Serie TV > The Vampire Diaries
Ricorda la storia  |      
Autore: JaneBlack    13/10/2012    2 recensioni
Scritta prima della 3x22 ed ispirata alla canzone "Cosmic Love", questa storia ha come protagonisti Klaus e Caroline in un particolare momento in cui Caroline decide di lasciarsi andare.
Dal testo:
"Ma non sarebbe giunta nessun'alba ad allietare la sua anima. Ormai era precipitata in quel perpetuo crepuscolo."
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Then I heard your heart beating, you were in the darkness too
So I stayed in the darkness with you

Era rimasta ostinatamente con gli occhi chiusi, pur senza riuscire a dormire, mentre attendeva con ansia un nuovo giorno. Sapeva perfettamente che una volta giunta la luce, che avrebbe portato via tutta quell’oscurità in cui era precipitata, sarebbe arrivata anche la consapevolezza, e con essa il dolore.

Era stato facile illudersi nel buio di quella stanza, e di quella notte senza luna, che non era così sbagliato lasciarsi andare. Adescata dalla seduzione di un diavolo, ma era giunta consapevolmente nella sua tana.

Aveva seppellito ogni cosa – moralità, paura e peccato – nel suo petto, mentre lo stringeva. Aveva trovato un effimero e illusorio spiraglio di luce in quell’oscurità che l’aveva avvolta  completamente mentre le sue labbra si univano a quelle di Klaus.

Ma non sarebbe giunta nessun’alba ad allietare la sua anima. Ormai era precipitata in quel perpetuo crepuscolo.

 

 

“Cosa ci fa qui, love?”

Caroline non sapeva dare una risposta a quella domanda, eppure, temeraria e fiera, si era avvicinata a quell’uomo, bello come un Dio, ma che aveva un’anima mutilata e corrotta come quella di un demone.

Non c’era stato bisogno di troppe parole. Stupendo anche se stessa aveva iniziato a prenderlo a pugni sul torace, quasi illudendosi di riuscire davvero a fargli male, senza tener conto di quanto quella mossa fosse avventata e stupida.

Voleva fargli male, così come lui ne aveva fatto a loro, a lei. Voleva che lui pagasse per aver distrutto tutte quelle vite e per, nonostante tutto, aver marchiato a sangue la sua anima.

Klaus era rimasto immobile, prendendo a scrutarla incuriosito e anche un po’ adirato. Ma era stato quando Caroline aveva cacciato improvvisamente dalla manica del suo cardigan un paletto, inutile pezzo di legno, che lui le aveva afferrato il polso, ponendo fine a quel delirio.

Avrebbe potuto spezzarle il polso, in quel momento, sarebbe bastata solo un po’ di pressione in più. Le stava facendo male, e lo sapeva perfettamente, eppure lei, orgogliosa e testarda, continuava a fissarlo con un’espressione quasi immutata.

“Sei diventata completamente pazza?” le chiese.

Erano vicini, decisamente troppo, tanto che Klaus finii per sfiorarle la fronte con il naso.

Caroline si sentii incredibilmente stupida per essere andata lì, quando avvertii il tono di Klaus diventare più alto e il suo sguardo farle già tremare le ginocchia. Ebbe paura, anche se non voleva mostrarlo.

Solo in quel momento scorse davvero il volto di quell’uomo, quella parte che lui era riuscito bellamente a nascondere con lei. Solo in quel momento Caroline comprese a pieno perché tutti lo temessero così tanto.

Klaus non poté negare a se stesso di essere rimasto scosso da quella vicinanza, allontanò Caroline con una piccola spinta. La vampira, impreparata, riuscii a non perdere l’equilibrio aggrappandosi al tavolo della sala da pranzo, poco dietro di lei. Caroline notò come Klaus non riuscisse bene a gestire la sua forza.

“Adesso sono io la pazza?” gli chiese, cercando di riprendere il controllo della situazione. In realtà tutto ciò che voleva era trovarsi il più lontano possibile da lui, da quella casa. Erano completamente soli, e lei era totalmente terrorizzata. “Tu sei quello fuori di testa qui! Passi nel giro di cinque minuti dal corteggiarmi al mettermi le mani addosso.” Lo accusò, alludendo all’episodio di poco prima.

Sapeva che le sue accuse erano vuote ed infantili, eppure non sapeva in che altro modo sostenere quella conversazione senza risultare una bambina. Fin da subito le era stato descritto il vero volto di Klaus, ma per un millesimo di secondo, mentre lui la corteggiava, sorrideva ed illudeva, aveva pensato che potesse esserci di più. Che magari quell’aspetto angelico non fosse solo l’involucro di un mostro senza anima.

“Sei tu che continui ad utilizzare la mia migliore amica come sacca di sangue ambulante”.

Klaus fece una mezza risata a quelle parole, quasi volendo deridere la sua caparbietà.

“Lei è la doppelganger. E’ questo il suo compito.”

Caroline si allontanò dal tavolo, facendo qualche passo verso l’ibrido, cercando di frenare l’irrazionale e irrefrenabile istinto di alzare nuovamente le mani su di lui.

“Devi smetterla di trattare gli altri come strumenti per raggiungere i tuoi scopi.”

“Non mi sembra di avere mai usato te come uno strumento. Ma neanche questo ha fatto la differenza.”

Caroline rimase un attimo confusa da quelle parole, credendo di scorgere dietro quel tono derisorio una punta di amarezza e rammarico.

Quello era il principale motivo che l’aveva spinta a credere che lui fosse diverso, perché in fin dei conti con lei lo era stato. Ma Caroline aveva anche capito che Klaus era pronto ad utilizzare qualsiasi mezzo per raggiungere i suoi fini, perfino una parvenza di umanità e gentilezza.

Si morse le labbra, per un attimo in difficoltà, poi le parole uscirono fuori, prima ancora che realizzasse di volerle davvero pronunciare. Era sempre così. Quando qualcuno la infastidiva o irritava particolarmente, era un fiume in piena. Non riusciva a controllarsi, né in fin dei conti voleva.

“Non sono forse stata uno strumento per provare la fedeltà di Tyler? Gli hai ordinato di mordermi solo per vedere se l’avrebbe fatto davvero, solo per rovinare le nostre vite. Perché tu ti diverti così, no?”

Tornava di nuovo disappunto sul bel volto di Klaus e non solo perché lei aveva nominato Tyler, ma perché non era neanche capace di capire che alla fine l’aveva comunque salvata, le aveva dato la possibilità di scegliere.

Per un attimo l’ibrido fu sul punto di far prevalere la sua parte irrazionale e farla tacere una volta per tutte, quasi come la sua irriconoscenza gli desse il diritto di ritirare quel favore fattole settimane prima. Infondo se l’era cercata lei. Era giunta nella sua tana, quasi sperando che quell’agguerrita cappuccetto rosso potesse davvero sconfiggere il grande lupo cattivo.

“Faresti meglio ad andartene, prima che io perda la pazienza.”

Ed evitò di guardarla negli occhi, dandole le spalle. Perché un inspiegabile desiderio che lei restasse, ad urlargli contro e a cercare di capirlo, si era impadronito di lui senza essere richiesto.

Caroline sapeva che lui l’avrebbe persa davvero la pazienza. Perché era autodistruttivo e quando non riusciva a costruire nel modo che voleva, preferiva buttare giù piuttosto che accontentarsi di un’opera maldestra. Perché infondo lui amava e odiava allo stesso modo e nello stesso tempo.

E non cercava redenzione, non cercava assoluzione. Aveva ricevuto troppo poco amore nella sua vita per riuscire a capire come ottenere e ricevere il perdono fosse un grande atto d’amore, forse il più grande. E fosse il primo passo per una relazione disastrata come quella.

Ma Caroline non sempre seguiva il buon senso e quello che suggeriva, perché lei era istinto più che ragione.

Si pose nuovamente davanti a lui, inchiodando i suoi occhi in quelli di Klaus, così profondi e magnetici da farle perdere nuovamente la concezione di chi avesse di fronte. Era facile fissare quella bellezza dannata e angelica al tempo stesso e chiedersi come sarebbe stato perdersi nelle fiamme dell’inferno con lui, se bruciarsi ne valeva davvero la pena.

“Avresti il coraggio di uccidermi?” lo sussurrò con un tono di voce piatto e calmo, quasi temendo che la sua risposta potesse davvero annientarla.

Caroline sapeva che si stava comportando da pazza psicopatica perfino per gli standard di Klaus, eppure nel momento esatto in cui lui le aveva voltato le spalle e l’aveva invitata ad andarsene, aveva avvertito un profondo vuoto ed il desiderio folle di restare e magari riuscire davvero a capire quel mostro. Solo conoscendo il nemico ed il suo punto debole lo si poteva affrontare no?

Cercava di illudersi che fosse solo una tattica la sua. In realtà aveva solo voglia di stargli accanto quella sera ed andare da lui per litigare le appariva solo una scusa inutile.

Aveva visto che il suo cuore era corrotto, sapeva che l’oscurità l’aveva travolto del tutto, ma per un attimo avrebbe volentieri abbandonato la sua luce e non temuto quelle tenebre.

Lui restò a fissarla, di nuovo sorpreso. Non riusciva a capire quella ragazza che passava da un eccesso all’altro. Se ne stava lì di fronte a fissarlo con due enormi occhi intimoriti, ma dannatamente speranzosi.

“Dopo avermi offerto la vita, saresti capace di togliermela?”

Gli aveva afferrato il volto tra le sue mani, soffermando un po’ troppo lo sguardo sulle sue labbra piene e disegnate.

Lui portò le mani su quelle di Caroline, facendo per allontanarla, ma in realtà restando decisamente immobile in quella posizione.

“Vuoi scommettere?”

Caroline lo fissò decisa, nessuna titubanza nei suoi chiari occhi azzurri, mentre Klaus abbassava le labbra verso il suo collo. Era già preparata al suo morso ed al dolore che ne sarebbe derivato, ed invece lui poggiò semplicemente le labbra calde sul suo collo, cambiando idea all’ultimo minuto.

Quel lieve contatto ne fece anelare uno più profondo a Caroline che fece scivolare una sua mano nei suoi capelli, per sentirne la consistenza. Era da giorni che si chiedeva come sarebbe stato affondare la mano in quei riccioli biondi.

Lui allontanò il volto dal suo collo, dopo avere aspirato bene il suo odore, che ne era convinto sarebbe diventata la sua eterna ossessione dopo quella sera.

Caroline continuò a fissarlo negli occhi, la mano ancora ben piantata nei suoi capelli, mentre ridusse la distanza tra i loro volti lentamente, quasi aspettando, o sperando, che lui la fermasse.

Klaus, invece, annullò la distanza tra le loro bocche prima che lei avesse il tempo di realizzare lo spostamento d’aria. Prima che se ne rendesse conto era schiacciata contro al muro, imprigionata dal suo corpo, ma in un breve attimo di lucidità si rese conto che non avrebbe voluto alcuna via di fuga.

Ricambiò il suo bacio con più intensità di quanta credesse umanamente possibile, ma infondo lei non era più umana. Eppure era un sentimento così tipicamente umano sentirsi colpevole in quel momento.

Klaus le afferrò le gambe, sollevandola da terra senza nessuno sforzo, e Caroline si chiese se quella fosse la scelta giusta, ma allo stesso tempo aveva paura di non poter più tornare indietro. Ma avrebbe voluto?

Mentre lui la stringeva, baciava, amava, Caroline si rendeva conto che sarebbe stata solo una notte da nascondere nei meandri più profondi della sua mente, solo una notte che l’avrebbe tuttavia tormentata per l’eternità.

Eppure il modo in cui Klaus la accarezzava, con desiderio ma anche inaspettata dolcezza, il modo in cui la spogliava, lentamente e godendosi ogni dettaglio del suo corpo, da incidere nella sua mente perché anche lui sapeva che non sarebbe ricapitato, per un attimo le fecero credere che fosse giusto.

Che aggrapparsi alla sua schiena, conficcando le unghie nella sua pelle, e ridere con lui, quando Klaus a velocità vampiresca li faceva sprofondare nel divano lì vicino, non sarebbero stati dettagli da rimproverarsi per il resto dei suoi giorni.

Il problema era che lo voleva. In un modo così devastante, da farle mettere da parte un attimo moralità e coscienza, da farle desiderare di abbracciare quel buio, sicura che la luce non fosse più abbastanza.

Era che per una volta voleva vedere come ci sentiva a fare qualcosa di così proibito e pericoloso. Perché lo sapeva che la sua vita era appesa ad un filo, che Klaus sarebbe potuto passare dal baciarla ad ucciderla nel giro di pochi secondi. Eppure una remota parte di lei, una parte che cercava di mettere a tacere perché le stava urlando una scomoda verità, sapeva che non l’avrebbe fatto.

 

No dawn, no day, I’m always in this twilight
In the shadow of your heart

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: JaneBlack