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Autore: BJ foREVer    16/10/2012    0 recensioni
Penserete che quando una persona lavora in un centro benessere sia sempre curatissima: capelli a posto, le unghie smaltate di fresco, il trucco perfetto.
Io non sono niente di tutto ciò: i miei capelli sono sempre di un colore diverso e tagliati nei modi più disparati, le mie unghie fanno schifo e a malapena riesco a mettermi un po’ di mascara.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Penserete che quando una persona lavora in un centro benessere sia sempre curatissima: capelli a posto, le unghie smaltate di fresco, il trucco perfetto.
Io non sono niente di tutto ciò: i miei capelli sono sempre di un colore diverso e tagliati nei modi più disparati, le mie unghie fanno schifo e a malapena riesco a mettermi un po’ di mascara.
Be’, nonostante questo lavoro da anni in uno dei centri benessere più importanti di Milano, il Sun Point, facente parte di uno degli hotel più prestigiosi della città, ovvero il Majesty.
Il Majesty non solo è uno degli hotel a cinque stelle più rinomati d’Italia, ma bensì l’alloggio di molte delle più famose band che fanno tappa nel Capoluogo lombardo.
Ora che sapete dove lavoro, capirete bene perché io in questo momento stia correndo come una pazza per raggiungere la mia postazione.
Scivolo aggrappandomi al bancone della segreteria, imprecando sottovoce contro le donne delle pulizie che non piazzano quei bei cartelli con scritto ATTENZIONE PAVIMENTO BAGNATO.
Ansimando per la corsa mi appoggio al banco, con una mano all’altezza del diaframma, nel tentativo di riprendere fiato.
“Pe-eerchè mi hai, uff, chiamata così di, oddio, fretta?” riesco a sputare fuori nella direzione della segretaria, nonché mia migliore amica.
“Lo vedrai se vai alla tua postazione di massaggio” sorride Elisa. Sta stronza che mi nasconde le cose.
“Puff, va bene. Ma Alice?” Alice. L’altra migliore amica che ho trascinato con me fino a Milano. Fa la make-up artist e manicurist.
“Già al lavoro! Dai muoviti che io devo andare a fare la guida” sorride radiosa.
“La guida? Da quando mai tu fai la guida?” la guardo a bocca aperta, ma senza aggiungere altro mi spinge verso il cubicolo dove solitamente eseguo il mio lavoro.
“Stronza” borbotto, spostandomi nello spogliatoio per cambiarmi. Appena ho finito mi riavvicino alla postazione, notando che la luce è accesa. Bene, sto anche facendo aspettare il cliente. Chissà chi è, poi. Magari una di quelle star tutte sono figo, sono bello, sono un fotomodello.
“Dio, speriamo di no” mormoro tra me e me, afferrando saldamente il contenitore di gel da massaggi con una mano, mentre nell’altra stringo la bustina contenente gli slip di carta.
Mai capito a cosa servono quei cosi. Tanto non se li mette mai nessuno.
Con questi pensieri in testa, spingo la porta scorrevole e entro nel cubicolo, senza prestare molta attenzione a chi mi trovo davanti.
Raccolgo mentalmente tutto l’inglese imparato al linguistico e alzo lo sguardo, rimanendo senza fiato.
Un paio di occhi verdi spiccano in un viso sorridente, fornito di fossette da fare invidia alla depressione del Mar Caspio.
OMMERDA.
Le funzioni linguistiche hanno abbandonato la mia testa, il mio cervello non riesce a connettere. L’unica cosa che riesce a fare perfettamente è dire agli occhi muovetevi e guardate il ben di dio che avete davanti.
E il ben di dio, o statua greca, non sono ancora sicura, continua a fissarmi con quegli occhi verdi.
“Uhm, torno subito” riesco a balbettare, spero in una lingua comprensibile, fiondandomi fuori dalla postazione verso la zona manicure. So perfettamente che Alice è lì, dato che stamattina mi ha mandato tremila messaggi sul fatto che doveva iniziare presto il turno.
“ALICE. PORCA……. MERDA!” no. Due su due non può essere.
Alice alza lo sguardo su di me, distogliendolo dal suo lavoro. Se considerate che il suo lavoro sono le mani fottutamente storte di un uomo dagli occhi nocciola, allora concorderete sul fatto che lei non poteva essere così tranquilla.
“Lui. Tu. Shadows. Massaggio” balbetto indicando prima l’uomo, poi lei, poi fuori dalla porta.
“Ho notato. Dai, vai, non vorrai farlo aspettare” evvai. Sorrido imbarazzata alla perfezione, cioè il moro, e agito una mano in direzione della mia amica come a dire dopo facciamo i conti.
Punto della situazione:
-E’ il fottuto ventisette di febbraio, e il concerto degli Avenged Fucking Sevenfold è il tre marzo.
-Mi ritrovo davanti cantante e chitarrista della suddetta band, cinque giorni prima dell’evento.
Sospiro dall’agitazione rientrando con un sorriso, palesemente falso, nel cubicolo.
“Oh, ehm, mi dispiace per averla fatta aspettare, possiamo iniziare” dico con voce alquanto tremante, spero almeno di aver parlato in inglese.
La statua greca non fa altro che sorridere e stendersi sul lettino. E già quasi svengo.
Meglio coprirlo, sì, dov’è l’asciugamano?
Posiziono il pezzo di stoffa sulla parte inferiore del suo corpo, a coprirlo dai glutei in giù, e cerco una posizione comoda per iniziare il massaggio.
Prima le spalle, energeticamente, le braccia, la schiena. E’ come me l’ero sempre immaginato, i muscoli scolpiti dal lavoro in palestra, i colori dei tatuaggi vividi sulla sua pelle.
Quando sento che i muscoli della schiena sono rilassati sposto l’asciugamano sulla parte appena massaggiata e mi dedico alle gambe.
Deve soffrire il solletico perché si agita appena quando gli tocco i piedi. E’ un essere umano quindi.
Cioè, a parte sembrare un dio, avere una voce stupenda e tutto il resto, vabbè.
Cerco di rimandare il più possibile il momento in cui devo salire a massaggiare le cosce, eppure le mie mani salgono, salgono, e i miei occhi seguono.
Seguono anche troppo, visto che appena si posano sul quel sedere perfetto, quasi mi viene un infarto.
Be’, mica l’hanno ritoccato per il video di Seize the Day, che vi credete.
Cerco di starci il meno possibile e poi mormoro un “può voltarsi” sperando che non lo faccia.
E invece si gira, e io prontamente sposto l’asciugamano nuovamente sulla parte bassa del suo corpo, respirando profondamente.
Noto che ha gli occhi chiusi e un’espressione rilassata sul volto. Be’, almeno faccio bene il mio lavoro, a quanto sembra.
Torno a massaggiargli le braccia, fino alle mani. Sull’anulare sinistro noto la fede e sorrido inconsciamente, passando poi ad accarezzare i pettorali tatuati.
“Speriamo solo che non se ne renda conto” penso, asciugandomi le mani con un pezzo di carta per poi cambiare crema, dovendo massaggiare anche il viso.
Lo sento rilassarsi di nuovo, e faccio un altro respiro profondo prima di passare alla parte più difficile, l’ultima.
Sposto nuovamente l’asciugamano sulla parte precedentemente massaggiata, e ripeto lo stesso procedimento iniziale: dai piedi, salendo lentamente, perdendomi anche nei tatuaggi delle gambe.
Evito di salire troppo sulle cosce, e quando lo vedo completamente rilassato, ritiro le mani soddisfatta, cercando di calmare i battiti fin troppo accelerati del mio cuore.
“Okay, abbiamo finito, le lascio qualche minuto per cambiarsi” almeno sembra essermi tornata una voce decente.
Esco dalla stanzetta quasi scontrandomi con Alice, che evidentemente mi stava aspettando lì fuori da un po’.
“Allora, com’è andata? Lui com’è? E’ davvero così bello?” borbotta velocemente e sottovoce.
“Bene, spero sia felice del lavoro. Oddio, sì, è perfetto. Cioè, ora lo vedrai anche tu” rispondo indicando con un cenno della testa il cubicolo dove Shadows si sta al momento cambiando.
“Tu invece? Haner? Manicure?” la guardo scettica, e lei ridacchia sommessamente.
“Hai presente come pensavamo che fosse, no?” mi guarda, e annuisco con un cenno “Be, è esattamente così”
“Mani e piedi?” rido inarcando le sopracciglia.
“Mani e piedi” conferma con un sorriso, indicando senza farsi vedere l’uomo appoggiato al bancone della reception. Vedo che ora lì c’è Elena, mentre Elisa chissà dove….
“Ragazze!” una voce familiare ci raggiunge ed entrambe ci voltiamo verso l’entrata, soffocando delle imprecazioni. Sì, ok, Elisa, ma seguita da niente di meno che Zacky Vengeance, Johnny Christ e Arin Ilejay in persona.
“Com’è andata?” ci raggiunge mentre i tre uomini si uniscono a Synyster Gates, in attesa del frontman della band.
“Piuttosto a te com’è andata” la guardiamo, entrambe sospettose.
“Oh, benissimo, sono delle persone fantastiche!” riesce a dire, felice, prima che M. Shadows interrompa la conversazione, uscendo dal cubicolo.
Sorride a tutte e tre, lasciandoci senza fiato e in un attacco di fangirlite acuta, semplicemente raggiungendo gli amici.
“Okay, okay. Calme. Ora gli autografi ce li meritiamo” borbotto, avvicinandomi timidamente ai cinque uomini. Cazzo, sono sempre la mia band preferita, no?
“Ehm, scusate se vi disturbo” sorrido guardandoli, con Alice e Elisa dietro alle mie spalle, in attesa “Potrei chiedervi degli autografi? Sapete…. Fan” concludo sempre sorridendo, indicando le mie amiche e me stessa.
Li vedo impallidire, forse spaventati dal fatto che potremmo dire qualcosa in giro.
“Tranquilli, ci bastano degli autografi e una foto” tenta Alice, con un tono semi implorante.
Silenzio.
Si guardano tra di loro.
Annuiscono.
Noi silenziosamente esultiamo scambiandoci degli sguardi, mentre ci facciamo prestare dei fogli da Elena e recuperiamo i nostri telefoni.
Click! E una.
Click! E due.
Click! E tre.
Ci sorridono e noi proferiamo svariati grazie, prima di ritrovarci in un sandwich-Sevenfold.
Poco dopo li guardiamo andare via, tra vari saluti e ancora grazie.
Mi sembra di sentire qualcosa come “Le mie unghie sono FA-VO-LO-SE” provenire da Gates, ma non posso esserne del tutto sicura.
Mi volto verso le mie amiche e ci lasciamo andare ad un attacco di festeggiamenti pseudo isterici, stringendo i nostri amati foglietti.
“E comunque è provato. Tutti hanno un culo, non solo Matthew HounculodaOscar Sanders” annuisco convinta e scoppiamo a ridere insieme.
 
La sera stessa, tornando a casa, trovo nella posta un pass per il backstage del concerto del tre marzo, e un biglietto con una scrittura a me ben conosciuta.
Sarà il compleanno più bello della tua vita, vedrai. Il due marzo preparati al macello, e il tre saremo nel backstage, baby!
Alice”
Mi lascio cadere sul divano stringendo tra le mani la busta.
Un compleanno decente, finalmente, arriverà anche a me.





Nota: ebbene sì, sono tornata con un'altra one-shot demenziale, amatemi. Grazie a Elisa e Alice, le amiche migliori del mondo, che mi sopportano nei miei scleri quotidiani:3
Aspetto recensioni, byeee.
  
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