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Autore: 1rebeccam    15/10/2012    16 recensioni
"Sarebbe tutto così semplice. Non ci vuole niente. Un secondo, un secondo soltanto per perdermi nei tuoi occhi e dirti che ti amo... Vorrei avere la forza di aprire la porta e stringerti tra le braccia, perché lo so che sei ancora qui. Ti sento, sento il tuo dolore e anche la tua rabbia."
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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...Kate guarda la scena sorridendo, il viso di Rick ha la stessa espressione del cucciolo, che lo guarda curioso,
finchè abbaia un paio di volte e, con un’altra leccatina sotto al mento, gli risponde che è pronto a fidarsi...



 

La Resa Dei Conti


*
Un Piccolo Spazio dentro al Cuore

*
41° Capitolo 

 

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Anche stavolta Kate guida senza conoscere la meta da raggiungere.
Pensava di tornare a casa sua, o al loft di Rick, invece lui, una volta in macchina, le ha detto di andare dritto e attenersi alle sue indicazioni, senza sbottonarsi sul luogo di arrivo, fino a quando la fa fermare davanti ad una villetta.
Un uomo di spalle, dentro al recinto del giardino, sta annaffiando un meraviglioso cespuglio di rose bianche, buttando un occhio di controllo a tre bambini che corrono e ridono felici attorno a lui.
Castle sospira guardando fuori dal finestrino e sorride stringendo il cucciolo a sé.
-E’ bello vedere quel giardino di nuovo in fiore!-
Beckett corruccia la fronte, guarda anche lei oltre il recinto e per un attimo sembra confusa, ma dopo un paio di secondi sgrana gli occhi meravigliata.
-Ma quello… non è il dottor Jensen?!-
Castle annuisce senza distogliere lo sguardo dai bambini, che si inseguono per tutto il prato.
-E quelli sono i suoi splendidi figli!-
Kate guarda l’uomo meraviglioso seduto accanto a lei, che tiene sulle gambe un cucciolo randagio e non può fare a meno di sorridere e scuotere la testa. Perché si meraviglia poi? Un cagnolino tutto solo, tre bambini rimasti senza il loro migliore amico per una crudeltà inaudita… la soluzione del caso poteva essere una sola! Lui sembra intuire i suoi pensieri.
-Ho pensato che un giardino e tre piccole pesti potrebbero essere meglio di un loft chiuso e tanti adulti sempre intorno, tu che ne dici piccolo?!-
Finisce la frase rivolgendosi al cane e facendo delle strane e buffe espressioni con il viso, Kate si mette a ridere e gli poggia la mano sui capelli.
-Hai dimenticato che, comunque, un bambinone ci sarebbe stato a giocare con lui!-
Gli dice continuando a ridere, lui le fa una linguaccia e guarda il cucciolo.
-La senti? Prima era un impiastro, noioooooosa da morire, seria, allergica alle battute, adesso pensa di essere diventata simpatica!-
-Invece tu sei diventato più permaloso di prima!-
Risponde lei continuando a ridere, si mette perfino le mani sulla faccia, tanto è divertita dall’espressione di Rick, che scende dall’auto, chiude lo sportello e si china dentro al finestrino, mostrandosi molto, ma molto serio.
-Quando hai finito di ridere delle tue battute, se vuoi raggiungerci… ci farebbe piacere!-
 
-Dai, Simon, smettila di rincorrermi mentre vado in bici, se poi ti fai male, papà dà la colpa a me…-
-Ma voglio venire in bici con te… papààààà…-
Il dottor Jensen ride divertito davanti a quella scena, è così sollevato che il suo incubo sia finito, che non riesce neppure a rimproverare Jack e Simon che urlano come forsennati. Adora quelle urla, il silenzio dei giorni precedenti era diventato insopportabile.
-Simon, se cadi e ti sbucci le ginocchia non venire a piangere da me, sarai costretto a prenderti le tue responsabilità.-
Dice al figlio più piccolo dopo un paio di minuti, ma solo per allertarlo sul pericolo delle cadute, per il resto è felice di lasciarli divertire e scatenare.
-Papà! Jack, Simon… guardate…-
La piccola Ester scende di colpo dall’altalena e corre verso un cespuglio davanti a lei. Il dottor Jensen ripone in terra la pompa per annaffiare e osserva la figlia preoccupato, mentre anche i due maschietti si avvicinano a lui.
-Che c’è Ester? Che succede?-
La piccola riemerge dal cespuglio con in braccio un cagnolino.
-Guardate… era incastrato in mezzo alle petunie di mamma!-
I fratellini si avvicinano e il cagnolino comincia a scodinzolare e leccare le manine di tutti e tre, Jensen sta per avvicinarsi, quando si accorge dei due visitatori fuori dal suo giardino.
-Signor Castle, detective Beckett! Che sorpresa!-
Apre il cancello del recinto e con una calorosa stretta di mano, li invita ad entrare. Nota Castle sorridere divertito alla vista dei bambini con il cane.
-E’ suo quel cagnolino, signor Castle?-
-Non esattamente.-
I bambini si accorgono dei nuovi arrivati e si avvicinano al padre.
-E’ suo questo cagnolino, signore?-
Ripete Ester, sollevando il cucciolo verso di lui, aspettando una risposta con gli occhietti sgranati.
-A dire il vero è un trovatello… e sta cercando qualcuno che gli dia ospitalità.-
Rick le schiaccia l’occhio e accarezza il cucciolo.
-Sempre che il capo famiglia sia d’accordo!-
Continua, facendo riferimento al dottor Jensen.
Ester e Simon guardano il padre con lo sguardo implorante, ma prima che lui possa dire qualcosa, Jack si porta le mani ai fianchi e urla verso i fratelli.
-E bravi! Così ci siamo già dimenticati di Ronnie?! Siamo pronti a rimpiazzarlo come se niente fosse…
Si rivolge a Castle con i pugni serrati.
-Io non lo voglio quel coso! Portatelo via…-
-I suoi occhi lucidi sono pieni di rabbia e la sua espressione è dura.
Ester mette il cucciolo per terra e lei e il fratellino più piccolo abbassano lo sguardo con l’espressione mortificata, come se avessero fatto un torto a Ronnie per avere solo pensato di poter prendere un altro cane nella loro famiglia.
-Mi scusi signore, mio fratello Jack ha ragione, noi non vogliamo un altro cane!-
Dice la piccola in un sussurro, con la vocina incrinata, pronta a scoppiare in lacrime e Castle sente un nodo in gola.
-Mi spiace dottor Jensen, non ho riflettuto sul fatto che avrei potuto provocargli tanto dolore, mi scusi!-
Jack si allontana di poco, si ferma voltando loro le spalle, davanti ad un piccolo cumulo di terra circondato da pietre colorate. Il dottor Jensen scuote la testa e si rivolge a Castle, senza smettere di guardare le spalle di suo figlio.
-Non deve scusarsi signor Castle, la colpa è solo mia. Purtroppo questa storia è finita sui giornali e in TV, e Jack non mi ha ancora perdonato di avergli mentito sulla vera causa della morte di Ronnie. Avrei dovuto risolvere la situazione subito, ma in questi giorni non ho avuto il coraggio di farlo. Li ho visti così felici che non pensavo fossero ancora scossi, soprattutto Jack… credo sia arrivato il momento di parlargli… mi scusi!-
Il dottor Jensen fa per avvicinarsi a lui, ma Beckett gli mette una mano sulla spalla.
-Permette che ci parli io?-
Chiede al medico e lui annuisce, tra lo stupore di Castle e gli sguardi dei due piccoli che seguono tutto in silenzio.
Kate si avvicina a Jack e quando lui percepisce la sua presenza dietro di se, stringe ancora i pugni e si rannicchia dentro le spalle.
-Siete ancora qui? Tu e il tuo amico dovete andarvene… insieme al cane…-
Lei s’inginocchia accanto alla tomba, proprio vicino al bambino e, guardando le piccole pietre bianche disposte al centro a comporre il nome di Ronnie, sospira.
-So quello che provi Jack!-
Lui stringe le labbra, continuando a guardare a terra e scuote energicamente la testa, come a dirle che non è vero.
-Puoi anche non credermi, ma io so cosa provi… ho perso anch’io qualcuno a cui volevo bene… tanto tempo fa.-
Jack solleva lo sguardo e tira su con il naso.
-Avevi anche tu un cagnolino e te lo hanno portato via?!-
Le chiede con l’innocenza innata che un bambino di otto anni può avere nel cuore pieno di dolore.
Beckett guarda quegli occhi scuri, penetranti e lucidi.
Non gli racconterà un’altra bugia, non gli racconterà una storiella strappalacrime e a lieto fine, il dolore di Jack merita rispetto.
Scuote la testa e sospira.
-No Jack, non avevo un cane, a me hanno portato via la mia mamma!-
A quelle parole il bambino la guarda con gli occhi sgranati.
-La… tua… mamma!?-
Lei annuisce senza togliere gli occhi dalla tomba di Ronnie.
-Le hanno fatto… del male?-
-Si, l’hanno uccisa, proprio come il tuo Ronnie, tanto tempo fa, perciò… so come ti senti.-
Castle resta impietrito. Non si sarebbe mai aspettato che riuscisse ad essere così sincera e cruda con Jack.
Il piccolo rilassa le mani e abbassa lo sguardo.
Mi… dispiace… Scusa!-
Sussurra pianissimo e lei solleva il viso verso di lui.
-Scusarti per cosa?-
-Lei era la tua mamma… Ronnie era soltanto un cane!-
Otto anni! Quell’ometto ha otto anni e un cuore enorme. Kate gli prende le mani tra le sue e gli sorride.
-Tu lo amavi e lui ti rendeva felice?-
Jack annuisce deglutendo vistosamente, non vuole piangere, non davanti a quella donna il cui dolore, in confronto al suo, deve essere insostenibile.
-Allora non ha nessuna importanza! Quando qualcuno che ami se ne va per sempre, non è importante che sia una persona o un animale, perché è comunque un pezzo della tua vita che se ne va e che non riavrai mai più. Il vuoto che lascia nel tuo cuore è immenso e non puoi, o non vuoi, riempirlo con niente e con nessuno.-
Il bambino annuisce.
-Appunto! Tu non ti sei cercata un’altra mamma!?-
Esclama e lei scuote la testa.
-Certo che no! Non ho cercato un’altra mamma, ma ho fatto l’enorme sbaglio di non cercare altro.-
Il bambino corruccia la fronte, non riuscendo a capire.
-Ho continuato a vivere, mi sono fatta degli amici, ho avuto anche dei fidanzati, ma non ho mai permesso a nessuno di loro di fare davvero parte della mia vita. Ho messo un lucchetto al cuore, impedendo a chiunque di entrarci, un po’ per paura di restare di nuovo sola e soffrire ancora, un po’ perché mi sembrava di fare un torto a mia madre. Pensavo le stesse cose che pensi tu adesso nei confronti di Ronnie.-
-E non è così!?-
Kate scuote ancora la testa, gli stringe le mani con forza e sorride.
-No Jack… non è così… dopo tanti anni una persona speciale mi ha fatto capire che non è giusto chiudere il cuore alla vita. Mi ha fatto capire che il mio cuore è grande, tanto grande da essere capace di amare ed essere amato in tanti modi diversi. Io non mi sognerei mai di trovarmi un’altra mamma, ma questo non mi ha impedito di provare affetto per un’altra donna, una donna che è stata buona con me e che, specie negli ultimi giorni, mi è stata vicino proprio come una mamma. Non prenderà mai il posto di mia madre, nessuno potrebbe, ma lei mi vuole bene ed io voglio bene a lei, ha ridato calore al mio cuore e sono certa che mia madre è felice di sapere che accanto a me c’è qualcuno che mi ama e mi consola, come avrebbe fatto lei se fosse ancora viva.-
Gli occhi di Jack sono ormai pieni di lacrime, Kate si gira a guardare il cucciolo che sembra aver capito la gravità della situazione e si è seduto in mezzo ai due fratellini più piccoli in silenzio, poi torna a guardare il bambino.
-Questo cucciolotto non ha nessuna colpa, lo hanno abbandonato appena nato e non deve essere stato facile per lui sopravvivere da solo. Non volerlo con te significa riservare il tuo cuore solo a Ronnie e, se questo è quello che vuoi, che senti davvero nel tuo cuore, è giusto così. Però pensa a come cambierebbe la vita per tutti e due… Tu gli fai una carezza e lui ti regala la sua vita per sempre, senza chiedere niente in cambio. Queste sono le piccole cose belle della vita che non dovremmo mai fare lo sbaglio di rifiutare! Io ci ho messo troppo tempo a capirlo e questo mi ha fatto soffrire tanto, non fare il mio stesso errore, sei ancora così piccolo per lasciare il mondo fuori.-
Il bambino continua a singhiozzare in silenzio, ascolta le parole di Kate con gli occhi fissi oltre le sue spalle, sul piccolo cumulo di terra. Sussulta improvvisamente, quando lei lascia una delle sue mani per accarezzargli il viso, asciugandogli le lacrime e, finalmente, incolla gli occhi ai suoi.
-Jack, lui non è Ronnie, lui non potrà mai prendere il suo posto, però può occupare quel piccolo spazio rimasto libero nel tuo cuore, magari proprio vicino a Ronnie… credimi Jack… il tuo cuore è abbastanza grande anche per lui.-
Kate prende il cucciolo in braccio, resta in ginocchio sull’erba davanti ai tre bambini, il cagnolino allunga il musetto e lecca leggermente la mano di Jack, che  dapprima si ritrae, poi si mette in ginocchio anche lui e lo guarda fisso negli occhietti vispi.
-Certo che se mamma ti vede conciato così, ti rilegherà nel garage a vita!-
Gli dice piano e quando si rende conto di avergli sorriso, si schiarisce la voce, per continuare a fare il duro, poi guarda i fratellini e la voce gli si addolcisce.
-Sempre… che decidiamo di prenderlo con noi…-
Si alza e guarda il padre, che gli sorride.
-Non devi chiederlo a me Jack, per me fa già parte della famiglia, se va bene anche per voi, visto che sarete voi ad occuparvi di lui in tutto e per tutto.-
Il bambino guarda Kate, poi Rick e poi ancora il cucciolo e i fratelli, alla fine sorride e fa cenno di si con la testa a Simon ed Ester, che mostrano un sorriso felice.
-Yeeeeehhhhh!!!-
Esultano i piccoli e sul volto di Jack si apre un sorriso splendido. Kate si alza con il cucciolo ancora in braccio e si avvicina a Rick, che le circonda le spalle e le posa un bacio sulla fronte.
-Sono fiero di te!-
Le sussurra all’orecchio.
-Meglio dargli davvero una ripulita, sennò la mamma lo mette in lavatrice, quando torna.-
Esclama il dottor Jensen ed Ester afferra il cucciolo dalle braccia di Kate.
-Io prendo la vaschetta di Ronnie…-
Seguita a ruota dal piccolo di famiglia.
-Io prendo il bagno schiuma e la spazzola… e anche il profumo, devi essere profumato quando mamma ti conoscerà!-
Scappano via, ma Jack li ferma.
-Ehi… non dovremmo dargli un nome prima?-
I bambini si voltano, Ester corruccia la fronte come se stesse pensando.
-Già… il nome… come possiamo chiamarlo?-
Simon saltella tutto eccitato.
-Macchia… lo chiamiamo Macchia… lo chiamiamo Macchia!-
-Macchia?!-
Esclamano tutti in coro e lui continua a saltellare.
-Si Macchia, è tutto bianco… beh… diventerà bianco con acqua e sapone, ed ha una sola macchia sull’occhio, come volete chiamarlo… Macchia!-
Castle ride di gusto.
-Macchia! Non fa una piega, in effetti puoi chiamarti solo così, tu che ne pensi piccolino?-
Il cucciolo abbaia un paio di volte e Kate stropiccia i capelli di Jack.
-Pare che a lui piaccia…-
I due piccoli corrono verso il garage, ma Macchia sguscia via dalle braccia di Ester e corre verso il suo vecchio amico. Si ferma ai suoi piedi appoggiando le zampette sui suoi pantaloni scodinzolando. E’ dolcissimo nel suo intento di dirgli grazie e mostrargli la sua felicità.
Castle si china e gli prende le zampette, tenendolo vicino al viso.
-Sei contento Macchia?-
Il cagnolino scodinzola e gli lecca il mento.
-Sono contento anch’io. Mi raccomando, veglia su di loro e proteggili, hai capito?-
Macchia abbaia, continuando a scodinzolare, poi lascia le mani di Castle e si mette a saltellargli attorno, facendo ridere tutti quanti.
-Grazie anche a te amico… ora siamo pari!-
Gli dice Castle ridendo e Macchia scappa verso il garage, seguito da Ester e Simon.
Anche Jack s’incammina per raggiungerli, ma dopo un paio di passi torna indietro correndo anche lui e si stringe alla vita di Kate, che resta un attimo sopraffatta da quella dolcezza, ma subito si china  e lo abbraccia stretto.
-E’ lui la persona speciale?-
Le chiede piano il bambino, attaccato al suo orecchio. Lei solleva la testa a guardare Castle, poi attacca di nuovo il viso al bambino e gli risponde di si.
-Come hai fatto a capirlo?-
-Chi parla agli animali come fa lui con Macchia, non può che essere speciale… e poi è cotto di te!-
Sussurra ancora più piano.
-Dici?-
Gli chiede Kate, senza staccarsi da lui, che al contrario si allontana di poco per guardarla negli occhi.
-Non dirmi che non lo hai notato, perché lo ha capito anche Macchia!-
Continua lui ridendo, facendo sorridere anche lei, poi si rivolge a Castle.
-Scusami signor Castle… prima sono stato davvero maleducato.-
-No, non lo sei stato Jack. Sarebbe stato più giusto chiedervi cosa pensavate della mia idea, prima di portarlo qui… a volte sono davvero avventato nelle decisioni.-
Gli risponde lui sollevando le spalle.
-Ti va di venire a trovare Macchia qualche volta?-
-Certo… voglio controllare che si comporti bene e che non lo viziate troppo.-
Sorride, strizzandogli l’occhio e il bambino gli tende la mano, arrossendo visibilmente.
-Ehm… a… amici?!-
Chiede timidamente e un po’ imbarazzato.
La prima reazione di Castle è quella di stringerlo tra le braccia, ma si contiene e decide che è meglio comportarsi da uomini. Stringe quella manina, ancora troppo piccola dentro la sua e con l’espressione seria, annuisce.
-Amici!-
Jack sospira e mostra tutti i denti per la gioia.
-Bene… allora… a presto!-
E sventolando la mano in segno di saluto, corre a raggiungere i fratellini e il nuovo componente della famiglia.
-Grazie detective Beckett, avrei dovuto avere la forza di dirgli la verità su cosa sia il dolore, come ha fatto lei.-
-Jack è un bambino intelligente, dottor Jensen… ha tre figli splendidi.-
Salutano il dottore, promettendo che sarebbero passati presto a trovare Macchia e si avviano verso l’auto abbracciati.
-Si può sapere cosa aveva di tanto segreto da dirti all’orecchio Jack?-
Le chiede Rick, stringendola a sé e lei lo guarda divertita.
-Un segreto… appunto! Che c’è Castle, sei geloso di un bambino?-
-E’ un maschio… e nessun maschio, adulto o bambino, deve avere segreti con la mia donna!-
Lei si ferma di colpo, gli prende il viso tra le mani e lo bacia.
-Quanto mi piacciono gli uomini possessivi!-
-Ti diverti a prendermi in giro, non è vero?-
-Sei tu che mi dai l’opportunità di prenderti in giro, Castle!-
Si fermano davanti alla macchina, lei gli attorciglia le braccia al collo e lui la stringe a sé.
-Rick… verresti tu con me, adesso, in un posto e senza fare domande?-
-Verrei in capo al mondo con te… e senza fare domande!-
-Bene, allora andiamo.-
Lei sale in macchina, ma Rick indugia, guardando ancora verso il giardino di casa Jensen.
-Puoi aspettarmi solo un attimo? Ho dimenticato di dire una cosa al dottor Jensen, torno subito!-
Qualche minuto dopo sale in macchina e Kate lo guarda stupita. Ha in mano sei splendide rose bianche.
-Ma non sono le rose del dottor Jensen?-
Lui annuisce sorridendo.
-Non gongolare, perché non sono per te!-
-Allora perché sei tornato indietro a chiedergliele?-
-Come perché… non ci servono dei fiori nel posto dove stiamo andando?-
Risponde lui tranquillo, odorando il profumo intenso di quelle meraviglie che tiene tra le mani. Lei resta dapprima stupita, poi sospira e guarda davanti a sé.
-Va bene Rick, hai vinto! Ma prima o poi ti coglierò impreparato… un giorno penserò o deciderò qualcosa e lo farò in maniera così criptata, che non riuscirai a capire cos’è!-
-Vuoi scommettere?-
Risponde lui, guardandola mentre mette in moto, ingrana la marcia e, dopo un’occhiata di sbieco, parte verso la nuova destinazione.


Continua:


*-* Vi presento Macchia <3



 

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Angolo di Rebecca:

Il dolore di Jack era ancora troppo vivo, specie dopo aver saputo il vero motivo della morte di Ronnie.
Kate ha stupito di nuovo Rick (forse è l'amore che stupisce ancora)
ha parlato a quell'ometto con il cuore in mano, dicendogli la verità,
sull'orrore che la vita a volte ti può portare, ma questo gli ha fatto capire anche quanto la vita possa essere bella.
Con questo, credo di avere sistemato tutto e tutti, spero di non avere dimenticato nulla!

E con questo, siamo arrivati davvero alla fine di questo tormento,
perciò vi do appuntamento alla settimana prossima con l'epilogo de La Resa dei Conti.
*-* 
  
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