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Autore: lirin chan    16/10/2012    10 recensioni
[Scritta per la sfida 'L'ho fatto per te']"All'asilo c'era un bambino strano. Aveva gli occhi blu e i capelli scuri. Se ne stava sempre da solo a disegnare scarabocchi su fogli bianchi e non sorrideva mai e nemmeno mangiava la merenda."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'AU Paradise'
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Autore: Lirin Chan
Fandom:
Supernatural
Personaggio/Coppia:
Dean/Castiel,
Rating:
Pg13
Spoiler: Nessuno
Avvertimenti: AU, fluff-estremo, rischio di overdose di zuccheri
Serie: Parte di AU Paradise
Conteggio Parole: 1119

Beta: Medesima me
Trama: "All'asilo c'era un bambino strano. Aveva gli occhi blu e i capelli scuri. Se ne stava sempre da solo a disegnare scarabocchi su fogli bianchi e non sorrideva mai e nemmeno mangiava la merenda."
Note: Scritta per l'iniziativa "II° Sfida Settimanale" col prompt 'L'ho fatto per te'.
Questa è la cosa più fluff, zuccherosa, coccolosa, trasudante glassa che abbia mai scritto... Sarà che è un paio di giorni che sono di buon umore... Comunque spero che vi piaccia! Spero non andiate in overdose di zuccheri...
Sfida settimanale della pagina "le migliori citazioni di Supernatural"
Disclaimer: Dean, Castiel & Co non sono miei!... Vi prego, datemi un Cass tutto per me çwç Ne ho bisogno!

~ Strange Steps ~

All'asilo c'era un bambino strano. Aveva gli occhi blu e i capelli scuri. Se ne stava sempre da solo a disegnare scarabocchi su fogli bianchi e non sorrideva mai e nemmeno mangiava la merenda.
Dean quest'ultimo particolare lo aveva notato da tempo e quindi si sedeva sempre vicino a lui quando la maestra distribuiva le merendine.
"Non la mangi?" Gli chiedeva ogni giorno indicando con il dito paffuto la fetta di torta o di crostata. L'altro, per l'unica volta in tutta la giornata, posava gli occhi blu su di lui e dopo averlo fissato per qualche attimo scuoteva la testa. Dean sorrideva radioso e afferrava la merendina per poi mangiarla con gusto.
Accadeva così ogni giorno.
Dean non sapeva nemmeno come si chiamasse. La maestra non lo sgridava mai – cosa che invece con lui e i suoi amici faceva di continuo.
Un giorno vide il bambino insieme alla sua mamma e al suo papà parlare con le maestre. Sembravano tristi e pure il suo compagno di merende – nonostante non cambiasse mai espressione – sembrava star per piangere. Incontrò i suoi occhi blu tristi e lo vide stringere la presa su un foglio che aveva in mano.
"Va a salutare i tuoi compagni, tesoro" Lo spinse la madre verso il gruppo di bambini che, in realtà, si rendevano conto solo ora della presenza dell'altro.
Ma il bambino non degno di uno sguardo gli altri. Marciò verso Dean con sguardo sicuro e, quando gli fu davanti, gli allungò davanti al naso il foglio.
"L'ho fatto per te" Gracchiò il piccolo agitando il disegno davanti al suo naso per incitarlo a prenderlo.
Dean lo afferrò. Era un disegno stilizzato di loro due (lo si poteva intuire dal colore degli occhi e dei capelli). Dean circondato da merendine e l'altro con un foglio e una matita in mano. Un cielo azzurro e un prato verde.
Era un bel disegno
Quando alzò gli occhi per ringraziarlo lui era già corso dai suoi genitori e stava andando via.
Il bambino strano non tornò all'asilo e Dean si dovette accontentare di mangiare una sola merenda.
Anche se in camera sua, attaccato alla porta, faceva mostra di se un disegno nuovo.


Il suo compagno di stanza al college era un tipo strano. Si chiamava Castiel – che già di per se lo rendeva strambo -, studiava sempre e non usciva mai.
Però aveva gli occhi blu e, stranamente, questo particolare faceva dimenticare a Dean tutto il resto.
Castiel sapeva ascoltare e si preoccupava per lui. Lo aspettava sempre alzato quando rientrava all'alba da qualche festa – diceva di non riuscire a dormire se lui non era in stanza – e lo aiutava a studiare sacrificando ore preziose per se.
E mangiava poco, al contrario di Dean che gli rubava sempre il pranzo.
"Non lo mangi, Cas?" Chiedeva quando l'altro lasciava metà panino o un pezzo di torta.
Castiel lo fissava per un attimo e poi scuoteva la testa. Ogni volta che questo si ripeteva Dean aveva la strana sensazione di aver già vissuto tutto questo – e ogni volta tentava di ricordarsi quella parola francese, ma cazzo proprio non voleva saltar fuori.
Ma non stava a pensarci più di tanto.
Purtroppo il college non faceva per lui e gli esami andavano di male in peggio ogni volta, nonostante gli aiuti fino a notte fonda di Castiel.
A metà anno Dean decise di mollare. Il suo compagno di stanza non cercò di dissuaderlo, sapeva quando fosse stata dura per lui prendere quella decisione.
Si separarono con un abbraccio, una promessa di restare in contatto e una piccola torta di mele fatta da Castiel.
"L'ho fatta per te" Disse con la sua voce roca e bassa.
Di nuovo Dean ebbe quel senso di già vissuto – maledetta parola francese! Ringraziò Cas e se ne andò.
Nessuno dei due contattò l'altro.


C'era un uomo strano seduto al bancone del bar. Beveva a capo chino qualcosa di forte che gli aveva servito Ellen, la padrona del locale dove lavorava. Era infagottato in un trench troppo largo e sembrava avere sulle spalle tutto il peso del mondo.
"Cas!" Esclamò, sbalordito, Dean quando incontrò per caso gli occhi blu di quell'uomo e il cuore cominciò a battergli all'impazzata.
"Dean" Mormorò Castiel mentre l'altro scavalcava il bancone – guadagnandosi un'occhiataccia da Ellen. Lo abbracciò forte e si stupì quando constatò che gli era mancato da morire. Cas non ricambiò l'abbraccio, ma a Dean non importò perché sapeva che quello strambo uomo dimostrava l'affetto in ben altri modi.
Si misero a parlare per ore e recuperarono il tempo perduto. Parlarono delle loro vite, delle loro relazioni andate disastrosamente male, del lavoro di psicologo di Cas e dei molti lavori che Dean aveva fatto. Quando Ellen li buttò fuori dal locale Castiel si fermò ad osservare Dean che ridacchiò.
"Che c'è?" Chiese, ma l'altro non rispose.
Semplicemente gli passo una mano dietro la testa e lo attirò a se facendo incontrare le loro labbra. Dean, dopo un attimo di stupore, chiuse gli occhi e gli accarezzò le guance, la barba ispida sotto le dita. La lingua ruvida nella sua bocca, il sapore del whiskey il tocco delle mani dell'altro tra i suoi capelli e il cuore che pompava eccitazione.
"Perché?" Mormorò Dean quando si allontanarono di poco. I loro respiri che si mischiavano, accelerati.
Sapeva che quella non era la domanda giusta da fargli in quel momento – sinceramente pure la meno romantica – ma doveva capire.
"Perché ogni mio passo lo faccio per te" Rispose Castiel guardandolo negli occhi.
E Dean in quel momento si ricordò quella maledetta parola francese, ma ormai non aveva più importanza.


C'era una coppia strana che abitava in quella palazzina. Tutti gli altri inquilini lo sapevano, ma nessuno diceva niente. Dopotutto, anche se erano un po' rumorosi la notte, erano simpatici.
"Il quadro è storto" Constatò Castiel osservandolo con la testa inclinata.
"Non è vero!" Ribatté Dean, con ancora il martello in mano per aver attaccato il chiodo.
"Invece sì, pende a destra" Insistette l'altro continuando ad osservare il quadro.
In effetti l'altro dovette arrendersi all'evidenza,ma di certo non gliel'avrebbe data vinta.
"Beh? È di moda! I quadri dritti non sono più fashion!" Inventò lì per lì Dean gettando a terra il martello.
Vide gli occhi di Castiel posarsi su di lui e, nonostante la sua espressione seria, sapeva che stava ridendo.
Lo baciò piano prima di approfondire il contatto e far sdraiare entrambi sul divano ancora incelofanato e odorante di fabbrica.
Il disegno, nella sua cornice appesa storta, svettava in mezzo al muro del salotto. Un disegno stilizzato di due bambini – uno dagli occhi verdi e l'altro blu – che mangiavano merendine e disegnavano cieli azzurri.





   
 
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