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Autore: Sabry93    15/10/2012    5 recensioni
"Io non ho amici"
“Già, chissà come mai” spazientito si alzò dalla poltrona e uscì dal locale lasciando Sherlock ai suoi puzzle e ai suoi sentimenti incasinati.
[...] allungò una mano verso i suoi capelli fini e biondi e ci passò le dita attraverso una paio di volte in una carezza gentile, accompagnata dalla voce bassa e sensuale di Sherlock che riprovò a chiamarlo “John”
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve! :)
Ecco una breve shottina scritta senza pretese in un momento di noia.
Tutte le volte che ho visto The Hound of Baskerville ho sempre immaginato una scena fluffosa su Sherlock che chiede scusa a John per la frase "io non ho amici" perciò è venuta fuori questa cosa XD
Spero non faccia così schifo :)
Buona lettura!




I don't have friends...I've just got one.


 

Il valore delle parole è direttamente proporzionale al valore di chi le pronuncia...
[Antonio Muntoni]

 
 
 
 
John era seduto di fronte a Sherlock, davanti al camino.
Aveva notato immediatamente che qualcosa non andava, non occorreva essere l’unico consulente investigativo al mondo per accorgersi che il proprio migliore amico non stava bene ed era turbato, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
Cercò di non fargli pressione nel chiedergli di rivelargli cosa lo faceva stare cosi male, purtroppo però Sherlock non riuscì a frenare le numerose emozioni che provava in quel momento e se ne uscì con una frase che non avrebbe mai detto a John: “Io non ho amici”
C’era delusione, tristezza e anche rabbia nel volto di John dopo che ebbe ascoltato queste quattro parole, parole che lo ferirono così tanto  che decise di rispondergli a tono prima di alzarsi e andarsene.
Anche la sua pazienza aveva un limite e non c’è cosa peggiore di un buono che si arrabbia.
Gli disse “Già, chissà come mai” e spazientito si alzò dalla poltrona e uscì dal locale lasciando Sherlock ai suoi puzzle e ai suoi sentimenti incasinati.
Avevano fatto un viaggio lungo ed era stata una giornata ricca di eventi per cui John decise di rifugiarsi nella sua stanza e cercare di dormire per recuperare le forze.
Percorse il lungo corridoio e arrivato in prossimità della sua stanza, anzi, loro stanza astrasse la chiave dalla tasca del giubbotto e aprì la porta.
La stanza era molto pulita e confortevole: dopo la piccola entrata, sulla sinistra c’era il bagno mentre se si proseguiva si presentavano i due letti singoli e una piccola tv appesa al muro sopra una scrivania.
Posò le chiavi sulla scrivania e dopo essersi fatto una doccia bollente e aver lavato i denti, si infilò nel suo pigiama e andò ad accoccolarsi sotto le coperte.
Non ci volle molto per addormentarsi, complice anche tutta la fatica della giornata.
Nonostante il sonno pesante e la stanchezza rimaneva pur sempre un soldato perciò si accorse subito quando Sherlock entrò in camera.
John non aveva voglia di parlargli, era ancora profondamente arrabbiato e deluso dalle cattive parole che aveva pronunciato Sherlock quindi non aprì gli occhi e fece finta di dormire.
Sherlock però se ne accorse, si accorgeva sempre di tutto, quindi disse “So che sei sveglio”
John aprì gli occhi e dopo avergli dato una breve occhiataccia si girò dall’altra parte e bofonchiò un “buonanotte” attutito dalle coperte che il dottore si era tirato fin sopra le orecchie.
Sherlock alzò gli occhi al cielo, da quando quello con il broncio era diventato John e quello che voleva parlare era diventato lui?!
Era ben consapevole che le parole che aveva detto prima erano state un tremendo sbaglio ed ora, dopo aver riportato la pace nella sua mente e nel suo cuore aveva capito che doveva scusarsi con lui per l’errore commesso, anche se la cosa non lo entusiasmava un granché ma per il suo John avrebbe fatto questo e molto altro.
Si avvicinò al letto di John e lo aggirò in modo da vederlo in faccia, si accucciò all’altezza dei suoi occhi e provò a chiamarlo con tono dolce “John”
Non udendo alcuna risposta allungò una mano verso i suoi capelli fini e biondi e ci passò le dita attraverso una paio di volte in una carezza gentile, accompagnata dalla voce bassa e sensuale di Sherlock che riprovò a chiamarlo “John”
Il dottore aprì gli occhi e ancora imbronciato chiese “Che vuoi?”
“John, mi dispiace per le cose che ho detto prima, non le pensavo sul serio, lo sai. Puoi perdonarmi?” chiese Sherlock continuando le carezze sulla testa di John sperando di calmarlo, aggiungendo anche la sua migliore espressione da cane bastonato per cercare di far breccia nel cuore del dottore e ottenere così il suo perdono.
Il piano, infatti, andò a buon fine perché John disse “Mpf..e va bene, d’altronde non capita tutti i giorni che il grande Sherlock Holmes chieda di essere perdonato e che si scusi per qualcosa..e poi lo sai che non resisto a quello sguardo”
Sherlock sorrise e si sporse in avanti per far congiungere le sue labbra con quelle del suo dottore in un bacio che sapeva di scuse e di perdono.
Quando si staccarono si guardarono negli occhi e si sorrisero. John alzò le coperte e disse “Dai, vieni a letto”
Sherlock allargò ancora di più il suo sorriso e dopo essersi tolto le scarpe e la giacca si intrufolò nel letto e nelle braccia calde del suo John.
John fece aderire il suo petto alla schiena di Sherlock, mise una gamba tra quelle del detective e gli cinse la vita con un braccio.
Sentì la mano di Sherlock cercare la sua e quando l’ebbe trovata intrecciò le sue dita con quelle del dottore.
“Grazie, John”
John posò un dolce bacio sulla nuca inspirano il buon profumo dei suoi capelli ricci e disse a voce bassa e dolce “Dormi Sherlock, buonanotte” gli diede un altro bacio e stingendo a sé Sherlock si rimise a dormire.
Il detective seguì il consiglio del suo dottore e cullato dal respiro di John sulla sua nuca e dall’intreccio delle loro dita chiuse gli occhi e si addormentò.
 



  
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