Io odio e amo. Perché, forse mi chiedi, fai così?
Non so, ma
sento che ciò avviene, e mi tormento.
Odio e
amo, Catullo
27/4/2007
Non ti capisco.
Per quanto mi possa sforzare,
non ti capisco proprio. Sei ambiguo. Troppo.
Mi dici che è meglio se restiamo
amici, perché fra noi va bene così, ma a volte il tuo comportamento mi fa
credere il contrario.
Non credo proprio che leggerai
questo foglio, non dopo quello che è successo l’ultima volta, quando ti ho dato
quella maledetta lettera e tu l’hai letta coi tuoi amici. Pensa, era la prima
volta che scrivevo una lettera del genere ad un ragazzo. La prima ed ultima.
Non immagini neanche quanto ci
sia rimasta male, quando ti ho visto con quel foglio in mano e con accanto i
tuoi compagni. Magari non ci avrai neanche pensato, dato che ho reagito
prendendoti a calci, ma ci sono rimasta talmente male da mettermi a piangere.
Non so quanto ho pianto a
causa tua.
Troppo.
Ma soprattutto mi sono sentita
soltanto una povera illusa.
Ogni volta che pensavo a
quella sera a teatro, a quando siamo stati semplicemente mano nella mano, mi
sentivo al settimo cielo e pensavo che nonostante mi avessi chiesto del tempo
per pensare e nonostante mi avessi detto che non te la sentivi, prima o poi ci
saremmo messi insieme.
Ma evidente mi sbagliavo.
Erano solo stupide illusioni.
Un mese fa tutto questo è
crollato, quando mi è arrivato quel tuo messaggio di riposta.
E mi sono data della cretina
per essermi illusa, per essermi fatta tutti quei film.
E ho iniziato a non rivolgerti
più la parola, finchè non siamo tornati a scuola dopo le vacanze di Pasqua, e
ho ricominciato a comportarmi come prima.
Però, ripensandoci, non è
stata solo mia la colpa. Io mi sarò anche illusa, ma tu mi hai dato dei motivi
per farlo.
E qui torniamo al punto
iniziale: non ti capisco.
O meglio, non capisco il tuo
comportamento nei miei confronti.
Ieri, ad esempio, quando ti ho
invitato alla mia festa di compleanno, mi hai passato il braccio sopra le
spalle e io mi sono sentita avvampare. Poi, dopo che io ho messo la mia mano
sul tuo braccio, ti sei ritratto quasi subito.
E qui mi sorgono spontanee una
serie di domande: hai paura? Di cosa? Di me?
Non ti dico che di me non devi
aver paura perché non sono Hannibal Lecter, come ti avevo scritto nella lettera
precedente, perché poi ti ho preso a calci ed effettivamente il mio
comportamento non è stato molto coerente con quello che avevo scritto, quindi
stavolta evito di dire certe cose…
Ma se hai paura, di cosa non
so, non ho la più pallida idea di cosa tu possa aver timore.
Posso solo fare supposizioni,
per lo più assurde.
Posso solo ripetere che non ti
capisco.
Non so perché ti ho scritto
questa sottospecie di lettera che, come ho già scritto, molto probabilmente non
leggerai mai, non so se sia un bene o meno.
Penso che probabilmente sia
stato più uno sfogo personale che altro, e sono sempre più convinta che questo
foglio non finirà mai in mano tua. O se ci finirà, ci finirà tra un po’, dato
che ora siamo finalmente tornati amici e non voglio rovinare tutto per
l’ennesima volta, anche se per me è difficile far finta di niente…
Ma ce la devo fare, devo
riuscire a farmi passare la cotta che ho per te, perché è chiaro ormai che non
è corrisposta, perché forse dicendo che non ti capisco sto cercando l’ennesima
giustificazione, l’ennesima scusa a cui aggrapparmi per continuare a tenere
duro, ma ormai non ne vale la pena…
Sara
Ciao a tutti!!!
Questa ‘lettera’ che ho scritto è, come anche scritto in essa, più uno sfogo personale e, ripeto, credo non finirà mai nelle mani del diretto interessato… Anche perché la situazione è un po’ complicata… E tanto…
Maschi… Chi li capisce si merita un Nobel…
Bhè, spero vi sia piaciuta, e che mi lasciate qualche commentino… Please!!!
Bacioni
Pikky91