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Autore: maxmin1997    15/10/2012    0 recensioni
Katherine, Stefan e Damon si trovano in un mondo completamente diverso da Mystic Falls, dove lei è un medico, e loro due fratelli con molti problemi.
Katherine è divisa tra il dolce e tenero amore per il fratello minore, e quello passionale e incondizionato per il maggiore.
Chi sceglierà?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Katherine, Katherine/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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1.
«No light, no light in your bright blue eyes,
I never thought daylight
 Could be so violeeent!»
“Un momento! Un momento! Arrivo!” Katherine si alzò dal letto, ancora mezza addormentata.
“Pronto? Chi è?” chiese con voce biascicante.
“Chi sono secondo te? Deficiente muoviti, se in ritardo!” la ragazza riconobbe la voce all’istante: Camille. Guardò l’ora. Le 9:00?!
“OH MERDA!” urlò.
“Esattamente, e ora datti una mossa! Non so se riesco a distrarre il capo ancora per molto!” strillò l’amica dalla cornetta. Katherine attaccò e lanciò il telefono sul letto, colpendo qualcosa di solido. Oh cazzo. Il ragazzo della sera prima, se n’era completamente scordata. Come aveva detto di chiamarsi?
La figura nel letto emise un grugnito, e un viso perfetto alzò lo sguardo verso la ragazza, e le lanciò uno sguardo di apprezzamento.
Katherine si ricordò che indossava solo delle lingerie di pizzo nero, e prese subito un lenzuolo per coprirsi.
“Non ce n’è bisogno, ho già visto tutto.” Ammiccò il ragazzo.
“Sì perfetto, ma te ne devi proprio andare adesso, sono in ritardo per il lavoro. Quindi ciao..” si bloccò. Davvero non ricordava il suo nome? Quant’era ubriaca la sera scorsa?
“Stefan.” Le disse sorprendendola con un sorriso a 200 kilowatt che la fece arrossire.
“Okay, Stefan. Ora ti potresti vestire, e andare? Sono davvero in ritardo, ed è il mio primo giorno!” si stava esasperando adesso.
“Certo.” Lo vide alzarsi, e infilarsi un paio di jeans e una maglietta blu scura.
“Allora ciao, Katherine.” Disse lui togliendole il fiato con un altro dei suoi sorrisi.
“Ciao..” disse la ragazza, una volta ripreso il controllo.
Appena il ragazzo misterioso uscì da casa sua, lei ebbe uno scatto fulmineo, si catapultò sotto la doccia, si asciugò in due minuti, e si vestì: jeans stretti scuri, e una t-shirt grigia. Si truccò con un po’ di mascara e correttore per le occhiaie. Aveva grandi occhi grigi, e capelli mossi, lunghi fino alla vita e rossi scuro. Si mise un paio di vecchie converse e uscì.
“Oh. No. Non è possibile!” disse battendosi una mano sulla fronte. La sera prima erano arrivati a casa sua con la macchina di Stefan. E la sua si trovava chissà dove. Era troppo tardi per prendere un autobus, e i taxi da quelle parti non passavano mai.
Katherine viveva in una zona residenziale, in una bella villetta, con tanto di piscina.
“Ehi, ti serve un passaggio?” ed eccolo lì. Il ragazzo misterioso, appoggiato con la schiena alla sua Chevy Impala nera, del ’67. La macchina era davvero stupenda, ma anche il proprietario era uno schianto assurdo.
“E tu da dove spunti? Ti avevo detto di andartene.” Disse lei, non si aspettava di trovarlo ancora lì.
“Oh beh, se non vuoi un passaggio sulla mia velocissima macchina, per non arrivare in ritardo al lavoro, allora me ne vado!” scandì bene le parole velocissima e ritardo. Era furbo, Kath doveva ammetterlo.
Senza dire una parola si avvicinò alla sua macchina, fece il giro e, sotto lo sguardo curioso e poi allarmato di lui, aprì la portiera del conducente.
“Guido io.” Disse sorridendo maliziosamente.
“Non se ne parla nemmeno!” velocissimo, lui sì avvicinò alla ragazza, che, per nulla intimorita sotto il suo sguardo assassino, non si fece da parte, e prese a studiarlo. La sera prima era forse troppo ubriaca per farlo. La prima cosa che notò in lui furono gli occhi. Erano grandi, e verdi, contornati da lunghe ciglia nere. I capelli erano a spazzola, e castani, un po’ più chiari dei suoi. Il fisico era assolutamente divino. Pettorali scolpiti di cui si intravedeva la forma attraverso la maglietta aderente. Forse nemmeno Brad Pitt avrebbe potuto reggere il confronto.
“Mi hai sentito? Tu non guiderai la mia macchina. Le donne al volante sono troppo pericolose!” disse lui, fissandola.
“Pericolosa? Io? Mio padre era meccanico di auto d’epoca, ci sono cresciuta con queste macchine, e ora spostati, altrimenti rischio di fare ancora più tardi.” E dandogli uno scossone lo fece arretrare quanto bastava per infilarsi nella macchina e chiudere lo sportello.
“E va bene.” Disse Stefan sorridendo.
Kath si limitò a fargli la linguaccia.
Non appena il ragazzo entrò in macchina, lei accese il motore e partì a tutta velocità. Poteva sentire il suo sguardo che la perforava, ma andava di fretta, e non aveva tempo di analizzare le sensazioni che le suscitava.
“Tu lavori qui, quindi?” dissero una volta giunti di fronte all’ospedale di Manhattan.
“Esattamente.” Disse lei cercando un posto dove fermare la macchina.
“Sei una specializzanda?”
“Sì.”
“E non ti fa nessun effetto il sangue?”
“No, e a te?” disse lei guardandolo negli occhi.
“Non proprio.” Rispose lui con un sorriso enigmatico.
“Beh, grazie del passaggio Stefan, è stato un piacere.. conoscerti. Ora devo andare” disse Katherine, prendendo la sua borsa, nel contempo anche Stefan era uscito dalla macchina per ritornare al posto del conducente.
“Anche per me, Kath. Sei davvero brava a guidare, complimenti.” E così dicendo, salì in macchina e se ne andò.
La ragazza guardò l’ora. Erano le 9:40! Ora che avrebbe raccontato al capo, nel suo primo giorno di lavoro?
 
 
Intanto Stefan sfrecciava per la strada, non riuscendo a pensare ad altro che a quella fantastica ragazza che aveva appena conosciuto.
Improvvisamente il suo cellulare prese a squillare con le note di “Back in Black”.
“Pronto?”
“Stefan. Quanto tempo.”
“Damon? Damon dove sei? Ti ho cercato ovunque.”
“Oh, sei preoccupato per me?”
“Per niente. Voglio solo sapere dove sei, per raggiungerti, e fartela pagare.”
“Quanto sei dolce, fratello.”
“Non penso che tu abbia il diritto di chiamarmi così dopo quello che hai fatto.” Disse Stefan ringhiando alla cornetta.
“Ce l’hai ancora con me? Ma dai, fratellone, non dovresti, è passato così tanto tempo.” Poteva sentirlo sorridere malvagiamente.
“A me sembra ieri.”
“A proposito di ieri! È proprio bella, eh?”
Stefan impallidì. Come diavolo faceva a sapere della ragazza?!
“Non so di cosa tu stia parlando.”
“Oh sì che lo sai. Katherine Pierce, giusto? Specializzanda al primo anno, nell’ospedale di Manhattan, vive in una villetta dei quartieri alti, la sua migliore amica si chiama Camille,  ed è incredibilmente bella. Hai capito di chi parlo ora?”
“Come cazzo fai a saperlo? Dove sei?”
“La sto osservando proprio adesso.” E detto questo attaccò.
“MALEDIZIONE!” imprecò il ragazzo, che sterzò e fece inversione, tornando dritto verso Manhattan, e sperando di fare in tempo. 

  
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