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Autore: HisRose    13/10/2012    2 recensioni
Erano passati due anni da quando si erano lasciati. Due anni durante i quali Rose non si era arresa e ogni giorno andava al torchwood per costruire un cannone dimensionale che la riportasse da lui.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati due anni da quando si erano lasciati. Due anni durante i quali Rose non si era arresa e ogni giorno andava al torchwood per costruire un cannone dimensionale che la riportasse da lui.
Una notte la biondina sentì il rumore del TARDIS che la fece svegliare nel cuore della notte.
Pensava lo avesse sognato, come faceva ogni notte. Quella cabina blu era sempre nei suoi pensieri, la sua casa e insieme a quella cabina sognava sempre il suo Dottore, che ormai era diventato la sua famiglia. Ma nonostante le succedesse ogni notte, come tutte le altre volte non poté fare a meno di alzarsi e affacciarsi dalla finestra per controllare.
Spalancò gli occhi, la sua mascella era sul pavimento. Chiuse gli occhi e li riaprì, ma la cabina era ancora là. Uscì subito fuori dall’appartamento, con il cuore che le scoppiava in petto, le lacrime che minacciavano di uscire dagli occhi per la felicità. Iniziò a bussare alla porta del TARDIS e a  urlare il nome del Dottore. Dopo un po’ lui aprì la porta e fissò la biondina.
“Entra”, le disse freddo.
Lei era confusa per la stranezza del Dottore, e anche delusa dalla sua accoglienza, ma entrò.
La biondina lo stava seguendo vicino alla console quando lui si girò all’improvviso dicendo: “Come sai il mio nome?”.
“Oh, andiamo Dottore, non è un bello scherzo”, rispose Rose seria. Il Dottore la guardò impassibile.
“Come fai a sapere chi sono?”, chiese di nuovo lui.
“Dottore sono io, Rose Tyler, ti ricordi? La ragazza rosa e gialla, durante il nostro primo viaggio abbiamo mangiato le patatine, abbiamo assistito alla fine della Terra,  siamo anche andati a nuova nuova nuova New York”, disse lei alquanto confusa.
“Mi dispiace, ma io non ti conosco”, disse lui sinceramente dispiaciuto.
“Smettila, non è divertente”, continuò lei con le lacrime agli occhi.
“È la verità, mi dispiace. Tu e questo “Dottore”…”
“Sei tu”, lo interruppe la biondina. L’alieno scosse la testa, ma non controbatté, semplicemente continuò il discorso che stava iniziando prima: “avete viaggiato in una macchina come questa?”, chiese lui.
“Non in una macchina come questa, in questa macchina, nel TARDIS e se vuoi ti so dire anche che cosa significa”, disse lei esasperata.
“E come mai non stai viaggiando con lui adesso?”, continuò a chiedere lui, incuriosito dalla ragazza che sembrava sapere tante cose su di lui, eppure lui non l’aveva mai vista. Lo attirava.
“Non ti ricordi? La battaglia… il vuoto… e io stavo per finirci dentro, poi mio padre mi ha portata in questo mondo parallelo e sono bloccata qui ora”, disse lei cercando di non piangere, confusa più che mai e addolorata perché il suo Dottore non la riconosceva, ma aveva capito che non era uno scherzo.
“Mondo parallelo?”, chiese lui confuso dirigendosi verso la console e premendo vari bottoni.
“No, guarda”, disse indicando a Rose uno schermo, “siamo nel mondo vero. Nel giusto universo”, spiegò lui, confuso più che mai.
“No, qui ci sono i dirigibili”, disse lei.
“Ci sono sempre stati”, controbatté lui.
Fu allora che Rose capì, finalmente capì perché il Dottore non la riconosceva: loro non si erano mai conosciuti. Un po’ di quel dolore che provava svanì perché sapeva che il suo Dottore non la aveva dimenticata, ma era delusa perché quello non era il suo uomo dello spazio.
“Tu sei di questo universo, vero?”, chiese lei per avere una conferma.
“Già. Quello giusto”, rispose lui.
Rose rise, perché lei sapeva che non era vero, non era quello l’universo giusto.
“Io vengo da un altro universo…”, iniziò a dire sedendosi, il Dottore si sedette affianco a lei, “be’ noi due ci conosciamo, cioè io e l’altro te, il te dell’altro universo. Be’ comunque… noi viaggiavamo insieme…”, la biondina gli raccontò tutta la storia e il Dottore non se ne perdette neanche un particolare, era come incantato dalla storia di quella giovane sconosciuta che lo conosceva tanto bene, perché nonostante i ricordi erano diversi, lui aveva lo stesso carattere del Dottore di cui la biondina parlava con tanto amore e sorrise sapendo che in un altro universo aveva avuto una compagna così speciale.
Alla fine del racconto, il Dottore le fece una domanda che le avrebbe cambiato la vita: “Vuoi viaggiare con me?”.
“Non ci rinuncerei per niente al mondo”, rispose lei sorridendo. Sapeva che quello non era il suo Dottore e che non lo avrebbe mai amato come amava l’originale, ma lui era come l’altro sé, le ricordava il vecchio Dottore così tanto che Rose non poté perdere l’occasione di viaggiare con lui.
In un certo senso era come se fossero di nuovo insieme, anche se dovevano ricominciare tutto d’accapo, ma i sentimenti sarebbero rimasti quelli.
Il Dottore indicò a Rose la leva per azionare il TARDIS, dandole l’onore di farlo partire per il loro nuovo primo viaggio insieme e finalmente Rose poté risentire quel suono, che era la sua ninna nanna, l’unico rumore che la faceva stare tranquilla; il rumore della sua casa.
  
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