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Autore: Alchbel    13/10/2012    5 recensioni
Finalmente giunge una nuova settimana Klaine, a cui stavolta anche noi abbiamo deciso di aderire.
Perciò eccovi una serie di 7 capitoli/shot (separati l'uno dell'altro) per sette momenti Klaine!
Enjoy it ♥
Day 1: Cooper + Klaine
Day 2: Roomates!Klaine
Day 3: Heroes!Klaine
Day 4: Skank/Nerd
Day 5: Photographer/Model
Day 6: Dalton!Klaine
Day 7: Winter in New York
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Just a little bit melancholy.

 

Blaine si mosse nel letto, spostandosi verso destra ed occupandone tutto lo spazio. Sentiva che qualcosa non andava, ma il sonno lo privava della voglia di concentrarsi per capire che cosa fosse.

Quando si rese conto che quel pensiero non riusciva a fargli riprendere sonno, aprì pigramente un occhio nel buio della stanza. Doveva essere notte fonda a giudicare al fatto che non distingueva nulla ad un palmo dal suo naso e non gli ci vollero più di pochi istanti per capire che lì mancava l'essenziale. Kurt.

Si erano addormentati insieme nel proprio letto, guardando la televisione, ma adesso non era accanto a lui. Cercando di non fare rumore, il Warbler si spostò dall'altro lato, cercando di vedere se era tornato nel suo letto. Neanche lì c'era.

Si mise a sedere, ormai definitivamente sveglio ed accese la luce dell'abatjour: Kurt non solo non era nel suo letto, ma non era nella stanza – a meno che non fosse in bagno con la luce spenta. La sveglia segnava le 3:54  e Blaine non aveva idea di cosa fare: dov'era finito il suo ragazzo?

Sussultò a quel pensiero. Sì, perché Kurt era il suo ragazzo, da ormai... 19 giorni – no non stava affatto portando il conto –, ma pensare o pronunciare quella parola faceva ancora lo stesso effetto del primo. Sorrise inevitabilmente e scese dal letto per avviarsi in corridoio: forse si era svegliato e, non riuscendo a dormire, stava passeggiando...

Cercando di non fare rumore, chiuse dietro di sé la porta e si avviò a piedi scalzi, rabbrividendo appena per il freddo del marmo ancora fastidioso nonostante fossero a marzo inoltrato. Non ebbe fatto che pochi passi, però, quando sulla destra, in corrispondenza del balcone che si affacciava sull'entrata della scuola, vide una figura in controluce.

«Kurt...», chiamò leggero, una volta che fu uscito «Hey...».

Il ragazzo si voltò lentamente, il classico chiarore della sua pelle illuminato dalla luce della notte.

«Blaine», sussurrò sorpreso «Mi spiace, non volevo svegliarti».

Il riccio non riuscì a trattenersi dall'abbracciarlo e si sorprese un po', quando l'altro si aggrappò a lui con trasporto.

«Perché sei qui fuori? Non riesci a dormire?», gli chiese con tono amorevole e sentì il suo ragazzo scuotere la testa sulla sua spalla.

«Posso fare qualcosa?», chiese ancora, ma ottenne un nuovo gesto di diniego.

«Sono solo un po' malinconico, scusami», sussurrò Kurt dopo averci pensato per un po' «Non voglio rattristare anche te».

«Non mi rattristi. Se vuoi parlarmene sono qua, lo sai».

Stavolta il ragazzo annuì lievemente, guardando Blaine negli occhi e sorridendo appena: era la cosa migliore del mondo, il suo migliore amico ed il suo ragazzo. Alle volte gli sembrava di non aver bisogno di altro per stare bene.

«Torniamo in camera?», suggerì prendendogli la mano e l'altro si lasciò guidare senza chiedere più nulla.

 

***

 

Quando la mattina dopo, Blaine si svegliò, Kurt stava appena uscendo dal bagno, con addosso già i pantaloni della divisa e la canottiera.

«Buongiorno», lo salutò con un veloce bacio a fior di labbra, per poi afferrare la camicia e finire di vestirsi.

«Buongiorno», biascicò in risposta l'altro, alzandosi a fatica dal letto – come ogni mattina «Sei riuscito a dormire poi, stanotte?».

Kurt smise di aggiustarsi il colletto della camicia e restò fermo per qualche istante, per poi voltarsi con un leggero sorriso.

«Sì, sì. Tranquillamente. Grazie», ma c'era qualcosa sul suo viso, nei suoi occhi che non convinse del tutto Blaine, che tuttavia non replicò e si diresse in bagno.

Venti minuti dopo, erano scesi e si erano appena seduti in aula, in attesa che la lezione di letteratura cominciasse. Blaine non aveva staccato gli occhi dal suo ragazzo, cercando di coinvolgerlo in una qualsiasi delle conversazioni che gli erano venute in mente – da quella classica sul tempo, al prossimo musical che avrebbero visto insieme – ma Kurt non era stato affatto partecipe, liquidandolo, senza pensarci su due volte, con monosillabi ed espressioni distratte, fino che non si era seduto davanti a lui, nella fila accanto alla finestra.

Il riccio non sapeva che cosa stesse succedendo e soprattutto perché il suo ragazzo non gliene stesse parlando, ma anzi gli avesse mentito dicendo che era tutto a posto quando invece era evidente il contrario.

Si sentiva impotente e la cosa non gli piaceva affatto.

A neanche dieci minuti dall'inizio della lezione, il cellulare nella tasca di Blaine vibrò, attirando la sua attenzione. Era un messaggio da Jeff. Il ragazzo si voltò verso il mittente, pochi banchi dietro il suo, ma il biondo gli fece segno di leggere quello che gli aveva scritto.

"Che cosa gli hai fatto?"

Blaine alzò di nuovo la testa verso l'amico, se possibile capendoci ancora meno, ma Jeff indicò rapidamente Kurt e poi puntò di nuovo lo sguardo su di lui.

Oh. Ecco che intendeva. Il riccio rimase un attimo contrariato dal fatto che il biondo avesse dato per scontato che fosse colpa sua e digitò velocemente una risposta.

"Perché credi sia colpa mia? Non ho fatto nulla! È da stanotte che è triste, ma continua a dirmi che va tutto bene".

Non passarono che pochi istanti prima del nuovo messaggio.

"Perché sei il suo ragazzo, ecco perché. Comunque, riunione speciale dei Warblers subito dopo pranzo. Dirò agli altri di preparare qualcosa di allegro".

Il cipiglio preoccupato del riccio era segno che non sapeva se fosse la cosa migliore da fare, ma lo sguardo eccitato di Jeff lo convinse che magari gli avrebbe fatto bene.

"Bene. Ma non esagerate".

 

***

 

«Te l'ho detto, Blaine: preferisco restare qua e studiare. Anche perché più tardi devo fare un salto  a casa e non posso perdere tempo».

Il riccio sospirò: era da più di venti minuti che provava a convincere Kurt ad andare con lui nella sala dei Warblers – dove ormai erano pronti per una divertente esibizione che avrebbe sicuramente tirato su di morale il ragazzo – ma lui non voleva saperne di collaborare.

«Non perderai più di mezz'ora, dai! Aspettano solo noi!», continuò ad insistere.

Kurt sbuffò.

«Cosa non ti è chiaro di "non ho tempo", Blaine? Lasciami in pace!», si trovò a gridare, pentendosene subito.

«Vorrei solo capire che cosa succede! Sei così assente oggi... triste. Sai che puoi parlare con me di tutto, vero? Sono il tuo ragazzo, ma non smetto di essere il tuo migliore amico».

«Lo so...», il sospiro lento di Kurt fece male più di quanto credesse, «Ma per favore, lasciamo semplicemente stare», lo pregò di nuovo, ma stavolta uscì dalla stanza, lasciandolo lì, senza sapere cosa fare.

Blaine sospirò, sconfortato, e si adagiò sul letto, mandando un messaggio ai suoi amici per annullare la riunione. Si sentiva così inutile e frustrato, così lontano da Kurt in quel momento che avrebbe preso a pugni ogni cosa. Una lacrima scappò dalle sue ciglia, ma la scacciò con impeto: non si sarebbe arreso. Avrebbe insistito, sarebbe stato accanto al suo ragazzo, a costo di farsi mandare a quel paese.

E sapeva dove trovarlo.

«Sai, capisco perché ti piace questo balcone. C'è una bella vista da qui».

Kurt sospirò con un tremulo sorriso sulle labbra. Era certo che Blaine non si sarebbe arreso e a dirla tutta ci sperava.

«Mi dispiace», sussurrò «Mi spiace di averti cacciato così... io-», ma non ebbe forza di dire altro, perché Blaine lo stava già stringendo a sé, per poi cercare e baciare le sue labbra.

«Va tutto bene... ora dimmi che cosa sta succedendo».

«Vieni con me?», chiese, senza dargli risposta, ma il riccio annuì: era un inizio.

Scesero ed uscirono dalla scuola, prendendo la macchina di Kurt. Blaine trattenne ogni domanda che gli saltava alla testa, lanciando di tanto in tanto degli sguardi furtivi al suo ragazzo, che guidava con gli occhi fissi sulla strada. Ripensò a quello che era successo negli ultimi giorni, cercando di trovare un evento, anche minimo, che potesse avere a che fare con quella situazione, ma non fu capace di individuarne nessuno.

Fino al giorno prima non era stato diverso dal solito e poi... quella notte, quella notte era successo qualcosa, da quando lo aveva trovato fuori al balcone alle 4. Si sforzò di capire se lui c'entrasse, se avesse perso qualcosa nelle poche ore che aveva dormito, ma non valse a nulla: non c'era niente che potesse giustificare una simile sofferenza da parte sua.

Perso in quei pensieri, si accorse appena che Kurt aveva parcheggiato. Scese di fretta, e si sistemò il blazer con la mano, per poi alzare lo sguardo e guardarsi intorno. Qualsiasi parola gli morì in gola quando si rese conto di dove fossero.

«Seguimi», sussurrò il suo ragazzo e lui, senza dire nulla, lo seguì attraverso uno dei sentieri sulla destra.

Camminavano tra il verde dell'erba ed il silenzio di quel luogo aperto senza dire una parola, Kurt mesto e perso nei suoi pensieri, Blaine che non staccava gli occhi da lui e non sapeva che reazione aspettarsi – per quanto ormai avesse capito cosa lo turbava. Quanto era stato cieco! Non aveva minimamente pensato a quell'eventualità, per quanto fosse così facile da capire. Si diede dello stupido, mentre cercava di stare al passo di Kurt, fino a che quasi non gli sbatté contro, non essendosi accorto che si era fermato.

Il suo ragazzo stava fissano un punto davanti a sé e quando anche gli occhi di Blaine lo raggiunsero, sospirò leggero, sapendo a cosa stava andando incontro. Kurt cercò la sua mano e la strinse forte, mentre riprendeva a camminare, lasciandola solo quando il padre lo strinse tra le sue braccia.

«Signor Hummel», lo salutò cortese il Warbler e l'altro fece un cenno di capo con gli occhi lucidi.

Kurt si avvicino alla lapide, accovacciandosi davanti ad essa e sfiorando le lettere con la punta delle dita. Elizabeth Hummel. Sua madre.

Blaine si sentiva improvvisamente fuori posto, come ad una cerimonia a cui non era stato invitato. Provò il forte impulso di scappare via, perché percepiva la sofferenza di un marito e di un figlio che avevano perso parte della loro vita e quello era certamente un tipo di dolore che non sarebbe mai stato attutito dal tempo.

Fece un passo indietro, per provare a lasciar loro un po' di privacy, ma Burt lo guardò con affetto, come per dirgli che non c'era alcun bisogno di farlo, che se era lì c'era un motivo. E infatti Kurt si alzò e si rivolse a lui, tendendogli la mano.

«Vieni, voglio farti conoscere una persona».

Senza dire nulla, il riccio gli si avvicinò, stringendogli la mano con più forza quando vide che una lacrima gli aveva bagnato il viso.

«Sai mamma... oggi ho portato qualcun altro qui. Si chiama Blaine. Ricordo che quando ero piccolo, poco prima che tu...», sospirò tremante, socchiudendo gli occhi «Ricordo che alle volte mi guardavi in modo strano, come se fossi sovrappensiero; ma quando ti chiedevo il perché, eri solita rispondere: "va tutto bene, piccolo mio. Sono solo un po' malinconica oggi". Ora so a cosa pensavi allora, perché tu già sapevi tutto. Sapevi chi sarei diventato e sapevi anche, in cuor tuo, che ero gay. Eri preoccupata perché temevi che sarei rimasto solo e che avrei sofferto. Lo capisco solo ora, mamma... Ma è per questo che ho portato qui Blaine, oggi. Voglio che tu lo conosca... sai, lui è il mio migliore amico, ma soprattutto il mio ragazzo. L'ho trovato, mamma, è lui. Quando mi parlavi di papà dicevi che lui era stato il solo che era riuscito a farti stare davvero bene, come se non avessi bisogno di altro. Beh, è lo stesso con Blaine. Lui... io non so neanche descriverlo, ma mi rende felice, come nessuno aveva mai fatto finora».

La voce di Kurt era sporcata dal pianto e senza rendersene conto, anche Blaine aveva lasciato che le lacrime scorressero silenziose sul suo viso. Quel giorno era l'anniversario della morte della signora Hummel e Kurt gliela stava presentando...

Passò un braccio intorno alle sue spalle e lo tirò a sé, tremante.

«Piacere, signora Hummel», sussurrò con un sorriso «Le prometto che, qualunque cosa accada, farò di tutto per non perdere suo figlio».

Nessuno dei due si accorse che, dietro di loro, anche Burt stava piangendo, con un misto di dolore e gioia nel cuore.

 

 

 

 

 

 

 

_________________________

Salve! Qui è ancora Alch che vi parla, per questo sesto giorno di Klaine Week! Sta per finire e non so davvero se sentirmi triste o meno xD
Che ve ne pare dei Dalton!Klaine? Era la sola idea che avessi da prima che cominciasse la week e comunque ci ho messo secoli a scriverla! Spero di non essere caduta in un angst patetico ^^’’

Fateci sapere che cosa ne pensate

 

A domani, con la “Winter in NY!” di cui si occuperà la cara Bel.

Baci.

 

Alch

 

 

   
 
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