Non era bella nel senso convenzionale del termine.

I suoi occhi erano troppo piccoli, i suoi modi di fare decisamente poco femminili. Non sorrideva mai, ma d’altronde su quell’isola c’era ben poco da sorridere e dopotutto nemmeno lui era un tipo molto allegro.

La stava osservando da più di dieci minuti, ma lei non se ne era ancora accorta.

Stava cercando di accendere un fuoco in fondo alla spiaggia, dove nessuno avrebbe potuto disturbarla.

La sua vita sociale era abbastanza scarsa persino per un luogo come l’isola.

Se ne stava sempre lì da sola, lontana da tutti.

Jack conosceva perfettamente il motivo del suo atteggiamento: aveva ucciso Shannon, una di loro, sebbene si fosse trattato di un errore.

Nessuno l’aveva condannata, nemmeno Sayid, il quale aveva decisamente un rapporto particolare con Shannon. Persino lui aveva scelto di perdonarla.

Era evidente, quindi, che Ana Lucia si sentiva terribilmente in colpa. Era lei ad avercela con se stessa e doveva cercare di superarlo prima di unirsi al gruppo.

Aveva bisogno di starsene un po’ da sola, era normale.

Jack decise di avvicinarsi comunque.

-Ti ho portato una cosa-    annunciò arrivandole alle spalle e facendola sobbalzare.

-Cerca di non cogliermi mai più di sorpresa, potrei spararti-    ribattè lei con tono amaro.

Non era una battuta. Nessuna si aspettava delle risate.

Jack non fiatò. Le porse una scatola di fiammiferi con sguardo indecifrabile.

-Cosa sono?-   chiese lei diffidente.

-Fiammiferi-   rispose semplicemente lui, stringendosi nelle spalle.

-Grazie, ma ce la faccio da sola-

-Non sembra-

Jack lasciò andare il suo zaino e si chinò pazientemente accanto a lei su quel falò malriuscito.

Accese un fiammifero e con cura lo avvicinò alla poca legna che Ana Lucia aveva raggruppato.

-Ecco fatto!-    esclamò soddisfatto, mentre la fiamma cominciava ad espandersi.

-Io non ti avevo chiesto aiuto-

-Infatti non l’ho fatto perché me lo hai chiesto-

Ana Lucia si alzò in piedi e si avvicinò a lui. Era sempre stata molto diffidente verso le persone, era il suo carattere. Eppure il dottore aveva tutta l’aria di una persona sincera.

Lo osservò bene per qualche istante.

Era decisamente un bell’uomo, sebbene fosse un po’ trasandato.

La barba incolta gli donava molto e quella espressione un po’ malinconica faceva tenerezza.

Sul suo braccio erano tatuati dei simboli incomprensibili che gli davano un’aria da duro.

La sua espressione, però, diceva tutt’altro.

Era un uomo dolce e altruista. Era un vero leader. Era un uomo su cui si può contare.

-Allora perché lo hai fatto?-   chiese dopo quella lunga analisi.

-Perché mi andava di farlo-