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Autore: SmartieMiz    13/10/2012    3 recensioni
Jeff Sterling sapeva benissimo di essere il ragazzo più stupido del mondo.
Era passata una settimana da quel bruttissimo giorno. Uno di quei giorni orribili, uno di quei giorni da cancellare sul calendario, uno di quei giorni da eliminare dalla propria mente, uno di quei giorni da desiderare non fossero mai esistiti.
Era tutta colpa sua se ora lui e Nick non si parlavano più. Nick Duval era sempre stato il suo migliore amico, ma l’allucinante stupidità di Sterling e lo stupido orgoglio di Duval li avevano separati. Forse per sempre.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.




Lucky
 


Jeff Sterling sapeva benissimo di essere il ragazzo più stupido del mondo.
Era passata una settimana da quel bruttissimo giorno. Uno di quei giorni orribili, uno di quei giorni da cancellare sul calendario, uno di quei giorni da eliminare dalla propria mente, uno di quei giorni da desiderare non fossero mai esistiti.
Era tutta colpa sua se ora lui e Nick non si parlavano più. Nick Duval era sempre stato il suo migliore amico, ma l’allucinante stupidità di Sterling e lo stupido orgoglio di Duval li avevano separati. Forse per sempre.

Era il 14 febbraio – come dimenticarlo! – e Jeff e Nick stavano passando una tranquillissima serata nella propria stanza della Dalton. Stavano chiacchierando e discutendo animatamente, insomma, parlavano del più e del meno, quando all’improvviso Jeff si era ammutolito e aveva fissato Nick negli occhi.
«Jeff, ti senti bene?», gli domandò Nick preoccupato.
«Ti amo».
Fu un tuffo al cuore per Nick.
«Ti amo», ripeté di nuovo Jeff: «Ti amo sin dal primo anno».
Nick aveva la bocca semiaperta. Era meravigliato, confuso e stordito allo stesso tempo per quella dichiarazione.
Jeff si alzò da terra e sembrò esser tornato alla realtà.
«Oh, scusami tantissimo, Nick! Chissà a che cosa stavo pensando! Che stupido che sono! Sai, oggi è San Valentino e io sono disperatamente single, quindi ho detto ti amo al primo che mi è capitato, sono davvero un idiota, sono davvero un…».
Ma Nick aveva bloccato delicatamente il polso di Jeff e l’aveva guardato negli occhi con aria sognante.
«Davvero mi ami?», gli sussurrò Nick dolcemente.
E lì Jeff capì di essere stato davvero uno stupido.
«Certo che no! Come posso essere innamorato del mio migliore amico!», disse Jeff in una risata.
Il cuore di Nick si spezzò. Jeff aveva davvero detto quelle parole?
«Sembravi sincero», gli disse Nick quasi dispiaciuto.
«No, lo sai che effetto mi fanno le serate di San Valentino a guardare film strappalacrime con te, Thad, Sebastian e Trent! Ah, e poi saranno stati anche i cioccolatini che hanno comprato Thad e Trent!».
«Ah, va bene», disse Nick allontanandosi da Jeff e nascondendo la propria rabbia e tristezza.
Il moro si buttò sul proprio letto. Jeff, allarmato, si sedette al fianco di Nick.
«Nick ma… ma sei arrabbiato con me?», gli chiese Jeff preoccupato.
«Va’ via», gli disse Nick freddo. Jeff giurò di non aver mai sentito Nick così arrabbiato. Con lui, poi.
«In che senso?», domandò Jeff incredulo.
«Ma devi essere sempre così stupido, Jeff?! Ho detto va’ via, cos’è che non hai capito?! Vai via e dormi nel tuo letto stanotte!», si sfogò Nick.
Jeff non sapeva se urlare o piangere. Nick lo aveva appena cacciato dal suo letto e gli aveva appena dato dello stupido.
Jeff si alzò arrabbiato dal letto di Nick e si avvicinò alla porta.
«Dove vai?», gli domandò Nick preoccupato.
«Vado via! Mi hai cacciato, no?», rispose Jeff furioso.
Jeff, con le lacrime agli occhi, uscì dalla propria stanza e bussò insistentemente alla porta di Thad e Sebastian.
«Cavolo, Sterling, che cosa vuoi a quest’ora?», una voce non molto simpatica lo accolse.
«Sebastian, posso dormire da voi stanotte?», domandò Jeff. Aveva il viso pieno di lacrime e, per quanto lo odiasse, Sebastian non poteva dirgli di no.
«Jeff, cos’è successo?!», domandò Thad allarmato vedendo Jeff piangente.
«Ho litigato con Nick», rispose Jeff con la voce rotta dal pianto.
«Litigi da fidanzatini», disse Sebastian sarcastico. Thad gli buttò il proprio cuscino in faccia.
Thad invitò Jeff a sedersi accanto a lui sul letto. Lo accolse in un abbraccio caloroso e pieno di affetto.
Non voleva fargli tante domande. Avrebbe parlato Jeff quando se la sentiva.
«Bene, è quasi mezzanotte e stranamente ho sonno», mugugnò Sebastian raccogliendo il cuscino di Thad e restituendoglielo buttandoglielo addosso, poi si buttò sul proprio letto e disse: «Sterling, dormi nel letto di Harwood».
«E Thad?», domandò Jeff incredulo asciugando le lacrime.
«Harwood dorme con me», rispose Sebastian semplicemente.
«No, assolutamente no!», protestò Thad: «Io dormirò nella vasca da bagno o nell’armadio! Oh, oppure sotto al letto!».
«Andiamo, Harwood, non mi permetterei mai di violentarti davanti a quella bambina innocente di Sterling!», rispose Sebastian malizioso.
Thad arrossì violentemente, ma non poté non rifiutare quell’invito, o meglio, quell’ordine. Era da sempre innamorato di Sebastian e l’idea di dormire assieme al suo compagno di stanza lo allettava tanto quanto lo imbarazzava.
Thad si stese vicino a Sebastian. Jeff, invece, augurò la buonanotte e si addormentò nel letto di Thad, o meglio, aspettò le sei del mattino per prendere finalmente sonno.

Il giorno dopo era sabato. Nick aveva preso sonno alle tre di notte e si era svegliato alle otto. Dormire solo nella stanza era una sensazione bruttissima. Dormire solo nel letto era orribile.
Si sarebbe dovuto svegliare con il suo migliore amico tra le braccia, e invece il suo migliore amico non era nemmeno nella stanza.
Perché avevano litigato?
Va’ via! Ma devi essere sempre così stupido, Jeff?!
Quelle parole gli frullavano nella mente con la stessa violenza e prepotenza di lame fredde e taglienti sulla pelle. Quelle parole gli facevano male, e le aveva pronunciate lui. Chissà quanto dovevano aver fatto male a Jeff.
Jeff. Jeff era un angelo, e lui lo aveva insultato.
Jeff aveva detto di amarlo. Nick aveva sentito i battiti del proprio cuore accelerare. Era così felice. Voleva avvicinarsi a lui solamente per baciarlo e per sussurrargli quanto lo amava, per dirgli che anche lui l’aveva sempre amato ma non gliel’aveva mai detto perché era un codardo e non voleva rovinare la loro splendida amicizia.
Davvero mi ami?
Sì, il suo sogno si stava avverando. E invece Jeff aveva appena smentito la sua dichiarazione.
Nick si era sentito il mondo crollare addosso. Era arrabbiato, furioso, frustrato. Come poteva la sua felicità essere scomparsa così all’improvviso?
Non avrebbe mai voluto insultare Jeff.
Lui lo amava. Ma era arrabbiato.

Thad si era svegliato tra le braccia di Sebastian. Si irrigidì a quel pensiero e Sebastian, che era già sveglio, aveva avvertito il corpo accaldato di Harwood irrigidirsi al contatto con la sua pelle. Smythe sorrise spontaneamente.
«Buongiorno, Harwood», lo salutò il francese.
«’giorno, Smythe», rispose Thad imbarazzato.
I due si voltarono verso Jeff che finalmente sembrava aver preso sonno.
Gli mancano solo due ali per sembrare un angelo!, pensò Thad intenerito.
Gli manca solo un ciucciotto per sembrare un poppante!, pensò Sebastian inorridito.
«Non so cosa sia successo tra quei due, ma Sterling e Duval devono far pace!», gli sussurrò Sebastian quasi con tono sprezzante.
«Sono d’accordo con te», rispose Thad, poi con un sorriso gli disse: «Come mai sei così premuroso e sensibile?».
«Forse perché voglio che Sterling se ne vada via dalla nostra stanza», rispose Sebastian sarcastico.
Thad ridacchiò. Sebastian era sempre lo stesso. Poi arrossì pensando alle sue parole.
Forse perché voglio che Sterling se ne vada via dalla NOSTRA stanza.
Thad si sedette sul letto e Sebastian lo imitò.
«Cosa possiamo fare per farli riappacificare?», domandò Thad pensieroso.
«Io avrei già un’idea», rispose Sebastian malizioso.

Era il 21 febbraio. C’era voluta una settimana per captare qualche informazione da Jeff riguardo il litigio, per perfezionare il piano, ma soprattutto per convincere Thad Harwood.
Erano le sei del pomeriggio e i Warblers erano tutti riuniti in aula canto. Sebastian si mise al centro dell’aula e invitò il capo consiglio Harwood a fare lo stesso.
«Io e il mio compagno di stanza Harwood vogliamo cantare una canzone», dichiarò Sebastian: «Questa canzone è dedicata a due suoi, ehm, nostri amici. Spero che con questa canzone capiranno quanto siano stupidi e innamorati l’uno dell’altro!».
Thad gli diede una gomitata, ma Sebastian non si scompose.
I Warblers incominciarono a guardarsi tra di loro increduli. Chi erano i due stupidi innamorati in aula?
Sebastian iniziò a cantare guardando insistentemente Duval:

Do you hear me,
I'm talking to you
Across the water across the deep blue ocean
Under the open sky, oh my, baby I'm trying


Thad continuò guardando Jeff:

Boy I hear you in my dreams
I feel your whisper across the sea
I keep you with me in my heart
You make it easier when life gets hard


Sebastian e Thad continuarono a cantare, prima guardando Sterling e Duval e infine… e infine guardandosi l’uno negli occhi dell’altro.

I'm lucky I'm in love with my best friend
Lucky to have been where I have been
Lucky to be coming home again
Lucky we're in love every way
Lucky to have stayed where we have stayed
Lucky to be coming home someday


Ooohh ooooh oooh oooh ooh ooh ooh ooh
Ooooh ooooh oooh oooh ooh ooh ooh ooh


I Warblers applaudirono.
«Thad è proprio rosso come un peperone», sussurrò James Kirk a Nicholas Hudson.
«E Sebastian non ha mai avuto un sorriso così ebete stampato in faccia!», rispose Nicholas Hudson sghignazzando.
Sebastian e Thad interruppero il contatto visivo. Il primo a tornare alla realtà fu Sebastian.
«Spero che quei due idioti abbiano capito che si amano più di qualsiasi altra coppia al mondo», mugugnò il francese.

L’incontro era finito e i Warblers stavano incominciando ad andare via dall’aula.
Il secondo piano di Smythe era piuttosto semplice: lui e Harwood dovevano chiudere Sterling e Duval in aula canto.
«È un piano idiota, Smythe! Quei due finiranno per azzannarsi!», protestò Harwood a bassa voce.
«Ma quando mai, si chiariranno e si daranno alla pazza gioia perché nessuno può vederli!», rispose Smythe malizioso e soddisfatto di se stesso e dei suoi brillanti piani.
«Ma devi essere sempre così stupido?!», gli disse Thad disgustato, ma non poté non arrossire.
Sebastian e Thad erano fuori la porta. Erano usciti tutti e, guardate un po’, i due piccioncini erano rimasti in aula canto: Duval seduto ad un divano, Sterling in piedi vicino alla postazione dei capi consiglio.
«Ora o mai più, Harwood», gli intimò Sebastian con un ghigno.
Thad, a malincuore, chiuse a chiave le porte dell’aula canto assieme a Sebastian. I due si allontanarono e si incamminarono verso la propria stanza.
«Non è una buona idea, uffa, non è affatto una buona idea! Ora litigheranno e si odieranno ancora più di prima! Non faranno mai pace! Ma perché i tuoi geniali piani sono sempre così strani e difficili?! Sai che ti dico? Secondo me non si diranno nemmeno un misero scusa! Quanto mi dispiace, io voglio bene a Jeff e Nick, loro sono miei am…».
Sebastian zittì le polemiche di Thad con un bacio. Un bacio dolce, non un bacio brusco e violento.
Un bacio dolce e breve dritto sulle labbra. Un bacio di una dolcezza che Sebastian aveva sempre saputo di non possedere, e invece si sbagliava.
«Si sistemerà tutto, vedrai», gli disse Sebastian con un sorriso sincero, poi si avvicinò ancora di più a Thad e gli sussurrò sulle labbra: «Ti amo anche se sei irritante e paranoico».
Thad ridacchiò e Sebastian catturò le sue labbra in un bacio dolce e intenso.

«Che idiota! Ma chi cavolo mi ha chiuso qui de…».
Nick si fermò con il suo spettacolo di finezza. Solo in quel momento realizzò che non era solo. O meglio, in quel momento realizzò di essere solo con Jeff.
Guardò quell’angelo alto e slanciato, con gli occhi chiari che avevano perso il proprio bagliore, la pelle pallida e il ciuffo biondo che tanto amava.
Una cosa che tutti sapevano era che Duval era orgoglioso. Non avrebbe mai chiesto scusa anche se sapeva di avere torto. Jeff gli aveva spezzato il cuore, ma non l’aveva fatto apposta, e quindi la colpa del loro allontanamento era tutta sua.
«Jeff, mi dispiace tantissimo. Scusami», gli disse Nick mesto.
Nick aveva appena chiesto scusa a Jeff. Era la creatura più meravigliosa del mondo ed era innocente.
«No, scusami tu. Hai ragione, sono uno stupid…».
«Cosa?!», Nick lo guardò in cagnesco, gli si avvicinò e lo prese delicatamente per un polso: «Tu non sei stupido! Non lo pensavo veramente, quando si è arrabbiati si dice di tutto e di più».
«Quando si è arrabbiati si dice la verità», fece Jeff ferito, poi disse: «Comunque so di essere stupido. Non volevo però che me lo ricordassi tu».
«Cavolo, Jeff, mi dispiace tantissimo! Ero solo molto arrabbiato», ammise Nick, poi interruppe il contatto visivo con Jeff e guardò il pavimento: «Pensavo fossi veramente innamorato di me».
«Cosa? Ti piaccio?», domandò Jeff allibito.
Nick arrossì e annuì timidamente.
«Ma la nostra amicizia viene prima di tutto. Viene anche prima dei sentimenti», disse Nick a malincuore, poi aggiunse: «Uffa, perché è tutto così difficile! Io ti amo».
Il cuore di Jeff perse un battito.
«Ehi, Nick, io ti ho mentito», gli svelò Jeff: «Io la settimana scorsa mi sono dichiarato e poi mi sono smentito perché credevo tu fossi etero e perché non volevo perderti come amico. Sono stupido e sono un vigliacco, lo so».
«Io sono stupido», fece Nick triste, poi aggiunse: «E sono io a non avere fegato, non tu. Sono innamorato di te sin dal primo anno e non ho mai avuto il coraggio di dirtelo per non rovinare la no…».
Jeff interruppe Nick avvicinando le proprie labbra alle sue e le catturò in un bacio tenero e breve.
«Sono fortunato perché sono innamorato del mio migliore amico», gli sussurrò Jeff con un sorriso ripetendo il verso principale della canzone Lucky.
Nick ricambiò il sorriso e questa volta fu lui a baciare Jeff con dolcezza e intensità allo stesso tempo.
Ad un certo punto il moro si lasciò trasportare da quei disperati e passionali baci tanto attesi.
Nick ridacchiò: Jeff non sapeva baciare molto bene, ma i suoi baci erano egualmente straordinari.
Pomiciarono quasi per un’ora quando sentirono il rumore della porta aprirsi. Nick e Jeff, arrossiti, imbarazzati ma innamorati, si staccarono immediatamente.
«Vi siete solamente dati baci sdolcinati e schifosamente viscidi, vero?», domandò Sebastian malizioso.
In aula erano appena entrati Sebastian Smythe e Thad Harwood. Quest’ultimo diede una gomitata a Smythe che si limitò a ridere di gusto. Nick e Jeff erano rossi come pomodori.
«Avete fatto pace?», chiese Thad in attesa di una risposta positiva.
Jeff rispose baciando teneramente Nick sulle labbra.
«Lo prendo come un sì», rispose Sebastian sarcastico.
«Sono felicissimo per voi!», disse Thad contento.
«Anche voi state insieme, ammettetelo», parlò improvvisamente Duval: «Durante la sublime esibizione di Lucky non facevate altro che arrossire e sorridere come due ebeti…».
Thad arrossì profondamente. Sebastian, invece, rispose con un sincero sorriso e baciò Thad teneramente sulla guancia.
«Direi di sì!», esultò Jeff contento.
«Peccato che ci siamo persi tutti San Valentino», fece Thad rattristito.
La frase di Thad scatenò le risate di tutti.
«Sei sempre così sdolcinato tu, eh?», gli sussurrò Sebastian sulle labbra ridacchiando.
«Tu neanche un po’, invece», rispose Thad, poi disse: «Ma ti amo lo stesso».
Sebastian sorrise sinceramente e lo baciò con passione, ma soprattutto con amore. 

   
 
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