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Autore: pinksidfloyd    13/10/2012    1 recensioni
"“La conoscete questa, ragazzi?” Ci chiedesti tu mentre allungavi l’introduzione della canzone, accarezzando con le tue belle mani grandi e forti le corde della chitarra.
“Sì, la conosco! È “One” degli U2”. Non so con quale forza risposi, in quel momento mi sembrava di aver bevuto una grappa. Ero letteralmente su di giri."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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One



Uno dei momenti che probabilmente non mi dimenticherò mai è quella sera passata ad ascoltarti suonare sulla tua chitarra le note di “One”.
Imparasti a suonarla da solo, da autodidatta; d’altronde con il tuo talento saresti in grado di arrivare dovunque.
Avevamo appena finito di mangiare e insieme agli altri ci eravamo seduti sul piccolo divanetto stile Ikea di quel piccolo appartamento lassù in montagna, io seduta tra le mie due amiche di sempre. Tu no. Tu non ti sedesti con noi. Prendesti una sedia, la tua chitarra e iniziasti a strimpellare note di canzoni che io conoscevo a malapena. Ero a dir poco sopraffatta dall’imbarazzo, non sapevo dove guardare e se guardarti; alla fine optai per le montagne che si intravedevano scure fuori dalle finestre, coperte parzialmente dalle graziose tendine di pizzo, tipiche del luogo. Le mie amate riflessive e silenziose montagne che sanno sempre donarmi calma e serenità: sarà la loro imponenza, l’immensità del senso di sicurezza che mi infondono, pur essendo degne figlie della spietata Natura.
Forse a causa del mio comportamento sfuggente e apparentemente disinteressato ti sarò sembrata scortese, antipatica, snob: in una parola, “spagogna”. (*). Molto probabilmente e molto più realisticamente, però, non avrai neanche notato il mio comportamento, d’altronde come potevi?
Non mi conosci, non mi conoscerai mai veramente, non se continuo a vederti solo per una misera settimana all’anno.
Gli altri ragazzi del gruppo che si era ritrovato quella sera cantavano con te e tu cantavi con loro, era una scena meravigliosa. La serenità aleggiava tra di noi e sembrava che nessuno sarebbe mai andato via di lì, che quella sera non sarebbe mai finita. Non era giusto che finisse: era troppo bella, tu eri troppo bello. Mi sembrava di vedere un film, dove i protagonisti si ritrovano sulla spiaggia a notte fonda a cantare tutti insieme in compagnia di sé stessi e di una chitarra un po’ vintage e che puzza d’erba, che di falò ne ha vissuti tanti.
Io, però, presa dall’imbarazzo e dalla mia insicurezza cronica non riuscivo a fare altro che guardare la scena come uno spettatore esterno, senza viverla veramente. Ero completamente paralizzata dalla bellezza quella situazione: la luce ti colpiva in modo straordinariamente normale, rendendoti nella normalità di quella sera, una delle cose più belle che abbia mai visto e che conserverò per sempre come uno dei ricordi più significativi della mia adolescenza.
Arrivò però il momento in cui tu suonasti una canzone che già conoscevo, ma non come l’avrei imparata dopo avertela sentita suonare: “One”, degli U2.
Non l’avevo riconosciuta subito dall’introduzione che tu suonasti, anche se la melodia mi era molto familiare.
“La conoscete questa, ragazzi?” Ci chiedesti tu mentre allungavi l’introduzione della canzone, accarezzando con le tue belle mani grandi e forti le corde della chitarra.
“Sì, la conosco! È “One” degli U2”. Non so con quale forza risposi, in quel momento mi sembrava di aver bevuto una grappa. Ero letteralmente su di giri.
Incominciasti a cantare la prima strofa, ed io cantai con te. Fui l’unica. La vergogna in quei quattro minuti scarsi era sparita completamente, non mi preoccupai nemmeno di risultare stonata o sgradevole.

Is it getting better
Or do you feel the same
Will it make it easier on you now
You got someone to blame
You say...

In effetti, se non meglio, per me andò “diversamente meglio”: mi sentii viva come poche volte nella vita, fu una sensazione strana ma bellissima che mi fece vivere la vita come poche volte, da soggetto e non solo come spettatrice.
Ci ascoltarono tutti, presumo poiché probabilmente non conoscevano il testo della canzone; credo infatti di non essere poi così intonata da meritare una specie di silenzio. Anzi, data la sfiga cosmica che grava sempre su di me, non sarò di certo stata intonata quella sera. E poi diciamocelo... la tua voce, profonda e melodiosa è sicuramente meglio della mia!
La canzone finì e se non ricordo male fu l’ultima che suonasti, quasi per finire il bellezza il tuo concerto improvvisato. La magia della semplicità si spezzò, tutti i canoni del “buon costume” tornarono al loro posto e le regole del comportamento civile tornarono a bussare alla mia porta per invitarmi a seguirle di nuovo: sarei tornata al mio posto da spettatrice, il mio turno sul palco era finito.
Le mie amiche di sempre ed io salutammo tutti e ci dirigemmo verso il nostro appartamento a pochi metri dal tuo. Mi fiondai subito a letto, quasi senza salutare le altre. Ero un po’ sconvolta e frastornata in effetti... troppe emozioni in una volta sola!
Una volta stesa, ancora in fibrillazione, mi ritornarono in mente le immagini di quella sera, dalla cena con tutti i ragazzi del gruppo della montagna, al tuo personale spettacolo. Mi sembrava di aver vissuto in un sogno di armonia. Mi sentivo il Titiro della situazione, insomma. Anche la luce che c’era in quella casa , quella sera era speciale, densa, soffusa, colorata d’amicizia e di musica.
Ma non mi dovevo fare illusioni. Tutti i sogni prima o poi sono destinati a finire con il risveglio, ed io, nel mio letto mi ero svegliata alla grande. Mi ero presa però un’unica soddisfazione: neanche Morfeo infatti sarebbe riuscito a farmi provare quelle sensazioni. Signori, avevo vissuto!!
È brutto, però, dover sempre vivere da disillusi, e questa è una cosa che imparai bene quella sera.

Did I disappoint you
Or leave a bad taste in your mouth
You act like you never had love
And you want me to go without
 […]
Did I ask too much
More than a lot
You gave me nothing
Now it's all I got

Già, ti ho chiesto forse troppo? Quattro miseri momenti di vita. Ho forse deluso qualcuno? Io non mi comporto come se non avessi mai avuto amore, però mi manca questo, e mi mancherà ancora di più dal momento che tu me ne hai fatto provare solo una brutta copia. Quale sarà il prezzo da pagare per questo attimo di vita? In fondo lo so già: la lontananza da te e da tutto ciò che ne comporta. Non sai che nervoso proverò e che fatica farò a riascoltare questa canzone, perchè mi porterà a ripensare a te e a pagare un altro po‘ di quel conto ingiusto che mi hanno presentato. Faccio fatica ad ascoltarla persino adesso che sono passati troppi anni da quella sera e niente è cambiato. Da quel giorno ti ho visto solo un altro paio di volte, ma la magia non si è più ricreata, purtroppo.
Giusto ora, però, mi ritornano in mente questi versi, è troppo tempo che non ascolto quella canzone.

You say...
One love
One blood
One life
You got to do what you should
One life
With each other
Sisters
Brothers
One life
But we're not the same
We get to carry each other
Carry each other
One...life
 
One.

Era forse questo il messaggio nascosto, il tuo consiglio?



The little corner

Era veramente da troppo che non scrivevo. Questa è solo una mia solita shot, che potrebbe anche in futuro trasformarsi in una mini long, chi lo sa?
Lo so che non è particolarmente allegra, anzi non lo è per niente, ma purtoppo la vita non sempre ci riserva dolcetti e zucchero come amano raccontare molte altre autrici di questo fandom, beate loro che ci riescono! Io per ora ho contribuito ad annoiarvi, ma questo è quello che posso fare. :)
Alla prossima,

Queenbee









  
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