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Autore: cyberkira    15/10/2012    2 recensioni
Una brevissima Flashfic incentrata sul racconto che Otoya fa della sua passata infanzia fino al giorno in cui entrò nell'accademia Saotome.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Over the Rainbow~

Le confessioni di un girasole.


Fin da quando ne ho ricordo,la mia infanzia fu piena di dispiaceri e tristezza. A partire dalla mia nascita,ne mio padre ne mia madre mi aspettavano. Io nacqui da una relazione fuori dal ma
trimonio e fu forse per questo che non conobbi mai mio padre. Ogni domanda rivolta a mia madre che riguardava il mio vero padre non riceveva mai risposta. Tanto che un giorno decisi di smettere di chiedere pensando che forse ferissi mia madre con la mia innata curiosità.
Così crebbi senza un padre che mi insegnasse mestieri da "uomo". Mia madre dal canto suo,lavorava duramente giorno e notte per mantenerci.Ma io ero felice per ciò che la vita mi aveva concesso,una madre fantastica e un'infanzia ricca di lei,che mi trasmesse l'amore per la musica e il canto. Aveva una voce celestiale ed io mi aggrappavo al canto e alla musica non solo perchè mi piacevano e sentivo scorrerle nelle vene,ma anche per una confessione che mi fece un giorno involontariamente mia madre. Mi disse che anche mio padre era un cantante famoso e che lo aveva conosciuto sotto le luci della ribalta.Fu amore a prima vista. Forse per questo non posso conoscerlo,pensavo,la mia sola esistenza potrebbe essere un problema.Il tempo passò ancora ed io ero felice della vita che stavamo facendo nonostante le difficoltà,fino a quel giorno.Il giorno in cui la mia vita cambiò. Quel giorno mia madre non tornò a casa. Non avrei mai potuto immaginare che fosse accaduto l'inevitabile. Aspettai invano il suo ritorno tutta la notte. Fino alla mattina dopo in cui vennero a bussare alla porta delle strane persone. Mi dissero in tono crudo che mia madre era morta e che,non avendo parenti a cui potermi affidare,dovevo seguirli. Ero solo un bambino. Non colsi subito il significato delle loro parole,ma sorridendo come mi aveva insegnato lei,li seguii. Mi tolsero tutto, mi strapparono via dalla mia casa,il mio unico punto di riferimento. Mi separarono da tutto ciò che avevo. L'unica cosa che mi restava era la mia voce. Mi ritrovai in uno sporco orfanotrofio, costretto a mangiare ciò che passava la tavola.Etichettato come un cattivo bambino per via dei miei capelli rossi,emarginato da tutti. Ma non persi il sorriso,no. Non erano riusciti a strapparmi anche il sorriso,così ogni giorno,sussurrando,cantavo. Il canto mi accompagnò per il resto della mia permanenza in quel lugubre luogo senza anima. Non so quanto tempo passai lì dentro,so solo che sembrava non finire mai. All'etá di 15 anni potei finalmente lasciare quel luogo. La circostanza ancora non mi è chiara tuttora,ma qualcuno aveva recapitato una grossa somma di denaro a mio nome e mi aveva iscritto in un' accademia di musica. Per la seconda volta nella mia vita, un evento inaspettato mi catapultava in una nuova realtà. Non so chi sia stato a tirarmi fuori da quel posto,salvandomi. A me piace credere che sia stato lui,il mio vero padre. Pochi giorni dopo feci la mia valigia,con quelle poche cose che mi appartenevano,e partii con la sicurezza che al mondo c'era qualcuno che mi voleva, che desiderava la mia felicità. Il giorno che arrivai all'accademia fu uno dei giorni più belli di tutta la mia vita. Venni accolto dal preside che mi abbracciò quasi soffocandomi. Erano anni che qualcuno non mi mostrava tanto affetto. Mi venne assegnata un'aula e una stanza, quando mi dissero che l'avrei condivisa con un altro ragazzo non seppi come prendere la notizia. All'orfanotrofio dormivamo tutti insieme come se fossimo nella corsia di un ospedale,quindi non mi meravigliai più di tanto. Mi caricai in spalla la mia valigetta e cercai con pazienza la mia stanza. Non appena varcai la soglia della porta venni quasi abbagliato dalla luce solare che penetrava dalla finestra. Era così accogliente,mi sentivo a casa. Avevo davvero poche cose da sistemare, per cui una volta finito decisi di aspettare il mio "coinquilino". Quando lo vidi mi fiondai verso di lui come se fosse una creatura mistica uscita da qualche libro fantasy, credo di averlo spaventato quel giorno. Studiare musica era la cosa che avevo da sempre desiderato. Per me cantare era un tributo alla memoria di mia madre. Iniziai a suonare la chitarra e devo dire che me la cavavo anche molto bene. Credo di esser nato sotto una buona stella, sento la musica attraversare il mio corpo e farlo suo. Passò altro tempo ed arrivo ad oggi. Oggi ho amici e una futura carriera,credo anche di aver trovato l'amore.Durante la mia vita ho sempre affrontato i dispiaceri con un sorriso,credo sia il metodo migliore di vincere il dolore. Sorriderò sempre anche se dentro sto morendo,perchè se c'è qualcosa che fa male davvero..È vedere le persone a te care star male per un mio sorriso mancato. Per questo ho giurato a me stesso e a mia madre di sorridere sempre. Sorriderò per me e per gli altri che non possono farlo. Sarò come un girasole, voltandomi sempre verso la luce e lasciandomi alle spalle il buio.
   
 
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