-Si fermi! Si fermi!
Fuoco.
Pezzi di qualcosa sparsi dappertutto.
“Cazzo. Cazzo”.
Si portò una mano al viso.
Era sporca.
“Cazzo”.
Continuò a camminare.
Gli faceva male tutto.
Le luci gli arrivavano confuse, le sirene.
Uomini in camice bianco, poliziotti.
Si mise a correre.
Una macchina, la sua macchina, in fiamme.
Fuoco.
“Oh, no. No.”
Un urlo, il suo urlo si confuse in mezzo al caos.
Iniziarono ad arrivare i giornalisti, mentre la polizia tentava invano di scacciarli.
 
-È una tragedia…
-No, non ci sono uomini illesi…
-Superstiti…
 
Parole confuse.
Fuoco.
-A… aiuto…
La voce gli arrivò, impalpabile.
-FRANK!
“Cazzo. Cazzo”.
Iniziò a correre intorno a sé stesso.
Doveva trovarlo.
-So… sono qui…
Di nuovo.
Più flebile. Più vicino.
Gettò uno sguardo nel fosso vicino all’auto in fiamme e lo vide.
-FRANK!
Si buttò nel fosso. Scivolò. Spine conficcate nei palmi delle sue mani. Ma non importava.
Si chinò sul corpo dell’uomo inerme ai suoi piedi.
Il cuore. Doveva sentire il battito.
Come in uno di quegli stupidi telefilm che Lui amava guardare il mercoledì sera.
TUTUM. TUTUM.
Cercò frenetico il cellulare nelle tasche dei suoi jeans. La luce dello schermo lo accecò per un secondo.
911.
Si sdraiò di fianco a Lui.
“Resisti. Ti prego resisti”.
Sondò la sua mente alla ricerca del residuo di una fede. Aveva dimenticato tutto.
-G-Gerard…
-Shh, zitto. Non dire niente.
-G-Gee… io… t-ti amo…
Un lampo di luce. Il fuoco attaccò l’erba di fianco alla macchina.
Si strinse a Lui.