PSICO
«Accetta
la tua missione. Salvaci dal nemico che da sempre ci opprime e ci
sfrutta.
Trasmutati in un nuovo essere, giungi a loro e cambiali. Se non potrai,
dovrai
annientarli.»
Stella
cadente
sconosciuta
Appena
se
l’era trovata davanti, aveva pensato che non ce
l’avrebbe fatta. Il Monte Niji:
un’impresa considerata da tutti ardua, estenuante anche per i
più esperti
scalatori. Ancor più per un ragazzino: ma di questo Masaru
Kuchiku poco si
importava. Lui aveva un obiettivo molto importante da raggiungere. Da
poco
sedicenne, nei suoi lunghi capelli color castagno, una timida barbetta
nera nel
mento, un coprifronte usurato con due buchi per i dolci occhi ambra, il
solito
cerotto sulla guancia sinistra, lui doveva assolutamente raggiungere la
vetta
di quell’altura. Vestito di abiti di pelle logori e
scoloriti, Masaru si
accinse ad imboccare il lungo, tortuoso sentiero di montagna, portando
sulle
spalle un enorme, pesante zaino con tutto l’occorrente: un
sacco a pelo, cibo e
bevande in abbondanza, un pugnale. Era una giornata splendida, il cielo
risplendeva di un azzurro cristallino; eppure il ragazzo si accorse
subito
perché tutti considerassero il Monte Niji il
“Cimitero dei viaggiatori”. Quella
era una landa desolata, disabitata da tutto e da tutti: neanche gli
alberi vi
crescevano più, e gli animali naturalmente preferivano
rifugiarsi altrove.
Anche il fiume che un tempo vi scorreva allegramente si era ormai
prosciugato:
come unica testimonianza vi era rimasta una profonda, ampia depressione
del
terreno, che conferiva all’intero monte la forma di una
spirale.
Ci
impiegò ben un’intera giornata
per arrivare nei pressi della cima; stanco, decise di accamparsi e
riposare,
rimandando al giorno dopo il continuo della sua missione. Si
addormentò cullato
dallo splendore del tramonto, che rendeva le ostili pareti rocciose
fiammeggianti, quasi dorate. Anche il risveglio fu spettacolare: il
sole
spuntava appena all’orizzonte, colorando il cielo e le nuvole
di un candido
rosa. Masaru era molto affamato, ma era così deciso a
raggiungere il suo
obiettivo che volle prima raggiunger la cima del monte. Qui, quasi
inspiegabilmente, crescevano pochi ciuffetti d’erba vivaci,
e, nascosto fra
questi, un bellissimo fiore. Ciò che Masaru stava cercando:
il “fiore
leggendario”, il cui vero nome era Airisu.
Venerato
da alcuni popoli antichi
come “divinità lucente”, questo fiore
aveva la particolarità di avere 7 petali,
ognuno di un colore dell’arcobaleno. A contatto con un essere
vivente, con
ricordi, sentimenti o pensieri, il fiore emetteva, dai sui petali, una
sfavillante luce. A seconda del colore del petalo che risplendeva, e
quindi
della luce sprigionata, era possibile capire la quantità, il
livello di Energia
Psichica (EP) di un individuo. Mai nessuno era
riuscito, per secoli, a
ritrovarne un altro, tanto che si pensava fosse scomparso dalla faccia
della
terra. Ma Masaru aveva svolto molte ricerche e, studiando la storia dei
popoli
ancestrali, aveva scoperto che sul monte Niji aveva una grandissima
possibilità
di trovarne uno. Ha dovuto sostenere una faticosissima arrampicata per
raggiungere la vetta, ma è stato certamente ricompensato:
incantato dalla bellezza
dell’Airisu, era a un passo per raggiungere la sua meta.
Stava per toccare il
bellissimo fiore, tanto che una piccola scintilla verde
serpeggiò nell’aria; ma
all’improvviso il ragazzo comprese l’immane
tragedia che stava per compiersi.
Un luccichio nel cielo, un punto luminoso che si fece sempre
più grande. E
un’immensa esplosione coinvolse la cima della montagna,
accecando e
scaraventando via il ragazzo. Poco prima di svenire, gli parve di
vedere degli
occhi…
Quando
Masaru si riprese, non poté
credere a ciò che vide. Un ragazzo, esanime, era steso a
terra accanto a lui.
-
Da dove
viene? Dal cielo? Ma è veramente possibile? Vuoi
vedere che era lui
quella luce che ho visto nel cielo, cioè quel qualcosa che
si è schiantato a
terra…
-
Masaru,
seppur ancora incredulo,
aiutò il ragazzo a risvegliarsi; quest’ultimo,
aperti gli occhi, non poté
credere di riuscire ad osservare le proprie mani, il cielo, come se
guardasse
per la prima volta, e pianse, come un neonato per cui respirare
è un’emozione
nuova. Masaru domandò al ragazzo il suo nome e questi,
scoperto di poter anche
parlare, gli comunicò di non sapere chi fosse, di non
ricordare niente.
Comprendendo la tristezza di un’esistenza dimenticata, Masaru
allungò la mano
al ragazzo dai caratteri angelici e i capelli albini, chiedendogli di
diventare
suo amico. Il ragazzo accettò; pur non sapendo cosa fosse un
“amico”. Masaru
decise allora di mostrargli l’Airisu, e appena la prese in
mano si librò in
aria una forte luce verdastra. Il ragazzo, puro, curioso ed innocente,
rise
festosamente. Masaru consegnò poi il fiore al suo nuovo
amico, e accadde una
cosa inimmaginabile. Tutti i petali, uno dopo l’altro,
iniziarono ad
illuminarsi: prima il rosso, poi il giallo, fino al viola. Infine
l’Airisu si
colorò di una fortissima luce bianca, accecante. Una luce
così forte che si
trasformò in fiamma bianca e divorò il fiore, che
scomparve nel nulla.
Gli
occhi di
Masaru, dapprima increduli, poi disperati, caddero in
un’immensa rabbia, che
sfogò scagliando al suo nuovo amico un potentissimo pugno.
Gli ha rubato tutto,
non sarebbe mai più potuto entrare nella PSICO; non avrebbe
potuto vendicare loro.
Pertanto decise di lasciare da solo quel ragazzo, in cima a quella
desolata
montagna.
-
Un
destino adeguato a chi non ha
neanche se stesso. -