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Autore: SmartieMiz    14/10/2012    2 recensioni
E se la Dalton Academy fosse un severissimo collegio privato?
E se Sebastian Smythe fosse un gentile e insicuro ragazzo francese trasferitosi a Westerville per problemi familiari?
E se Thad Harwood fosse il suo compagno di stanza alla Dalton cocciuto e bastardo a causa di troppe delusioni?
E se Kurt Hummel e Blaine Anderson si conoscessero in modo differente?
E se Nick Duval e Jeff Sterling si odiassero a morte?
E se una terribile maledizione incombesse alla Dalton Academy?
«Sei spaventato?», chiese curioso il biondo rompendo il silenzio.
«Perché dovrei?», domandò Sebastian confuso.
«No, è che di solito tutti hanno paura di questa scuola», rispose il biondo ammiccando un sorriso.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval, Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt, Nick/Jeff, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Welcome to the hell, W.A.R.B.L.E.R.S.'
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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

 

Welcome to Dalton Academy, Sebastian Smythe




Art. 1 – La Dalton Academy è una scuola seria

La nostalgia per Parigi già si faceva sentire. Westerville era una città piccola e noiosa e non poteva affatto reggere il confronto con la splendida capitale francese.
Di fronte a Sebastian Smythe c’era la sua nuova scuola. Era una scuola privata maschile chiamata Dalton Academy e se ne parlava molto bene in giro.
Il ragazzo prese un lungo respiro ed entrò nel grande edificio. Cercava di non mostrarsi impacciato e disorientato e provava a nascondersi tra gli studenti, ma ciò era difficile in quanto non indossava la divisa e in quanto nessuno l’aveva mai visto prima.
«Scusami, sai dirmi dov’è la segreteria?», domandò Sebastian al primo ragazzo che incrociò.
Questi si voltò lievemente e Sebastian notò che aveva fermato un bel ragazzo con capelli e occhi scuri e tratti ispanici. Aveva la barba folta e non molto curata, era basso ma ben posato ed era decisamente carino.
«Là», rispose il ragazzo freddamente indicando un corridoio a destra.
«Grazie», rispose Sebastian dirigendosi verso il corridoio.
Sebastian pensò che quel ragazzo fosse maleducato: a Parigi nella nuova scuola lo avevano accolto subito a braccia aperte. Non che lì fossero così gentili, ma quel ragazzo non lo era sembrato neanche un po’ con lui.
Il ragazzo trovò finalmente la segreteria. Non ebbe nemmeno il tempo di parlare perché una signorina gli chiese bruscamente:
«Che cosa vuole?».
Okay, Sebastian si era convinto che fosse una caratteristica di quella scuola essere così freddi e maleducati.
«Buongiorno, signorina, io sono un nuovo studente», spiegò il ragazzo educatamente.
«Qual è il suo nome?», domandò fredda la giovane donna sfogliando un raccoglitore pieno di dati.
«Sebastian Smythe», rispose il ragazzo.
«Il francese», mormorò la donna intenta a leggere qualcosa dal raccoglitore.
«Sì».
«Non era una domanda!», sbraitò severa la donna.
Sebastian sgranò leggermente gli occhi, ma cercò di tralasciare la reazione della segretaria.
«La sua camera è la numero 17, questa è la sua copia di chiavi e questa è la sua uniforme», disse fredda la donna prendendo delle chiavi e una divisa da un cassetto e porgendogliele, poi disse: «Signor Sterling!».
Un ragazzo biondo che era nei dintorni si voltò e si avvicinò alla segretaria.
«Mi dica, signorina Harrison», rispose gentilmente il ragazzo.
«Mostri molto velocemente la scuola al signor Smythe», ordinò severamente la donna.
«D’accordo», rispose il ragazzo, poi si rivolse a Sebastian e con un timido sorriso disse: «Seguimi».
Sebastian obbedì e il biondo lo portò in un corridoio dove erano presenti diverse aule. Tra i due ragazzi regnò un imbarazzante e lungo silenzio.
«Sei spaventato?», chiese curioso il biondo rompendo il silenzio.
«Perché dovrei?», domandò Sebastian confuso.
«No, è che di solito tutti hanno paura di questa scuola», rispose il biondo ammiccando un sorriso.
«Me ne hanno parlato molto bene», ammise Sebastian: «Mi hanno detto che qui regna la disciplina e si studia veramente e a me piace studiare».
«Ma non è questo il problema», cercò di spiegargli il biondo: «Qui non regna semplicemente la disciplina. Questa scuola è un carcere, è una vera e propria prigione».
«Stai scherzando?», chiese Sebastian scettico.
«Purtroppo qui non si scherza mai», disse il biondo serio.
Sebastian annuì pensieroso. Cosa poteva avere di così terribile quella scuola?
«Comunque io sono Jeff Sterling», si presentò il ragazzo con un lieve sorriso e porgendogli la mano, poi aggiunse: «e frequento il terzo anno per la seconda volta».
«Sebastian Smythe, terzo anno anch’io», rispose Sebastian accettando la stretta.
«Sei il francese, vero? Qui alla Dalton non fanno altro che parlare di te», rivelò Jeff con un sorriso.
«Sì, ma come fanno ad avermi già notato?», domandò Sebastian curioso.
«Qui alla Dalton Academy non sfugge mai niente», rispose il biondo, poi aggiunse: «quindi ti consiglio di stare molto attento a ciò che fai e a ciò che dici».
«Ho fatto qualcosa di male?», chiese Sebastian pensieroso.
«Oh, no! Però devi stare attento. Innanzitutto non ti devi fidare di nessuno», gli rivelò Jeff.
«Quindi neanche di te», ragionò Sebastian.
«In effetti la logica è questa, ma fidati, io sono uno dei pochi studenti che si salvano qui», fece il ragazzo, poi disse: «Hai ancora molto da imparare, spero solo che riuscirai a trovarti bene qui».
Sebastian annuì distrattamente.
«Per ora sei l’unico che si è dimostrato gentile nei miei confronti», svelò il francese ad un certo punto.
«Te l’ho detto che sono uno dei pochi che si salva!», lo rimbeccò Jeff con un sorriso, poi disse: «Tra un’ora precisa c’è la riunione di inizio anno. Ora ti converrebbe andare in camera e cambiarti. Non sia mai ti fai trovare senza divisa e non sia mai non vieni in orario all’incontro!».
«Okay», rispose Sebastian, poi chiese: «Dove sono le camere?».
«Ti accompagno», rispose Jeff conducendolo al piano di sopra, poi chiese: «Qual è la tua stanza?».
«17», rispose Sebastian.
«Perfetto, quella dei miei amici Blaine e Trent è la 18», rispose Jeff portandolo di fronte alla sua camera.
«Grazie».
«Oh, di niente».
Jeff si congedò e Sebastian aprì la stanza 17. Non ebbe bisogno delle chiavi.
Di fronte a Sebastian c’era un ragazzo, molto probabilmente il suo coinquilino. Sebastian riconobbe in lui il ragazzo ispanico che gli aveva indicato molto gentilmente dove fosse la segreteria.
«Ciao», lo salutò Sebastian educatamente.
Il ragazzo lo guardò negli occhi, ma non disse niente.
«Ti ho salutato», disse Sebastian irritato.
«Lo so, francesino», rispose semplicemente l’ispanico.
«Bene, tu allora sei il mio compagno di stanza?», domandò Sebastian con un sorriso enigmatico posando le proprie valigie.
«A quanto pare sì», rispose il ragazzo con un finto sorriso.
«Non so neanche come ti chiami», disse ad un certo punto Sebastian.
«Ti interessa così tanto il mio nome?», domandò l’ispanico sarcastico.
«Sai, quando due persone si incontrano e sono costrette a dividere la stessa stanza farebbero meglio ad essere in buoni rapporti», rispose Sebastian accigliato con altrettanto sarcasmo.
«Okay, se proprio ti interessa mi chiamo Thad Harwood», rispose l’ispanico.
«Sebastian Smythe», si presentò il francese porgendogli la mano.
«Lo so», mugugnò Thad accettando bruscamente la stretta.
«Posso dedurre che le buone maniere non sono proprio il tuo forte, eh?».
«Francesino, devi sapere che i bravi figlioletti di papà come te mi stanno proprio sulle palle».
«Bonjour finesse!».
Thad lo guardò in cagnesco. Molto probabilmente non aveva capito cosa gli aveva detto il francese.
«Non capisco il francese né mi interessa studiarlo», disse il ragazzo.
«Nessuno ti ha detto di studiarlo».
«E nessuno ti ha detto di parlarlo con me!».
«Ma come siamo suscettibili!», scherzò Sebastian.
«Spiritoso il francesino», commentò Thad sarcastico: «Ascolta bene, francesino, non è neanche il primo giorno di scuola e come già ti ho detto mi stai sulle palle, quindi cerca di non rompermi le scatole tutto l’anno perché altrimenti te la dovrai vedere con me e credimi, non sarà affatto bello!».
«Cosa può mai farmi un tappetto come te?», chiese Sebastian divertito. Trovava molto buffo e divertente il suo coinquilino e le sue minacce.
«Attento, spilungone, non farti ingannare dall’altezza. L’altezza va a farsi fottere», gli disse Thad mostrando i bicipiti.
Sebastian annuì con un sorriso.
«Che cavolo sorridi a fare?», domandò Thad irritato.
«Niente, sei spiritoso», rispose Sebastian con un sorriso sincero.
L’espressione incurvata di Thad sembrò rilassarsi per qualche secondo.
«Spiritoso», ripeté Thad a bassa voce, poi disse: «Sì, poi ti farò vedere quanto sono spiritoso!».



Angolo Autrice

E se la Dalton Academy fosse un severissimo collegio privato?
Non so cosa verrà fuori da questa fanfiction xD Spero solamente che vi piacerà! :D 

   
 
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