, attirando la sua attenzione. Era un messaggio da Jeff. Il
ragazzo si voltò verso il mittente, pochi banchi dietro il suo, ma il biondo
gli fece segno di leggere quello che gli aveva scritto.
"Che cosa gli hai fatto?"
Blaine alzò di nuovo la testa verso l'amico, se possibile capendoci ancora
meno, ma Jeff indicò rapidamente Kurt e poi puntò di nuovo lo sguardo su di
lui.
Oh. Ecco che intendeva. Il riccio rimase un attimo contrariato dal fatto
che il biondo avesse dato per scontato che fosse colpa sua e digitò velocemente
una risposta.
"Perché credi sia colpa mia? Non ho fatto nulla! È da stanotte che è
triste, ma continua a dirmi che va tutto bene".
Non passarono che pochi istanti prima del nuovo messaggio.
"Perché sei il suo ragazzo, ecco perché. Comunque, riunione speciale
dei Warblers subito dopo pranzo. Dirò agli altri di preparare qualcosa di
allegro".
Il cipiglio preoccupato del riccio era segno che non sapeva se fosse la
cosa migliore da fare, ma lo sguardo eccitato di Jeff lo convinse che magari
gli avrebbe fatto bene.
"Bene. Ma non esagerate".
***
«Te l'ho detto, Blaine: preferisco restare qua e studiare. Anche perché più
tardi devo fare un salto a casa e non
posso perdere tempo».
Il riccio sospirò: era da più di venti minuti che provava a convincere Kurt
ad andare con lui nella sala dei Warblers – dove ormai erano pronti per una
divertente esibizione che avrebbe sicuramente tirato su di morale il ragazzo –
ma lui non voleva saperne di collaborare.
«Non perderai più di mezz'ora, dai! Aspettano solo noi!», continuò ad
insistere.
Kurt sbuffò.
«Cosa non ti è chiaro di "non ho tempo", Blaine? Lasciami in
pace!», si trovò a gridare, pentendosene subito.
«Vorrei solo capire che cosa succede! Sei così assente oggi... triste. Sai
che puoi parlare con me di tutto, vero? Sono il tuo ragazzo, ma non smetto di
essere il tuo migliore amico».
«Lo so...», il sospiro lento di Kurt fece male più di quanto credesse, «Ma
per favore, lasciamo semplicemente stare», lo pregò di nuovo, ma stavolta uscì
dalla stanza, lasciandolo lì, senza sapere cosa fare.
Blaine sospirò, sconfortato, e si adagiò sul letto, mandando un messaggio
ai suoi amici per annullare la riunione. Si sentiva così inutile e frustrato,
così lontano da Kurt in quel momento che avrebbe preso a pugni ogni cosa. Una
lacrima scappò dalle sue ciglia, ma la scacciò con impeto: non si sarebbe
arreso. Avrebbe insistito, sarebbe stato accanto al suo ragazzo, a costo di
farsi mandare a quel paese.
E sapeva dove trovarlo.
«Sai, capisco perché ti piace questo balcone. C'è una bella vista da qui».
Kurt sospirò con un tremulo sorriso sulle labbra. Era certo che Blaine non
si sarebbe arreso e a dirla tutta ci sperava.
«Mi dispiace», sussurrò «Mi spiace di averti cacciato così... io-», ma non
ebbe forza di dire altro, perché Blaine lo stava già stringendo a sé, per poi
cercare e baciare le sue labbra.
«Va tutto bene... ora dimmi che cosa sta succedendo».
«Vieni con me?», chiese, senza dargli risposta, ma il riccio annuì: era un
inizio.
Scesero ed uscirono dalla scuola, prendendo la macchina di Kurt. Blaine
trattenne ogni domanda che gli saltava alla testa, lanciando di tanto in tanto
degli sguardi furtivi al suo ragazzo, che guidava con gli occhi fissi sulla
strada. Ripensò a quello che era successo negli ultimi giorni, cercando di
trovare un evento, anche minimo, che potesse avere a che fare con quella
situazione, ma non fu capace di individuarne nessuno.
Fino al giorno prima non era stato diverso dal solito e poi... quella
notte, quella notte era successo qualcosa, da quando lo aveva trovato fuori al
balcone alle 4. Si sforzò di capire se lui c'entrasse, se avesse perso qualcosa
nelle poche ore che aveva dormito, ma non valse a nulla: non c'era niente che
potesse giustificare una simile sofferenza da parte sua.
Perso in quei pensieri, si accorse appena che Kurt aveva parcheggiato.
Scese di fretta, e si sistemò il blazer con la mano, per poi alzare lo sguardo
e guardarsi intorno. Qualsiasi parola gli morì in gola quando si rese conto di
dove fossero.
«Seguimi», sussurrò il suo ragazzo e lui, senza dire nulla, lo seguì
attraverso uno dei sentieri sulla destra.
Camminavano tra il verde dell'erba ed il silenzio di quel luogo aperto
senza dire una parola, Kurt mesto e perso nei suoi pensieri, Blaine che non
staccava gli occhi da lui e non sapeva che reazione aspettarsi – per quanto
ormai avesse capito cosa lo turbava. Quanto era stato cieco! Non aveva
minimamente pensato a quell'eventualità, per quanto fosse così facile da
capire. Si diede dello stupido, mentre cercava di stare al passo di Kurt, fino
a che quasi non gli sbatté contro, non essendosi accorto che si era fermato.
Il suo ragazzo stava fissano un punto davanti a sé e quando anche gli occhi
di Blaine lo raggiunsero, sospirò leggero, sapendo a cosa stava andando
incontro. Kurt cercò la sua mano e la strinse forte, mentre riprendeva a
camminare, lasciandola solo quando il padre lo strinse tra le sue braccia.
«Signor Hummel», lo salutò cortese il Warbler e l'altro fece un cenno di
capo con gli occhi lucidi.
Kurt si avvicino alla lapide, accovacciandosi davanti ad essa e sfiorando
le lettere con la punta delle dita. Elizabeth Hummel.
Sua madre.
Blaine si sentiva improvvisamente fuori posto, come ad una cerimonia a cui
non era stato invitato. Provò il forte impulso di scappare via, perché
percepiva la sofferenza di un marito e di un figlio che avevano perso parte
della loro vita e quello era certamente un tipo di dolore che non sarebbe mai
stato attutito dal tempo.
Fece un passo indietro, per provare a lasciar loro un po' di privacy, ma
Burt lo guardò con affetto, come per dirgli che non c'era alcun bisogno di
farlo, che se era lì c'era un motivo. E infatti Kurt si alzò e si rivolse a
lui, tendendogli la mano.
«Vieni, voglio farti conoscere una persona».
Senza dire nulla, il riccio gli si avvicinò, stringendogli la mano con più
forza quando vide che una lacrima gli aveva bagnato il viso.
«Sai mamma... oggi ho portato qualcun altro qui. Si chiama Blaine. Ricordo
che quando ero piccolo, poco prima che tu...», sospirò tremante, socchiudendo
gli occhi «Ricordo che alle volte mi guardavi in modo strano, come se fossi
sovrappensiero; ma quando ti chiedevo il perché, eri solita rispondere:
"va tutto bene, piccolo mio. Sono solo un po' malinconica oggi". Ora
so a cosa pensavi allora, perché tu già sapevi tutto. Sapevi chi sarei
diventato e sapevi anche, in cuor tuo, che ero gay. Eri preoccupata perché
temevi che sarei rimasto solo e che avrei sofferto. Lo capisco solo ora,
mamma... Ma è per questo che ho portato qui Blaine, oggi. Voglio che tu lo
conosca... sai, lui è il mio migliore amico, ma soprattutto il mio ragazzo.
L'ho trovato, mamma, è lui. Quando mi parlavi di papà dicevi che lui era stato
il solo che era riuscito a farti stare davvero bene, come se non avessi bisogno
di altro. Beh, è lo stesso con Blaine. Lui... io non so neanche descriverlo, ma
mi rende felice, come nessuno aveva mai fatto finora».
La voce di Kurt era sporcata dal pianto e senza rendersene conto, anche
Blaine aveva lasciato che le lacrime scorressero silenziose sul suo viso. Quel
giorno era l'anniversario della morte della signora Hummel e Kurt gliela stava
presentando...
Passò un braccio intorno alle sue spalle e lo tirò a sé, tremante.
«Piacere, signora Hummel», sussurrò con un sorriso «Le prometto che, qualunque
cosa accada, farò di tutto per non perdere suo figlio».
Nessuno dei due si accorse che, dietro di loro, anche Burt stava piangendo,
con un misto di dolore e gioia nel cuore.
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Salve! Qui è ancora Alch che vi
parla, per questo sesto giorno di Klaine Week! Sta per finire e non so davvero
se sentirmi triste o meno xD
Che ve ne pare dei Dalton!Klaine? Era la sola idea
che avessi da prima che cominciasse la week e comunque ci ho messo secoli a
scriverla! Spero di non essere caduta in un angst
patetico ^^’’
Fateci sapere che cosa ne pensate ♥
A domani, con la “Winter in NY!” di cui si occuperà la cara Bel.
Baci.
Alch ♥